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Revisione 23:55, 13 Giu 2006
Autore: Heath Bunting (intervistati da Josephine Bosma)
Tratto da: http://www.heise.de/tp/english/special/ku/6176/1.html
Titolo originale: Interview with Heath Bunting. Street Artist, Political Net Artist or Playful Trickster?
Traduzione di: Elisa Grossi
Anno: 1997
Intervista a Heath Bunting
Artista di strada, artista politico della Rete o vivace burlone?
> Non parliamo del tuo lavoro da un pò. Potresti dirmi cosa stai facendo da Agosto/Settembre dello scorso anno a oggi?
Heath Bunting: E’ probabilmente più facile andare indietro: al momento sto lavorando a un progetto di Fotocamera tv a circuito chiuso su Internet da dove si possono guardare vari centri di città in vari Paesi del mondo, ad esempio Tokyo, Dublino, Los Angeles e Londra. Ognuna di queste fotocamere è collegata a una pagina Web e in quella sei incoraggiato a guardare le locazioni di queste strade per vari crimini. Se vedi qualcosa puoi scrivere i dettagli in una scatola di testo, premere un bottone e questa informazione sarà mandata direttamente via fax alla stazione di polizia locale, ad esempio Leicester Square. Così in qualche modo si incoraggia le persone stesse ad andare alla polizia e si risparmia alla polizia del lavoro, così non hanno da guardare altre persone.
Un progetto leggermente precedente a questo fu un progetto che aveva a che fare con stampe pubblicitarie dove si poteva andare in una certa pagina web ( o poteva essere ugualmente su un pezzo di carta) e poteva esserle assegnato un indirizzo falso in modo che si potesse dirigere nuovamente tutte le tue stampe pubblicitarie a questo nuovo indirizzo. Tutti questi indirizzi non sono veramente inventati; Sono indirizzi di persone che mandano stampe pubblicitarie così che tutte esse alla fine saranno trasferite da una compagnia all’altra.
Sto attualmente lavorando su un’identità algoritmica. Lo scopo di un nome è in qualche modo quello di creare investimento, che è in qualche modo una definizione di civilizzazione. Il tuo nome apparirà in molti database e questo in qualche modo ti controllerà. Se un nome è algoritmico e cambia ogni volta e se è usato oltre un periodo di tempo regolare, sconfigge ogni tentativo di essere sulle tue tracce o di conoscere la tua identità. Ad esempio per le compagnie di stampa pubblicitaria che ho menzionato prima, dopo un mese la mia identità diventerà obsoleta. Quindi il mio indirizzo sarà obsoleto. La forma del mio nuovo nome ufficiale che prenderà ora sarà le prime tre lettere del mese seguite dall’anno. La mia identità attuale è may97. Così se vuoi mandarmi un e-mail, sarà may97@irational.org. Dopo un mese l’identità muore e tutti i messaggi andranno fuori da quell’indirizzo. Le persone che mi conoscono, gli esseri umani, saranno in grado di calcolare la mia attuale identità mentre i computer e i database statici non lo saranno.
> Cosa succede alle e-mail mandate al vecchio indirizzo allora?
Heath Bunting: Viene mandata indietro. In non la ricevo. L’altro giorno ho ricevuto quattordici messaggi e-mail, dieci di queste erano stampe pubblicitarie. Questo risolverà quel problema in una sola mossa. Il prossimo mese per qualcuno che in qualche modo ha la mia vera identità, lo troverà privo di valore.
> Hai organizzato delle conferenze anche nella Backspace Gallery a Londra. Puoi raccontarmi qualcosa?
Heath Bunting: Backspace è un tipo di spazio indefinito con tecnologia nel centro di Londra, nel distretto di lavoro. Queste conferenze e questi incontri erano centrati sul lavoro in rete nel senso più ampio. Per la politica della rete avevamo gente da protesta di strada e mail arte e internet ovviamente. Abbiamo solo provato ad ampliare queste strategie di rete. Ho perso totalmente il controllo del meeting di religione in rete. La formula del meeting andò in modo che non avevo programmato, che va bene, ma è buffo perdere il controllo di qualcosa che hai organizzato. Alle persone piaceva, ma si trasformò in uno stile di normale conferenza: qualcuno parlava e tutti ascoltavano e dopo ci fu una discussione che avevo cercato di evitare disperatamente. Peter Lamborn Wilson, Toshyo Ueno, Hari Kunzru e James Flint erano gli oratori. Tutti volevano un certo stile di presentazione che cercai di sovvertire. Lo condussi con il meeting di arte in rete, penso. L’ultimo, l’incontro sulla politica in rete fu quello di maggior successo perché feci ubriacare tutti offrendo gin gratis. C’era un tipo di atmosfera celebrativa. Con la politica, le persone diventavano troppo serie, così ci fu l’idea di farli ubriacare: così che fossero abbastanza felici di dire cose stupide e rischiare qualcosa. Inoltre, a ognuno era solo permesso parlare cinque minuti. Ci furono alcune persone che ruppero queste regole, ma vennero regolarmente colpite alle costole per farli smettere di parlare. Geert Lovink fu uno di questi, anche Richard Barbrook.
> Perché non vuoi nessuna discussione?
Heath Bunting: Non è che non voglio discussioni. La completa idea dei meetings era creare delle discussioni, ma se crei una certa forma di meeting quasi sempre seguono le stesse discussioni. Per esempio l’altro giorno abbiamo avuto un meeting sull’arte in rete. e a causa della forma del meeting arrivammo a quella discussione di vecchia data: cosa è e cosa non è l’arte. In qualche modo devi creare forme diverse di conversazione, per evitare queste discussioni e in qualche modo facilitarne di nuove.
Ogni speaker era limitato a cinque minuti ed era marchiato? con una presentazione tipo MTV. Le persone erano molto scettiche di questo modo di iniziare, ma una volta che ti eri seduto lì per un paio di ore e avevi assistito a trenta presentazioni e tutti sapevano cosa facevano gli altri… sembrava funzionare, le persone erano sorprese che funzionasse. Le persone dovevano formulare le loro idee e presentarle in modo molto conciso e chiaro in cinque minuti. Alcune non ci riuscirono per niente. La cosa peggiore è quando vai da qualche parte e qualcuno divaga per un ora e ti dimentichi cosa avevano detto e loro si dimenticano cosa avevano detto, e ti annoi e vuoi andartene. Se un gruppo di persone fa una presentazione interessante, molto breve ed elegante te la ricordi. Non dirò che non ci sono problemi con questa forma, ma per me funzionava molto bene.
Heath Bunting: Sto cambiando sempre. Ho avuto due fili conduttori principali nel mio lavoro. Uno è comunicazione o lavoro in rete o qualsiasi modo lo vuoi chiamare. Per anni ho inviato cose tramite posta o via fax o solo in qualche modo cercando di creare spazi teatrali in strada e poi dall’altro lato il mio lavoro è creare meeting/incontri dove le altre persone possono fare cose insieme. Sono diventato abbastanza conosciuto nello stesso tempo che la rete veniva popolata. Nella città dove vivevo, Bristol, mi conoscevano da molti anni perché facevo queste cose. Ma allora non ero conosciuto ad Amsterdam per esempio, dove lo sono adesso. Questo è il potere di internet. Ora sto provando a ritirarmi. E’ diventata la mia professione, devo pensare molto circa al mio futuro e preoccuparmi dei soldi e delle cose: non l’ho mai fatto prima. Così sto cercando di ritirarmi dall’essere un artista professionista. Un modo per farlo è scappare in Australia questo novembre e non avere un futuro.
> Ma hai intenzione di fare del lavoro la’?
Heath Bunting: Ho provato a non fare niente ma non funziona. Ho solo più idee, così andrò certamente avanti a fare cose simili, ma proverò a non farlo in maniera professionale. Posso dare conferenze, ma non le programmerò sei mesi in anticipo. Non verranno scritte più sul mio curriculum vitae e cose del genere. E’ una cosa sottile, una questione di forma. Quando diventi un professionista perdi la vera essenza di cosa eri prima e di cosa cercavi di realizzare. Sto cercando di tornare a quello che ero prima ma ovviamente non è possibile. Allora andrò avanti a fare le stesse cose ma abbandonerò tutto il non senso. La professionalità è vista come un passo avanti dagli amatori, ma per me non funziona. Perdi un sacco di cose quando ottieni il tuo stato professionale. Diventi totalmente integrato. Questo anno sono all’Ars Electronica e Documenta X, dove è interessante andare, ma non voglio diventare un artista di comodo. Sono elencato in qualche modo in vetta a 100,200 artisti nel mondo quest’anno, ciò significa che sono un buon investimento: non voglio essere un buon investimento. Voglio solo che la gente veda quello che sto facendo e non pensi a quanto costa.
> Hai detto che volevi tornare a ciò che volevi raggiungere. Cosa era allora?
Heath Bunting: Mi piace giocare. Ieri giravo intorno alle cose, disegnando piccoli disegni con il gesso. Questo ha lo stesso grande valore di avere una grande commissione, forse di più. Ti diverti veramente e non sei stressato. Stai solo facendo te stesso (se ciò è possibile). Ho trascorso molti anni solo a camminare lungo le strade. Ad esempio quando non avevo futuro avrei incontrato tutti i miei amici ogni giorno. Ora ho un futuro, devo mantenere gli appuntamenti e non li incontro molto spesso. Andai a uno stage a Londra, dove riempii la mia agenda di appuntamenti per vedere gli amici e nessuno di noi fu in grado di mantenerli. Così ho abbandonato la cosa. Ora mi imbatto in loro per caso. Ciò riguarda questa cosa futura: puoi trascorrere tutta la tua vita a preoccuparti del futuro e non vivere ora. Certamente se ti impegni con il mondo dell’arte, ti preoccupi del futuro tutto il tempo: Sarà pronto il tuo lavoro per l’apertura? La gente ti prende sul serio? Dovresti fare questo, dovresti fare quello? Voglio solo lasciarmi dietro questo.
> Cosa vuol dire essere un artista della rete in qualcosa come una comunità in rete, è possibile condividere pensieri ed esperienze a un livello abbastanza alto e più ampio con più persone rispetto a un artista che lavora fuori dalla rete?
Heath Bunting: Ci sono cose che si dicono internamente e altre esternamente. Sono abbastanza felice di parlare di arte e di queste cose con i miei amici, ma non direi necessariamente di essere un artista in un certo contesto pubblico. Allora si prende un intero gruppo di associazioni che potrebbero veramente operare contro il tuo lavoro. Molte cose con l’arte in rete, riguardano il fatto che è un arte invisibile, cerca di non avere un bagaglio. Molto lavoro riguarda il truffare o riscrivere o falsificare. Così se si dice: questa è un’opera d’arte, si rivela immediatamente l'identità. In un gruppo di cento persone non dirò perché faccio queste cose o racconterò le mie tecniche, perché ora essi sono il pubblico e non il mio contesto. E’ molto difficile discutere il tuo lavoro quando hai un pubblico. Non è una questione se puoi lavorare o no in quell’ambiente, riguarda il produrre veramente l’opera. E’ molto difficile produrre lavoro in un ambiente pubblico, dove in qualche modo ci si gingilla, si mettono cose alla prova e si fallisce. Questo è ciò che intendo per contesto così lo fai tra amici e altre persone impegnate in cose simili. Dopo questo lo porti a un pubblico.
> Mi stavo chiedendo se per esempio i tuoi esperimenti con queste conferenze che hai organizzato sono connesse a frustrazioni che potresti avere con certe mailing lists e il modo in cui le cose si sviluppano in rete?
Heath Bunting: Non penso, veramente, di fare molto lavoro in rete di quanto abbia mai fatto. Penso che una volta che sei conosciuto per una cosa il tuo altro lavoro diventa invisibile. Ho fatto dei graffiti qui ma gran parte delle persone non lo sanno. Mi piace anche abbastanza questo, perché poi questo lavoro che faccio con il gesso non è veramente una cosa pubblica. La gente vede il lavoro in se stesso, non faccio conferenze su di esso.
> Cosa pensi di tutta la discussione degli artisti non-in rete sull’arte in rete?
Heath Bunting: Porsi una domanda a Geert Lovink su questa cosa del pubblico. Penso che sia una tattica valida dire a un pubblico che non sei un artista. Ti allevia dal bagaglio storico. Poi quando sei in un gruppo dove stai cercando di sviluppare del lavoro e scambiare delle idee penso che sia molto spesso divertente dire che non sei un artista. Devi comunicare con le persone per sviluppare le cose. Così l’ho sfidato su questo, ma ancora reclama che non è un’artista. Trovo questo piuttosto interessante, fin dalla sua apparizione a Documenta. Forse il fatto che non sia un artista è privato E pubblico, ma non ha ancora provato a verificarlo. Queste cose di negare e dire una cosa e non l’altra sono molto utilizzate, ma quando lo stai facendo per te stesso o altre persone stai cercando di includerle nel tuo segreto, di comunicare il tuo segreto, ciò confonde le persone, incluso me stesso. Quando qualcuno dice: sei un’artista? In privato, probabilmente direi di sì, ma in pubblico dico di no, non sono nessuno. Dipende dal contesto.
Penso che l’arte in rete quest’anno sia un soggetto molto complicato. E’stato scovato dalle istituzioni, è come i soldi, la gente li vuole ma quando li ha non sono ancora felici perché sono il simbolo di qualcos’altro. I soldi simboleggiano molte cose. La gente parla di cose, ma veramente stanno parlando di qualcos’altro. Penso che ci siano molte cose nascoste da fare e desideri nascosti e frustrazioni che entrano in gioco quando qualcosa diventa istituzionalizzato o di successo.
> Ma non è un caso di Hot Ness vero? Sembra essere come una moda. La gente reagisce con sensibilità a cosa pensano sia giusto.
> Non era completamente uno scherzo.
Heath Bunting: No, ma per esempio se parli con Alexei Shulgin riguardo a cosa farà dopo, lui è uno delle principali persone a portare l’arte in rete avanti, cosa farà dopo: andrà in Brasile a fotografare bambini. Sta cercando un nuovo contesto. E’ di Mosca ed è un artista dell’est. Si adatta perfettamente alla retorica del tempo in rete di carità per gli artisti impoveriti. Ha sfruttato questa cosa con successo. Viene a questi meeting, dice molto poco, viene solamente per cenare. E’ in un’altra città. Non parla mai veramente di politica, parla un pochino di problemi d’arte e cose del genere. E’ stata una buona zona da usare per lui. Probabilmente abbandonerà questa strada presto.
Heath Bunting: Ma non mi ritrovo nell’arte di strada alla moda. Non indosso certi pantaloni rigonfi. Non ascolto l’hiphop. Questa era l’aria che era molto alla moda. Andavo solo in giro a fare piccole cose con il gesso. E’ una sorta di commento cinico e una sorta di scherzo, ma c’è della verità in ciò.
Josephine Bosma è una giornalista freelance e lavora per la radio pirata Radio Patapoe in Amsterdam
http://www.irational.org/cybercafe/backspace
http.//duo.irational.org/camera_obscura/catalog.html