Female Extension: differenze tra le versioni

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==Luogo== Amburgo
 
==Luogo== Amburgo
  
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== Sito Web== http://www.obn.org/femext
  
 
==Descrizione== Extension è stata la prima competizione internazionale di net.art promossa da un ente istituzionale. Il concorso, organizzato nel 1997 dal Museo d’arte contemporanea di Amburgo, segnava l’estensione del museo nello spazio virtuale, proponendo anche spunti di riflessione su come si dovessero relazionare le funzioni tradizionali di un museo (collezionamento, conservazione, mediazione) e l’arte in Rete. Il bando si riferiva esplicitamente alla net.art e gli artisti, attraverso la password loro assegnata, avrebbero dovuto inserire direttamente sul server del museo le loro opere in formato digitale aventi per tema Internet come materiale e oggetto. C’era però una contraddizione alla base di tutto ciò, poiché il concetto di net.art si identificava con una sterile esposizione di materiale sul Web, senza considerare altri progetti che avrebbero potuto basarsi su altri protocolli o canali di comunicazione. Per opera di net.art si intendeva soltanto siti Web. Iscrisse al concorso duecento,. artiste donne fittizie, ciascuna dotata di numero di telefono, di fax e di un account di posta elettronica funzionante. L'artista ricevette così una password per ciascuna delle donne registrate. A questo punto, per realizzare effettivamente tutti i progetti presenta¬ti, la Sollfrank avrebbe dovuto sviluppare una mole di lavoro enorme. Decise allora di affidarsi a un software - chiamato Net.art Generator <http://www.obn.org/generator> - che ricombinava pagine Web e file pescati quasi casualmente dalla Rete, in base alle parole chiave inserite in un ap¬posito motore di ricerca. Grazie a questa macchina generatrice di Inter¬net ready-mades, la Sollfrank produsse in pochissimo tempo i duecento progetti necessari. Nel giorno in cui la commissione annunciò i nomi dei vincitori, Sollfrank diramò un comunicato stampa in cui rivelava la vera natura del suo intervento. Esami¬nando i progetti, la commissione era rimasta sorpresa dall'enorme quan¬tità di dati apparentemente priva di senso, ma non aveva afferrato minimamente l'idea che c'era dietro; valutando così i duecento progetti presentati dall'artista come il frutto di individualità diverse e non di un unico soggetto. Questa manipolazione identitaria partiva da una profonda messa in discussione delle categorie di autore unico ed originale, sovvertendo quel complesso di elementi fisici e discorsivi per cui lo Stato associa ciascun soggetto ad un corpo fisico incastonato in uno spazio e un tempo ben determinati. Proprio perché il mezzo telematico sgancia l’identità dal luogo fisico, grazie a Female Extension l’artista aveva insinuato incertezza e ambiguità adducendo la questione della personalità multipla o al contrario di più personalità riunite sotto una sola. In questo caso il gioco identitario aveva fini politici, ovvero smascherare che le basi su cui si reggeva il concorso erano l’incapacità di cogliere l’essenza e le peculiarità che la nuova forma d’arte permetteva. Da quanto detto è possibile cogliere come la manipolazione identitaria metta in crisi l’equazione corpo-soggetto ed è possibile identificare tutte le duecento donne fittizie nel network che ha supportato la realizzazione del progetto.
 
==Descrizione== Extension è stata la prima competizione internazionale di net.art promossa da un ente istituzionale. Il concorso, organizzato nel 1997 dal Museo d’arte contemporanea di Amburgo, segnava l’estensione del museo nello spazio virtuale, proponendo anche spunti di riflessione su come si dovessero relazionare le funzioni tradizionali di un museo (collezionamento, conservazione, mediazione) e l’arte in Rete. Il bando si riferiva esplicitamente alla net.art e gli artisti, attraverso la password loro assegnata, avrebbero dovuto inserire direttamente sul server del museo le loro opere in formato digitale aventi per tema Internet come materiale e oggetto. C’era però una contraddizione alla base di tutto ciò, poiché il concetto di net.art si identificava con una sterile esposizione di materiale sul Web, senza considerare altri progetti che avrebbero potuto basarsi su altri protocolli o canali di comunicazione. Per opera di net.art si intendeva soltanto siti Web. Iscrisse al concorso duecento,. artiste donne fittizie, ciascuna dotata di numero di telefono, di fax e di un account di posta elettronica funzionante. L'artista ricevette così una password per ciascuna delle donne registrate. A questo punto, per realizzare effettivamente tutti i progetti presenta¬ti, la Sollfrank avrebbe dovuto sviluppare una mole di lavoro enorme. Decise allora di affidarsi a un software - chiamato Net.art Generator <http://www.obn.org/generator> - che ricombinava pagine Web e file pescati quasi casualmente dalla Rete, in base alle parole chiave inserite in un ap¬posito motore di ricerca. Grazie a questa macchina generatrice di Inter¬net ready-mades, la Sollfrank produsse in pochissimo tempo i duecento progetti necessari. Nel giorno in cui la commissione annunciò i nomi dei vincitori, Sollfrank diramò un comunicato stampa in cui rivelava la vera natura del suo intervento. Esami¬nando i progetti, la commissione era rimasta sorpresa dall'enorme quan¬tità di dati apparentemente priva di senso, ma non aveva afferrato minimamente l'idea che c'era dietro; valutando così i duecento progetti presentati dall'artista come il frutto di individualità diverse e non di un unico soggetto. Questa manipolazione identitaria partiva da una profonda messa in discussione delle categorie di autore unico ed originale, sovvertendo quel complesso di elementi fisici e discorsivi per cui lo Stato associa ciascun soggetto ad un corpo fisico incastonato in uno spazio e un tempo ben determinati. Proprio perché il mezzo telematico sgancia l’identità dal luogo fisico, grazie a Female Extension l’artista aveva insinuato incertezza e ambiguità adducendo la questione della personalità multipla o al contrario di più personalità riunite sotto una sola. In questo caso il gioco identitario aveva fini politici, ovvero smascherare che le basi su cui si reggeva il concorso erano l’incapacità di cogliere l’essenza e le peculiarità che la nuova forma d’arte permetteva. Da quanto detto è possibile cogliere come la manipolazione identitaria metta in crisi l’equazione corpo-soggetto ed è possibile identificare tutte le duecento donne fittizie nel network che ha supportato la realizzazione del progetto.
 
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Revisione 09:44, 27 Mar 2007

==Titolo== Female Extension

==Autore== Sollfrank Cornelia

==Anno== 1997

==Luogo== Amburgo

== Sito Web== http://www.obn.org/femext

==Descrizione== Extension è stata la prima competizione internazionale di net.art promossa da un ente istituzionale. Il concorso, organizzato nel 1997 dal Museo d’arte contemporanea di Amburgo, segnava l’estensione del museo nello spazio virtuale, proponendo anche spunti di riflessione su come si dovessero relazionare le funzioni tradizionali di un museo (collezionamento, conservazione, mediazione) e l’arte in Rete. Il bando si riferiva esplicitamente alla net.art e gli artisti, attraverso la password loro assegnata, avrebbero dovuto inserire direttamente sul server del museo le loro opere in formato digitale aventi per tema Internet come materiale e oggetto. C’era però una contraddizione alla base di tutto ciò, poiché il concetto di net.art si identificava con una sterile esposizione di materiale sul Web, senza considerare altri progetti che avrebbero potuto basarsi su altri protocolli o canali di comunicazione. Per opera di net.art si intendeva soltanto siti Web. Iscrisse al concorso duecento,. artiste donne fittizie, ciascuna dotata di numero di telefono, di fax e di un account di posta elettronica funzionante. L'artista ricevette così una password per ciascuna delle donne registrate. A questo punto, per realizzare effettivamente tutti i progetti presenta¬ti, la Sollfrank avrebbe dovuto sviluppare una mole di lavoro enorme. Decise allora di affidarsi a un software - chiamato Net.art Generator <http://www.obn.org/generator> - che ricombinava pagine Web e file pescati quasi casualmente dalla Rete, in base alle parole chiave inserite in un ap¬posito motore di ricerca. Grazie a questa macchina generatrice di Inter¬net ready-mades, la Sollfrank produsse in pochissimo tempo i duecento progetti necessari. Nel giorno in cui la commissione annunciò i nomi dei vincitori, Sollfrank diramò un comunicato stampa in cui rivelava la vera natura del suo intervento. Esami¬nando i progetti, la commissione era rimasta sorpresa dall'enorme quan¬tità di dati apparentemente priva di senso, ma non aveva afferrato minimamente l'idea che c'era dietro; valutando così i duecento progetti presentati dall'artista come il frutto di individualità diverse e non di un unico soggetto. Questa manipolazione identitaria partiva da una profonda messa in discussione delle categorie di autore unico ed originale, sovvertendo quel complesso di elementi fisici e discorsivi per cui lo Stato associa ciascun soggetto ad un corpo fisico incastonato in uno spazio e un tempo ben determinati. Proprio perché il mezzo telematico sgancia l’identità dal luogo fisico, grazie a Female Extension l’artista aveva insinuato incertezza e ambiguità adducendo la questione della personalità multipla o al contrario di più personalità riunite sotto una sola. In questo caso il gioco identitario aveva fini politici, ovvero smascherare che le basi su cui si reggeva il concorso erano l’incapacità di cogliere l’essenza e le peculiarità che la nuova forma d’arte permetteva. Da quanto detto è possibile cogliere come la manipolazione identitaria metta in crisi l’equazione corpo-soggetto ed è possibile identificare tutte le duecento donne fittizie nel network che ha supportato la realizzazione del progetto. [edit]