Medosch Armin

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Personaggio o Gruppo: Armin Medosh


Sito web: la sua personal home page non esiste ma questi link contengono importanti informazioni su di lui: http://www.heise.de/tp/ ; http://kop.kein.org/ ; http://wirelesslondon.info/ArminMedosch

Poetica: Viene sottolineata l’importanza dei network condivisi e la libera circolazione dei contenuti al loro interno; si ritiene inoltre che la pirateria informatica sia l’ultima frontiera della sperimentazione artistica e si affrontando i temi del copyright e della libera circolazione intellettuale che impedirebbe l’applicazione della temuta globalizzazione. Lo scopo è creare un centro libero di interconnesione di dati e di strutture, di sistemi, completamente gratuito che diventi un serbatoio di propulsione e di espansione di informazioni nel quale la pirateria della rete viene vissuta come un intervento poetico e come un input intellettuale e concettuale che è alla base dell’idea stessa del World Wide Web.

Opere: libro e cd rom DIVE per il Kingdom of Piracy e un libro sul libero network ("Freie Netze").

Bibliografia:

Webliografia: [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7]

Armin Medosch

Armin Medosh è uno scrittore, curatore e artista nato a Graz nel 1962.
È stato membro del gruppo Radio Subcom e direttore artistico del progetto Stubnitz Kunst-Raum-Schiff.
Egli ha co-fondato la rivista online Telepolis e l’ha co-pubblicata per sette anni.<

Il tema della mostra, il cui sottotitolo è "la net art dopo l'era dell'e-commerce" pone l'attenzione su due fenomeni diversi, ma in qualche modo concomitanti: il fallimento della new economy vecchio stile e la cosiddetta "morte della net art", annunciata più volte, con intento parzialmente provocatorio, da molti artisti e critici negli ultimi mesi.
Come spiega Medosch nell'introduzione, la fine del millennio ha portato con sé la consapevolezza di un cambiamento, costringendo chi abita la Rete a prendere coscienza di un rivolgimento in atto, quasi la fine di un'epoca. Così , sia in campo economico che artistico, Internet sta cambiando volto, con la velocità spiazzante che fin dalla sua nascita la caratterizza.
Il 2001 viene così individuato come l'inizio di una rinascita, che porterà con sé un inevitabile cambio di paradigma, in ogni campo della vita sociale, ma , continua Medosch: "…il buon vecchio meccanismo dialettico di distruzione e ricostruzione ci permette però di mantenere uno sguardo ironico verso il prossimo disastro e, nonostante tutto restare ottimisti."
Il primo progetto è Content=No Cache di Giselle Beiguelman, una complessa riflessione sul procedimento di scrittura del Web -e la sua espressione più comune, l'html- ma allo stesso tempo anche un'indagine sul rapporto tra utente e computer.
I punti nodali della riflessione della Beiguelman sono la relazione tra "scrittori" e "lettori" di Internet e la percezione che gli utenti hanno dei messaggi di errore, spesso terroristici e incomprensibili.
BallPool di Matthew Fuller è invece un semplice e surreale racconto con il quale però l'utente può interagire cliccando su delle parole che nascondono altrettanti links.
Questi collegamenti ipertestuali sono generati da una tabella che conta la frequenza delle parole nella storia, che contiene in tutto 308 termini diversi.
L'ultimo progetto,Waste_Words Their Weight & Frequency in London's Minicipial Rubbish di Harwood/Scotoma.org, prende l'avvio dall'analisi del contenuto di un cestino della spazzatura londinese, svuotato alle ore 8.00 dell'8 febbraio 2001.
Ogni oggetto trovato nel cestino è stato poi pesato e fotografato e le parole stampate su ogni etichetta o confezione sono state trascritte.
Da questi dati, consultabili dal sito del progetto, è stata calcolata la frequenza e il peso delle parole "gettate" ogni giorno a Londra.

L’opera corrente di Medosch include il libro e il cd rom DIVE per il Kingdom of Piracy e un libro sul libero network ("Freie Netze").

Non si tratta infatti di una semplice operazione militante, ma di un insieme estremamente selezionato di ricerca storica, sociologica e riflessione sulla socializzazione dello scambio di merci immateriali.
Coniugando brillanti esempi di hacktivism artistico e teorie dell'attivismo culturale elettronico, nelle rispettive cuspidi di realizzazione, ogni intervento non manca di sottolineare, in maniera esplicita o implicita, la strategica importanza dei network condivisi e la libera circolazione dei contenuti al loro interno.
Questo presupposto infrastrutturale apre la strada alle elaborazioni e alle presentazioni di progetti dalla comune filosofia aperta, e dalle diverse e affascinanti strategie che mettono proficuamente in discussione le attuali evoluzioni economiche del semiocapitale, fermandole su carta, a benificio di chi le leggerà, ora o più in là negli anni.

Nel dicembre 2001 Medosch ha curato insieme a Shu Lea Cheang e Yukiko Shikaka il progetto web KOP-Kingdom o Piracy con l’obiettivo di esplorare la pirateria informatica come ultima frontiera della sperimentazione artistica affrontando i temi del copyright e della proprietà intellettuale nell’era di Internet.
KOP infatti si propone come un’etichetta, un marchio di origine controllata, il logo, il simbolo su una bandiera da issare, nella chiara volontà di selezionare/distinguere tutte quelle operazioni dichiarate illegali e legate al mondo della pirateria informatica attiva dai paradisi data di Sealand ai garage degli hacker nella Silicon Valley.<
La piattaforma concettuale parte dalla riflessione sui diritti intellettuali in rete che, secondo KOP, non dovrebbero essere riferiti alla legge e al contesto geografico di applicazione, bensì sostituiti da un’idea connessa con la libera circolazione intellettuale che impedirebbe tra l’altro, l’applicazione della temuta globalizzazione.
Anche se a dire il vero in Asia, il concetto di pirateria informatica è ancora lontano dall’uso comune, lì convivono serenamente motori di ricerca gratuita di musica come qualsiasi altro sistema che non includa i diritti d’autore.
Già Arthur Kroker nel 1994 speculava sull’abbondanza del digitale in Taiwan immaginandola come un paradiso di tetragigabyte, il più grande serbatoio di scarico del virtuale, mare di informazioni che potevano essere reperibili in modo assolutamente libero.
L’idea che l’IP e i suoi diritti siano controllati è stata d’altro canto variamente osteggiata da scrittori, artisti, ricercatori, crackers e hacker, e KOP propone a questo proposito una regolamentazione più ampia e che non abbia limiti geografici.
Il KOP, come si legge nelle dichiarazione in rete, in realtà è già ovunque, dall’Asia all’Europa dell’Est, e l’intenzione degli artefici è proprio quella di creare un centro libero di interconnesione di dati e di strutture, di sistemi, completamente gratuito che diventi un serbatoio di propulsione e di espansione di informazioni nel quale la pirateria della rete viene vissuta come un intervento poetico e come un input intellettuale e concettuale che d’altro canto è alla base dell’idea stessa del World Wide Web.
KOP è quindi un luogo di sperimentazione e di aggregazione e contemporaneamente di riflessione, un cyber porto, definitivamente attivato in occasione della manifestazione svolta a Taiwan presso l’Acer Digital Art Center nella rassegna ARTFUTURE 2002.