Land art

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Genere o movimento artistico: Land art

Personaggi o Gruppi: Robert Smithson, Richard Long, Cristo Javacheff, Michael Heizer, Dennis Oppenheim, Walter De Maria, Beverly Pepper, Nancy Holt, James Turrell, Herbert Bayer, Carl Andre, Robert Irwin, Mary Miss, Mel Chin, Nils Udo, Andy Goldsworthy, Jim Denevan Luogo: Il luogo in cui è nata e si è sviluppata in maniera più significativa la Land art è l’America. Gli Stati Uniti, infatti, con i grandi spazi aperti e l’abbondanza di luoghi non abitati e ancora originari sono stati l’ambiente ideale nel quale gli artisti potevano sviluppare fisicamente la loro estetica e le loro idee. I deserti, i laghi, le vallate e le praterie sono così diventati i laboratori naturali per gli artisti di questo movimento.



Doppio negativo di Michael Heizer (1970). Double Negative è un’opera letteralmente scavata su di un altopiano nel deserto del Nevada. L’artista ha prodotto due tagli simmetrici ai due lati di un canyon. Quest’opera è talmente grande da non poter essere vista tutta intera da terra. Per cui il fruitore dell’opera, come suggerisce l’autore stesso, può soltanto guardare prima un lato dall’altro e viceversa. Solo così prende coscienza dell’opera e del fatto che egli stesso, minuscolo, è dentro all’opera e fa parte di essa, anche se in maniera infinitesimale rispetto alle dimensioni dell’opera. L’intento di questa opera titanica è quello di mettere in relazione l’Io con la conoscenza di sé stesso attraverso lo sguardo. Il senso di piccolezza e di atemporalità ci svela la nostra natura effimera e minuscola relativamente allo spazio del cosmo. Lighting Field di Walter De Maria (1974-1977). L’artista ha posizionato, nel deserto del New Mexico, negli Stati Uniti, quattrocento parafulmini dell’altezza di sette metri l’uno, in maniera regolare e geometrica. L’opera d’arte si attiva quando si scatena il temporale. Tutti i fulmini si concentrano in questo enorme campo elettromagnetico che diventa un immenso quadro all’aperto. L’intento dell’artista è quello di mostrare allo spettatore la forza della natura e la piccolezza dell’uomo di fronte ad essa. Valley Curtain di Christo Javacheff (1972). Quest’opera viene realizzata ad un anno di distanza da un tentativo fallito. L’artista allestisce con una tenda gigantesca la chiusura di un canyon, il Grand Hogback Rifle nel Colorado. Questo immenso sipario era largo circa 394 metri e composto da uno speciale tessuto sintetico, il polyamide. Il colore scelto dall’artista per la sua installazione gigantesca fu l’arancione spiccava particolarmente mentre sbarrava il fondo della vallata tra due fianchi rocciosi.  Per garantire la stabilità della struttura è stato necessario l'impiego di decine di tonnellate di cavi d'acciaio, ma nonostante questo dopo 28  ore l'opera dovette essere smontata  a causa delle raffiche di vento presenti nel canyon. Molte opere di Christo, come in questo caso, nascono nell'ambiente ed esprimono un messaggio di riconciliazione con esso , i materiali impiegati infatti sono tutti scarti dell'industria, riciclati e riciclabili. Le sue istallazioni infatti  non intendono modificare l'assetto naturale delle zone in cui opera ,bensì coprire, nascondere e dividere luoghi ed elementi che possono scomparire senza però cambiare la loro identità. Il velo che copre l’oggetto lasciando trasparire solo la forma è un’operazione estetica, per Christo, che riconsegna alla percezione umana l'essenza stessa di quell’oggetto. Running fence di Christo Javacheff (1976). Quest’opera dalle dimensioni gigantesche è stata realizzata attraverso le contee di Marin e di Socoma , in California, a nord di San Francisco. Essa consiste in una sconfinata muraglia di tela che, alta più di cinque metri, corre per quaranta chilometri attraversando colline e valli della California. Fu necessario interromperla però nei tratti in cui incrociava l’autostrada. Il percorso di questa muraglia di tessuto si snoda in maniera piuttosto accidentata per poi tuffarsi nell’oceano. Per questa installazione fu necessario un progetto che durò quattro anni. Per fissare la tenda furono necessari duemila pali metallici e centinaia di migliaia  di ganci; l'infrastruttura di ancoraggio fu fisicamente realizzata da 65 operai  specializzati in vari mesi di lavoro e l’'operazione finale di montaggio del tessuto durò per ben tre  giorni, con l’aiuto di 350 studenti. La riflessione che intende proporre quest’opera è quella del limite che l’uomo pone arbitrariamente alla natura illimitata con contini di stato, confini di proprietà, e anche confini mentali e culturali. Reichstag di Berlino di Christo Javacheff (1995). Per 14 giorni , dal 24  giugno al 7 luglio  del 1995 , il Reichstag di Berlino fu avvolto e legato su tutti i lati dall’artista bulgaro con un tessuto metallizzato, come se fosse un pacco. Era dal 1971 che Christo e  Jeanne-Claude, sua compagna di una vita, avevano in mente questo progetto. Dopo ventiquattro anni di lavoro e perseveranza, grazie anche alla partecipazione dei cittadini e delle istituzioni (tra questi ovviamente il comune della città di Berlino e le autorità federali), l’artista riuscì a portare a termine  questa emblematica opera d’arte. Per  avvolgere per due settimane il simbolo della democrazia tedesca furono stati usati 100.000 metri quadrati di tessuto di propilene  con finitura in alluminio e più di 16  chilometri di corda dello stesso materiale. Surrounded island o Isole impacchettate di Christo (1983). E' il più spettacolare intervento di Christo per quanto riguarda il mare. La progettazione di tale installazione è durata quattro anni. Le undici, piccole isole della Biscaine Bay, in Florida, vicino a Miami, sono state circondate da un tessuto rosa brillante. Per rendere possibile fisicamente tale opera, le porzioni di tessuto sono state cucite tra loro direttamente in mare, in modo da seguire i reali contorni degli isolotti, formando un bordo colorato largo 200 piedi. Quest’opera, tanto gigantesca, fu altrettanto effimera: la sua durata fu di soli quattordici giorni. La fruizione di tale installazione, inoltre, è stata possibile solo attraverso un volo aereo, poiché il territorio di Miami, non presentando alture, rendeva impossibile una visibilità da terra delle isole impacchettate. Correlazioni: la land art è sempre stata inserita, insieme a body art, minimal art e arte povera, all’interno di quel movimento più generale che ha preso il nome di arte concettuale.

Bibliografia: Estetica della Natura  , Paolo D'Angelo, Editori Laterza Jeffrey Kaster, Brian Wallis Land art, environment art. 1998. Gilles A. Tiberghien, Land Art, 1995. Rosalind E. Krauss, Passaggi della scultura da Rodin alla Land art, 1998. Umberto Allemandi & C, Arte ambientale, 1993. A. Sonfist, Art in the land: a critical antology of environmental art, 1983.

Webliografia: http://www.babelearte.it/glossario.asp?id=276 http://www.cicap.org/crops/uk.encarta.msn.com/encyclopedia_781532872/Land_Art.html mitglied.lycos.de/artnnature/an-frameset.htm territoiresinoccupes.free.fr/art/accueil.html http://www.ac-grenoble.fr/savoie/ Disciplines/Arts_pla/Doc/Landart.PDF encyclopedia.lockergnome.com/s/b/Land_art http://www.infoplease.com/ce6/ent/A0921623.html http://www.fi.muni.cz/%7Etoms/PopArt/Biographies/christo.html