Aspetti sociologici e culturali weblog

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search

Argomento:

Aspetti sociologici e culturali del weblog

Descrizione:

Il weblog, denominato anche blog o “diario in rete”, è uno strumento per la pubblicazione on-line di contenuti e lo si può definire anche come <<una scatola per idee >>, come afferma Antonio Cavedoni nell’articolo Weblog, le molte forme di una scatola per idee (Internet News n. 9, ottobre 2002). Secondo l’opinione di Giorgio Nova, la caratteristica peculiare di un weblog è determinata dal fatto che viene organizzato secondo una scansione temporale, come un calendario, o un diario. <<Ogni cosa nuova che viene scritta all’interno di un “diario in rete”, si piazza in cima alla pagina spingendo sotto tutti gli altri articoli scritti precedentemente. Ogni articolo prende come riferimento temporale il giorno e l’ora esatta e su molti blog tale riferimento temporale è cliccabile, quindi costituisce un link che determina l'indirizzo di quella “singola cosa scritta” per tutti i navigatori del web. Ogni “singola cosa scritta”, in gergo viene detta “post” >> (Giorgio Nova, Cos’è un weblog).


Secondo l’opinione di Giuseppe Granirei (esperto di tecnologie digitali e autore del libro Blog generation) invece, <<il weblog oltre a essere un testo o insieme di testi, è parte integrante di un ipertesto collettivo, perché per sua natura è in relazione con molti altri blog e questa continua relazione condiziona il comportamento del lettore. Il processo di lettura è infatti una caratteristica essenziale per comprendere i “diari in rete”. A parte estemporanee eccezioni (di cui non si ha notizia precisa, ma solo attraverso calcolo probabilistico) nessuno legge un solo weblog. Qualsiasi lettore che si imbatta in un blog si troverà di fronte una pagina che tende a mandarlo su altre pagine attraverso il puntamento temporaneo ai contenuti (link a post di altri blog) o attraverso il puntamento stabile ad altri weblog che l’autore segnala come degni di nota (blogrolling). […]Per la sua stessa natura, il blog è un atto di generosità: essendo un nodo in un sistema di lettura, sposta l’attenzione (e il lettore) su altri blog invece di cercare di trattenerlo sulle sue pagine. Se un blogger legge un post interessante in un altro blog, lo cita linkando la fonte e indirizzando il visitatore verso nuovi lidi. Questa scelta, che in un sistema competitivo sarebbe un suicidio, nel sistema weblog è prassi. In questo modo ci guadagnano tutti: l’autore del post perché riceve nuova attenzione, l’autore della citazione perché ha fornito un input qualitativo al suo lettore e il lettore stesso, perché vede incrementate le probabilità di incontrare contenuti interessanti >> (Giuseppe Granieri, Blog, nuove voci nella rete, Internet News, n. 9, ottobre 2003).


All’ interno della tesi di laurea in Sociologia dei Processi Culturali: Weblog: prove di intelligenza collettiva? di Cristiano Siri, è possibile riscontrare importanti aspetti sociologici e culturali del weblog. La presenza in Rete di un numero enorme e sempre crescente di weblog porta le persone ad iscrivere le proprie identità in maniera viva e multisfaccettata. Le conoscenze di tali persone, vengono pubblicate in molteplici campi e i loro pensieri diventano veri e propri vettori molecolari di intelligenza collettiva che moltiplicano i piani attivi, circolano attraverso le comunità e arricchiscono l’identità personale e quella altrui. Essendo il blog un dispositivo in grado di favorire il legame sociale tramite lo scambio di saperi, diviene una comunità online di apprendimento all’interno della quale è possibile leggere e commentare diversi punti di vista, in virtù di interessi comuni. Il vantaggio di questo tipo di comunità online è ovviamente l’essere in Internet, perché ciò comporta il superamento di due limiti dell’intelligenza collettiva allo stadio “naturale”. Questi due limiti oggi scomparsi erano: 1) le dimensioni: in passato solo un limitato numero di persone poteva interagire prima di raggiungere un livello di complessità così alto da generare più “rumore di fondo” che effettivi risultati; 2) la distanza: le persone necessitavano di essere nello stesso luogo e vicine affinché ognuno potesse partecipare e avere la percezione dell’insieme.


Nel nostro presente << i singoli possono costituire, gli uni per gli altri, una sorta di enciclopedia vivente, dar vita a progetti politici, stringere amicizie, cooperazioni >> (Levy P.) e questo perché il limite delle dimensioni è stato superato grazie ad una infrastruttura di comunicazione quale Internet che è scale-free, ovvero che non presenta problemi nell’adattarsi a fenomeni che si ingrandiscono continuamente e in maniera molto forte. Inoltre le persone, collegandosi con tutto il mondo in tempo reale, hanno la possibilità di superare il limite della distanza facendo nascere legami sociali fra individui di diversi continenti, senza che questi si siano fisicamente mai incontrati. Una ricerca di David Sifry condotta nel marzo 2003, State of the Blogosphere / State of the Live Web, mostra come l’aumento di “diari in rete” abbia superato quasi i 70 milioni (120.000 blog creati ogni giorno nel mondo), in cui vengono pubblicati circa 1,5 milioni di post al giorno e dove la lingua italiana è diventata la quarta lingua della blogosfera, dopo giapponese, inglese e cinese.


In Italia, con il 3% del numero totale di post, ovvero con approssimativamente 45.000 articoli pubblicati, le persone scrivono ogni giorno all’interno di un weblog. Il blog italiano più visitato è quello di Beppe Grillo e il sito più utilizzato per crearne di nuovi è www.blogger.com. Le previsioni future dicono secondo una stima recente (aprile 2007), che nel mondo entro settembre 2007, il numero totale dei blog supererà la quota di 100 milioni. Tale studio dimostra che <<oggi i weblog rappresentano la nostra presenza in rete. Per alcuni si tratta di raccontare il proprio lavoro ed i propri punti di vista, per altri di raccontare la propria vita, per altri ancora di commentare l'attualità. Certi lo fanno usando il proprio nome, altri usando uno pseudonimo o un avatar che consente loro di proteggere la propria identità reale>>. Questo pensiero pubblicato da Paolo Valdemarin evidenzia come i “diari in rete” rappresentino una nuova forma di comunicazione che consente di stabilire relazioni di vario genere. Le relazioni vengono esplicitate attraverso i blogroll, ovvero mettendo i link di quelli che leggo sul mio sito, oppure attraverso conversazioni e commenti fatte di botta e risposta tra post di diversi blog. Steven Johnson, nel suo articolo “Mind Share”, mette in evidenza come i weblog siano in grado di trasformare la Rete da matrice di documenti a matrice di menti interrelate fra loro e i punti essenziale del suo articolo vengono riassunti e tradotti da Cristiano Siri all’interno della sua tesi. Steven Johnson afferma che per lungo tempo il Web era stato circoscritto dentro la nozione di spazio definito da documenti connessi, in realtà oggi è possibile riscontrare che il Web viene ordinato facilmente secondo un altro asse: non soltanto pagine connesse, bensì menti che si scambiano informazioni. I blogger, migliaia di individui che hanno il proprio weblog e che lo aggiornano frequentemente con link, opinioni, e racconti personali, stanno aprendo le porte a questa nuova opportunità di vedere Internet. Seguendo un blog aggiornato e curato è come coabitare con qualcuno, è il modo più efficiente ad oggi inventato per tenere traccia di cosa accade e cosa pensa una persona per lunghi periodi: su cosa stia lavorando, cosa stia leggendo, da cosa sia ossessionato e cosa ascolti. Questo cambiamento di organizzazione della Rete comporta la costruzione di una sorta di nuova architettura al suo interno. Quando iniziamo a considerare e vedere il Web come una matrice di menti e non di documenti, ci rendiamo conto che la nostra stessa mente ne fa parte. Il nostro weblog diventa un’estensione della nostra memoria come nella visione del Memex di Vannevar Bush, ma la nostra memoria diventa anche parte dell'intelligenza collettiva del Web. E’ possibile definire tale affermazione come una similitudine con quanto scritto da Lévy in un articolo intitolato “Questioni di carattere”, occorre però sostituire i termini "siti personali" e "siti" con weblog. << Il grande ipertesto in espansione del web manifesta l'interdipendenza degli esseri umani. Presto avremo tutti dei siti personali (weblog) , e questi siti (weblog) saranno collegati da milioni di legami. Potremo ancora pensare per «categorie» che ci dividono? Non ci abitueremo, invece, ben presto, a cogliere i legami, e cioè a considerare quell'ambito vivente della mente e del linguaggio che ci accomuna? Secondo il pensiero per legami, una persona, invece di essere membro d'una categoria o di esemplificare un tipo, si identifica con tutto ciò che costituisce il suo sito, nonché coi legami innumerevoli che ne irradiano e partono>>.


Le parole di Lévy dimostrano perfettamente come un blog possa permettere ad un individuo di inscrivere la propria identità in Rete grazie all’espressione in forma scritta dei pensieri, delle opinioni e delle conoscenze. La produzione di contenuti e idee è sempre disponibile on-line e può essere fonte di approfondimenti, discussioni e critiche tramite l’utilizzo di strumenti di feedback (“lasciare commenti” sugli articoli pubblicati, “mandare e-mail”, ecc.) da parte dei nostri lettori. Questa produzione di contenuti archiviati in Internet permette la formazione di legami sociali fondati sulla tipologia di identità propria del processo di creazione dello spazio del Sapere. Secondo un’indagine empirica condotta nel 2003 da Sebastian Parquet, è possibile dimostrare come il weblog e la blogosfera accondiscendano alle indicazioni elencate da Pierre Lévy per costituire lo spazio del sapere. I punti essenziali di questa indagine evidenziano il fatto che i weblog sono contemporaneamente: 1) strumenti che favoriscono lo sviluppo del legame sociale con l’apprendimento e lo scambio di sapere; 2) dispositivi di comunicazione atti ad ascoltare, integrare e restituire la diversità piuttosto che riprodurre la diffusione mediatica tradizionale.


Grazie all’impatto epocale della rivoluzione digitale di cui fanno parte anche i weblog come una delle ultime creazioni della tecnologia e dell’umanità della rete, è possibile parlare di <<intelligenza connettiva>>, concetto coniato da Derrick De Kerchove. Il concetto di intelligenza connettiva si basa sull’ evoluzione psicologica e cognitiva attraverso la quale la telematica può creare condizioni inedite di scambio sociale in grado di andare oltre lo stesso principio di <<intelligenza collettiva>> di cui parla Lévy. Il blog, caratterizzato da un modo di scrivere alla portata di tutti con contenuti universalmente raggiungibili, rispecchia l’idea di Web che era nella mente del suo creatore Tim Berners-Lee. Nel 1997 egli scriveva: <<Il Web è stato concepito per essere uno spazio universale d’informazione. […] L’universalità è essenziale per il Web: esso perde la sua potenza se vi sono alcune cose alle quali non ci si può collegare. Ci sono tanti aspetti di questa universalità. Bisogna potersi collegare tanto con un’idea pazza buttata giù lì per lì, quanto con un’opera d’arte meravigliosamente concepita. Bisogna potersi collegare tanto con una pagina strettamente personale quanto con qualcosa che sia a disposizione dell’intero pianeta. […] Il Web dovrebbe essere uno strumento di comunicazione tra la gente: comunicazione attraverso una conoscenza condivisa. Perché questo avvenga, computer, rete, sistemi operativi e comandi devono divenire invisibili e lasciare all’utente un’interfaccia quanto più possibile diretta con l’informazione. […] Se si riesce a fare qualcosa di decentralizzato, fuori controllo e di grande semplicità, bisogna essere preparati a stupirsi davanti a qualsiasi cosa che possa scaturire da questo nuovo mezzo. […] E’ come se si formassero cellule all’interno di un cervello globale ed è eccitante l’idea che potremmo cominciare a pensare collettivamente. Ciò che sarà di noi ancora dipende assolutamente da come pensiamo a livello individuale>>.


Bibliografia:

Granieri G., Blog generation, Edizioni economiche Laterza, Bari-Roma 2005

Levy P., L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Edizioni Feltrinelli, Milano 1994

Nyce J. e Kahn P.(a cura di), Da Memex a Hypertext. Vannevar Bush e la macchina della mente, Franco Muzzio Editore, Padova 1992

De Kerckhove D., Connected Intelligence, the Arrival of the Web Society, Somerville House, Toronto 1997


Webliografia:

http://cavedoni.com/articoli/internetNewsWeblog

http://www.falsoidillio.splinder.com

http://digilander.libero.it/novadgl/whatsblog.html

http://www.internetnews.it/interna.asp?sez=49&info=579

http://www.onino.it/Siri%20Cristiano%20-%20Weblog,%20prove%20di%20intelligenza%20collettiva.pdf#search=%22weblog%20prove%20intelligenza%22

http://www.community-intelligence.com/blogs/public/archives/000226.html

http://www.sifry.com/alerts/archives/000493.html

http://www.beppegrillo.it

http://paolo.evectors.it/italian/2003/11/02.html#a1950

http://en.wikipedia.org/wiki/Steven_Berlin_Johnson

http://www.wired.com/wired/archive/11.06/blog_spc.html

http://www2.unibo.it/boll900/numeri/2001-i/W-bol/Levy

http://www.radio.weblogs.com/0110772/stories/2002/10/03/personalKnowledgePublishingAndItsUsesInResearch.html

http://www.formazioneblog.splinder.com/

http://www.w3.org/1998/02/Potential.html

http://www.dida-net.it/download/tesi_deliam.pdf