Hackers - Heroes of the Computer Revolution
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Titolo:
Hackers - Heroes of the Computer Revolution
Autore:
Anno:
1984 d.c.
Luogo:
Sito web:
Descrizione:
Hackers - Heroes of the Computer Revolution (ISBN 0-385-19195-2) è il primo libro scritto da Steven Levy. Fu pubblicato nel 1984 da Anchor Press/Doubleday.
In questo libro Levy offre una panoramica sulla cultura hacker di metà degli anni '80. Il sottotitolo dell'opera descrive gli hackers come "Eroi della rivolizione informatica", definiti anche artisti, pionieri, esploratori. Il libro traccia una descrizione dei personaggi, delle macchine,dell'etica e della cultura hacker, divisa in tre epoche. La prima è quella chiamata dei "True Hackers", le prime manifestazioni di attività hacker presso il Mit; la seconda è quella degli "Hardware Hackers", la generazione che inventò il personal computer della Silicon Valley; la terza infine è l'epoca dei "Game Hackers", una terza generazione di hacker nata da un humus sempre più fertile grazie alla grande diffusione del personal computer e soprattutto dei videogiochi. Levy descrive la storia della comunità hacker attraverso le tre epoche e ne indica i principi fondamentali nel libero accesso all'informazione e nella visione del computer come uno strumento di libertà e creatività. L'autore enuncia in particolare sette principi:
1.L'accesso ai computer - e a tutto quello che può insegnare qualcosa sul modo in cui funziona il mondo - deve essere illimitato e totale
2.Obbedire sempre all'imperativo hands-on!
3.Tutte le informazioni dovrebbero essere libere
4.Diffidare dell'autorità-promuovere la decentralizzazione
5.Gli hacker devono essere giudicati per la loro azione di hacking, non per falsi criteri come grado, età, razza o posizione
6.E' possibile creare arte e bellezza su un computer
7.I computers sono in grado di migliorare la vostra vita
Con questa definizione dell'etica della nuova comunità Levy contribuisce a smontare lo stereotipo negativo che i mezzi d'informazione hanno addossato alla comunità hacker, spesso identificata in toto con quella minoranza che utilizza le proprie conoscenze delle machine e della rete per operare furti e altri crimini informatici. Levy sovverte questa visione e paragona l'hacking all'arte, un'attività creativa e portatrice di ben determinati valori.