#002 - Leviatano: differenze tra le versioni

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==Informazioni==
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==Curiosità===
I ricci sono mammiferi con molte caratteristiche primitive: arto pentadattilo, regione olfattiva molto sviluppata, scatola cranica piccola, denti di dimensioni simili; si nutrono di piccoli animali, insetti e a volte anche di vegetali.<ref>http://www.msn.unipi.it/la-galleria-dei-mammiferi-gallery/</ref>
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[[Image:ricciolombrico.jpg|right|400 px|ricciolombrico]]
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===Habitat===
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La è diffusa in gran parte dell'Europa, a nord fino alle zone costiere della Penisola scandinava e ad est fino alla Siberia. <ref>https://it.wikipedia.org/wiki/Erinaceus_europaeus</ref>
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===Dimensioni===
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Misura fino a 25–27 cm di lunghezza, per un peso che solo eccezionalmente supera il chilogrammo (anche se in vista dell'inverno il peso può raddoppiare): la coda di solito raggiunge i 2,5 cm di lunghezza.
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===Fisionomia===
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Il riccio presenta cranio allungato e con un piccolo cervello, la maggior parte del quale è addetta alla decodificazione dei segnali di natura olfattiva: il principale senso del riccio è infatti l'olfatto. Il tartufo è grosso, nero ed assai mobile: i canali olfattivi sono costantemente umettati da una mucosa. Anche il senso del tatto è ben sviluppato; meno importante per loro è la vista, in ogni caso i ricci sono in grado di vedere fino a 30 m di distanza di giorno e fino a 12 m di notte. Nonostante le piccole orecchie seminascoste dal pelo, i ricci sono infine in grado di udire frequenze comprese fra i 250 ed i 60.000 Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni: ciò aiuta l'animale nella ricerca del cibo.
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I ricci presentano forti ossa mascellari ed una chiostra dentaria di 36 denti: i due lunghi denti frontali, che possono a prima vista sembrare canini, sono in realtà incisivi modificati.
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Si può dire che il nome Livyatan melvillei sia decisamente appropriato, inizialmente gli era stato dato il nome di Leviathan, il famoso mostro marino citato nella Bibbia, il nome era però già stato usato come sinonimo di una specie di Mammut, così per non creare confusione si decise di usare la versione ebraica di questo nome: Livyatan. La denominazione della specie: melvillei, è invece un omaggio a Herman Melville, autore di Moby Dick.  
 
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[[Image:Leviathan1.jpg|left|frame|Distruzione del Leviatano, incisione del 1865 di Gustave Doré. ]]
 
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Impronte di riccio: le zampe posteriori lasciano impronte assai diverse rispetto a quelle anteriori.
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Il corpo è tozzo ed a forma di pera: infatti al muso assai lungo ed appuntito si contrappongono il collo assai corto ed il quarto posteriore arrotondato. Le zampe sono corte e tozze, ma i piedi hanno forma allungata e presentano tutti 5 dita con unghie appuntite: le impronte lasciate dalle zampe posteriori son assai diverse da quelle lasciate dalle zampe anteriori, al punto che possono essere scambiate dai neofiti per tracce di animali di specie differenti.
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Gli aculei del riccio: ciascun esemplare ne possiede fino a 6000.
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Inoltre gli aculei variano di colore al cambio di stagione, infatti nelle stagioni fredde, autunno e inverno, gli aculei assumono un colore marroncino più scuro rispetto alle stagioni calde, primavera e estate, in cui presentano un colore più chiaro. A questo cambiamento partecipa anche il pelo, che a seconda della stagione assume un colore chiaro o un colore più scuro.
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Le aree di pelle nuda (cerchi perioculari, orecchie, zampe e naso) sono di colore nero: il pelo è ispido e di un colore che va dal grigiastro al beige: nell'area che comprende la fronte, i fianchi ed il dorso, il pelo cede il posto ad aculei (che poi altro non sono che peli modificati) lunghi circa 2 cm e di colore nero striato trasversalmente di biancastro. Gli aculei sono appuntiti e cavi, presentano carenature laterali e ciascuno di essi è munito di un muscolo innervato che ne permette l'erezione quando l'animale è eccitato od in stato d'allerta: ciascun esemplare possiede fino a 6000 aculei[4].
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Oltre a proteggere l'animale da aggressori in carne ed ossa, gli aculei prevengono anche seri danni dovuti ad urti o cadute: ciascun aculeo, infatti, nei pressi del follicolo pilifero presenta un restringimento che lo rende flessibile, in modo tale da assorbire urti anche di una certa entità.
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===Peculiarità e Abitudini===
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[[Image:162605660_5a198b6048.jpg|right|300 px|pallottola]]
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Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne non siano tanto una necessità dettata da esigenze di difesa, in quanto la cortina di aculei di cui dispongono li rende praticamente invulnerabili ai predatori, quanto piuttosto di un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore.
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Durante il giorno riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei.
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Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente, reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l'intruso lo tocca, appallottolandosi su sé stesso. In questo procedimento, il riccio è aiutato da una fascia muscolare sulla schiena che, contraendosi, va a stringere in un sacco cutaneo tutto il corpo e gli arti. L'aggressore si trova così dinnanzi un'impenetrabile cortina di spine: questa tattica, tuttavia, risulta inefficace con le volpi, che urinando sull'animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso, e con le automobili, di fronte alle quali l'animale si appallottola, venendo inevitabilmente travolto ed ucciso. Sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade, tanto che nel Regno Unito le popolazioni di riccio vengono monitorate contando il numero di cadaveri ritrovati morti su alcune delle strade più frequentate sia dagli autisti che da questi animali.
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===Riproduzione===
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[[Image:6b6c50dfb12c4a6b_800.jpg|right|400 px|I piccoli del riccio]]
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La gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9. Il parto avviene nel periodo fra maggio e ottobre, ma se la femmina si riproduce in anticipo potrà partorire due volte. Il pene del maschio è piccolo ed aderente al corpo, tranne nel periodo dell'accoppiamento, mentre la vagina della femmina è posta all'estremità posteriore dell'addome ed in entrambi i sessi si trovano cinque coppie di capezzoli. Dopo il rituale del corteggiamento, nel quale il maschio mordicchia gli aculei della femmina, questa abbassa gli aculei e la penetrazione avviene con il maschio sul dorso. I piccoli nascono già con gli aculei, ricoperti però da una membrana per proteggere la madre durante il parto; dopo 36 ore questi primi aculei saranno sostituiti da un nuovo mantello sviluppatosi all'interno e da un ulteriore terzo mantello che sostituirà definitivamente i primi due. Dopo un mese, i piccoli rassomigliano completamente agli adulti.
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La speranza di vita del riccio in natura è di circa 5 anni, mentre in cattività non è raro che viva anche il doppio.
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==Curiosità==
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Nell'antica Roma, il riccio veniva allevato per la sua carne; inoltre il pelo aculeato del dorso veniva utilizzato per cardare la lana e come componente dei frustini per spronare i cavalli e per svezzare i vitelli. Col tempo, la fitta copertura di aculei ha fatto sì che il riccio venisse accostato ai capelli, infatti le ceneri di questi animali, mischiate alla resina ed applicate sulla testa, erano ritenute un rimedio sicuro contro la calvizie.
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Attualmente il riccio è una specie protetta dalle leggi italiane, pertanto non si può né cacciare, né detenere in cattività. Tuttavia il riccio è facile da tenere in cattività e può essere riprodotto con successo senza eccessivi sforzi.
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==Note==
 
==Note==

Revisione 18:10, 3 Apr 2016

Cetaceo preistorico del miocene, affine ai moderni capodogli.


Parte del cranio di un Leviatano (Livyatan melvillei)

[1]

Museo di Storia Naturale di Pisa

Sala

La Galleria dei Cetacei

[2]I cetacei sono mammiferi adattati all’ambiente acquatico: sono praticamente privi di peli, ma con uno spesso strato adiposo; hanno una forma idrodinamica con fusione parziale o totale delle sette vertebre cervicali, arti anteriori trasformati in pinne, coda trasformata in pinna caudale orizzontale e arti posteriori assenti; le narici (sfiatatoi) sono arretrate in posizione dorsale per facilitare la respirazione fuori dall’acqua. Sono divisi in due gruppi: odontoceti (cetacei con i denti) e misticeti (cetacei senza denti).

La prima parte della galleria è dedicata agli odontoceti. La famiglia più numerosa è quella dei delfinidi qui rappresentata da: delfino comune, tursiope, grampo, orca, pseudoorca (solo cranio), lagenorinco e globicefalo. Tra gli odontoceti ritroviamo anche la focena e la neofocena (focenidi); il platanista del Gange (platanistidi) caratterizzato da occhi ricoperti di pelle non funzionali e da vertebre cervicali completamente mobili; la pontoporia (pontoporidi); il capodoglio (fisiteridi), l’odontoceto di dimensioni maggiori; il narvalo (monodontodi) il cui maschio è caratterizzato da un lungo e affusolato incisivo sinistro; il mesoplodonte e l’iperodonte (zifidi).

Questo settore è attualmente in fase di riallestimento e ad alcuni cetacei attuali saranno affiancate specie fossili a loro affini.

Reperto collocato nella Galleria dei cetacei

Il settore del capodoglio è già stato restaurato e così, accanto allo scheletro del capodoglio attuale, sono presenti i calchi di due crani di specie affini oggi estinte: il cranio del leviatano (Livyatan melvillei) nuova specie scoperta nel 2008 in Perù in sedimenti di circa 12 – 13 milioni di anni fa e il cranio dello zigofisetere (Zygophyseter varolai) ritrovato in Puglia in sedimenti di circa 11-7 milioni di anni fa. [3]

Entrambe le specie fossili hanno denti robusti e appuntiti simili a quelli dell’orca e si ritiene quindi che avessero una dieta simile alla sua, cioè che si nutrissero di grandi prede a sangue caldo, in particolare il leviatano, essendo un animale così grosso, forse poteva cacciare anche le balene! Il capodoglio attuale (Physeter macrocephalus), invece, non ha denti sulla mascella e i denti della mandibola sono relativamente piccoli e arrotondati e non vengono usati per cacciare. Il capodoglio si nutre di calamari, in particolare di calamari giganti che caccia fino ai 2.000 metri di profondità e che inghiotte per suzione, praticamente li afferra con la bocca e poi succhia per inghiottirli.

La seconda parte della galleria è dedicata ai misticeti caratterizzati dall’assenza di denti, sostituiti dai fanoni, spazzole di cheratina che dal palato scendono fino alla mandibola e consentono un’alimentazione per filtrazione. Possiamo ammirare in mostra i fanoni di un neonato di balena e gli scheletri di balena franca boreale (balenidi), megattera, balenottera minore, balenottera comune e balenottera azzurra (balenotteridi). La balenottera azzurra, con i suoi 30 metri di lunghezza, è il più grande animale oggi esistente, l’esemplare qui esposto è lungo circa 24 metri.

Reperto

#002

Descrizione

Nome Scientifico

Livyatan melvillei


Caratteristiche

Il Leviatano, lungo fra 13,5 e 17,5 metri a seconda del metodo usato per stimarne la lunghezza, aveva un’imponente testa simile a quella del capodoglio, che probabilmente proprio come nel suo discendente moderno conteneva spermaceti, una sostanza cerosa biancastra contenuta in due grandi organi definiti cassa e giunca, sopra e davanti al cranio dell’animale.

Per via delle similitudini con il capodoglio si è ipotizzato che questi organi fossero utilizzati per controllare la galleggiabilità, modificando la densità dello spermaceti e forse per l’ecolocazione delle proprie prede. Alcuni studiosi hanno però obiettato che l’animale non cacciasse in profondità come il capodoglio, che può immergersi fino a più di 2 km di profondità per dare la caccia alle sue prede favorite, i calamari giganti e che la grande testa fosse invece utilizzata dal Livyatan come le corna di un ariete per colpire violentemente le prede più grandi, come altre balene (o chissà, giovani megalodonti), stordirle e poi farle a brandelli come le moderne orche con le sue possenti mascelle e denti. Gli studiosi hanno ipotizzato che il Leviatano utilizzasse la sua grande testa per colpire e stordire le prede più grandi.


Fotografia di un Capodoglio (Physeter macrocephalus)



I cetacei contemporanei non erano differenziati e grandi quanto quelli attuali, ma raggiungevano dimensioni già considerevoli come il cetotherium lungo 8-10 metri. Era questa probabilmente la sua preda favorita per due motivi: era una preda “facile” incapace di difendersi da un tale predatore e forniva una considerevole quantità di carne e grasso per un predatore che necessitava ogni giorno di enormi quantità di cibo, anche in considerazione del fatto che era un mammifero e quindi, come noi, un animale a sangue caldo.

I mammiferi marini erano le sue prede favorite, ma certamente come il [4]Megalodonte era anche un predatore opportunista, che non disdegnava anche uccelli marini, squali, pesci ossei o rettili, come le grandi tartarughe marine.

Ricostruzione di un Megalodonte (Carcharocles megalodon)










Classificazione

Dominio         Eukaryota
Regno           Animalia
Phylum 	        Chordata
Classe 	        Mammalia
Ordine 	        Cetacea
Sottordine 	Odontoceti
Superfamiglia 	Physeteroidea
Genere 	        Livyatan
Specie 	        L. melvillei


Localizzazione

Il cetaceo condivideva i mari con le più grandi specie di squalo conosciute ed era a sua volta un predatore; era lungo circa 18 metri, quasi come un moderno capodoglio.

Ma mentre gli attuali capodogli si nutrono soprattutto di molluschi, i denti di Leviathan (alcuni lunghi 36 centimetri) suggeriscono che la specie si confrontasse con prede ben più impegnative, tra cui forse altri cetacei suoi simili.

"Si trattava molto probabilmente di un animale possente e spaventoso, la cui descrizione si accorda con quella fatta da Melville di Moby Dick", dice Olivier Lambert, paleontologo del Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi, primo firmatario della ricerca assieme a Giovanni Bianucci del Dipartimento Scienze della Terra dell'Università di Pisa.

Olivier Lambert



Curiosità=

Si può dire che il nome Livyatan melvillei sia decisamente appropriato, inizialmente gli era stato dato il nome di Leviathan, il famoso mostro marino citato nella Bibbia, il nome era però già stato usato come sinonimo di una specie di Mammut, così per non creare confusione si decise di usare la versione ebraica di questo nome: Livyatan. La denominazione della specie: melvillei, è invece un omaggio a Herman Melville, autore di Moby Dick.

File:Leviathan1.jpg
Distruzione del Leviatano, incisione del 1865 di Gustave Doré.

Note

<reference>
  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Zygophyseter_varolai//
  2. http://www.msn.unipi.it/la-galleria-dei-cetacei-gallery//
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Zygophyseter_varolai//
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Carcharocles_megalodon/