Ada Web: differenze tra le versioni

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Revisione 00:40, 14 Giu 2006

Autore: Weil Benjamin

Tratto da: http://www.walkerart.org/gallery9/dasc/adaweb/g9_ada_weil.html

Titolo Originale: UNTITLED (ÄDA'WEB) - A Brief History of äda'web

Traduzione di:

Anno:


Senza titolo (ÄDA'WEB) - Una breve storia di äda'web



Benjamin Weil è il cofondatore e curatore di Ada Web, una produzione della Digital City Studio, una divisione della Digital City


All’inizio del 1990, furono sviluppate contemporaneamente tre iniziative che miravano sia a verificare le possibilità dell’allora nascente mondo on line per lo sviluppo di una discussione sull’arte, sia a ricercare delle nuove forme di fare arte. Echo, The Thing, e Artwire erano BBS che insieme cercavano di promuovere la costruzione di una forte community culturale. Mentre la portata di Echo fu probabilmente legata a The Well fondato a San Francisco, The Thing scelse di concentrarsi totalmente sulle arti, sviluppando rapidamente punti di accesso in Germania, dove il suo fondatore, Wolfgang Staehle, aveva forti legami. Come tecnologia sviluppata, The Thing era infatti il primo tentativo di creazione di una comunità internazionale on line. Questo avvenne prima che Internet e il Web diventassero accessibili al di fuori delle comunità scientifiche e militari.

Quando il primo navigatore multimediale fu inventato in Illinois nel lontano 1993, le possibilità divennero infinitamente più allettanti. Improvvisamente, non era più necessario collegarsi ad un server direttamente (che fu il motivo per cui nei primi anni 90 diminuì il potenziale degli accessi internazionali on line). Inoltre, il tipo di documenti divennero molto più versatili perché fu improvvisamente possibile inserire immagini, suoni, e testi, come files, che, prima di ciò, erano stati indipendenti e richiedevano molte applicazioni per poter essere visualizzati. Fatto più importante, i documenti html furono collegati ad altri con links che divennero la struttura per la creazione di lavori artistici così come di pagine commerciali. Già all’inizio del 1994, gli studenti d’arte e le università adottarono il Web, principalmente per promuovere le più tradizionali forme di arte, come la pittura e la scultura. Uno studente dell’ Ecole Politecnique francese sviluppò inoltre una delle prime versioni on line per il museo, Le Web Louvre. Questi pionieri furono presto sostenuti da molti sforzi istituzionali e da uno uno dei primi progetti artistici on line, prodotto dalla Randolph Street Gallery a Chicago. In verità, The fileroom:Archives of Chensorship di Muntadas fu realizzato on line alla fine del 1994, quando ada web era già stato creato. ada Web, successivamente, realizzò il suo primo progetto on line nel maggio 1995, sebbene fosse stato pubblicato qualche mese prima (febbraio dello stesso anno).


La fonderia digitale Non diversamente da altri studi di stampa o fonderie, dove artisti confrontavano i loro progetti con le esperienze di un produttore o un gruppo di produttori, ada web fu scelta per offrire agli artisti la possibilità di partecipare al nuovo medium senza necessariamente avere nozioni di informatica. Più propriamente, gli input avvenivano a livello più concettuale, con una comprensione della rete che si ispirava alla pratica sviluppata con altri media. Gli artisti coinvolti erano gli unici che avevano un certo interesse verso uno spazio pubblico, una esperienza con vari media, e che specificatamente non contavano su nessuna forma di abilità per produrre i loro lavori. La maggior parte di essi aveva già collaborato con tecnici o ingegneri, e concepito i loro lavori come il risultato di un dialogo con i produttori di qualche genere.


L’arte on line da allora si è evoluta abbastanza. Domini poco costosi ( i prezzi dei web hosting sono bassi, e continuano a essere sempre meno cari ) e la relativa facilità di programmazione delle pagine web ha permesso ad un numero di artisti di procedere e produrre i loro lavori, senza bisogno di mediazione o sostegni. Con il contributo di artisti come Jodi e altri nuovi adepti come Alexei Shulgin (1), questo tipo di produzione era diventata fondamentale allo sviluppo di una comunità che preferiva tenersi distante dai tradizionali circuiti artistici. Essi mantennero un approccio alla loro pratica (costruzione, esposizione, e distribuzione del loro lavoro) ispirato dal modo di pensare che aveva alimentato la scena artistica degli ultimi anni ’60 e ’70 quando gli artisti mettevano in discussione il sistema come ambiente commerciale e ambiguo. Nel contesto della rete, questo significa che l’arte partecipa attivamente allo sviluppo dei nuovi media e della cultura on line, riposizionando quindi questo tipo di riflessione in una più centrale posizione culturale.


Il modello di fonderia digitale offre sia l’ospitalità ai progetti in un contesto specifico sia la fornitura di reali supporti di produzione nel caso siano necessari. Nel caso di äda'web, la fonderia è anche un filtro, così come è disponibile una dimensione curatoriale per lo sviluppo di siti web. In realtà, gli artisti che hanno creato lavori per ada web, erano stati incaricati di farlo, quelli che naturalmente offrissero progetti di solida portata. In caso di progetti prodotti dagli stessi artisti, il processo di selezione è il risultato di un dialogo con gli artisti che siano interessati al contesto ma che sono in grado di produrre da soli i loro progetti.

Il curatore online Il lavoro curatoriale è necessariamente diventato una questione di adattamento alla natura della pratica dell’arte con la quale ha dovuto lavorare. Quando la maggior parte di artisti che stavano producendo finivano e selezionavano i prodotti nel loro studio, la funzione del curatore era di coordinare la selezione e l’esposizione del lavoro di uno o più artisti, così come di rendere manifesto uno specifico punto di vista del lavoro. In questo senso, il modus operandi del curatore era più rigoroso di quello di un editore (direttore). In molti casi, il curatore lavorava all’interno della struttura istituzionale, e parte del lavoro al quale egli o ella doveva mirare era riferito a problemi di conservazione e collezione, anche quando le esposizioni includevano lavori contemporanei. Quando l’arte si è evoluta comprendendo una varietà di differenti approcci, materiali o tecniche, il ruolo del curatore dovette riflettere di conseguenza quei cambiamenti. Assecondando la nozione di Duchamp secondo la quale l’arte ha una validità per il contesto storico nel quale fu creata, gli artisti dagli anni ’60 avevano spesso adottato un approccio al loro lavoro che raramente includeva preoccupazioni riguardanti la loro durata. Infatti, questo fenomeno iniziò anche prima, quando pittori come Jackson Pollock o Mark Rothko includevano condimenti nella loro tavola dei colori, rendendo molto difficile per i conservatori restaurare i loro lavori oggi!

Il rapporto tra curatore e i lavori artistici effimeri creati pochi decenni fa richiede un ripensamento della nozione di esposizione e conservazione. In questo ambito, la recente pubblicazione del saggio di Ippolito, nel quale riferisce come variabile media , è esemplare : egli paragona l’opera d’arte ad una serie di istruzioni che possono essere interpretate e adattate in relazione a specifici problemi come l’evoluzione tecnica e altri elementi che tendono ad essere sensibili al trascorrere del tempo. Tuttavia, questo è solo l’inizio di una ricerca che ha bisogno di essere perfezionata prima che venga trovata la giusta soluzione, una che rispetti sia la qualità effimera del lavoro sia le intenzioni concettuali del suo creatore originale.


On line, la nozione di opera d’arte finita è messa in discussione in due modi: il primo, come spiegato prima, ha nella proposta la vera natura del progetto; il secondo ha a che fare con il medium stesso. Come un processo mentale in crescita, un artista può voler procedere con la sua opinione, aggiungendo oppure modificando gli elementi esistenti. In qualche modo la fluidità del medium richiama pensieri incompiuti e , conseguentemente, lavori incompiuti. Questo è probabilmente il motivo per cui un crescente numero di artisti lavorando on line tendono principalmente a concepire il corpo del loro lavoro come una investigazione multidimensionale di quegli elementi che sono collegati nello stesso url. Jodi (Joan H and Dirk Paemans) registrarono il nome del loro dominio molto presto. Ci sono, inoltre, molti altri esempi, come Easylife.org (Alexei Shulgin), Vuk.org (Vuk Cosic), o Irational.org (Heath Bunting), per citare alcuni dei più rilevanti artisti. Le cose potrebbero essere differenti quando l’opera dell’artista è commissionata e/o prodotta da un laboratorio o una istituzione, dove i metodi e i programmi di lavoro tendono ad essere più definiti nel tempo. Inoltre, su ada web , progetti come Securytyland di Julia Scher sono rimasti aperti per l’intera durata della vita del sito dal febbraio 1995, quando il trailer fu presentato, alla tarda estate dell’ultimo anno quando fu aggiunta Wonderland. Allo stesso modo, The Hrad Way di Matthew Ritchie fu realizzato in due fasi, ed è solo perché ada web sospese di produrre nuovi progetti che non ce ne fu una terza. E’ inoltre degno di nota che un numero di artisti sono ritornati al team di ada web con l’intento sia di revisionare il loro progetto che di crearne uno nuovo. Mentre si sviluppa la rete dei media, numerosi progetti che sono stati pubblicati on line affrontano l’intera nozione della natura dell’arte. In realtà, il provare a capire e decidere che cosa è l’arte oppure non è, è il difficile e provocatorio ruolo che il curatore deve assumersi . Un recente progetto, Extension (prodotto dalla storica d’arte Susan Hapgood, che ha come suo principale interesse Fluxus; da Ainatte Inbal, un produttore che lavorava anche in Ada web prima della sua recente morte; e da me stesso), consiste nella selezione di siti Web d’arte (progetti, informazioni di base, e classificazione di riviste). Nella selezione dei siti, alcuni erano deliberatamente inclusi per riflettere sul significato dell’arte on line (come alcuni progetti visti da un punto di vista artistico possano essere intesi come opere d’arte), o come importanti nel contesto di tale ricerca. Extension aveva anche l’intenzione di rivelare le dinamiche che possono esistere tra quei siti, come sono collegati l’uno all’altro, come si rimandano l’uno all’altro. Questo può, naturalmente, essere il risultato di una spontanea alleanza che può eventualmente rimandare ad una ulteriore riflessione sul ruolo del curatore on line. Si potrebbero vedere due modelli sovrapposti che si completano uno con l’altro mentre mostrano differenti livelli di intervento del curatore nel lavoro: sia esso un dialogo, una reale collaborazione nel processo di produzione, o semplicemente una selezione che riporta a una interpretazione e /o a un contesto.

Beyond Interface: net art and Art on the Net (Oltre l’interfaccia: arte della rete e Arte nella Rete)è un recente e interessante approccio all’ultima forma di ‘’curatore’’ on line. Curato da Steve Dietz , direttore del New Media Initiatives al Walker Art Center (notare il giro di parole nel titolo!) l’esposizione consiste in una chiara interfaccia informativa e guidata che raggruppa un numero di progetti che egli ha trovato nella rete. In qualche modo questo approccio imita l’esistenza, prematura , di pagine collegate da link che i siti hanno messo insieme per creare un certo tipo di contesto per i progetti e le informazioni che essi presentano on line.


Quando fu creato adaweb, circa tre anni e mezzo fa, portò avanti un approccio curatoriale iniziato con altri media, e cercò di esplorare i significati di proporre l’arte in uno spazio pubblico, portarla via dagli spazi istituzionali, e spedirla ad un pubblico diverso, con strategie che sicuramente avevano bisogno di essere messe a punto in quell’ambito. Effettivamente, quando i visitatori scelgono di entrare in un museo, essi sanno per che cosa sono lì. Ma quando l’arte si sposta sulla strada, in un senso o nell’altro, essa in qualche modo sta mutando verso una forma più adattabile e fluida, che si mette in comunicazione, senza imporsi, con il potenziale spettatore. Poiché il Web è un ambiente pubblico, chiunque può facilmente vedere come la strategia sia di raggiungere e rendere disponibile un eclettico insieme di progetti che indagano il medium e aiutano realmente a plasmarlo. Non è una sorpresa sapere che, fin quando ada web ha operato, una larga parte dell’audience dei siti fosse composta da sviluppatori.



Curare un progetto è leggermente diverso dal curare un sito Web. Effettivamente, la costruzione di un sito Web è pervasa da un insieme di lavori, nonostante non sia indispensabile portare a conclusione i progetti prima di procedere con altri. I problemi riguardanti l’interfaccia e la navigazione, cercando di capire come presentare al meglio i progetti o avere accesso ad essi, sono anch’essi parte dei compiti del curatore che stia lavorando online a richiesta. Il team di adaweb si impegnava in una regolare rielaborazione dell’interfaccia per fornire ai visitatori quelle che meglio riflettevano la natura del sito e che fossero facili da usare senza avere particolari conoscenze. La prima interfaccia cercò di separare i contenuti in quattro differenti categorie -progetto, afflusso, contesto, estensione- mentre offriva un accesso casuale ad ogni pagina nel sito e un’ icona per l’accesso all’area shopping. L’idea portante era di trovare una metafora appropriata per lo spazio virtuale mentre si rendeva il design molto evocativo per le quattro distinte dimensioni. Per esempio, l’accesso casuale era segnalato dall’immagine di un subacqueo e l’insieme dell’interfaccia somigliava ad una piazza.

L’interfaccia 2.0, introdotta circa 10 mesi più tardi, si avventurò nell’esplorazione della metafora del film. Mentre rimaneva l’acceso alle quattro dimensioni, il nucleo dell’interfaccia era una pellicola che caratterizzava i contenuti più nuovi, soprattutto i progetti. L’ idea di promuovere i più recenti lavori disponibili era stata resa concreta con l’introduzione di una pagina a caratteri cubitali che derivò dalla decisione di produrre una serie di pagine artistiche che biasimavano il CDA (Communication Decency Act). Presto, tuttavia, questa pagina divenne il luogo di presentazione della più recente caratteristica del sito.







Con il trasferimento adaweb e i suoi al Walker Art Center prese l’avvio un intero nuovo tipo di problemi riguardanti la raccolta e la conservazione dell’arte on-line. Questo probabilmente costituisce una nuova sfida mentre porta indietro il curatore ai problemi che hanno fatto parte della sua funzione con i media più tradizionali.


1. Nel caso di Shulgin e di altri artisti dell’Europa dell’Est, benché le strategie potessero essere state simili, così come diceva Jodi, le motivazioni furono leggermente diverse. Gli artisti dell’Europa dell’Est non potevano essere stati provocatori verso le infrastrutture esistenti, perché esse non esistevano.