Alechinsky Pierre

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Pierre Alechinsky

Personaggio o Gruppo:

Pierre Alechinsky, pittore, scultore e incisore belga.

Biografia:

Pierre Alechinsky (19 ottobre 1927), nasce a Bruxelles, ma per molti anni vive e lavora tra Bougival (zona visitata spesso da Renoir) e il sud della Francia.

Nel 1944 frequenta l'Ecole nationale supérieure d'Architecture et des Arts décoratifs de La Cambre, a Bruxelles, dove studia tecniche di illustrazione, stampa e fotografia. Un anno dopo, nel 1945 scopre i lavori di Henri Michaux, Jean Dubuffet e diventa amico di un rinomato critico d'arte, Jacques Putman. Insieme a Appel Karel, Jorn Asger e Van Beverloo Guillaume Cornelis - Corneille fonda nel 1948 il gruppo Cobra, che prende nome dalle iniziali delle loro città d'origine (Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam).
Nel 1951, si trasferisce a Parigi per studiare tecniche di stampa con una borsa di studio del governo francese e l'anno dopo approfondisce le sue conoscenze dell'incisione con Stanley William Hayter. Tre anni dopo, nel 1954, espone per la prima volta le sue opere a Parigi e inizia ad interessarsi alla calligrafia giapponese.
Intorno al 1960 poi, esibì il suo talento, già affermato, a Londra, Berna e alla Biennale di Venezia; in seguito si esibì anche a Pittsburgh, New York, Amsterdam e a Silkeborg. Non appena la sua reputazione crebbe a livello internazionale, lavorò con Wallace Ting, mantenendo sempre stretti rapporti con Christian Dotremont. Allacciò poi i rapporti anche con André Breton.
La sua fama internazionale continuò durante tutti gli anni '70 e circa nel 1983 entrò nell'École nationale supérieure des Beaux-Arts, a Parigi, come professore di pittura. Nel 1994 gli fu assegnato il titolo di Dottore Onorario dalla Université libre de Bruxelles e un anno dopo, nel 1995 uno dei suoi disegni venne stampato sui francobolli belgi.

Attualmente Alechinsky vive a Bougival, in Francia, dove continua ancora a dipingere e a realizzare stampe e illustrazioni per libri.

Sito web:

Poetica:

Studia illustrazione di libri e tipografia, ma dipinge anche in uno stile appartenente a quel movimento post-cubista che poi modificherà sino ad arrivare a somigliare più al suo connazionale James Ensor.

La pittura esplosa nella Parigi del dopoguerra, "metà infantile e metà adulta", "asimmetrica" come la definisce Alechinsky, è una pittura che getta i sogni di Breton e compagni in un impasto di fango, terra e umori biologici. Nasce una pittura urlata, di colori lutulenti, banchetti luculiani per palati ingordi di mostri tutti lingue, denti, volti stravolti.

A seguito il ritratto della parigi di allora di Pierre Alechinsky:

Pierre Alechinsky
1948, la Parigi di allora

"Un colpo di testa: contro la verbosità, l'esitazione, il centralismo. Parigi, 8 novembre 1948. Un café all'angolo tra Saint-Michel e Saint-Jacques. Firmiamo l'atto fondatore di COBRA. Poeti e pittori, resisteremo per tre anni: una piccola Europa del nord. Ma l'autonomia di un periodo, l'impermeabilità, esistono solo nelle sale sterilizzate dei musei.
Sono tre anni eccezionali per Constant, una riconferma per il primogenito Asger Jorn, elettrizzanti per Karl Appel e Corneille, snervanti per Christian Dotremont, formativi per me.
A Parigi tre anni sono pochi, in confronto ai decenni di ricerca su un linguaggio di acronimi e detour.

L'asimmetria non sarà più reato.

La Parigi di allora. Come oggi, più o meno. In poche parole: Les Halles ancora in piedi, il Beaubourg senza Centro e senza piazza, la brasserie Royal Saint-Germain al posto del Drugstore, e che razza di Drugstore' Poche auto sui boulevard. Gli effluvi delle concerie sono ormai madeleine olfattive: in quel quartiere c'è l'università, adesso. Ma basta, o non la smettiamo più!

Per parlare di me, Parigi era tanto attraente che prima di trasferirmici ci venivo per stradine, in autostop, o in treno, la notte, sette ore in piedi nei corridoi, l'odore di catrame dai binari, quaranta minuti di sosta al chiar di luna, tutti che scendono, la fila indiana sui binari, la dogana (avete tabacco belga?). A quei tempi era come un passaggio sul Titanic. E poi il piacere di ritrovarsi nel calore dello studio di Atlan, rue de la Grande-Chaumière, pareti nere di fuliggine, il pavimento incrostato dai pigmenti preziosi, ocra e rossi. Pensate: uno nato a Costantine che già negli anni Quaranta aveva messo piede in Danimarca. Sono rari i francesi tentati da una sortita al Nord.

Che sarebbe stato di me senza Lefevre-Foinet? Quel meticoloso mesticatore, discreto mecenate, che un giorno mi disse: "Mi pagherà quando potrà". Nel suo negozio di Montparnasse, rue Vavin, sette anni ha aspettato, il poveretto, che mi pagasse la Galerie de France (a quei tempi la dirigevano Myrian Prévot e Gildo Caputo). E cosa sarei diventato senza l'appuntamento annuale con il Salon de Mai, dove si scoprivano quadri come Zulma - una grande papier découpé di Matisse - accanto alle prime compressioni del giovane César? E senza Nina Dausset, che mi aprì per un mese la sua galleria di rue du Dragon (poco prima di chiudere nel '55) dove bazzicavano pittori - Victor Brauner, Sam Francis, Matta' - e scrittori - André Pieyre de Mandiargues, Henri Michaux, Francis Ponge'? Senza La Hune di Bernard Gheerbrant, la miniera libraria di Saint-Germain-des-Prés? E senza gli articoli della rivista Phases, che nel primo numero del 1954 ospitava poeti e pittori di Cobra? Senza la rivista L'Oeil di Georges e Rosamond Bernier? Senza la NRF di Paulhan, che mi incoraggiava a diventare contemporaneamente pittore e scrittore?
E poi le discussioni con Alberto Giacometti. Lo tiravamo giù dal letto che era mezzogiorno, dopo le sue nottate di lavoro, facevamo insieme colazione nel bistrò di rue d'Alésia. Mentre tracciava il ritratto di Micky massacrando con la biro un tovagliolo di carta, ci metteva a parte dei suoi progressi, dei suoi dubbi e soprattutto dei suoi improvvisi desideri di fare a pezzi ciò che aveva scolpito la notte. Mai senza l'aiuto di Parigi sarei riuscito a ritrovare l'amico Jacques Putman, un altro transfuga belga, che mi fece conoscere Bram van Velde e la calligrafia cinese: Walasse Ting - nato a Shangai e appena sbarcato a Marsiglia da un transatlantico Messageries - che apriva una valigia piena di pennini in una camera ammobiliata vicino alla Gare de Lyon. Senza Parigi niente Stanley-William Hayter, per me; Bill - questo inglese tornato da New York durante la guerra - aveva riaperto il suo Atelier 17 nella stamperia di Madame Vve Chassepot, in rue de Vaugirard: un laboratorio di pochi metri in cui si imparava l'arte dell'incisione. È stato lì che ho trovato nel 1952 un numero di Bokupi, rivista giapponese rarissima in Europa, dedicata alla nascita di una calligrafia multiforme, ed è così che nel '55 mi ritrovai a Kyoto a filmare i virtuosi della scrittura ideografica.

Vent'anni dopo. Primo maggio 1973: scompare il grande Jorn (a Parigi nel giugno del '72 passavamo ancora le giornate insieme in stamperia). Le sue ceneri saranno disperse a Gotland, isola scandinava. Nel 1979 Dotremont torna dall'Irlanda con un canto logogrammatico, Logbookletter, e da Tervuren mi scrive di essere "spezzato dalla fatica del viaggio": infatti muore. È il 20 agosto. Lo uccide un cancro, strascico delle tubercolosi di gioventù, come era successo a Jorn.
Senza Jorn, senza Dotremont l'equilibrio è rotto. Sono tutti morti ormai, la continuità di Cobra svanisce. Rien ne va plus."

Opere:

Bibliografia:

Webliografia: