Art and the corporate world - A mixed double

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search
Art and the corporate world

Autore testo:

Timothy Druckrey e Benjamin Weil

Tratto da:

A conversation about ädaweb´s end and the functionality of art hosting servers http://www.heise.de/tp/r4/artikel/3/3220/1.html

==Titolo originale:== A rt and the corporate world

Anno:

01/04/1998 d.c.


Arte e mondo corporativo, un doppio mix

Una conversazione su adaweb e la funzionalità dei server contenenti arte. E’ avvenuto come un terremoto nella net community che adaweb fu tagliato dai fondi che generano le iniziative di AOL . I dibattiti più ricorrenti sulle mailing list riguardavano autonomia, avidità sociale, aspettative misantropiche o forme patetiche di compromesso. Praticamente nessuno di questi argomenti contestualizza il problema come un qualcosa che può essere esteso ad un fallimento generale dell’arte istituzionale mondiale in termini di "net art". Il rifiuto di sponsorizzazione sociale è, alla fine, banalmente accettato. Il mondo colmo di un arte, che in modo crescente trasuda cyberhype, era evidentemente assente dai dibattiti, questo suggerisce che il valore del lavoro prodotto ha una piccola relazione tra imperativi istituzionali ed esperienze “artistiche�?.


Il problema gira intorno a parecchie lacune importanti nel sostegno ai mezzi sperimentali negli USA. In primo luogo è una tradizione virtualmente inesistente per il genere di rappresentazione che accadono regolarmente in europa e che sostengono le media art (la lista è lunga e include: Arts Electronica, DEAF, Transmedia ), in secondo luogo una disattenzione di vecchia data a situare o addirittura accettare arti d’emersione di media nella sfera (in diminuzione, ma ancora attiva), di sedi alternative per la mostra. Il terzo è il tentativo, frequentemente trascurato ed ingenuo, di integrare la media arts nei musei tradizionali. Il quarto critica l’emergere di arte di forma superficiale (questo è stato descritto nel saggio di Telepolis “Pandemonium ed assurdità"[1] luglio 1997).


I malintesi che continuano circa le arts media e il web nello specifico, ancora provocano qualche deludente dibattito che riempie per esempio la lista eyebeam. Alla fine comunque le differenziazioni stabilirono le richieste in un settore specifico che legittimò l’appoggio istituzionale e che valutò il lavoro storico fatto.


Adaweb emerse tra commercio ed arte. Non propose illusioni circa la sua autonomia. La relativa posizione dei curatori, articolata dalla scelta di progetti e artisti, serviva per rinforzare una piattaforma ragionata in cui richiamare adaweb e altri hosting come terreno differenziato in cui l’adattamento, la riconcettualizzazione e l’esperimetazione potrebbero essere lasciati fuori dall’atmosfera "free-for-all" attribuita solitamente alle net arts. In un campo guidato dall’istantaneità e dalla mutazione adaweb è sembrato circospetto piuttosto che avventato. Certamente parte della sua reputazione è stata consolidata dalla stabilità che ha rappresentato. Net art ha potuto generare un flusso di traffico, ma non riesce a generare un flusso di reddito.


Recentemente ho parlato con Benjamin Weil amministratore adaweb,piuttosto che presentare un’intervista gli ho chiesto di contribuire con alcuni pensieri.


Benjamin Weil:

Molti problemi sono stati evidenziati qui, ma uno viene alla luce più degli altri, quando ci si occupa di funzionalità. La [2] si sta sviluppando in modo incostante come per l’oro �?perpetuando il mito della frontiera americana�?.


I costi molto bassi (prezzi di hosting tendono ad abbassare ), e la facilità di programmare pagine web di base ha abilitato un numero di artisti ad andare avanti e produrre il proprio lavoro senza bisogno di alcuna mediazione. Questo m’incoraggia perché vuol dire che l’arte sta partecipando attivamente allo sviluppo di nuovi media e di cultura online collocando questo tipo di riflessione in una posizione culturale più centrale.


Tuttavia c’è prima comunque, un problema di contesto. Oggi una web page solo dell’artista ha poca probabilità di ricevere attenzione. Le cose erano differenti alcuni anni fa quando avviai adaweb poiché c’erano meno luoghi disponibili e il collegio elettorale di web “surfer�? era più aggressivo e probabilmente più informato di oggi. Il problema delle informazioni e della gestione del numero crescente delle possibili destinazioni hanno reso più difficile al navigatore medio dove andare. Personalmente trovo piuttosto difficile seguire i progressi di nuovi progetti. Un esempio che mi viene in mente è “The Thing�?. Il fatto che Wolfgang Staehle proponga hosting del web ed assistenza tecnica ha costituito un luogo di scelta per gli artisti. Questo vuol dire che chiunque accede al sito web ha l’occasione di controllare un numero crescente di progetti di altri artisti in tempo reale. Tuttavia, in quanto molto economico e geniale, gli artisti devono sapere costruire le loro pagine da sé, altrimenti devono pagare un supporto tecnico.


Ciò mi conduce al secondo punto che gradirei esporre. Adaweb iniziò come una “fonderia digitale�?, l’idea era quella di facilitare l’accesso a questo nuovo mezzo per gli artisti che non dovevano avere necessariamente conoscenza di calcolatori e di programmazione. Quindi ha avuto un senso costruire un studio di produzione che funzionasse come un negozio di stampa dove l’expertise dell’artista avrebbe fatto parte di un dialogo con i produttori di web, che a loro volta medierebbero le idee di questi ultimi con il mondo digitale. L’idea di questa “fonderia digitale�? era della massima importanza. Poiché il web era un mezzo relativamente facile da usare, parlando tecnicamente era necessario allargare il dialogo tra gli artisti che avevano cominciato ad esplorare il mezzo da soli e la loro forma principale di fare arte in collaborazione con una squadra di produzione. Quando mi sono avvicinato, prima a Michael Samyn (GroupZ) e poi a Jodie mi sono reso conto che adaweb potrebbe anche trasformarsi in un’interfaccia in modo da emulare questo dialogo. Dall’inizio si è inoltre pensato che il motore di “ada�? potesse promuovere un nuovo metodo all’economia delle arti.


Effettivamente, poiche’ stavamo producendo illustrazioni intangibili e non finite si è reso necessario rivalutare il rapporto tra l’arte e la costituzione di un fondo economico. Durante i tre anni e mezzo di esistenza, il motore di “ada�? ha esplorato le numerose vie per un eventuale reddito, compreso un canale online di shopping (scambio) che venderebbe libri, video, manufatti. Ciò arrivò troppo presto perché il net commerce (e-commerce) era, ed è ancora ai primi passi e la gente era riluttante a pagare elettronicamente. Fu chiesto al nostro collegio elettorale di pagare una quota annuale minima per sostenere i progetti; questo si dimostro’ un ulteriore problema in quanto sarebbe stato antitetico con la relativa struttura di ipermedia, alcuni avrebbero pagato mentre altri no, accettando così la nozione di due categorie di cittadini virtuali.


Il noprofit è stato esplorato ancora una volta dalla società, anche se si stava già andando verso strategie più tradizionali per la costituzione di un fondo.


Felice scelta è stata quella di trovare un modo di collaborare con società per azioni e introdurre la nozione di ricerca. Piuttosto che sollecitare le aziende con il vecchio modello di “ cittadinanza di prestige/good�? abbiamo pensato di incitarli a capire che c’era qualcosa di più affinché loro guadagnassero negli esperimenti di sostegno della nuova net art. Le aziende di software, erano già state interessate nel “in chind support�?, tuttavia data la confusione che attualmente regna nel commercio soddisfatto dalla produzione dove, nessuno sembra conoscere cosa fare dopo è risultato essere ancora troppo presto per questo genere di modello da effettuare. Lo stato attuale dell’industria è effettivamente instabile, le società cambiano strategie rapidamente e senza avviso, le fonti di reddito sono ancora non definite, e dove, di conseguenza nessun soldo sarà investito se non ci sarà un ritorno immediato sull’investimento. Quella nozione è naturalmente ridicola, nessun vecchio media ha mai lanciato nuovi prodotti con qualche genere di aspettativa!


Oggi , il web risulta essere un mezzo amorfo, servente molti interessi differenti mentre si evolve sembra che emerga un denominatore comune: la sua forma transactional. I periodici per esempio, tendono sempre più a offrire abbonamenti: il modello free-for-all può essere di conseguenza breve e non essere una vera sorpresa. Tuttavia la nozione della struttura di collegamento di ipermedia può soffrire di quel modello.


Considerando che ancora io credo che mantenere la propria pagina web sia una possibilità, è chiaro che se le arti online non sono organizzate precipiteranno culturalmente rimanendo emarginate e l’opportunità di creare un forum per le arti in una posizione centrale della cultura contemporanea sarà perso miserabilmente.