Arte cinetica

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Arte cinetica è il termine utilizzato per definire il movimento nell'arte, non in termini di rappresentazione (come nel caso del Futurismo) ma in termini reali, con quel tanto di casuale ed aleatorio che esso comporta in funzione dell'instabilità della struttura, una corrente artistica sviluppatasi inizialmente negli anni venti e ripresa negli anni cinquanta-sessanta. L'arte cinetica comprende in verità una vasta gamma di tipologie artistiche, opere costituite da disegni instabili che provocano nell'osservatore una reazione psico-fisica, con prevalenza dell'effetto optical (op art), opere che per animarsi hanno bisogno dell'attivazione da parte dello spettatore, che deve quindi interagire con esse, opere dotate di movimento autonomo, con o senza motore, ed infine opere che incorporano anche effetti luminosi o che si propongono come vere e proprie installazioni. Accogliendo spunti dal costruttivismo e dal dadaismo, l'arte cinetica fiori, come già detto, dopo la seconda guerra mondiale, tra gli anni Sessanta e Settanta, a opera di vari gruppi di artisti in diversi paesi europei. Le possibilità espressive legate a questa forma artistica si ampliarono notevolmente con l'introduzione di apparecchi a motore, elettronici, ad acqua o magnetici. In molti casi, l'arte cinetica divenne veicolo di critica e riflessione sul mondo contemporaneo, in cui il frenetico sviluppo tecnologico e gli incalzanti ritmi della quotidianità rischiano di svuotare di senso azioni e gesti: un messaggio che emerge ad esempio dalle complicate macchine di Jean Tinguely, composte di rottami e di oggetti comuni tutti collegati tra loro e coinvolti in sequenze di movimenti reciproci, ripetuti all'infinito senza scopo.

Vedi anche l'articolo Arte cinetica e programmata