Beuys Joseph

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Versione del 17 Giu 2006 alle 06:33 di Mirco bertoloni (Discussione | contributi) (Ogni uomo è un artista)

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Beuys Joseph

Beuys Joseph è uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento.


Biografia

L’artista tedesco Joseph Beuys (1921-1986) è uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che si muove lungo percorsi del tutto inediti, fondendo in maniera totale la sua esistenza con il suo essere artista. Vi è qualcosa di così radicale nel suo modo di essere, che verrebbe da pensare che egli abbia davvero identificato completamente l’arte con la vita. Nasce a Krefeld nel 1921. Nel 1931 frequenta la Hindenburg-Oberschule di Kleve. Il suo interesse si indirizza più verso materie scientifiche che umanistiche. Entra a far parte della Hitler-Jugend (Gioventù Hitleriana), con la quale partecipa a una grande marcia a Norimberga e a un rogo di libri vietati nel cortile della scuola. La nascita dell'interesse di Beuys nei confronti della scultura risale alla fine degli anni '30, quando vede per la prima volta alcune riproduzioni di sculture di Wilhelm Lehmbruck. Nel 1940 si arruola nell'aviazione, dapprima come operatore radio, quindi come pilota di caccia. Nel 1943 in Crimea l'aereo viene abbattuto e Beuys subisce gravi ferite. Di nuovo in azione nel 1944, viene fatto prigioniero dagli Inglesi e liberato nel '45. Nel 1947 Joseph Beuys si iscrive alla Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf, dove segue i corsi di Josef Enseling prima (fino al 1949) e di Ewald Mataré poi. Nel 1953 tiene una prima mostra personale. Dal 1954 prende uno studio a Düsseldorf. Realizza disegni e piccole su sculture su commissione. Collabora con Mataré a lavori impegnativi. I soggetti sono composizioni di figure e rappresentazioni di animali (cervi, lepri, ecc.). Tra il 1955 e il 1956 cade in una profonda crisi personale, dovuta in larga parte all'esperienza della guerra e alle ferite subite. In questi anni viene assistito dagli amici Hans e Franz van der Grinten. Superata la crisi, nel 1958 lavora al monumento commemorativo dei caduti in guerra a Brüderich. Nel 1959 sposa Eva Wurmbach. Nel 1961 Joseph Beuys ottiene l'incarico di insegnante di scultura monumentale alla Kunstakademie di Düsseldorf. Entra in rapporto con George Maciunas e Nam June Paik, con i quali prende parte ai primi eventi di Fluxus a Copenhagen, Londra e Wiesbaden. Nel 1963 è tra i principali organizzatori di Festum Fluxorum Fluxus, tenutosi presso la Kunstakademie di Düsseldorf. Negli stessi anni Beuys inizia a impiegare materiali come il feltro e il grasso, che entrano in oggetti-sculture-installazioni, concepibili come il risultato finale di operazioni artistiche volte a generare consapevolezza critica nel pubblico. Nel 1964 hanno luogo le prime "Aktionen" (Azioni). Nel 1965, presso la Galerie Schmela di Düsseldorf, ha luogo la prima mostra di Beuys in una galleria commerciale. Nel 1967 fonda il "Deutsche Studentenpartei", la prima delle innumerevoli organizzazioni volte a contrastare il dominio della vita democratica da parte dei partiti, della burocrazia e dei poteri precostituiti. Ad esso seguono la "Organisation der Nichtwähler. Freie Volksabstimmung" nel 1972 la "Organisation für direkte Demokratie durch Volksabstimmung" nel 1972. Nel 1972 Beuys viene licenziato dalla Kunstakademie per aver ammesso ai corsi anche gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione. Fonda allora la "Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung" (1973). Con essa nel 1977 prende parte a Documenta 6, dove presenta la Aktion Honigpumpe am Arbeitsplatz. Alla Biennale di Venezia del 1976 espone nel padiglione tedesco l'installazione Straßenbahn-Haltestelle. Nel 1979 ha luogo una vasta retrospettiva al Guggenheim Museum di New York. Nello stesso anno Beuys si presenta come candidato al Parlamento Tedesco per il partito dei Verdi. Nel 1982 partecipa a Documenta 7, dove organizza 7000 Eichen. Stadt Verwaldung statt Stadt Verwaltung. 7000 blocchi di basalto vengono collocati sulla Friedrichsplatz, destinati ad essere rimossi gradualmente, in rapporto alla piantumazione della città. Nello stesso anno Beuys partecipa a "Zeitgeist", dove occupa l'intera sala centrale con l'installazione Hirschdenkmäler. Joseph Beuys muore a Düsseldorf nel 1986.

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Poetica

Questo artista tedesco (1921-1986) è stato quindi uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che si muove lungo percorsi del tutto inediti, fondendo in maniera totale la sua esistenza con il suo essere artista. Si comprende quindi come, per capire l’arte di Beuys, si debba necessariamente partire dalla sua biografia. Partecipò all’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo cadde oltre le linee nemiche. Beuys riuscì a salvarsi perché fu trovato, moribondo e semi-congelato, da un gruppo di tartari nomadi, che lo curarono avvolgendolo in grasso e pelli di feltro. Riuscito a sopravvivere, finì in un campo di prigionia inglese. Da questa esperienza evidentemente trasse motivi di ispirazione che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua attività artistica, attività condotta lungo un misterioso filo di rinascita spirituale. Questo sentimento di ecologismo molto spiritualizzato hanno portato gran parte della critica a definire Beuys lo "sciamano dell’arte". Negli anni Sessanta come detto divenne uno dei membri più attivi del gruppo "Fluxus", compagine artistica sia americana sia europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa. Per capire lo spirito di fondo di questo gruppo vale la pena citare proprio una frase di Beuys, divenuta celebre: "Ogni uomo è un’artista". È un modo per riaffermare il concetto di «arte totale», riportando l’esperienza estetica (ma più che "estetica" l’esperienza va definita di "ricerca di valori e di significati") al vissuto quotidiano da cui nessuno è escluso. L’opera di Beuys, fatta soprattutto di azioni concettuali e di happening, lo resero famoso soprattutto negli Stati Uniti, dove trovò tra l’altro l’amicizia e la stima di Andy Warhol. Il confronto tra i due è una chiave di lettura importante per comprendere la base ideologica che attraversa l’arte del secondo dopoguerra, e per meglio capire le differenze che in questo periodo intercorrono tra arte americana e arte europea. Beuys, già aviere dell’aviazione tedesca combattente dalla parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, è un forma radicale dell’intellettuale europeo che cerca di rinascere da un passato ingombrante. Non a caso Beuys fu uno dei fondatori del movimento dei Verdi in Germania, nazione che per prima trovò momenti di coesione politica intorno alle idee ecologiche. E proprio dall’istanza di diffondere la sensibilità ecologica tra la gente nacque una delle sue opere più interessanti: «7000 querce». Con questa operazione, iniziata nel 1982 e protrattasi fin dopo la sua morte, egli ci ha consegnato un qualcosa, che forse è difficile comprendere nel campo dell’arte, ma che sicuramente ha grandissimo fascino nella possibilità che offre di rimeditare il ruolo sociale dell’artista. Joseph Beuys è stato dunque uno dei più importanti artisti tedeschi del dopoguerra. Numerose performance, installazioni ed esposizioni, ma soprattutto la partecipazione a varie edizioni di "Documenta" hanno reso famoso questo artista di grande impegno politico. Beuys ha ampliato, con forte spirito di provocazione, il concetto convenzionale arte, attribuendo il valore di opera artistica al pensiero creativo e all’agire sociale, in corrispondenza alla sua idea di "Soziale Plastik". Beuys non si può comunque definire semplicemente un artista tedesco, senza altri aggettivi. Era piuttosto un vero e proprio showman, pronto a intavolare dibattiti infiniti (anche «spiegare i quadri a una lepre morta», come recita il titolo di una celebre performance), fare dimostrazioni surreali, con scrittura e pensieri da flusso continuo alla lavagna, trasfigurare un luogo con la sua sola presenza. Joseph Beuys, docente a Düsseldorf, non fu mai un «professore»: la pratica accademica tradizionale era qualcosa a lui sconosciuto. Al suo posto, c'erano vive dimostrazioni, happening, letture e conferenze dove l'arte rappresentava il sogno della nascita della democrazia diretta e partecipata. Quando però quel sogno s'infrangeva sulla brutalità del reale, allora Beuys diveniva malinconico e le sue installazioni desolate. Come Show Your Wound (1974-76), con due tavoli da obitorio abbandonati. Tedesco, Beuys rifletteva sulle responsabilità dell'Olocausto ma spingeva a guardare oltre, a risolvere i conflitti con un'allerta della coscienza che non deve mai abbassare la sua soglia di attenzione. Joseph Beuys era fortemente convinto che, grazie all'Arte, potesse nascere una società migliore, a tal punto da dichiarare che "era semplicemente impossibile per gli esseri umani portare la loro forza creativa nel mondo in qualunque altro modo che con l'azione." Questa convinzione ha indotto Beuys ad estendere i limiti canonici dell'espressione artistica fino ad includervi l'azione umana (Aktionen) e gli ambienti scultorei in grande scala (Installationen) per esplorare grandi tematiche sociali. Beuys incoraggiava il pubblico a vivere nelle proprie vite quotidiane i suoi messaggi politici e sociali, e questo rappresenta la rottura della barriera che separa l'arte dalla vita, ottenuta attraverso la messa in scena del quotidiano. Un posto particolare nella sua produzione spetta poi a materiali ed oggetti implicati nelle sue "Aktionen": materiali poveri come feltro, grasso, legno, acciaio, piombo, juta, e oggetti d’uso comune, come torce elettriche, slitte, telefoni, bidoni, motori... Sono solo apparentemente inerti, ma intimamente dotati di una personale energia e di un profondo valore simbolico ed autobiografico, che l'artista ha il compito di far emerger attraverso nuove relazioni o loro modificazioni. L’ambito in cui questi materiali e oggetti trovano la loro collocazione ideale è l’installazione, cioè nella ricreazione di ambienti che fungono da scenario per alcune delle sue Aktionen. Artista-sciamano, utopista messianico, lontano da ogni poetica estetizzante, Joseph Beuys ha fatto della propria attività artistica - azioni, installazioni - un impegno morale, didattico e politico. Al punto che la sua stessa figura è divenuta un'icona del Novecento.

Esperienze e mitologie personali sono sempre la linfa delle sue opere: nessuna differenza tra arte e vita, ciò che conta è la palingenesi, il potenziale di energia per trasformare il mondo. Un pezzo di grasso dentro una vecchia vasca da bagno per neonati incerottata è allo stesso tempo il flashback di un'esperienza vissuta, una condensazione simbolica, l'esemplificazione dei principi della termodinamica: "L'opera ha una chiave autobiografica", dichiara Beuys.

Non interessa a Beuys l'appagamento dell'occhio, la gabbia della dimensione estetica, egli ha sempre teso a scardinarla e rifiutare ogni separatezza. L'opera è dispiegamento della forza intuitiva contro il pensiero astratto, unilaterale, che viviseziona per comprendere, ed è strumento di predicazione attiva: nel suo sistema integrale arte e scienza sociale coincidono, e arte vuol dire dar forma all'utopia. Una delle installazioni più famose di Beuys, creata per la Documenta di Kassel del 1977, è la colossale Pompa di miele, che faceva circolare per l'intero grande museo, dalle cantine al tetto, il fluido dorato dentro tubi di plastica trasparente: il dolce circuito, come immagine di un possibile sistema di circolazione nell'organismo sociale, realizzando concretamente una metafora dell'antroposofo Rudolf Steiner, esemplifica la sua concezione totalizzante dell'arte. Nella geografia visionaria dell'artista il luogo dell'utopia emerge da remote ere geologiche, è un continente, Eurasia, luogo della totalità non lacerata, dove natura e spirito, ragione e desiderio, corpo e anima non vivono di insanabile opposizione. Beuys ha sete d'assoluto, è figlio della Germania del romanticismo. Beuys lavora perchè sia possibile volgere le spalle al prometeismo, al dominio dispotico sulla natura e, invece, integrarsi nelle forze animali e vegetali, e ritrovare il linguaggio perduto.

Parlare di Joseph Beuys è semplice o estremamente complesso. Egli ha detto: «L'arte ripropone il problema della creatività totale. La rivoluzione può nascere solo dalla libertà dell'uomo».

La sua visione del mondo (Weltanschauung) era precipua allo spirito universale di Leonardo e Göethe e, conseguentemente, all'antroposofia di Steiner il cui intenso lavoro sui diversi Vangeli, su teosofia e apocalisse, sul secondo avvento di Cristo, sulla «fisiologia occulta», lo portò a fondare la società antroposofica e pose la prima pietra del Göethenaum di Dornach. Negli anni '50, lesse Marx, Aristotele e James Joyce, rimanendo attratto anche formalmente per la mobilità linguistica dello scrittore irlandese. Contemporaneamente fu anche attratto da scrittori quasi sconosciuti come Josephin Péladan che tradusse anche l'opera di Richard Wagner e che nel 1888, divenne Gran Maestro, Sâr, di un movimento rosacrociano da lui stesso fondato. Beuys conosceva i libri di Péladan ed era affascinato dai rosacroce, il cui padre spirituale è considerato Johann Valentin Andreä, che viene associato a Christian Rosencreutz. Particolarmente autorevole fu l'Ordine dei rosacroce, fortemente influenzato dagli ideali della massoneria tedesca. Beuys, affascinato dai rosacroce, trovò in Yves Klein (Le Monochrome) un artista che condivideva il suo pensiero. Un incontro importante risulta quello con i fratelli Hans e Franz Joseph van der Grinten i quali, sul suggerimento del pittore Hermann Täuber, iniziarono a collezionare i lavori di Beuys a partire dal 1951, acquistando al costo di 40 marchi un disegno e una xilografia: Lotos-Ornament - Ornamento di Loto, e Tiebegegnung - Incontro di animali. Nel corso di 35 anni essi hanno costituito una raccolta di circa 1000 opere di Beuys ed hanno organizzato 40 mostre in musei d'Europa. Questa collezione oggi è visibile nel castello di Moyland che si trova tra Kalkar e Kleve.

Come detto sopra partecipò al movimento di Fluxus approdato in Europa a Wiesbaden nel '60 staccandosene nel '63 anno in cui organizzò il loro primo concerto presso la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf: 'Festum fluxorum Fluxus', nel corso della seconda serata compí l'azione violenta su una lepre morta e con essa si 'autoemarginò' dal gruppo neodadaista. Proseguí il suo viaggio solitario: una delle tappe importanti resta 'Eurasia und 34. Satz der Sibirischen Symphonie - Eurasia e 34° movimento della sinfonia siberiana, il cui tema introduttivo è Kreuzesteilung - Divisione della croce; si svolse a Copenaghen il 14-15 ottobre del '66 nella galleria 101 Gruppe Handwagen 13. In Italia Beuys è approdato a Napoli accolto da Lucio Amelio nel 1971 e da allora organizza mostre, incontri e azioni anche altrove. Tramite Amelio conosce Lucrezia De Domizio e Buby Durini con i quali e per i quali realizza importanti Azioni che si possono raggruppare nel progetto 'Difesa della Natura' , una operazione nata a Bologna nel 1980.


Opere

Scultura Sociale

Joseph Beuys è senza dubbio uno dei più importanti artisti di arte contemporanea tedesco. Le opere di Beuys, fatte soprattutto di azioni concettuali e di happening, lo resero famoso anche negli Stati Uniti. Negli anni ‘60 divenne uno dei membri più attivi del gruppo Fluxus, compagine artistica sia americana che europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa.


Ogni uomo è un artista

Con questo slogan, che spesso viene male interpretato, Beuys non vuole affermare che ogni uomo è un pittore; il riferimento è alla qualità di cui ogni persona può avvalersi nell’esercizio di una professione o mestiere, qualunque esso sia. Beuys esprimeva questo concetto nel totale rispetto della creatività umana e nelle attività fondate; in tutto questo ritroviamo la concretizzazione delle sue idee. L’atto della creatività come atto di essere uomini inventivi: un’antropologia della creatività, vivere creativamente la vita, l’universo, perché in noi risiede la facoltà di plasmare il sociale, di pensarlo non come materia inerte, ma come insieme delle energie intellettive dell’uomo. I seguenti punti sulla creatività rappresentano fondamentalmente l’approccio dell’artista con i problemi sociali dell’uomo, con i rapporti nel campo economico ed educativo. 1. Il concetto di creatività è strettamente innestato nella natura di tutti gli uomini: da esso non può essere disgiunta in alcun modo una profonda connotazione di libertà. 2. Il concetto di libertà ha due aspetti: il primo riguarda l’individuo, che è libero di fare ciò che vuole; il secondo, che è il più importante, ha a che fare con il rapporto interpersonale, il che significa mettere a disposizione degli altri i frutti che il nostro libero agire ha dato. 3. La comunicazione è intesa come il valore fondamentale di qualsiasi rapporto sociale e riguarda tutti i campi di creatività. Questo per Beuys rappresenta più di una semplice possibilità «Abbiamo il dovere di mostrare quel che abbiamo prodotto con la nostra libertà». 4. La creatività si articola in ogni individuo su tre livelli principali: pensiero, sentimento e volontà. Il richiamo alla Teoria della scultura è evidente; possiamo pertanto affermare che la creatività costituisce la realizzazione di tale teoria. 5. La creatività non è un privilegio esclusivo dell’uomo. In un altro contesto, anche un albero può avere delle energie nel campo del pensiero, del sentimento e della volontà. 6. Critica contro il materialismo, figlio dello sviluppo unilaterale dei poteri del pensiero. Esso disconosce gli altri vitali aspetti della creatività umana e naturale. 7. La necessità di porre rimedio a tutto questo, cercando una strada alternativa sia al capitalismo sia al consumismo. La necessità, quindi, di elaborare dei modelli reali, che propongono un ordinamento sociale in cui le facoltà umane vengano realizzate nella loro completezza.

La rivoluzione siamo noi

“Il raggiungimento della libertà, per l’uomo, per una nazione, per il mondo intero, deve procedere di pari passo con il raggiungimento della non violenza. La rivoluzione è dentro di noi. Nelle nostre idee risiede l’unica rivoluzione possibile: La rivoluzione siamo noi è il secondo slogan di Beuys. Solo nel nostro comportamento e nella comprensione vi è evoluzione. Beuys con la sua parola scolpiva, con il suo fare insegnava. Non esiste utopia per il maestro tedesco, perché Beuys esercitava quella famosa utopia concreta comprensibile e accettata solo da coloro i quali sentono la necessità di rievocare una diversa modalità del sentire, del percepire, del conoscere, dell’agire. La scultura sociale di Beuys è intesa come un processo permanente di continuo divenire dei legami politici, economici, ecologici, storici e culturali che determinano l’apparato sociale.


Bibliografia

Webliografia: