Brigataes

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MANIFESTO

brigataes è un nome collettivo utilizzato - dal 1995 - da un gruppo che è oggi rappresentato da un singolo artista: Aldo Elefante. Nel corso della sua attività ha realizzato video,azioni performative,installazioni ed interventi urbani. brigataes si interroga,con ironia e gusto per il paradosso, sulla posizione dell’artista e sul significato dell’arte nella contemporaneità. Il nome brigataes nasce dall’idea di confondere razionalità ed irrazionalità, caos e disciplina,oltre ad essere assonante con una sigla destabilizzante. Il percorso parte da una riflessione sullo stato dell’arte : che fine ha fatto l’arte (baby jane)? La vita/fiction in quanto artificio continuo e perfetto detronizza l’arte come categoria privilegiata della simulazione. “L’arte moderna esercita ormai solo la magia della scomparsa” (Baudrillard). Tutte le strade sono bloccate. Tanto vale assistere in prima fila allo show della propria estinzione. La brigataes nasce da questo presupposto. Il suo discorso si sviluppa quindi attraverso una serie di passaggi obbligati. L’artista si sostituisce all’opera in quanto feticcio, altro da sè guadagnando una centralità. Il recupero di questo protagonismo però avviene all’interno della società pubblicitaria/postumana, quella dello spettacolo generalizzato, dove il reale esiste solo in quanto finzione e dove si assiste alla sparizione del corpo. Gli artisti possono riguadagnare la scena ma come icone, immagini, simulacri. Ogni tentativo di risuscitare il cadavere della body art - attraverso riti di sangue - appare inutile. Unica strada possibile: lavorare con un corpo-simulacro completamente de-materializzato, con la riproduzione/rappresentazione della cosa in luogo della cosa. Così sotto forma di icona l’artista rientra nello spazio ipermediatico generalizzato dove segni e cose non sono più distinguibili. Occupa luoghi e corpi. La notte dei morti viventi comincia. L’artista diventa quindi attore di uno spettacolo che va a costruire, dà spettacolo. L’evento estetico subisce un processo di spettacolarizzazione. Lo spettacolo viene costruito utilizzando un modo estetico ludico/critico che - esasperando forme/contenuti/modelli dello spettacolo generalizzato - nello stesso tempo in cui realizza lo show, lo denuncia, lo mette in corto circuito. Il linguaggio utilizzato a supporto di questo fare/pensare ludico/critico è ricco di riferimenti all’arte del ‘900 e alle produzioni tele/cinematografiche dell’ultimo trentennio. Immagini, situazioni, slogans, vengono decontestualizzati e riutilizzati. Per creare questo spettacolo occorre una struttura collaborativa. L’artista - l’autore - cede il posto alla produzione. Le identità personali confluiscono in un nome collettivo. Nasce una sigla per un progetto.

BIBLIOGRAFIA

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