Burnham Jack

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Burman Jack

Scultore innovativo, scrittore, teorico dell’arte e curatore, Jack Burnham (Chicago, 1931), negli anni ’60-’70, seppe analizzare arte e tecnologia in modo profondo e lungimirante. Fu tra i maggiori responsabili dell’emergere della systems art.

Biografia:

Jack Burnham è nato a Chicago nel 1931 e lì ha trascorso la maggior parte della sua vita. Ha frequentato la Boston Museom School, ma si è laureato alla Yale School of Art. Dal 1955 al 1965 si è dedicato soprattutto alla scultura, per la quale spesso usava la luce. Nel 1968-69 è stato membro del Center for Advanced Visual Studies del MIT. Nel suo periodo più prolifico come scrittore ha insegnato storia dell’arte alla Northwestern University diventando, alla fine, presidente del dipartimento di arte. Nel 1970 ha organizzato con Hulten Pontius la mostra Software Information Technology: Its New Meaning For Art che si ispirava all’arte concettuale concentrandosi però sul concetto di software (soft morbido, ware manufatto, componente, oggetto) preso a denotare procedure flessibili e riferito non solo all’interazione dei dati con la macchina, ma anche a procedure logiche, e dunque a vari aspetti della vita sociale, tra cui l’arte. Negli anni ’80 Burnham si trasferì alla University of Maryland, dove è stato presidente dei dipartimenti di arte e storia dell’arte. In pensione dagli anni ’90, adesso vive in Hyattsville, Maryland, immerso nella Kabbalah.

Sito web:

A node for jack burn Il sito dedicato a Burnham da Robert Horvitz.

Poetica:

Negli anni ’60-70 Jack Burnham ha dato un importante contributo alla teorizzazione della systems art. Nella systems art il concetto e le idee di sistemi connessi ai processi e di systems theory] sono coinvolti nel sorpasso della tradizionale connessione di oggetti e materiali relativi. Burnham nominò la Systems art nel 1968 nell’articolo “Real Systems Art” su Artforum in cui ha indagato gli effetti di scienza e tecnologia sulla scultura del suo secolo ed individuato un drammatico contrato tra le linee guida della scultura di oggetti, orientata allo spazio, e l’estrema mobilità della scultura di sistemi. Burnham applicava il concetto di software, non solo all’interazione tra dati e macchine (hardware) ma anche ai vari aspetti della vita sociale. Il termine software andrebbe a rappresentare procedure logiche flessibili che prescindono da supporti tecnologici quali fax, telestampante, sistemi audiovisivi. L’idea espressa da Burnham nel catalogo della mostra ‘’Software, Information Thechnology: Its New Meaning For Art’’ è che sistemi di elaborazione delle informazioni e i loro congegni (computer degli altri dispositivi di telecomunicazione) finiscono per ridefinire l’intera area dell’estetica moderna. L’integrazione tecnologica nella vita quotidiana, che avrebbe allineato il lavoratore ai macchinari industriali senza realizzare il desiderato processo di adattamento tra l’uomo e il suo nuovo ambiente mediatico. La mostra voleva far riflettere su questi processi. Molte delle opere scelte per la mostra non erano connesse a macchine, ma si concentravano sull’interazione tra idea dell’artista e pubblico: l’artista lasciava al pubblico delle istruzioni o degli spunti per “vivere” l’opera (es. ‘’The Conversationalist’’ di David Antin: lo spettatore racconta una storia ispirata da una parola presa dalla storia di un altro partecipante, creando così una catena discorsiva). Negli ultimi anni Burnham ha un po’ smorzato il determinismo storico che lo aveva portato ad affermare che le creazioni sistetiche avrebbero reso obsoleta tutta la vita organica. I suoi ultimi scritti si focalizzano sugli aspetti mitici e mistici dell’arte.



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Opere:

Voyage of Cythera (1965) scultura murale geometrica di Jack Burnham, una foto in bianco e nero di quest’opera venne usata per illustrare ‘’The Midwest: A New Involvement’’ di Louise Bruner nel numero di aprile del 1965 di ‘’Arts magazine’’, pag 77.

Bibliografia:

Di Jack Burnham

Burnham ha scritto alcuni libri e dozzine di articoli su riviste come Art and Artists magazine, Arts and Society, Artforum magazine, Arts magazine. I suoi libri:

  • 1968, ‘’Beyond Modern Sculpture: The Effects of Science and Technology on the Sculpture of This Century’’, New York: George Braziller; London: Allen Lane/Penguin Press.
  • 1969 ‘’Art in the Marcusean Analysis’’, vol 6 of the "Penn State Papers in Art Education", edited by Paul Edmonston, Philadelphia: Pennsylvania State University.
  • 1973 ‘’The Structure of Art’’, Revised Edition, Brazillera.
  • 1974 ‘’Great Western Salt Works: Essays on the Meaning of Post-Formalist Art’’, New York: George Braziller.

Alcuni dei suoi articoli (per una lista più completa consultare [www.volweb.cz/horvitz/burnham/homepage.html ‘’A node for jack burn’’]:

  • ‘’Systems Esthetics’’, ‘’Artforum magazione’’, Vol. 7, n. 1 (settembre 1968).
  • ‘’System and Art’’ in ‘’Arts and Society’’, Vol. VI, n. 2, pag. 195 (1969)
  • "The Aesthetics of Intelligent Systems" in On the Future of Art, New York: Viking Press, pag. 95-122 (1970)
  • ‘’Notes on Art and Information Processing’’ in Software - Information Technology: Its New Meaning for Art - pag 10-14; catalogo della mostra "Software" curata da Burnham al museo ebraico a Brooklyn, NY (16 September - 8 November 1970). In tale articolo Burnham definisce le premesse teoriche che sono alla base della mostra. Evocando la disciplina della cibernetica, sottolinea innanzitutto le conseguenze dell’integrazione tecnologica nella vita quotidiana, che ha portato ad allineare il lavoratore con i macchinari industriali senza realizzare il desiderato processo di adattamento tra l’uomo e il suo nuovo ambiente mediatico.
  • ‘’Art and Technology: the Panacea that Failed’’ in Myths of Information: Technology and Postindustrial Culture, edito da Kathleen Woodward (Madison, WI: Coda Press, 1980). Ristampato in Video Culture: A Critical Investigation, edito da John Hanhardt, pag 232-248 (New York: Peregrine Smith Books, and Rochester, NY: Visual Studies Workshop Press, 1986).

Su Jack Burnham

Webliografia: