Copyleft and Tenure: Towards a Network Model: differenze tra le versioni

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La scrittrice di narrativa Joline Blais è stata pioniera nello sviluppo del programma MediaStudies in SCPD alla New York University, e attualmente è assistente professore dei New Media all’Università del Maine. Ha una preparazione in storia e letteratura comparata ad Harvard e all’Università della Pennsylvania.
 
La scrittrice di narrativa Joline Blais è stata pioniera nello sviluppo del programma MediaStudies in SCPD alla New York University, e attualmente è assistente professore dei New Media all’Università del Maine. Ha una preparazione in storia e letteratura comparata ad Harvard e all’Università della Pennsylvania.
  
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Revisione 00:38, 14 Giu 2006

Autore: Joline Blais, Jon Ippolito (intervistati da Trebor Scholz)

Tratto da: http://www.newmediaeducation.org (As part of WebCamTalk1.0) adjusted by Trebor Scholz in List of the Institute for Distributed Creativity <idc.bbs.thing.net> idc@bbs.thing.net http://mailman.thing.net/cgi-bin/mailman/listinfo/idc

Titolo Originale: Copyleft and Tenure: Towards a Network Model - Interview with Joline Blais and Jon Ippolito

Traduzione di: Alessandra Ceriani

Anno: 2005

Copyleft e Diritto di Possesso: verso un modello di rete



Trebor Scholz: La legittimazione accademica dell’ampia varietà delle pratiche di ricerca dei nuovi media è un argomento largamente discusso. Dall’artista che collabora con i media al critico dei media che pubblica online, la condivisione del contenuto non sempre favorisce i processi di diritto di possesso. Più spesso che no, la nozione di libero accesso è in disaccordo con la logica affaristica dell’ università. Possono i dibattiti sul possesso, per esempio, condurre allo sviluppo di modelli che hanno valore anche al di fuori dell’accademia?


Jon Ippolito: Il possesso, come il diritto d’autore, ha perso di vista il suo originale scopo. C’é un parallelo tra il problema che ha l’università ad adattarsi al mondo digitale e i problemi che il diritto d’autore ha ad adattarsi allo stesso mondo. In entrambi i casi un’ iniziale idea molto utile è stata corrotta trasformandola in un modello di scarsità che mantiene i prodotti della conoscenza in una piccola cerchia di una particolare sottocultura. Attualmente, il processo di rivisitazione del diritto di possesso non tiene conto di collaborazioni, come tu fai notare. La conoscenza è sempre più bloccata, attaccata ai soldi. Nel caso del possesso il livello d’oro [n.d.t. gold standard] sta contribuendo con i giornali universitari, ognuno dei quali potrebbe costare annualmente all’università 10,000 dollari in abbonamenti. Questo significa un considerevole numero di abbonamenti a tali riviste possibile solo per Harvard e il MIT, e spesso lasciano i professori di altre scuole incapaci di assegnare agli studenti i loro testi perchè la loro biblioteca non se li può permettere. Fino ad ora gli strumenti del diritto di possesso e del copyright possono essere usati, forse, come un modo per ripensare questi concetti. Le licenze Copyleft/GNU rispettano un sistema molto più democratico. Come può il possesso essere usato in un modo simile? Una nuova iniziativa alla quale stiamo lavorando, the Maine Intellectual Commons, sta esplorando questa questione. Uno dei nostri colleghi dell’università del Maine, Harlan Onsrud, ha consigliato di riscrivere i criteri di revisione del diritto di possesso per favorire le pubblicazioni a libero accesso rispetto ai giornali con accesso a pagamento.


http://commons.umaine.edu/


Dare priorità alle pubblicazioni a libero accesso è una cosa difficile da fare approvare nelle università, comunque, a causa di tutti i cerchi burocratici si deve negoziare, dall’amministrazione al senato di facoltà alle unioni. Così Harlan ha proposto come obiettivo a breve temine di riscrivere semplicemente i moduli sui quali le persone presentano le loro domande di diritto di possesso. I primi spazi andrebbero riempiti con categorie a libero accesso. Essenzialmente, questo non cambierebbe le norme ma farebbe pensare due volte i professori quando realizzano che non hanno nulla in questi primi quattro spazi per libri o articoli a libero accesso. Questa è una mezza misura che funziona in modo simile al copyleft, che è una mezza misura di adattamento al problema del copyright.


http://en.wikipedia.org/wiki/Copyleft

http://en.wikipedia.org/wiki/Tenure


Joline Blais: la mia domanda in relazione al processo del possesso è sulla responsabilità. Sono anche io responsabile? Sono responsabile verso la comunità locale o verso una rete dilavoro globale di ricercatori nel mio campo? Hanno nulla con cui contribuire alla mia ricerca le persone che vivono nella mia comunità? Questo semestre ho invitato i membri della comunità locale dei Nativi Americani che vivono a poche miglia dall’università a prendere parte alle lezioni senza pagarle. Essi hanno fatto delle domande, hanno sollevato questioni locali (per esempio in relazione ad un progetto di rivendicazione del fiume per la pulizia di uno dei nostri fiumi). Sono diventati parte del materiale del corso.Relativo alle questioni del possesso è anche il rapporto con le gerarchie. Noi tentiamo di spostare il possesso dalle gerarchie ai networks. Ero preso da un recente saggio di Alex Galloway, "Global Networks and the Effect on Culture", nel quale egli dice che uno non può realmente attaccare direttamente un sistema così come è molto difficile abbatterlo. Ciò che consiglia è una strategia del girare intorno, proprio come in internet. Tra server e client un pacchetto di informazioni trova la via di minore resistenza, a volte anche scomponendo le informazioni. Alex propone di girare intorno ad un sistema o una strutture così che il particolare sistema o struttura diventi irrilevante. Noi pensiamo a questo girare intorno anche come ad un modello di processo di revisione possesso, in modo che più persone si comportino e trovino modi di avere successo utilizzando diverse strategie.

JI: Il saggio di Galloway è emerso durante una battaglia lunga una settimana che abbiamo combattuto Joline ed io sulla quetione se le reti di lavoro della comunità stanno in definitiva avendo potere.

JB: Jon è del parere che i networks sono profondamente in grado ma il commento finale di Alex è che le Powers That Be ora sono al di sopra del valore dei networks lavorano loro stesse nelle strutture dei networks

JI: Bene, Joline ha ragione, noi dobbiamo trovare il modo di prevenire queste strutture dall’essere co-optate. Il possesso originariamente era stato creato per andare oltre le strette reti di persone che si conoscevano l’uno con l’altro così da permettere alle persone franche di essere in qualche modo protette e nel complesso dare un vantaggio alla società.Anche il copyright in origine era stato pensato per tutelare chi voleva un modo per proteggere i propri lavori e finora queste cose hanno contribuito ad un sonoro pubblico dominio. Ma ora l’impallidire delle monografie in confronto a Google colpisce come una certa influenza, mentre un tesoro di musica e filmati resta chiuso fuori dalla pubblica portata perchè i suoi creatori hanno ceduto i loro diritti alla EMI o alla Disney.


Come puoi immaginare un sistema che uccida la creatività?

JI: Io sono fortemente a favore dei sistemi di hacking come il diritto di possesso per promuovere la libera circolazione delle idee e proteggerei profanatori. L’Accademia l’aveva concepita con in mente quel obiettivo.

JB: Quando il professor UC- Boulder (macigno) Ward Churcill criticò gli Stati Uniti dopo l’11 Settembre, il repubblicano Bill Owens , governatore del Colorado, dovette chiamare per le dimissioni di Churcill. Nota il linguaggio: egli dovette chiamare per le sue dimissioni perchè non c’era un modo semplice per licenziarlo. Senza tener conto di ciò che tu pensi di Churchill o dei suoi programmi, lo considero importante per costruire strutture di dissenso, e nella sua forma originale il diritto di possesso era una di queste.



http://commons.umaine.edu/coic/

http://commons.umaine.edu/coic/coicmovies/CC.mov



LD 1194 "An Act to Create an Academic Bills of Rights"

http://janus.state.me.us/legis/LawMakerWeb/externalsiteframe.asp?ID=28001621 2&LD=1194&Type=2&SessionID=6

http://www.thenation.com/doc.mhtml?i=20050404&c=1&s=jacoby

http://www.insidehighered.com/news/2005/03/25/acfreedom


Quindi secondo il mio parere, invece di potenziare i modelli esistenti, dovremmo creare dei percorsi intorno ad essi. Insieme ad alcuni colleghi e studenti del UMaine, abbiamo costruito una struttura collaborativa chiamata The Pool che offre un gruppo di lavoro di fiducia democratico e indipendente del sistema di equa recensione della Ivory Tower . Fino a qui abbiamo usato questo beta system principalmente per stimolare lavori artistici collaborativi e applicazioni—un Art Pool—ma recentemente ci è venuto in mente che potremmo costruire un Text Pool per fare lo stesso per una critica collaborativa.


http://newmedia.umaine.edu/pool/


In un contesto accademico la possibilità di seguire ogni contributo individuale ad un progetto più vasto può essere interessante. In un modo lo si può gia fare con liste come <

TS: Il sito Open Theory è l’equivalente tedesco di questo. Prende l’idea di software libero per scritti collaborativi di teoria.


http://opentheory.org


JI: Grande, non conoscevo il sito Open Theory. C’è certamente un crescente numero di siti che applicano un’ interfaccia dallo stile Source-Forge a tutto, dalle ricette della cola ai casi di persone scomparse.


http://www.colawp.com/colas/400/cola467_recipe.html

http://doenetwork.org/


Mentre il Pool include version tracking come questi siti, il Pool è basato su un’interfaccia grafica piuttosto che un inventario lineare. Nella principale interfaccia, l’indice d’ascolto della comunità produce uno sciame emergente di progetti intrecciati in accordo con i loro livelli di approvazione e riconoscimento.Un’altra interfaccia del Pool è un diagramma di gruppo di lavoro collaborativo realizzato da uno dei nostri studenti, Jeremy Knope. Come con gli strumenti di network sociali, puoi fare un grafico dei gradi di separazione delle diverse persone, ma in questo caso puoi anche vedere quanto sono collegate attraverso progetti collaborativi.


http://newmedia.umaine.edu/pool/pool_extras.html


Quando mostrammo The Pool a Jim Crutchfield e all’Istututo di santa Fe, una think tank per la teoria del caos e la scienza della complessità, lui pensò che questo poteva essere prezioso nel processo di ricerca perchè puoi non avere alcun articolo in una rivista per la quale sei il principale autore, ma molti lavori per i quali hai giocato dei ruoli nella creazione di prodotti intellettuali di altre persone. Mentre il tuo saggio lo fa nel New Media Reader, sfortunatamente non c’è nessun pulsante che puoi cliccare per vedere la lista di tutte le persone che vi hanno contribuito o l’hanno criticato su <nettime>. Penso che abbiamo davvero bisogno di strutture che permettano questo tipo di storia della versione.

TS: Come usi questi progetti in un contesto educativo? Progetti come The Art Pool o Text Pool come si paragonano a progetti open courseware come l’OpenCourseware del MIT o i progetti Connexions della rice University, il progetto H2O di Harvard, Citeulike, o il nostro Distributed Learning Project? Se la preoccupazione è il libero accesso all’arte, bè, il Rhizome Artbase è libero il venerdì. I creatori di Rhizome enfatizzarono il compito sociale di attrarre la gente ad uno strumento online oltre la sua complessità tecnica. Aprire una stanza non significa che la gente ci entrerà. Devi dare un party con birra gratis perchè la gente entri. Questa era una delle cose che ho imparato dal lavoro collaborativo su Discordia. Inoltre, non sarebbe utile fare dei collegamenti agli archivi dei progetti con popolazioni come l’ArtBase di rhizome, Art Pool, e Neural?


http://h2o.law.harvard.edu/

http://ocw.mit.edu/

http://cnx.rice.edu/

http://dlp.distributedcreativity.org/

http://www.citeulike.org/

http://rhizome.org/artbase/

http://discordia.us (archiviato)

JB: molti dei progetti che hai menzionato riguardano l’open access: l’OpenCourseWare del MIT è sull’accesso al programma del corso di studi. Le persone che non stanno pagando tasse scolastiche, che non stanno frequentando i corsi, possono entrarvi e avere il programma. Lo stesso è vero per Rhizome (i venerdì)—lì puoi avere accesso all’arte. The Pool non è proprio sul mero accesso—è sul processo che porta le persone insieme, non solo un portale a senso unico per avere un progetto o un testo. Nel Pool puoi rivedere i progetti altrui e puoi potenzialmente collegarli. L’obiettivo del progetto è di fare uscire studenti e facoltà dal modello di lavoro competitivo e portarli in un tipo di progetto collaborativo che permetta alla gente di avere credito individuale.




http://blackboard.com


TS:Questa idea di condivisione delle risorse e la creazione di un programma collaborativo è anche al cuore /nocciolo della Distributed Language Project (DLP) sul quale lavoro con Tom Leonhardt. (Il progetto)È in via di costruzione/di elaborazione ma è un inizio concettuale che può essere seguito. Si spera che possa funzionare entro metà estate.


http://dlp.distributedcreativity.org


Poi Jon sollevò la questione del dominio pubblico e chiese se i docenti continuassero a parlare di questo.

JB:Si, è molto importante sollevare la questione di come si contribuisce ai diversi tipi di pubblico dominio. Oggi, una persona che vuole prendere posizione ha bisogno di un possesso per proteggersi. Ma 200 anni fa in questa zona un individuo non necessitava di un contratto legale per essere in grado di esprimere le proprie opinioni. I nativi americani tenevano i loro dibattiti dove tutti sono ascoltati allo stesso modo. Due fine settimana fa ho partecipato ad un dibattito tra i Passamaquoddy che stanno lottando per mantenere un impianto di Gas Naturale Liquefatto dalla distruzione delle loro ultime terre. Il modello è quello di ascoltare profondamente, ottenendo l’appoggio dell’intera comunità, e quindi formare un consenso intorno al quale le decisioni politiche vengono prese e ciò fa sentire tutti quanti parte integrante della decisone. Prima che qualcuno parli i problemi non sono nemmeno messi in luce. La pluralità di punti di vista è benvenuta; è vista come un aiuto per espandere la base per la formazione del consenso.

La cultura dei nativi americani ci fornisce anche un modello per i comuni. Dobbiamo andare indietro ai movimenti prima delle enclosures inglesi e nelle altre parti dell’Europa per ottenere un ricordo di come i comuni fossero: un campo da brucare per il bestiame, un pezzo di terra che non apparteneva a tutti e a nessuno dove tutti potevano raccoglierne i frutti e cacciare.



JB: Si, il punto è quando si privatizza, la comunità perde i suoi possedimenti sul terreno, sull’acqua, sull’aria, sui codici genetici e gli individui diventano molto vulnerabili.


http://www.thecorporation.com/


Il movimento per ritornare ai comuni è qualcosa di molto potente per le persone. Mentre la Banca Mondiale e Bechtel provarono a privatizzare il diritto all’acqua.In Cochamba,Bolivia, la gente scendeva nelle strade chiedendo l’accesso all’acqua come un bene pubblico, e alla fine prevalsero. Mi piacerebbe vedere che succede nel Maine. L’acqua che imbottigliavo gratuitamente quando ero bambino sta ora producendo 60 milioni di dollari all’anno per la Poland Spring.Come creiamo o difendiamo gli spazi comuni e i pubblici accessi ai nostri campi e al nostro mondo?

TS: Ci sono molte iniziative che rispondono al commercio for-profit online e non. Bonificare le strade giocosamente e creare zone pubbliche. La città virtuale De Digitale Staad (DDS) offriva prezzi di accesso ragionevoli per tutti alla metà degli anni 90.


http://rts.gn.apc.org/sp'96/sp96.htm


JI: Lo scopo di un circolo di dibattito è piuttosto diverso dalla critica in rete che trovi su <nettime> o la critica d’arte che trovi su Rhizome. Non è una discussione filosofica come Code Zebra. E’ invece utilizzata al fine di un’azione politica. Questo è qualcosa che può essere un po’ più vicino alla comunità dei blog ma i bloggers tendono a correlarsi di note l’un l’altro invece che a scrivere in una maniera veramente collaborativa. Il net artist



http://whatdowestandfor.org


Riferimenti:

http://en.wikipedia.org/wiki/Copyleft

http://www.opencontent.org/

http://cyber.law.harvard.edu/openlaw/

http://www.freeculture.org/

http://wikimediafoundation.org/wiki/Home

http://www.freecycle.org/


Jean Baudrillard, "Requiem for the Media", in The New Media Reader, Noah Wardrip-Fruon & Nick Montfort Eds. Cambridge: MIT Press. 2003 Nikolai Bezroukov, "Open Source Software Development as a Special Type of Academic Research


http://firstmonday.org/issues/issue4_10/bezroukov/index.html


Jessica Littman, Digital Copyright, Prometheus Books 2001 Alex Galloway,"Global Networks and the Effect on Culture", in Digital Production in a Digital Age, Annals of the American Academy of Political and Social Science, Vol 597, Jan 2005.Naomi Klein, "Fences and Windows: Dispatches from the Front Lines of the Globalization Debate", Random House October 2002 James F. Moore, Berkman Center for Internet & Society.

http://cyber.law.harvard.edu/people/jmoore/secondsuperpower.html


Still Water for network art & culture

http://newmedia.umaine.edu/stillwater/


Jon Ippolito è un artista, curatore del Guggenheim, e co-fondatore con Joline Blais del programma Still Water per l’arte e la cultura della rete all’Università del Maine dove è un assistente professore dei New Media.

La scrittrice di narrativa Joline Blais è stata pioniera nello sviluppo del programma MediaStudies in SCPD alla New York University, e attualmente è assistente professore dei New Media all’Università del Maine. Ha una preparazione in storia e letteratura comparata ad Harvard e all’Università della Pennsylvania.