Deck Andy C.: differenze tra le versioni

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*[http://www.artcontext.com/remote Commission Control] (1999) è un ibrido tra informazione ed opera d’arte, realizzata in collaborazione con Joe Dellinger, in cui Andy Deck svela i retroscena occulti dell'ambiente mediatico durante il bombardamento del Kosovo e spinge a riflettere sulla veridicità dell'informazione e sul potere dei media.
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*[http://www.artcontext.com/remote Commission Control] (1999) è un ibrido tra informazione ed opera d’arte, realizzata in collaborazione con Joe Dellinger, in cui Andy Deck svela i retroscena occulti dell'ambiente mediatico durante il bombardamento del Kosovo e spinge a riflettere sulla veridicità dell'informazione e sul potere dei media.<br>
 
*[http://www.artcontext.com/icontext Icontext] (1999) è un software che si serve delle immagini in formato Xpm. Essendo aperto e non proprietario, questo formato consente di consultare, con un editor di testo, l’indice dei colori di ciascuna immagine pixel per pixel. Disponendo di queste informazioni, Deck ha potuto associare ogni carattere della tastiera a un colore. Poiché le immagini di Icontext misurano 50x50 pixel, ogni Icontext contiene 2500 caratteri. Traducendo una scrittura formale (il codice che descrive il pixel) in una scrittura iconica, che associa un carattere a ciascun punto, il software effettua un curioso ribaltamento. Ci dice in sostanza, che per disegnare con il computer si possono usare dei colori (espressi in valori numerici) che equivalgono a un testo che rappresenta a sua volta un’immagine. Il cerchio si chiude, ma Icontext divide in due parti e rende palese quel processo di sintesi che i software grafici compiono proprio allo scopo di celare quei valori considerati inutili o ingombranti.
 
*[http://www.artcontext.com/icontext Icontext] (1999) è un software che si serve delle immagini in formato Xpm. Essendo aperto e non proprietario, questo formato consente di consultare, con un editor di testo, l’indice dei colori di ciascuna immagine pixel per pixel. Disponendo di queste informazioni, Deck ha potuto associare ogni carattere della tastiera a un colore. Poiché le immagini di Icontext misurano 50x50 pixel, ogni Icontext contiene 2500 caratteri. Traducendo una scrittura formale (il codice che descrive il pixel) in una scrittura iconica, che associa un carattere a ciascun punto, il software effettua un curioso ribaltamento. Ci dice in sostanza, che per disegnare con il computer si possono usare dei colori (espressi in valori numerici) che equivalgono a un testo che rappresenta a sua volta un’immagine. Il cerchio si chiude, ma Icontext divide in due parti e rende palese quel processo di sintesi che i software grafici compiono proprio allo scopo di celare quei valori considerati inutili o ingombranti.
  

Revisione 17:28, 22 Set 2006

Andy C. Deck


Biografia


www.artcontext.com e www.andyland.net, in cui Deck non esita a mescolare arte ed attivismo, focalizzando la propria attenzione principalmente sui temi del consumismo, del pacifismo, della libertà d’espressione e dell’ambientalismo. In questi siti Deck offre, tra l’altro, software per il disegno collaborativo on-line (come Glyphiti e Open Studio) e una serie di riflessioni estetico-politiche sui sistemi di decodifica e sulle unità di misura delle immagini digitali, dai pixel alle icone, dall'Ascii agli standard di compressione non proprietari.

HTTP Gallery di Londra, nella personale a lui dedicata dal titolo: Open Vice/Virtue: The Online Art Context.
La maggior parte dei suoi lavori possono essere comunque reperiti sul sito: www.artcontext.com.
Deck ha anche curato la rassegna on-line Catchy Name: An Idiosyncratic Concept (2000), su turbolence.org, che comprende i lavori di artisti come Paul Thayer, Gicheol Lee, Eric Hreha e DJ Spooky, quattro progetti on-line in cui Deck indaga nuove potenzialità sonore.



Poetica

Andy Deck è un artista impegnato nello sviluppo di processi collaborativi nel campo dell’arte e della connettività. Attraverso opere che spaziano dai cortometraggi ai calendari, dai giochi alle installazioni interattive e multi-user per il disegno, egli cerca di avvicinare l’arte alla vita quotidiana, sfidandone le convenzionali leggi della fruizione e della distribuzione. Al centro della ricerca estetica di Deck vi è soprattutto l’analisi e la riflessione sulla profonda alienazione generata dal consumismo passivo prodotto dalla modernizzazione. Per questo le sue opere sono sempre centrate sul coinvolgimento e la partecipazione attiva del pubblico che, dunque, non è più spettatore passivo, ma collabora in prima persona alla creazione delle opere, diventandone co-autore. Inoltre, attraverso la partecipazione attiva degli utenti, l'artista vuole mettere in discussione il controllo esercitato dalle corporations sulla comunicazione, sottolineando la necessità di utilizzare media e canali comunicativi indipendenti.

Alcune Opere

  • Space invaders act 1732.jpg
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  • Commission Control (1999) è un ibrido tra informazione ed opera d’arte, realizzata in collaborazione con Joe Dellinger, in cui Andy Deck svela i retroscena occulti dell'ambiente mediatico durante il bombardamento del Kosovo e spinge a riflettere sulla veridicità dell'informazione e sul potere dei media.
  • Icontext (1999) è un software che si serve delle immagini in formato Xpm. Essendo aperto e non proprietario, questo formato consente di consultare, con un editor di testo, l’indice dei colori di ciascuna immagine pixel per pixel. Disponendo di queste informazioni, Deck ha potuto associare ogni carattere della tastiera a un colore. Poiché le immagini di Icontext misurano 50x50 pixel, ogni Icontext contiene 2500 caratteri. Traducendo una scrittura formale (il codice che descrive il pixel) in una scrittura iconica, che associa un carattere a ciascun punto, il software effettua un curioso ribaltamento. Ci dice in sostanza, che per disegnare con il computer si possono usare dei colori (espressi in valori numerici) che equivalgono a un testo che rappresenta a sua volta un’immagine. Il cerchio si chiude, ma Icontext divide in due parti e rende palese quel processo di sintesi che i software grafici compiono proprio allo scopo di celare quei valori considerati inutili o ingombranti.
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  • Imprimatur (2005) è un tool free attraverso cui gli utenti possono contribuire a realizzare dei poster, con lo scopo di lanciare delle campagne mediatiche su determinati temi politici e sociali.
  • Panel Junction (2005) è un’opera in cui l'artista seleziona i contributi inviati via e-mail dai visitatori e li assembla per andare a realizzare dei racconti grafici.
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Siti Web

Bibliografia



Webliografia