Dilemmi della Trasformazione nell'Era della Macchina Intelligente

Tratto da EduEDA
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autore:

Shoshana Zuboff

titolo originale:

Dilemmas of Transformation in the Age of the Smart Machine

tratto da:

David Trend, reading digital culture

traduzione di:

Loris


Titolare della cattedra di economia nell’università di Harvard, Shoshana Zuboff scrive nel 1988 In the Age of the Smart Machine : The Future of Work and Power, tuttora uno dei più completi libri per quanto riguarda la tecnologia dei calcolatori e il come questa altera nella sostanza le relazioni fra lavoro e capitale. Questo scritto seleziona il proprio tracciato dalla sessione di apertura del suo libro.


La storia della tecnologia è la stessa della storia umana, in tutte le sue accezioni. Questo è il motivo per cui gli specialisti storici della tecnologia sempre e difficilmente la padroneggiano. (Fernand Braudel, da Le strutture della vita di ogni giorno)

Non sappiamo cosa ci accadrà in futuro. La tecnologia moderna sta prendendo il sopravvento. Che ne sarà del nostro lavoro? (lavoratore di Piney Wood)



Piney Wood, tra le più grandi aziende basate su mulini produttori di cellulosa, era nel pieno di un’opera di modernizzazione di massa che avrebbe convertito ogni aspetto della produzione all'esser regolati tramite computer. Sei persone erano riunite attorno ad un tavolo in un’area esterna a ciò che chiamano Star Trek Suite, aula di controllo tra le prime ad essere convertite ad una tecnologia di microprocessori. Giustificandone la somiglianza, da quella della NASA prende il proprio nome.

Era quasi mezzanotte, e malgrado la tarda ora e l’avvicinarsi del cambio del turno, ciascuno dei lavoratori era ancora attento, pensando: <<il sapere e la tecnologia stanno cambiando così velocemente, cosa diventeremo?>>. Le loro visioni del futuro erano suscettibili di evolversi in maniera contorta, secondo violenti cambiamenti. Dal momento in cui il futuro non avrebbe assomigliato al passato né al presente, temevano che le assunzioni nel lavoro di oggi non li avrebbero collocati permettendogli di proseguire in modo stabile. Ancora più pauroso era il senso di quel futuro caratterizzato da una mobilità fuori da ogni previsione, e così veloce che avrebbe lasciato davvero una piccola porzione di scelte da compiere o pianificare. La velocità nella dissoluzione e nel rinnovamento sembrò neanche lasciare il tempo per assicurarsi che non si stava procedendo verso un disastro – e ciò sarebbe stato quanto di più spiacevole per essere stati parte di una grande casualità.

La discussione al tavolo tradiva una rumorosa ammirazione per le nuove tecnologie – per la potenza, l’intelligenza e l’aura di progresso che le circondavano. Come sempre l’afflizione provocò un senso di dolore, ogni involontario rumore sospendeva i respiri. Ogni ricca espressione emotiva aveva portato curiosità mista a quella preoccupante immagine del futuro di cui gli autori siano inconsapevoli spettatori. In quali modi la tecnologia delle macchine trasformerà le loro vite lavorative? E soprattutto è in grado di permettere loro un miglior tenore di vita o li porterà ad un cimitero?

Entro quindici anni non ci sarà niente da fare per i lavoratori. La tecnologia sarà così buona da poter bastare ad operare per se stessa. Dovrai soltanto sedere dietro una scrivania, percorrendo due o tre aree del mulino ed annoiarti.

Il gruppo concluse che fino a quando il futuro lavoratore non avrà raggiunto quella “personalità estremamente flessibile” di cui c’è bisogno, sarà sempre “mentalmente affetto” dalla velocità del cambiamento. Ai lavoratori sarebbe occorsa una grande varietà di insegnamenti ed esperienze, in funzione della “flessibilità delle esigenze”. <<Noi troviamo tutto questo un grande stress>>, dicevano, <<ma non dovrebbe essere questa la via per una gente dal comportamento nuovo e versatile>>.

Neanche percepivano ogni scelta reale, come quella di aver largamente accettato un investimento nelle nuove tecnologie, senza il quale la compagnia non avrebbe mai potuto rimanere competitiva. Sapevano inoltre che senza la loro addizionale flessibilità, la tecnologia non sarebbe bastata a proseguire per il verso giusto. <<Siamo incastrati>>, mormorò uno di loro, <<e non c’è via d’uscita>>. Ciò che avrebbero potuto fare , ed erano tutti d’accordo, era schivare tutto questo per pensare alla dura perdita della paga dello straordinario, alle diminuite occasioni di lavoro per figli e figlie; inoltre ai rischi di sembrare incompetenti in quel nuovo e strano ambiente, o alla possibilità che le aziende riescano a non garantire le proprie promesse di pagamento se non tramite gravi perdite di posti di lavoro.

Durante la conversazione, la donna col grembiule da lavoro sporco era rimasta silenziosamente persa nei suoi pensieri. Mostrò il suo volto segnato da decenni di duro lavoro, e la sua fronte rispecchiava tutto questo. Le sue mani piangevano silenziosamente sul tavolo. Erano callose e gonfie, ma i suoi occhi profondamente marroni erano luminosi, giovanili, e umani. Sembrò congelata, chiusa in se stessa, quando enunciò la propria conclusione:<<penso che la campagna abbia un problema. Gli imprenditori vorrebbero tutto controllato dal computer. Ma se nessuno avrà un lavoro, nessuno saprà come fare qualsiasi altra cosa. Chi pagherà le tasse? Che tipo di società avremo quando la gente avrà perso il proprio sapere per dipendere interamente dai calcolatori?>>

La sua voce affievolì mentre l’uomo la fissava in gran silenzio. Lentamente rotearono le loro teste per guardare concordemente verso di un altro. La previsione sembrò sufficiente. Si, quello era un problema. Videro che anche se avevano appena corso una dura gara, era stato solo per fermarsi subito sull’orlo di un precipizio. E come i loro calcagni scivolavano nello sporco, senza preavviso potevano solo cadere ripidamente verso il basso.

<<Quindi deve essere così? L’avvento delle macchine intelligenti sarebbe da prendere come un invito ad un allentamento riguardante le domande sulla comprensione umana e sulla facoltà giudizio critico? La diffusione massiva della tecnologia dei computer in ogni nostro posto di lavoro, assegnerà un’equa e drammatica perdita di significative opportunità lavorative? Il nuovo ambiente elettronico arriverà a generare un mondo in cui gli individui avranno perso il controllo sulla loro vita lavorativa quotidiana? Queste visioni del futuro rappresentano il prezzo del successo economico, o possono sottendere ad un’eredità industriale da superare se la tecnologia intelligente avrebbe fruttato un valore pieno? La nuova tecnologia rappresenterà un opportunità per il ringiovanimento della competitività, della vitalità produttiva, e dell’ingenuità organizzativa? Quali aspetti del futuro nella vita lavorativa potranno essere predetti, e quali dipenderanno dalle scelte che facciamo oggi?>>

I lavoratori fuori dalla Star Trek Suite sapevano che le così definite scelte tecnologiche sono in realtà molto più che quello. La loro costernazione ci faceva stare in allerta. Esiste un mondo da perdere e un mondo da guadagnare. La scelte che appaiono effettivamente tecniche ridefiniranno le nostre vite lavorative nel loro insieme. Questo significa molto più che il semplice contemplare le implicazioni o le conseguenze della nuova tecnologia. Significa che una più potente e nuova tecnologia, tale quale è quella rappresentata dai calcolatori, riorganizzerà per intero le strutture del nostro mondo materiale, eliminando forme alternative. Creerà nuove possibilità, necessiterà di nuove scelte e più fresche.


Le scelte di fronte alle quali siamo concernono il concepimento e la distribuzione del sapere nel posto di lavoro. Immaginiamo uno scenario così raffigurato: l’intelligenza è collocata nelle macchine intelligenti in base alla spesa che la capacità umana ha per il giudizio critico. I membri dell’organizzazione divengono sempre più dipendenti, docili, e segretamente cinici. Come più incarichi debbono essere compiuti tramite il medium dell’informazione tecnologica (definisco questo “lavoro mediato dal calcolatore”), il corpo senziente perde di importanza come fonte di sapere, facendo risultare un profondo senso di disorientamento e perdita di significato. Più la maggior parte dei lavori in uffici e fattorie diverranno progressivamente isolati, ripetitivi e meccanici, più la gente intensificherà la ricerca di vie di fuga attraverso droga, apatia e conflitti con avversari. Alternativamente immaginiamo quest’altro scenario: i grandi organizzatori individuano le nuove forme di abilità e sapere necessarie per sfruttare veramente il potenziale di una tecnologia intelligente. Loro dirigono le proprie risorse creando man mano una forza lavoro che possa esercitare il giudizio critico per come questo vada a gestire i circostanti sistemi di macchine. Il lavoro diventa più astratto per quanto dipende dalla comprensione e dalla manipolazione dell’informazione. Ciò segna l’inizio di nuove forme di maestria e fornisce un’opportunità di permeare i lavori di un esauriente significato. Un nuovo campo di impegni lavorativi offre opportunità senza precedenti per una vasta autonomia del personale nell’aggiungere valore ai prodotti e ai servizi.

Le scelte che facciamo andranno a formare le relazioni di gerarchia nel posto di lavoro. Immaginiamo questo, nuovamente: I manager combattono per mantenere la loro tradizionale aura di autorità, la quale è sempre dipesa per gran parte dal loro esclusivo controllo verso la propria base di pensiero organizzativo. Usano le nuove tecnologie per strutturare l’esperienza amministrativa in modi che aiutano a riprodurre la legittimazione del loro ruolo tradizionale. Inoltre insistono sulle prerogative di comando e sui metodi che proteggono quella distanza gerarchica che distingue loro dai propri subordinati. I dipendenti banditi dalle nuove forme di maestria rinunciano al loro senso di responsabilità nell’organizzazione del lavoro, e usano l’obbedienza nei confronti dell’autorità come per segno per esprimere il loro risentimento. Immaginiamo un’alternativa: Questa trasformazione tecnologica genera un nuovo approccio alla condotta organizzativa, in cui le relazioni sono più intricate, collaborative, e rimbalzano dalle mutuate responsabilità dei colleghi. Con l’integrazione nelle nuove tecnologie dell’informazione attraverso tempo e spazio, direttori e lavoratori superano le loro prospettive strettamente funzionali e creano nuovi ruoli meglio adeguati per accrescere l’attività del valore aggiunto in un ambiente sovraccarico di dati. Come la qualità delle capacità ad ogni livello di organizzazione diviene simile, le distinzioni gerarchiche iniziano a non esser chiare. L’autorità viene a dipendere più da un appropriato intreccio tra sapere e responsabilità, piuttosto che dalle regole di rango della tradizionale organizzazione a piramide.

Le scelte che facciamo determineranno le tecniche di amministrazione che caratterizzeranno l’atmosfera psicologica e che formeranno l’ambiente comunicativo nell’emergente posto di lavoro. Pensiamo a questo scenario: La nuova tecnologia diventa l’origine delle tecniche di sorveglianza usate per adescare i membri di ogni organizzazione, o per comandali sottilmente entro i limiti della conformità. I datori di lavoro usano la tecnologia per evitare l’ingaggio faccia a faccia nelle domande di lavoro, cui sostituiscono invece le tecniche di gestione remota (a distanza) di amministrazione automatica. La nuova infrastruttura tecnologica diventa un campo di battaglia per tecniche, con gli amministratori che inventano nuove strade per accrescere la convinzione e il controllo mentre gli impiegati scoprono nuovi metodi di autodifesa oltre che di sabotaggio. Pensiamo ora all’alternativa: Il nuovo ambiente tecnologico diventa una risorsa dalla quale siamo affascinati per gli innovativi metodi di partecipazione all’informazione e di scambio sociale. Nel loro alternarsi questi metodi producono un approfondito senso di responsabilità collettiva e di comune proprietà, e come accesso a dei sempre più estendibili domini di informazione attribuiscono nuova oggettività ai dati e iniziano comandi di gerarchica autorità.


Questo libro riguarda questi futuri alternativi. Le tecnologie basate sui calcolatori non sono neutrali; incorporano essenziali caratteristiche derivate dall’alterare la natura del lavoro dentro le nostre fattorie e uffici, tra i lavoratori, professionisti e direttori. Queste nuove scelte sono collocate in maniera aperta da queste tecnologie, e sono attualmente confrontate nella vita quotidiana di uomini e donne attraverso il paesaggio delle nuove organizzazioni. Questo libro è un aiuto a comprendere la struttura profonda di queste scelte – le forze storiche, psicologiche, e organizzative che permeano la nostra condotta e sensibilità. Questa è anche la visione di un futuro fertile, una chiamata all’azione che possa comandarci portandoci oltre la stantia riproduzione del passato, in un’area che offra opportunità storiche per sviluppare più completamente l’economia e il potenziale umano delle nostre organizzazioni lavorative.


I due volti della tecnologia intelligente

Gli ultimi venti anni hanno visto la loro equa parte di indovini pronti a predire con l’ennesima convinzione estrema o un’altro degli alternativi futuri che ho presentato. Dalla fabbrica senza uomini all’arena automatizzata, le visioni del futuro grandinano tecnologia d’informazione come risposta finale al “problema della fatica”, ultima opportunità di liberarci dai difficili problemi associati all’addestramento e alla gestione di una competente ed impegnata forza lavoro. Queste mai nuove tecnologie sono state salutate come sigillo caratterizzante la seconda rivoluzione industriale, in cui i classici conflitti tra pensiero e forza associati ad un’età giovane verranno sintetizzati in un arrangiamento di innovazioni organizzative, e nuove procedure di produzione di merci e servizi, dove tutto era caratterizzato da una discordia senza precedenti nell’armonia lavorativa e nella partecipazione al processo di gestione(1). Perché il paradosso? Come possono queste sempre identiche tecnologie essere interpretate in modi diversi? Questa evidenza della tecnologia di essere propriamente neutrale, è uno schermo bianco sul quale gli amministratori costruiscono i propri pregiudizi ed incontrano solo le proprie limitazioni? Alternativamente, potrebbe ciò dirci qualcos’altro in proposito della struttura interna della tecnologica d’informazione?

Attraverso la storia, gli esseri umani hanno disegnato i meccanismi per riprodurre ed estendere la capacità del corpo umano di funzionare da strumento di lavoro. L’età industriale ha portato questo principio ad un drammatico e nuovo livello di sofisticazione con macchine capaci di sostituire per amplificare le abilità del nostro corpo. Visto che le macchine sono mute, precise e ripetitive, possono essere controllate in base ad un insieme di principi razionali in un modo che non può essere adatto ai corpi umani.

Non vi è dubbio che la tecnologia dell’informazione possa provvedere a sostituire al corpo umano la portata, la capacità di agire entro una distanza attraverso un sempre maggiore grado di precisione e certezza. Quando un incarico è automatizzato da un calcolatore, deve prima essere decodificato, scomposto nei suoi componenti minori. Nel caso in cui l’attività è quella di spruzzare vernice su di una automobile o l’ammaestrare una condotta clericale, questa è l’informazione contenuta nelle analisi che traducono l’organismo umano dentro il piano calcolatore. Il risultante programma può essere usato per guidare automaticamente l’attrezzatura, come nel caso di un robot, o per eseguire un transazione di informazione, come nel caso di una macchina parlante automatizzata.

Ad un’applicazione del calcolatore è possibile razionalizzare delle attività in modo molto più comprensibile rispetto a come queste possano essere intraprese dall’essere umano. Programmabilità vuol dire, ad esempio, che un robot potrà rispondere con una precisione efficiente perché le istruzioni che lo muovono sono esse stesse invariabili, o che le condotte di un ufficio saranno uniformi perché le istruzioni che le guidano sono state standardizzate. Eventi e processi possono essere razionalizzati fino al punto che l’organismo umano è considerato capace di essere analizzato e traslato in un’applicazione per calcolatori.

Cosa è questo, allora, che distingue la tecnologia dell’informazione da una tecnologia meccanica di una prematura generazione? In quanto informazione, la tecnologia è usata per riprodurre estendere e migliorare questo processo che, sostituendo le macchine con l’organismo umano, simultaneamente realizza qualcosa di sostanzialmente diverso. I mezzi (decodificatori) che automatizzano l’informazione in azione registrano anche dati in proposito di queste attività automatizzate, così generando nuove correnti di informazione. Per esempio, riferendoci al calcolatore, gli strumenti per le macchine a controllo numerico o i mezzi sensibili basati sui microprocessori non soltanto applicano istruzioni programmate ad un’attrezzatura(equipaggiamento) ma convertono anche il corrente stato dell’attrezzatura, del prodotto, o del processo in dati. I mezzi analizzatori (scanner) nei supermarket automatizzano il processo della cassa in uscita e simultaneamente generano dati passibili di essere usati per il controllo inventariale, immagazzinaggio, catalogo delle consegne, e analisi dei marchi. Gli stessi processi che rendono possibile automatizzare le transazioni d’ufficio creano anche un vasta supervisione di alcune operazioni di organizzazione, con più livelli di dati coordinati ed accessibili per una varietà di sforzi analitici.

Perciò, la tecnologia d’informazione, anche quando è applicata per riprodurre automaticamente attività finite, non è muta. Non solo impone l’informazione (sotto forma di istruzioni programmate) ma produce informazione. Allo stesso tempo esegue dei compiti e li traduce in informazione. L’azione di una macchina è interamente investita nel e in funzione del suo oggetto, il prodotto. Le tecnologia dell’informazione, dall’altra parte introduce una dimensione ulteriore di riflessività: dà il suo contributo al prodotto ma lo riflette anche indietro nelle sue attività e sul sistema di attività al quale è correlata. La tecnologia dell’informazione non solo produce azione ma produce anche una voce che simbolicamente interpreta gli eventi, gli oggetti, e i processi fino a renderli visibili, conoscibili e divisibili secondo nuove direzioni.

Vista sotto questa prospettiva, la tecnologia dell’informazione è caratterizzata da un fondamentale dualismo non ancora completamente apprezzato. Da una parte, la tecnologia può essere applicata per automatizzare operazioni in accordo ad una logica che difficilmente differisce da quella dei sistemi di macchine del diciannovesimo secolo – ricolloca il corpo umano insieme ad una tecnologia che permette agli stessi processi di essere eseguiti con maggiore continuità e controllo. Dall’altra, la stessa tecnologia genera simultaneamente informazione riguardo il sottostante processo produttivo e amministrativo, attraverso il quale un’organizzazione realizza il proprio lavoro. Provvede ad un più profondo livello di trasparenza per attività che sono state entrambe parzialmente o completamente opache. Così la tecnologia dell’informazione sostituisce la tradizionale logica dell’automazione. La parola che ho coniato per descrivere questa capacità unica è informata. Attività, eventi, e oggetti vi sono tradotti dentro e si fanno visibili tramite l’informazione quando una tecnologia di informati è meglio di una di automata.

informante forza della tecnologia intelligente può essere osservata nella manipolazione dell’ambiente quando i mezzi basati sui microprocessori, quali quelli dei robot controllori a logica programmabile o sensori, sono usati per tradurre i tridimensionali processi di produzione in dati digitali. Questi dati sono quindi resi accessibili all’interno di uno spazio bidimensionale, tipicamente sullo schermo di un terminale video o sul tabulato di un calcolatore, sotto forma di simboli elettronici, numeri, lettere, e grafici. Questi dati costituiscono una qualità dell’informazione che non esisteva prima. I controllori programmabili non solo dicono alle macchine cosa devono fare – imponendo le informazioni che guidano nell’operazione le attrezzature – ma dicono anche cosa la macchina ha fatto – traducendo il processo di produzione e rendendolo visibile.

Nell’ambiente dell’ufficio la combinazione di sistemi, operanti in linea o sistemi di informazione e di comunicazione, crea una vasta presenza di informazione che adesso include dati precedentemente forniti nelle teste delle persone, nelle conversazioni faccia a faccia, in disegnatori di file metallici, e su volanti pezzi di carta. La stessa tecnologia in grado di trattare documenti più rapidamente, e con meno mediazione rispetto ad una macchina da scrivere meccanica o una penna ad inchiostro, può essere usata per dispiegare questi documenti in una rete di comunicazioni. Come i più sottostanti processi comunicativi transazionali di un’organizzazione diventano automatizzati, diventano anche accessibili come articoli in una banca dati organizzativa e crescente.

Nella propria capacità in quanto tecnologia automante, la tecnologia dell’informazione ha un vasto potenziale di dispiegare la presenza umana. Le sue implicazioni in quanto tecnologia informante, d’altra parte, non sono ancora ben comprese. La distinzione tra automata e informata provvede ad un modo di comprendere come questa tecnologia rappresenti insieme continuità e discontinuità con le tradizioni della storia industriale. Per quanto a lungo è stata nel frattempo trattata limitatamente nelle sue funzioni automanti, la tecnologia ha perpetuato la logica della macchina industriale, che nel corso del nostro secolo è stata capace di razionalizzare il lavoro mentre ha diminuito la dipendenza dall’abilità manuale. Come sempre, quando la tecnologia informatizza anche i processi ai quali è applicata, fa crescere l’esplicito contenuto d’informazione delle mansioni e mette in moto una serie di dinamiche che riconfigureranno per l’ultima volta la natura del lavoro e le relazioni sociali che organizzano l’attività produttiva.

A causa di questo dualismo la tecnologia intelligente non è mai stata chiaramente riconosciuta, e le conseguenze delle capacità informanti della tecnologia sono spesso considerate come fraintese. I suoi effetti non sono stati descritti, e il potenziale che lascia aperto rimane relativamente inesplorato. Il processo informante, essendo ancora miseramente definito, evita spesso le convenzionali categorie di descrizione usate per misurare gli effetti della tecnologia industriale. Queste duali capacità della tecnologia d’informazione non sono opposte ma gerarchicamente integrate.

L’informante deriva da ed è costruito sull’automazione. L’automazione è una condizione necessaria ma non sufficiente per l’informante. È ancora possibile procedere con l’automazione, senza referenze, e su come contribuirà all’informante potenziale della tecnologia. Quando questo occorre, l’informante è esperito come una fraintesa conseguenza di automazione. Questo è un punto nel quale le scelte sono lasciate aperte. I manager possono scegliere di utilizzare l’emergente capacità informante ed esplorare le innovazioni organizzative richieste per sostenerla e svilupparla. Alternativamente possono scegliere di ignorare o sopprimere questo processo. Per contro, è possibile considerare obiettivi informanti all’inizio di ogni processo di informazione. Le scelte che sono fatte nel rispetto di come e cosa automare, e quando ciò occorre sono guidate da criteri che riflettono obiettivi sviluppabili e associati con l’usare l’unica forza informante della tecnologia.

La tecnologia dell’informazione è frequentemente salutata come “rivoluzionaria”. Quali sono le implicazioni di questo termine? Rivoluzione significa un pervasivo distinguibile e radicale cambiamento, ma rivoluzione si riferisce anche ad un movimento sulla scia di un percorso fissato per poi tornare al punto di partenza. Ogni senso della parola ha una rilevanza per il problema centrale di questo libro. La capacità informante delle nuove tecnologie basate sui calcolatori porta sul problema radicale mentre questo altera il carattere intrinseco del lavoro – il corso della vita quotidiana a lavoro nelle esperienze di milioni di persone. Oltre a porre fondamentali nuove scelte per i nostri futuri organizzativi, i modi in cui fatica e gestione rispondono a queste nuove scelte determineranno definitivamente se la nostra era diverrà o meno un periodo di grandi cambiamenti o un ritorno agli schemi familiari e alle trappole del tradizionale posto di lavoro. Una più ristretta enfasi sulla sua capacità autom(izz)ante può costituire l’occasione per quel secondo tipo di rivoluzione – un ritorno a dei campi familiari di società industriale con divergenti interessi in competizione per il controllo, aumentati da un arrangiamento delle nuove risorse materiali con cui attaccare e difendere.


Le questioni alle quali giungiamo oggi sono finalmente in proposito della leadership. Ci saranno comandanti bravi a riconoscere il momento storico e le scelte che presenta? Troveranno modi di creare condizioni organizzative in cui nuove visioni, nuovi concetti, e nuovi linguaggi di relazioni lavorative possano emergere? Saranno abili a creare innovazioni organizzative che possano utilizzare le uniche capacità della nuova tecnologia, così mobilitando il loro potenziale produttivo dell’organizzazione al punto di incontrare gli innalzati rigori della competizione globale? Ci saranno capi che capiranno il ruolo cruciale che l’essere umano da ogni strato sociale potrà giocare aggiungendo valore alla produzione di beni e servizi? Se no rimarremo arenati in un nuovo mondo con vecchie soluzioni. Subiremo attraverso le incomprese conseguenze del cambiamento, perché abbiamo fallito a capire questa tecnologia e come essa differisce da quella che è venuta prima. Trascurando l’unica capacità inform(izz)ante della tecnologia avanzata basata sul calcolatore e ignorando il bisogno di una nuova visione del lavoro e dell’organizzazione, perderemo i drammatici benefici di mercato ai quali può provvedere. Invece troveremo modi per assorbire le disfunzioni, sputando fuoco sotto forma di pennellate e rattoppando ferite in uno smarrimento a fiamma bassa.



Note 1 vedi Michael Piore e Charles F. Sabel, La Seconda Industriale Linea di Demarcazione: Direzioni per una Prosperità (New York: Basic Books, 1984).



Le evidenziature coi caratteri in grassetto non sono presenti nel testo in lingua originale e hanno il solo scopo di facilitarne la lettura (N.d.T.)