Discussione:Gruppo MID: differenze tra le versioni

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''<<MID <br>
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Getulio Alviani<br>
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TRA IL 1963 E IL 1964, un gruppo di giovani artisti composto da Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni forma il MID-Mutamento Immagine Dimensione, la cui prima esposizione si tiene a Milano presso lo Studio Danese nel 1965. I primi anni di attività, come per tutte le esperienze innovative, sono intensissimi, con apici negli anni 1966-1967: il MID lavora sulla luce artificiale con “oggetti stroboscopici”, “generatori traccianti”, “generatori di interferenze”, “lampeggiatori”, grandi strutture cinetiche e ambienti sinestetici; tutte ricerche che, per le loro caratteristiche di movimento continuo, si sviluppano anche attraverso film e produzione di immagini sintetiche.
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''TRA IL 1963 E IL 1964, un gruppo di giovani artisti composto da Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni forma il MID-Mutamento Immagine Dimensione, la cui prima esposizione si tiene a Milano presso lo Studio Danese nel 1965. I primi anni di attività, come per tutte le esperienze innovative, sono intensissimi, con apici negli anni 1966-1967: il MID lavora sulla luce artificiale con “oggetti stroboscopici”, “generatori traccianti”, “generatori di interferenze”, “lampeggiatori”, grandi strutture cinetiche e ambienti sinestetici; tutte ricerche che, per le loro caratteristiche di movimento continuo, si sviluppano anche attraverso film e produzione di immagini sintetiche.''
 
   
 
   
  
ANTONIO BARRESE, Visual Bells, 2007. Veduta dell’installazione.
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''ANTONIO BARRESE, Visual Bells, 2007. Veduta dell’installazione.''
 
   
 
   
Venuti dopo i gruppi (precorritori Exact 51 ed Equipo 57) Gruppo N, Grav, Gruppo T — i “classici” dell’arte cinetica — essi sono però i primi a mantenersi realmente anonimi, per quanto già il Gruppo N avesse teorizzato l’arte non autorale (anche se più tardi qualcuno fra i suoi componenti è rientrato nei ranghi diventando “vero protagonista”, in senso tradizionale). Gli interessi del MID erano concentrati sostanzialmente sull’identificazione tra progetto e arte, e sulla potenzialità della tecnologia: condicio sine qua non per l’esistenza stessa dell’opera, mentre determinante per la dinamica del risultato era l’interattività con lo spettatore. Si generavano, da segni e forme semplici, immagini di complessità variabile: un superamento della Gestalt intesa come grammatica di base, che il MID sviluppa in una più articolata direzione linguistica e plastica. Sono scoperte che anticiperanno, per l’ampiezza dei temi di indagine, l’odierna arte digitale e multimediale.<br>
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''Venuti dopo i gruppi (precorritori Exact 51 ed Equipo 57) Gruppo N, Grav, Gruppo T — i “classici” dell’arte cinetica — essi sono però i primi a mantenersi realmente anonimi, per quanto già il Gruppo N avesse teorizzato l’arte non autorale (anche se più tardi qualcuno fra i suoi componenti è rientrato nei ranghi diventando “vero protagonista”, in senso tradizionale). Gli interessi del MID erano concentrati sostanzialmente sull’identificazione tra progetto e arte, e sulla potenzialità della tecnologia: condicio sine qua non per l’esistenza stessa dell’opera, mentre determinante per la dinamica del risultato era l’interattività con lo spettatore. Si generavano, da segni e forme semplici, immagini di complessità variabile: un superamento della Gestalt intesa come grammatica di base, che il MID sviluppa in una più articolata direzione linguistica e plastica. Sono scoperte che anticiperanno, per l’ampiezza dei temi di indagine, l’odierna arte digitale e multimediale.<br>''
Queste opere hanno in sé un’intuizione che si svolgerà, una volta enunciata, sino a toccare quasi sempre l’imprevedibile e il sorprendente. Una generazione, quella del MID, più indirizzata verso la spettacolarizzazione e mai condizionata da regole immobilizzanti o di preclusione, ma assolutamente aperta. Un’ottica che mai fino ad ora era stata perseguita in un campo così rigoroso, giungendo concretamente — e non come metafora (l’arte è stata quasi sempre metafora) — all’immateriale che tutta l’arte astratta ha sempre voluto perseguire; ma questa immaterialità, propria della luce, si genera da strutture di rilevante complessità tecnica. Tutto questo è stato il MID iniziale, e nella sua condizione ottimale… Sino alla fine degli anni Sessanta, quando la sua attività venne interrotta dalla contestazione di quella classe che in effetti si rivelò essere l’opposto delle intenzioni iniziali, di quel mondo che l’arte visiva più conseguentemente stava prefigurando (e su questo andrebbe aperto un ulteriore capitolo della storia, ancora piena di equivoci e malintesi).<br>
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''Queste opere hanno in sé un’intuizione che si svolgerà, una volta enunciata, sino a toccare quasi sempre l’imprevedibile e il sorprendente. Una generazione, quella del MID, più indirizzata verso la spettacolarizzazione e mai condizionata da regole immobilizzanti o di preclusione, ma assolutamente aperta. Un’ottica che mai fino ad ora era stata perseguita in un campo così rigoroso, giungendo concretamente — e non come metafora (l’arte è stata quasi sempre metafora) — all’immateriale che tutta l’arte astratta ha sempre voluto perseguire; ma questa immaterialità, propria della luce, si genera da strutture di rilevante complessità tecnica. Tutto questo è stato il MID iniziale, e nella sua condizione ottimale… Sino alla fine degli anni Sessanta, quando la sua attività venne interrotta dalla contestazione di quella classe che in effetti si rivelò essere l’opposto delle intenzioni iniziali, di quel mondo che l’arte visiva più conseguentemente stava prefigurando (e su questo andrebbe aperto un ulteriore capitolo della storia, ancora piena di equivoci e malintesi).<br>''
Il MID per lunghi anni ha svolto attività di graphic design e design d’oggetto d’uso, nella convinzione che questa fosse una delle forme dell’avanguardia non soltanto artistica ma anche ideologica. Un lavoro consistente, che ha anche premiato Antonio Barrese con alcuni “Compassi d’oro” e altri riconoscimenti: egli, rispetto a Grassi, Laminarca (che è scomparso prematuramente nel 1990) e Marangoni, che intrapresero una strada sostanzialmente professionale, ha continuato a operare in un clima di interrelazione con l’arte, pensando in termini ideativi che non vennero mai meno. Proprio dopo una lunghissima sospensione — durata decenni — alla fine del secolo scorso, da braci apparentemente spente e sepolte sotto la cenere, la brezza di un’esposizione inattesa ha fatto riaccendere il fuoco dell’operosità. Mostre come “Luce, Movimento & Programmazione: Kinetische Kunst aus Italien 1958-68”, tenutasi dal 2000 al 2004 nei musei di Ulm, Mannheim, Gelsenkirchen, Kiel, Schwerin e Klagenfurt; “Einbildung” a Graz; “Op Art” a Francoforte; “Die Neuen Tendenzen” a Ingolstadt e Düren, fino a “Cinetica” a Torviscosa, congiunte a un interesse internazionale verso l’approfondimento delle tematiche sull’arte esatta (anche se sempre in ritardo) hanno portato di nuovo il MID alla ribalta. Ha così visto la luce il volume MID.<br>
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''Il MID per lunghi anni ha svolto attività di graphic design e design d’oggetto d’uso, nella convinzione che questa fosse una delle forme dell’avanguardia non soltanto artistica ma anche ideologica. Un lavoro consistente, che ha anche premiato Antonio Barrese con alcuni “Compassi d’oro” e altri riconoscimenti: egli, rispetto a Grassi, Laminarca (che è scomparso prematuramente nel 1990) e Marangoni, che intrapresero una strada sostanzialmente professionale, ha continuato a operare in un clima di interrelazione con l’arte, pensando in termini ideativi che non vennero mai meno. Proprio dopo una lunghissima sospensione — durata decenni — alla fine del secolo scorso, da braci apparentemente spente e sepolte sotto la cenere, la brezza di un’esposizione inattesa ha fatto riaccendere il fuoco dell’operosità. Mostre come “Luce, Movimento & Programmazione: Kinetische Kunst aus Italien 1958-68”, tenutasi dal 2000 al 2004 nei musei di Ulm, Mannheim, Gelsenkirchen, Kiel, Schwerin e Klagenfurt; “Einbildung” a Graz; “Op Art” a Francoforte; “Die Neuen Tendenzen” a Ingolstadt e Düren, fino a “Cinetica” a Torviscosa, congiunte a un interesse internazionale verso l’approfondimento delle tematiche sull’arte esatta (anche se sempre in ritardo) hanno portato di nuovo il MID alla ribalta. Ha così visto la luce il volume MID.<br>''
Alle origini della multimedialità, edito da Silvana Editoriale e presentato in occasione della mostra tenutasi alla Triennale di Milano dal 13 al 16 settembre scorsi, in cui tre grandi “Totem” luminosi hanno fatto da contrappunto a una serie di immagini sintetiche = luce dinamica e statica.>>''
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''Alle origini della multimedialità, edito da Silvana Editoriale e presentato in occasione della mostra tenutasi alla Triennale di Milano dal 13 al 16 settembre scorsi, in cui tre grandi “Totem” luminosi hanno fatto da contrappunto a una serie di immagini sintetiche = luce dinamica e statica.>>''

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<<MID
Getulio Alviani

TRA IL 1963 E IL 1964, un gruppo di giovani artisti composto da Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni forma il MID-Mutamento Immagine Dimensione, la cui prima esposizione si tiene a Milano presso lo Studio Danese nel 1965. I primi anni di attività, come per tutte le esperienze innovative, sono intensissimi, con apici negli anni 1966-1967: il MID lavora sulla luce artificiale con “oggetti stroboscopici”, “generatori traccianti”, “generatori di interferenze”, “lampeggiatori”, grandi strutture cinetiche e ambienti sinestetici; tutte ricerche che, per le loro caratteristiche di movimento continuo, si sviluppano anche attraverso film e produzione di immagini sintetiche.


ANTONIO BARRESE, Visual Bells, 2007. Veduta dell’installazione.

Venuti dopo i gruppi (precorritori Exact 51 ed Equipo 57) Gruppo N, Grav, Gruppo T — i “classici” dell’arte cinetica — essi sono però i primi a mantenersi realmente anonimi, per quanto già il Gruppo N avesse teorizzato l’arte non autorale (anche se più tardi qualcuno fra i suoi componenti è rientrato nei ranghi diventando “vero protagonista”, in senso tradizionale). Gli interessi del MID erano concentrati sostanzialmente sull’identificazione tra progetto e arte, e sulla potenzialità della tecnologia: condicio sine qua non per l’esistenza stessa dell’opera, mentre determinante per la dinamica del risultato era l’interattività con lo spettatore. Si generavano, da segni e forme semplici, immagini di complessità variabile: un superamento della Gestalt intesa come grammatica di base, che il MID sviluppa in una più articolata direzione linguistica e plastica. Sono scoperte che anticiperanno, per l’ampiezza dei temi di indagine, l’odierna arte digitale e multimediale.
Queste opere hanno in sé un’intuizione che si svolgerà, una volta enunciata, sino a toccare quasi sempre l’imprevedibile e il sorprendente. Una generazione, quella del MID, più indirizzata verso la spettacolarizzazione e mai condizionata da regole immobilizzanti o di preclusione, ma assolutamente aperta. Un’ottica che mai fino ad ora era stata perseguita in un campo così rigoroso, giungendo concretamente — e non come metafora (l’arte è stata quasi sempre metafora) — all’immateriale che tutta l’arte astratta ha sempre voluto perseguire; ma questa immaterialità, propria della luce, si genera da strutture di rilevante complessità tecnica. Tutto questo è stato il MID iniziale, e nella sua condizione ottimale… Sino alla fine degli anni Sessanta, quando la sua attività venne interrotta dalla contestazione di quella classe che in effetti si rivelò essere l’opposto delle intenzioni iniziali, di quel mondo che l’arte visiva più conseguentemente stava prefigurando (e su questo andrebbe aperto un ulteriore capitolo della storia, ancora piena di equivoci e malintesi).
Il MID per lunghi anni ha svolto attività di graphic design e design d’oggetto d’uso, nella convinzione che questa fosse una delle forme dell’avanguardia non soltanto artistica ma anche ideologica. Un lavoro consistente, che ha anche premiato Antonio Barrese con alcuni “Compassi d’oro” e altri riconoscimenti: egli, rispetto a Grassi, Laminarca (che è scomparso prematuramente nel 1990) e Marangoni, che intrapresero una strada sostanzialmente professionale, ha continuato a operare in un clima di interrelazione con l’arte, pensando in termini ideativi che non vennero mai meno. Proprio dopo una lunghissima sospensione — durata decenni — alla fine del secolo scorso, da braci apparentemente spente e sepolte sotto la cenere, la brezza di un’esposizione inattesa ha fatto riaccendere il fuoco dell’operosità. Mostre come “Luce, Movimento & Programmazione: Kinetische Kunst aus Italien 1958-68”, tenutasi dal 2000 al 2004 nei musei di Ulm, Mannheim, Gelsenkirchen, Kiel, Schwerin e Klagenfurt; “Einbildung” a Graz; “Op Art” a Francoforte; “Die Neuen Tendenzen” a Ingolstadt e Düren, fino a “Cinetica” a Torviscosa, congiunte a un interesse internazionale verso l’approfondimento delle tematiche sull’arte esatta (anche se sempre in ritardo) hanno portato di nuovo il MID alla ribalta. Ha così visto la luce il volume MID.
Alle origini della multimedialità, edito da Silvana Editoriale e presentato in occasione della mostra tenutasi alla Triennale di Milano dal 13 al 16 settembre scorsi, in cui tre grandi “Totem” luminosi hanno fatto da contrappunto a una serie di immagini sintetiche = luce dinamica e statica.>>