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Stephan Barron


Table of contents

1 Biografia 2 Opere 3 Musei 4 Bibliografia 5 Sito Web 6 Poetica 7 Webliografia




Biografia


Stéphan Barron occupa in Europa un ruolo fondamentale all’interno della ricerca della definizione spazio temporale dell’immagine video.

Fondatore del movimento detto Technoromantisme (Tecnoromanticismo) e componente dell’Art Planétaire (Arte Planetaria), è uno dei primi artisti francesi ad avere consacrato il proprio lavoro alle nuove tecnologie. Attivo nella sua nazione d’origine e all’estero, ha ottenuto una borsa di studio dalla Villa Médicis per le Nuove Tecnologie.

Studioso e teorico d’arte ha scritto numerosi saggi sui nuovi andamenti dell’arte contemporanea. Il suo percorso coniuga teoria e pratica delle arti tecnologiche e contemporanee, e gli offre un ruolo nella corrente delle arti d’avanguardia del XX° secolo e di altre forme d’arte quali il video, la danza, l’architettura, la musica ecc…


Opere


Opere d’Arte Planetaria


Queste lacune tra il suono e l’immagine, formano una trama, diventano un teatro d’ombre, ombre di immagini, ombre di suoni. Ora, questa è la cosa rilevante, è la mancanza che ci conduce dal reale all’arte.Giugno 1987



Berlin/Pekin: Questa è un’installazione video che doveva essere realizzata nel 1988. Sette televisori emettono immagini di Berlino e del Muro e altri sette mostrano la Cina e della Muraglia cinese. All’inizio dell’esposizione, questa parte doveva essere attivata. Un testo è letto per telefono da Pekino da un cinese. Un testo viene letto per telefono da Berlino da un tedesco. Le due voci si fondono nel luogo dell’esposizione. Lo scopo di questo progetto è di mettere in scena un legame simbolico ed immaginario tra la Muraglia Cinese e il Muro di Berlino. Nei primi fotogrammi il muro di Berlino viene sovrapposto da simboli calligrafici cinesi. Successivamente si susseguono testi cinesi a testi tedeschi, con una avvicendamento di immagini della muraglia e del muro. Questa visione offre allo spettatore la possibilità di prendere parte ad un’esperienza globale, multi culturale e multi spaziale che frantuma le necessità e i bisogni soggettivi, portandolo in due posti estremamente distanti, ma nello stesso tempo uniti nella esperienza immediata. La distanza viene annullata. Il muro, limite spaziale tra gli uomini, è un simbolo dell’infermità e dell’isolamento. Confrontare in uno stesso luogo (il luogo dell’esposizione) questi due muri-simbolo, distanti nel tempo e nello spazio, mettendo in dubbio la validità di tutte le barriere umane. Vengono così rimessi in gioco i propri limiti e le barriere mentali. Nel 1988 questo progetto venne rifiutato dal Ministro della Cultura, e non poteva essere realizzato senza denaro. Nel 1989, il Muro di Berlino venne abbattuto. Nel 1994, la rivendicazione della libertà degli studenti cinesi venne repressa nel sangue.. Progetto del 1988.

Orient Express: Stéphan Barron percorre sull’Orient Express il tragitto tra Parigi e Budapest, scattando una fotografia ad intervalli orari. Raggiunta Budapest, le 25 polaroid realizzate vengono numerate e spedite tramite modem a Parigi; la stessa cosa viene fatta durante il viaggio di ritorno. In questa opera, le immagini scattate a distanza di tempo, ci obbligano a ricostruire mentalmente il viaggio. Questa opera vuole essere una riflessione sullo spazio, la modificazione dl viaggio (viaggio immobile e immaginario) nell’era della comunicazione istantanea. Inoltre è una riflessione sul tempo, o come un istante banale, scelto in precedenza diventi importante. Orient Express crea una frattura tra lo spazio e il tempo: la coscienza di tempo vi si annulla concentrandosi sui limiti spaziali. L’essenza dell’immagine è il tempo. Ottobre 1987


Traits: Azione realizzata con Sylvia Hansmann. L’idea è quella di percorrere in auto il Meridiano di Greenwich dalla Manica al Mediterraneo, da Villers-sur-Mer a Castillon de la Plana, inviando, attraverso un télécopieur, nell’arco di 13 giorni 850 telefax (testi e immagini) a otto musei d’Europa. La linea diritta realizzata nello spazio geografico si materializza nei luoghi dell’esposizione grazie alle immagini inviate, e nello spirito degli spettatori grazie ai tratti immaginari, proiezioni del Meridiano d’origine. Barron desidera proporre una nuova rappresentazione del tracciato, uno dei primi simboli della civiltà: una rappresentazione mentale integrante lo spazio, il tempo e l’immaginario di ciascuno. Settembre 1989 Ars Electronica, Manifestation Internationale des Arts Electroniques-Linz/Institut Français- Cologne/ Galerie Aladin Oudin-Paris/ Centre d’Art Contemporain Espais- Gérona/ La Criée Centre d’Art Contemporain- Rennes/ Maison de la Culture d’Amiens/ Musée de Céret. 1989

Autoportrait : Si tratta di un robot telefonico costruito nel 1991 in collaborazione con l’ingegnere Jérôme Gilbert. Nel luogo dell’esposizione, una freccia robotizzata indica la direzione dove si trova Barron. Questo robot obbedisce alle frequenze vocali del telefono indicando otto direzioni differenti ( Nord, Nord-Est, Est, Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, Ovest, Nord-Ovest). L’artista si sposta attorno al luogo dell’esposizione e indica al robot attraverso una cabina telefonica le differenti direzioni. “ Ho fatto credere di aver fatto il giro dell’Europa, ma sono rimasto due settimane a casa mia “ confesserà in seguito Barron.


Les plantes de mon jardin : Questa è un’opera realizzata nella primavera del 1991 tra la Normandia e Praga. Barron invia ogni giorno da Hérouville Saint-Clair (Francia) a Praga, nell’arco di tre settimane, delle telecopie sulle piante del suo minuscolo giardino. La grandezza reale del giardino non è conosciuta dai destinatari. Questo progetto gioca così sulla manipolazione e sulla cecità. Le telecopie inviate fanno credere che il giardino sia immenso. In quest’opera l’aspetto dell’azione quotidiana unita alla totalità della terra è importante.Crea un legame tra la terra microscopica del giardino e la Terra. Microcosmo di un giardino che si sveglia in inverno e il macrocosmo della città (Praga) che riacquista la propria libertà dopo la caduta del comunismo. Galerie Spala - Praga – Maggio 1991.


A perte d’entendre : Opera del 1991 sulla percezione intima di spazio e del legame con l’altro. L’artista fermo alla Porta di Brandeburgo con un walkie-talkie, si dirige successivamente nelle otto direzioni cardinali. Ad ogni perdita di contatto delle trasmittenti scatta delle foto del luogo in cui si trova. I raggi del cerchio, cordoni ombelicali immateriali, variano in funzione della trasmissione. Questo progetto è espressione dello spazio interiore, costruito a partire dall’esperienza della perdita. È stato realizzato a partire dalla Porta di Brandeburgo. Poichè simbolo della frontiera immateriale tra l’Est e l’Owest. Galerie Sakschewski – Berlino – Luglio 1991.


Le bleu du ciel : È un’installazione interattiva del 1994. Due computer situati a Tourcoing e a Toulon, collegati tramite rete telefonica calcolano in tempo reale le gradazioni di colore presenti nel cielo dell’emisfero australe e dell’emisfero boreale. Lo stesso progetto venne realizzato nel 1995 tra Parigi e Monaco ( Prix Unesco). I cieli dei due luoghi distanti nello spazio interagiscono tra essi stessi lo e lo spettatore dell’opera. Non si tratta di un’interattività tra l’uomo e la macchina, ma di un’interattività più vasta, tra l’uomo e la natura che è rivolta a vedere e trascendere tramite questa installazione. Dietro un piccolo monocromo, si sviluppa un doppio processo interattivo: interiore con la nostra psicologia, esteriore con il pianeta. Questo progetto rappresenta il processo interattivo tra il cielo e il nostro stato d’animo: il colore del cielo sul nostro temperamento, la nostra visione del mondo. La nostra visione del mondo è influenzata dalle sensazioni che ci trasmette il colore del cielo. Estroversi al Sud, introversi al Nord....gioiosi in primavera, melanconici quando il cielo è cupo e grigio...il colore del cielo è una finzione interattiva; dare concretezza a questa finzione è lo scopo di questo progetto. La sua bellezza risiede in questo cielo fittizio, un cielo infinito e ubiquista che esiste da qualche parte tra Nord e Sud, in qualche luogo del nostro immaginario: un cielo infinito. Questi monocromatismi viventi ed immaginari, cosmici e in armonia con i cieli realmente distanti mille chilometri, perseguono il progetto di Yves Klein e dei suoi monocromi. Ci riconducono al cielo finito ed infinito: quello del pianeta azzurro. Questo dispositivo ci apre ad una dimensione superiore delle nostre percezioni.


Le jour et la nuit : Riprende nel 1995 l‘idea di collegare la metà dei due cieli. Vengono quindi presentate due immagini reali del cielo estrapolate da due paesi distanti dodici ore di fuso orario. Un computer in Brasile e uno in Australia, collegati tramite Internet, mostrano fotografie dei cieli dei due paesi. L’intervallo orario di dodici ore tra i due paesi causa inevitabilmente la presenza da un lato di un cielo sempre notturno e dall’altro sempre diurno. Il risultato è un monocromo blu medio. Il variare delle nuvole all’interno di questi cieli comporta delle nuance grigie, azzurre e blu notte. Gli spettatori dell’opera partecipano a circa 20000 chilometri di distanza. Questa installazione ridimensiona la nostra coscienza nei confronti della terra. Adelaide – San Paulo/ Arte no seculo – Dicembre 1995.


Ozone : è una delle prime opere in cui Barron utilizza internet. È un’installazione sonora che traduce in musica la quantità di ozono rilevata in Australia e quella prodotta dalla circolazione veicolare a Lille.


L’idea iniziale era quella di inserire un pianoforte programmato nei luoghi destinati all’esposizione. Questi strumenti che all’apparenza dovevano sembrare comuni, in realtà dovevano produrre una musica realizzata attraverso l’interazione di fenomeni umani e naturali.

L’installazione finale doveva essere composta da un pianoforte inagibile, azionato a distanza da fenomeni planetari immateriali. Il progetto iniziale prevedeva l’uso di una macchina singola, azionata da una pompa ad ozono che metaforicamente ne regolasse l’eccesso presente nella città per compensare quello che mancava dalla stratosfera. I suoni acquisiti dalla circolazione veicolare di Lille e dalla rottura della calotta d’ozono in Australia, furono diffusi simultaneamente nel giardino di un fabbricato storico di Adelaide, e in una strada ad Roubaix.