EpidemiC

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EpidemiC
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[epidemiC]



Biografia

Collettivo milanese nato nel giugno 2001, composto da circa 10 elementi: artisti, programmatori, neurologi, critici d’arte, pubblicitari e scrittori, da artisti/programmatori e programmatori/artisti (tra i fondatori Flaminio Gualdoni e Luca Lampo).

La loro avventura è iniziata raccogliendo materiale sul codice di programmazione «scritto» per finalità estetiche o agonistiche: Obfuscated Code Context, Demo 7K e soprattutto Virus: programmi belli, ma del tutto inutili. Il nome ed il logo [epidemiC] nacque in occasione della manifestazione D.I.N.A. 01. In quell’occasione presentarono VIRII VIRUS VIREN VIRY # digital_is_not_analog.01 un manifesto sulla bellezza del codice sorgente, mentre il filosofo Franco Berardi Bifo interpretava, come fossero «antichi versi» le quattro pagine del listato - LoveLetter For You -, più conosciuto come: il virus "I Love You". L’effetto stupì anche gli stessi membri del gruppo che non si aspettavano che uno «script» informatico potesse essere eseguito, in modo efficace, anche senza un computer.

EpidemiC è probabilmente l’unico gruppo europeo che lavora esplicitamente sul potenziale estetico del virus informatico; i progetti di EpidemiC lavorano sullo sviluppo estetico del codice sorgente, ossia di quel testo che dispone e programma la esecutività di un virus.

Opere

Presentato insieme agli 0100101110101101.org alla Biennale di Venezia nel padiglione sloveno. Il virus, scritto in Phyton, si presenta come un set di istruzioni in cui è possibile riconoscere elementi narrativi.

Programma che inserisce nel corpo dell’ e-mail brevi frasi pescate a caso da una lista di sentenze che che alterano o rovesciano il senso finale del messaggio.

Software attualmente basato sulla piattaforma Windows che sfrutta il protocollo peer to peer di Gnutella.

Bibliografia

Sito web

http://www.epidemic.ws/

Poetica

Il collettivo italiano EpidemiC è uno dei pochissimi gruppi in Europa che dichiara apertamente di fare ricerca estetica sui virus informatici, più specificamente sullo sviluppo estetico del codice sorgente, cioè quel testo che dispone e programma l’esecutività di un virus. Alla radice della loro ricerca c’è l’esigenza spiazzante di sovvertire i luoghi comuni sui virus informatici che il sistema dell’informazione ha fino ad oggi prodotto e giocare con la presunta trasparenza della comunicazione digitale.

La loro teoria incentrata su una possibile «bellezza del codice sorgente» postula un concetto della programmazione come «arte in sé» e non come semplice strumento per produrre opere d’arte. Gaetano La Rosa, esponente del gruppo, scrive: «Negli ambienti informatici c’è già piena coscienza che la scrittura del sorgente dei virus è la prova più alta nell’arte della programmazione. Agli occhi di un non addetto ai lavori quelle stringhe di testo appaiono senza significato e senza importanza. Salvo poi attendere, terrorizzati, l’arrivo dell’ultimo virus. Ma se il codice sorgente è un testo, e non c’è dubbio che lo sia, è a partire da quest’aspetto della questione che dovrà in definitiva giocarsi la partita». La programmazione, così, come ogni altro tipo di scrittura, porta alla ribalta e rende validi criteri come eleganza, proporzione, efficacia e perfino bellezza, presentandosi come un linguaggio creativo a sé stante, e come una stimolante ipotesi di «avanguardia» contemporanea. EpidemiC pone anche l’attenzione sulla relazione che si crea tra mittente e ricevente quando le comunicazioni vengono mediate da un software, smascherando il comune convincimento che un file sia corrotto solo se è illeggibile (cfr. downJones [sendMail]).

Webliografia