Estetica della rete

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search

Estetica della rete, caratteristica delle forme di partecipazione determinate dalla formazione di relazioni al fine di creare attività artistiche in un ambiente di condivisione. L'argomento pone l'attenzione sulle pratiche artistiche, sul concetto di spazi urbani, sulla nuova forma di pubblico e sulle relative ripercussioni di questa evoluzione nella società grazie soprattutto allo scenario creato dalle nuove tecnologie e dai nuovi media.

Argomento:

Estetica della rete

Descrizione:

"Il networking è un'arte", sostiene Tatiana Bazzichelli nel suo libro dedicato all'analisi delle relazioni aperte e in divenire. Difficile usare il termine "arte" per definire quelle attività artistiche che si manifestano grazie al networking. Queste pratiche non si esplicano attraverso l'utilizzo di un solo medium ma operano trasversalmente attraverso diversi mezzi di comunicazione. " La rete come arte, dunque, liberandosi dalle pregiudiziali del passato e riappropriandosi di un termine che, nella sua vastità concettuale, permette di abbracciare pratiche diverse, senza costringerle in forme rigide, lasciandole libere di trasformarsi attraverso l’intreccio di legami sempre nuovi. Un’arte fuori dalle righe, che comprende [...] molteplici ambiti d’azione."[1]

L'arte della rete è quindi quella pratica artistica che crea delle reti di relazione, di condivisione e di partecipazione con persone che comunicano e creano in maniera artistica e "orizzontale". L'artista e lo spettatore vengono collocati sullo stesso piano perdendo il significato originario. Sempre l'artista diventa un operatore di rete che basa le sue opere sulle relazioni e sui processi in divenire fra individui. Individui che a loro volta danno vita a prodotti creativi in un ambiente di condivisione.

Le opere di networking dagli anni ottanta in poi hanno determinato un uso creativo delle nuove tecnologie ma già dalle avanguardie del 900 l'oggetto artistico si è contaminato con la vita quotidiana, con le Neoavanguardie il pubblico partecipa direttamente alla creazione dell'opera e con la corrente Fluxus si elimina completamente la gerarchia tra artista e spettatore. La sperimentazione dell'arte inizia a manifestarsi al di fuori delle gallerie e dei musei spostandosi nella realtà quotidiana. Negli anni '70 si hanno i graffitisti e il movimento punk per poi arrivare ai circuiti telematici antagonisti e ai network di attivisti e artisti che utilizzano in maniera autonoma i media nelle proprie azioni autogestendosi e autoproducendosi.

Inizia l'analisi e critica della cultura della rete e negli anni novanta si ha la massima formazione ed espressione di una net culture italiana. In Italia il networking artistico si lega direttamente alle pratiche hacker, 0100101110101101.ORG, Jaromil e gli [epidemiC], ne sono un esempio. Tra gli anni novanta e duemila lo sviluppo di progetti collettivi grazie alla diffusione di strumenti tecnologici a basso costo afferma sempre di più la cultura del networking e nascono di conseguenza Indymedia italia, il network delle Telestreet, il collettivo New Global Vision e il server libero di Autistici/Inventati. Il tutto si rafforza in seguito alla violenza e repressione che si manifesta a Genova nel 2001 durante il vertice G8.

Ma la questione complessa è dare un valore estetico a queste forme d'arte socialmente impegnate. Le opere spesso non sono conformi ai canoni consueti dell'attraente e del bello, anzi in genere la documentazione fotografica di tali processi artistici trasmette molto poco per la comprensione del significato oggettivo. I sostenitori dell'arte socialmente collaborativa individuano in alcuni casi un'estetica manifesta e in altri ambiti invece si trovano di fronte a operazioni incontrollate più difficili da comprendere e da catalogare come pratiche artistiche. Come sostiene Rancière i cambiamenti dell'arte sono determinati dai cambiamenti politici e quindi la questione dell'estetica si deve soffermare sullo studio di queste variazioni che intercorrono tra le forme di rivoluzione politica e le forme di esperienza suscitate dalle arti. Ne consegue un'idea di arte vista come un'esperienza autonoma e che non si manifesta attraverso un solo specifico medium.

Di conseguenza l'estetica della rete la si può individuare in diverse forme di partecipazione. Come sostiene il filosofo Yves Michaud "dove prima c'erano le opere, ora restano solo esperienze"[2] Questo non vuol dire che le opere d'arte scompaiono ma piuttosto che l'estetica si diffonde ovunque come se fosse uno stato "gassoso", una nuvola di vapore che cosparge interamente la nostra realtà. Proprio partendo da questo concetto il discorso si fa più ampio e Mario Costa, altro filosofo, attraverso le sue riflessioni aiuta a tracciare una nuova definizione di estetica derivata dall'utilizzo delle nuove tecnologie: "Per quanto riguarda l’arte e l’estetica, il sublime tecnologico indica la nozione dell'oltrepassamento dell'arte e del declino di tutte quelle che erano le categorie specifiche dell'artistico, vale a dire: il soggetto, l'espressione, la personalità artistica, la creazione, il genio, la bellezza, lo stile.... La nozione del sublime tecnologico, alla quale le nuove tecnologie permettono di accedere, liquida tutta questa costellazione di concetti legata all'artistico e introduce, invece, quel sistema di categorie che l’estetica tradizionale lega al sublime."[3] La ricerca estetica sempre secondo Mario Costa si sviluppa quindi in due direzioni: da un lato indaga le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie sulle pratiche artistiche tradizionali e dall'altro lato studia come queste tecnologie ricercano e ritrovano una loro specificità estetica. La caratteristica dell'estetica tradizionale basata sulla forma cede il posto all'informe e al casuale, "l’opera d’arte dell’avvenire […] consisterà sempre di più nella estetizzazione dei flussi neo-tecnologici"[4]. In questa nuova dimensione ciò che viene comunicato non ha più senso, piuttosto è importante la connettività e il flusso comunicativo che si impone a qualsiasi "forma significante".

Interessante anche la ricerca portata avanti da Vito Campanelli, professore e teorico dei media, riguardo l'estetica dei nuovi media. Con le sue teorie ha cercato di colmare le lacune sul tema elaborando un approccio teorico innovativo. Innanzi tutto cerca e trova dei riferimenti nelle teorie classiche e moderne, perchè i nuovi media sono il prolungamento del pensiero umano e non nascono dal nulla. In secondo luogo secondo Campanelli non è l'estetica che influenza il computing ma piuttosto è il computing ad influenzare l'estetica e questo porta al manifestarsi di un nuovo senso estetico che definisce due dinamiche fondamentali: "l'estetizzazione della società e la diffusione globale delle forme del web."[5] Quindi i nuovi media e il web determinano una estetizzazione della società diffondendo pensieri e idee che penetrano nel senso comune, cosa che in precedenza era già successa col mezzo televisivo.

Le pratiche artistiche facendo uso di questi strumenti tecnologici danno luogo quindi ad interferenze e contaminazioni della società e degli ambienti urbani diventando, come sostiene la professoressa e curatrice indipendente Cecilia Guida, "Spatial Practices, ovvero le pratiche non oggettuali ma esperienziali che, a partire dalla comune esigenza avvertita dagli artisti di uscire dai luoghi deputati, occupano gli spazi della vita e della comunicazione contemporanea, per sperimentare modalità estetiche diverse, con la partecipazione attiva di una comunità più vasta e "spontanea"."[2] Queste pratiche trovano la loro origine origine nei movimenti artistici in opposizione all'arte borghese e si consolidano nei primi anni novanta sia negli Stati Uniti che in Europa dove il concetto di pubblico cambia di significato in quanto spazio e in quanto persone. Lo spazio pubblico si trasforma e diventa luogo per pratiche esperienziali intrecciate allo spazio mediatico, in particolare con il web, dove prendono forma nuovi rapporti relazionali.

Bibliografia:

  • Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
  • Artificial Hells, Participatory Art and the Politics of Spectatorship, Claire Bishop, Verso, New York, 2012
  • Spatial Practices, Funzione pubblica e politica dell'arte nella società delle reti, Cecilia Guida, Franco Angeli Editore, 2012

Webliografia:

Note:

  1. Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
  2. 2,0 2,1 Spatial Practices, Funzione pubblica e politica dell'arte nella società delle reti, Cecilia Guida, Franco Angeli Editore, 2012
  3. http://www.costaenolan.it/stampa/La%20disumanizzazione%20tecnologica/Vesuvioweb.com%20-%20intervista%20a%20Mario%20Costa%20-%2016%20novembre%202007.pdf
  4. http://www.foglidarte.it/index.php/fogli-freschi-di-stampa/71-estetica-costa
  5. http://www.digicult.it/it/digimag/issue-067/web-aesthetics-vito-campanelli-and-the-media-aesthetics/

Tipo di scheda:

InteractiveResource

Soggetto (categoria) da Thesaurus Pico Cultura Italia:

Estetica

Soggetto (categoria, tags) a testo libero:

pratiche artistiche, nuove tecnologie, nuovi media

Voci correlate:

Interaction, Participation, Networking. Art and telecommunication, L'arte della Rete, l'arte in Rete. Il Neen, la rivoluzione estetica di Miltos Manetas.