Galleria storica: differenze tra le versioni

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==Storia del museo==
 
==Storia del museo==
  
Verso la fine del XVI secolo in tutta Europa proliferano le cosiddette Wunderkammern o "Camere delle meraviglie”. Assemblate da sovrani, principi e signori appassionati di scienza, queste collezioni includono ogni genere di reperto, senza ordine apparente e senza altro criterio che la rarità e la bizzarria.  
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Verso la fine del XVI secolo in tutta Europa proliferano le cosiddette '''Wunderkammern''' o "''Camere delle meraviglie''”. Assemblate da sovrani, principi e signori appassionati di scienza, queste collezioni includono ogni genere di reperto, senza ordine apparente e senza altro criterio che la rarità e la bizzarria.  
Lo scopo di queste Wunderkammern è quello di fornire un'immagine della complessità dell'universo, offrendo di essa vari esempi. Vi erano custoditi cimeli insoliti o di pregio, artefatti di ogni epoca e provenienza, nonché reperti rappresentativi dei regni della natura. Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa ha le sue origini nella "Galleria" annessa al Giardino dei Semplici pisano, l'attuale Orto Botanico, costituita sul finire del ‘500 per volontà di Ferdinando I De’Medici. All'interno delle Wunderkammern, la Galleria pisana assume sin da subito una fisionomia peculiare. Lo stretto legame con l'Ateneo Pisano e il Giardino dei Semplici di Pisa fa sì che al semplice destare curiosità si accompagni sempre e comunque un approccio di tipo scientifico nei confronti dei reperti.
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Lo scopo di queste Wunderkammern è quello di fornire un'immagine della complessità dell'universo, offrendo di essa vari esempi. Vi erano custoditi cimeli insoliti o di pregio, artefatti di ogni epoca e provenienza, nonché reperti rappresentativi dei regni della natura. Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa ha le sue origini nella "Galleria" annessa al Giardino dei Semplici pisano, l'attuale Orto Botanico, costituita sul finire del ‘500 per volontà di Ferdinando I De’Medici. All'interno delle Wunderkammern, la Galleria pisana assume sin da subito una fisionomia peculiare. Lo stretto legame con l'Ateneo Pisano e il Giardino dei Semplici di Pisa fa sì che al semplice destare curiosità si accompagni sempre e comunque un '''approccio di tipo scientifico nei confronti dei reperti.'''
 
Nel Museo è possibile vedere tuttora esposte diverse opere annoverate negli inventari seicenteschi.
 
Nel Museo è possibile vedere tuttora esposte diverse opere annoverate negli inventari seicenteschi.
  
Nel 1814 l'Università di Pisa imbocca una svolta, scegliendo di suddividere ufficialmente in settori disciplinari distinti una scienza ormai troppo vasta.
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Nel '''1814''' l'Università di Pisa imbocca una svolta, scegliendo di ''suddividere ufficialmente in settori disciplinari distinti una scienza ormai troppo vasta.''
Al professor Gaetano Savi viene affidata la Botanica e al professor Giorgio Santi la Zoologia, la Geologia e la Paleontologia; di conseguenza, ai due sono assegnate rispettivamente la direzione del Giardino dei Semplici, ora Orto botanico di Pisa, e quella del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, che diviene centro amministrativo autonomo. Con questa scissione si chiude definitivamente il cammino che per oltre due secoli aveva visto le due istituzioni affiancate.
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Ha così inizio uno dei periodi più intensi della storia del Museo. Sotto la direzione di Paolo Savi, dal 1823 al 1871, il Museo arricchisce le collezioni di decine di migliaia di reperti, amplia gli spazi dedicati alla loro esposizione e conservazione e pubblica un'ampia produzione scientifica. Inoltre, con la collaborazione di Pacini e Studiati, in soli cinque anni il professor Savi porta a compimento la tassidermizzazione di 170 mammiferi e 1274 uccelli, tutt'oggi parte significativa delle collezioni storiche dell'attuale museo, e notevoli per la cura e l'eleganza con la quale i preparati sono realizzati.
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Ha così inizio uno dei periodi più intensi della storia del Museo. Sotto la direzione di '''Paolo Savi''', dal 1823 al 1871, il Museo arricchisce le collezioni di '''decine di migliaia di reperti''', amplia gli spazi dedicati alla loro esposizione e conservazione e pubblica un''''ampia produzione scientifica'''. Inoltre, con la collaborazione di Pacini e Studiati, in soli cinque anni il professor Savi porta a compimento la tassidermizzazione di 170 mammiferi e 1274 uccelli, tutt'oggi parte significativa delle collezioni storiche dell'attuale museo, e notevoli per la cura e l'eleganza con la quale i preparati sono realizzati.
  
Sul finire del XIX secolo l'originaria Galleria è dunque ormai suddivisa in tre musei indipendenti, tutti in continua espansione e di indubbia rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale. Tuttavia, lo spazio per l'esposizione è quanto mai circoscritto: le collezioni dei Musei di Zoologia e Anatomia comparata, Geologia e Paleontologia, Mineralogia e Petrografia, chiuse al pubblico sin dal secondo dopoguerra, occupano quasi per intero il primo piano del complesso di edifici posti in via Volta e in via Santa Maria e parte dei locali del convento di Santa Croce in Fossabanda. Alla fine degli anni Settanta, dopo l'abbandono della Certosa di Pisa da parte dei monaci, il professor Ezio Tongiorgi si prodigò affinché il prestigioso edificio monumentale venisse affidato in uso perpetuo e gratuito all'Università al fine di costituirvi il Museo di Storia Naturale, di cui curò l'allestimento e il trasferimento e di cui divenne direttore dal 1977 al 1985.
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Sul finire del XIX secolo l'originaria Galleria è dunque ormai suddivisa in tre musei indipendenti, tutti in continua espansione e di indubbia rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale. Tuttavia, lo spazio per l'esposizione è quanto mai circoscritto: le collezioni dei Musei di Zoologia e Anatomia comparata, Geologia e Paleontologia, Mineralogia e Petrografia, chiuse al pubblico sin dal secondo dopoguerra, occupano quasi per intero il primo piano del complesso di edifici posti in via Volta e in via Santa Maria e parte dei locali del convento di Santa Croce in Fossabanda.  
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Alla fine degli anni Settanta, dopo l'abbandono della Certosa di Pisa da parte dei monaci, il professor ''Ezio Tongiorgi'' si prodigò affinché il prestigioso edificio monumentale venisse affidato in uso perpetuo e gratuito all'Università al fine di ''costituirvi il Museo di Storia Naturale'', di cui curò l'allestimento e il trasferimento e di cui divenne direttore dal 1977 al 1985.
 
È così che nasce il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, il quale, oltre all'antichità e al numero dei reperti conservati, trova la sua particolarità proprio nella collocazione in un edificio di tale valore storico-artistico, costituendo, di fatto, un unicum nel suo genere.
 
È così che nasce il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, il quale, oltre all'antichità e al numero dei reperti conservati, trova la sua particolarità proprio nella collocazione in un edificio di tale valore storico-artistico, costituendo, di fatto, un unicum nel suo genere.

Revisione 14:08, 19 Mar 2016

Storia del museo

Verso la fine del XVI secolo in tutta Europa proliferano le cosiddette Wunderkammern o "Camere delle meraviglie”. Assemblate da sovrani, principi e signori appassionati di scienza, queste collezioni includono ogni genere di reperto, senza ordine apparente e senza altro criterio che la rarità e la bizzarria. Lo scopo di queste Wunderkammern è quello di fornire un'immagine della complessità dell'universo, offrendo di essa vari esempi. Vi erano custoditi cimeli insoliti o di pregio, artefatti di ogni epoca e provenienza, nonché reperti rappresentativi dei regni della natura. Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa ha le sue origini nella "Galleria" annessa al Giardino dei Semplici pisano, l'attuale Orto Botanico, costituita sul finire del ‘500 per volontà di Ferdinando I De’Medici. All'interno delle Wunderkammern, la Galleria pisana assume sin da subito una fisionomia peculiare. Lo stretto legame con l'Ateneo Pisano e il Giardino dei Semplici di Pisa fa sì che al semplice destare curiosità si accompagni sempre e comunque un approccio di tipo scientifico nei confronti dei reperti. Nel Museo è possibile vedere tuttora esposte diverse opere annoverate negli inventari seicenteschi.

Nel 1814 l'Università di Pisa imbocca una svolta, scegliendo di suddividere ufficialmente in settori disciplinari distinti una scienza ormai troppo vasta.

Ha così inizio uno dei periodi più intensi della storia del Museo. Sotto la direzione di Paolo Savi, dal 1823 al 1871, il Museo arricchisce le collezioni di decine di migliaia di reperti, amplia gli spazi dedicati alla loro esposizione e conservazione e pubblica un'ampia produzione scientifica. Inoltre, con la collaborazione di Pacini e Studiati, in soli cinque anni il professor Savi porta a compimento la tassidermizzazione di 170 mammiferi e 1274 uccelli, tutt'oggi parte significativa delle collezioni storiche dell'attuale museo, e notevoli per la cura e l'eleganza con la quale i preparati sono realizzati.

Sul finire del XIX secolo l'originaria Galleria è dunque ormai suddivisa in tre musei indipendenti, tutti in continua espansione e di indubbia rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale. Tuttavia, lo spazio per l'esposizione è quanto mai circoscritto: le collezioni dei Musei di Zoologia e Anatomia comparata, Geologia e Paleontologia, Mineralogia e Petrografia, chiuse al pubblico sin dal secondo dopoguerra, occupano quasi per intero il primo piano del complesso di edifici posti in via Volta e in via Santa Maria e parte dei locali del convento di Santa Croce in Fossabanda.

Alla fine degli anni Settanta, dopo l'abbandono della Certosa di Pisa da parte dei monaci, il professor Ezio Tongiorgi si prodigò affinché il prestigioso edificio monumentale venisse affidato in uso perpetuo e gratuito all'Università al fine di costituirvi il Museo di Storia Naturale, di cui curò l'allestimento e il trasferimento e di cui divenne direttore dal 1977 al 1985. È così che nasce il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, il quale, oltre all'antichità e al numero dei reperti conservati, trova la sua particolarità proprio nella collocazione in un edificio di tale valore storico-artistico, costituendo, di fatto, un unicum nel suo genere.