Intervista con Antonio Muntadas

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Intervista con Antonio Muntadas

di Josephine Bosma

Intro: Sarebbe sciocco affermare che non ci sono stati sviluppi nella net.art. Gli sviluppi sono semplicemente più difficili da seguire, poiché sono stretti tra l'espansione relativamente rapida del campo di applicazione della net.art (in un modo che alcuni definirebbero commerciale) e la crescita del riconoscimento ufficiale della net.art da parte delle istituzione del “high art‿. Contemporaneamente queste due cose sono sviluppi stessi della net.art o comunque li producono. Basta pensare all'ultimo progetto di Peter Weibel, il museo decentrato della net.art. Ho parlato con un veterano dell'arte multimediale, Antonio Muntadas, proprio riguardo all'arte nei nuovi media, la net.art in particolare, ed il riconoscimento degli artisti.

JB: Io capisco che per te lo sviluppo della rete come mezzo per gli artisti possa essere paragonato ai primi passi della video-arte e così anche la fotografia dei primi periodi può insegnarci molto riguardo lo sviluppo e la percezione della net.art. Cosa intendi quando affermi che il modo in cui la net.art è presentato è massimalista?

Muntadas: Prima di tutto, io non ho mai connesso il mio lavoro a nessun medium in particolare. Odio l'idea degli artisti definiti video artisti o net.artisti. Io mi definisco come un artista che usa media differenti. Ho sentito definire persone come Bruce Nauman video artista, e ritengo che sia una grossolana manipolazione. Non ho intenzione di considerarmi o di venire definito come un artista che opera attraverso un solo medium. So che alcuni hanno dei vantaggi ad usare un unico medium o un unico stile, per quanto mi riguarda io sono contro lo stile, mi sento più vicino al discorso. Ciò che hai detto riguardo all'analogia tra internet il video e la fotografia ci permette di enucleare il modo in cui un nuovo medium appare nelle arti. Questi tre mezzi non sono come la pittura, un art medium in origine, ma sono nati per altri scopi e successivamente sono stati usati come art medium. Mi piacerebbe rinviare ad altre forme di arte simili alla net.art, come la mail art. Durante gli anni settanta io vi partecipai, essa era molto forte in Europa dell'est e in Sud America, dove c'era la necessità di comunicare con luoghi difficilmente raggiungibili per ragioni geografiche e politiche, e la posta venne usata come una rete. Ci sono analogie tra la nascita dei media e le esperienze della gente. Quello che io vedo è che la rete è uno spazio e un mezzo per progetti specifici, ma io sono scettico, come lo ero per i video, sulla possibilità che possano crearsi utopiche condizioni per cui le cose vadano in modo diverso. Le persone iniziano ad avere aspettative circa il potere di un medium di cambiare le cose socialmente e politicamente, ed è proprio questo che io definisco massimalista. Una posizione realistica non è né utopica né catastrofica. Quando il video apparve nella comunità artistica, le persone lo considerarono come un mezzo per l'autoespressione, per registrare eventi effimeri, e anche come un'alternativa ai mass media, come fece guerrilla television. Alcuni provarono a creare un'alternativa alla televisione. Dopo anni vediamo che le alternative sono rimaste marginali. Credo che la televisione abbia usato molti modelli e prototipi frutto degli esperimenti della televisione alternativa di gruppi indipendenti, e li abbia poi cannibalizzati. Con internet è lo stesso. O quantomeno ci sono delle analogie, le cose non si ripetono mai nello stesso modo. Certi sviluppi e situazioni interessanti vengono fuori, ma poi i meccanismi dell'industria, il sistema politico ed economico, con una prevalenza di quest'ultimo aspetto, li stanno se non distruggendo almeno dissolvendo.

Negli ultimi dieci anni le persone hanno considerato la rete come un nuovo territorio, quanto a lungo rimarrà un territorio libero è un problema. Al momento le persone stanno iniziando a trovare modi per usarlo, e forzare il medium. Che internet possa diventare un'alternativa alla televisione è dubbio. Quando si vede nascere un nuovo medium si realizza che molto che viene detto al riguardo appartiene più al campo delle speranze che non della realtà, ma naturalmente uno può provare a lavorarci. Molti dei progetti fatti in rete non escono da lì, ma non lo considero un male anzi, non ogni cosa deve essere registrata dalla storia nello stesso modo, ogni medium ha il suo modo. Se si guarda alla storia del video, in relazione a quanto appena detto, si può osservare che mentre nei primi tempi, durante gli anni settanta e ottanta, essa fu totalmente underground, respinta dal sistema, successivamente, negli anni novanta il video è stato completamente assorbito ed è diventato parte del sistema delle gallerie e del mercato.

JB: io penso che il maggior problema incontrato dai net artisti sia che la net.art non venga riconosciuta in quanto arte, e che non ci sia chiarezza su quello che esattamente sia. I critici danno valore alla net.art solo quando è una creazione di artisti che hanno già una posizione nel campo artistico, avendo lavorato con altri media, mentre ritengo che i lavori di artisti più giovani, che per la maggior parte lavorano sulla rete, siano molto più interessanti. Cosa pensi al riguardo?

Muntadas: l'età non è un parametro che permette di definire un artista buono o cattivo; ogni progetto dovrebbe avere un intenzione, un interesse ed un significato. Inoltre ogni medium può essere percepito e usato in diversi modi, può essere spinto fino a far uscire il progetto fuori dallo spettro riconosciuto delle arti.

JB: Può essere spinto?

Muntadas: certo, come nel caso dei documentari, della contro informazione, che per quanto mi riguarda possono anche venire considerati arte. Tutto dipende dalla percezione, l'intenzione e il significato. Lo sbaglio è secondo me ridurre un particolare medium ad un ghetto, in cui solo alcuni che conoscono il vocabolario possano rientrare. L'apertura di un medium è molto importante. Prendiamo il Documenta X, uno dei più istituzionalizzati artshows del mondo che ha 10 siti web. E' un esempio di assorbimento ma anche riconoscimento di arte prodotta dai giovani, ma comunque fuori dall'underground, e non sono sicuro sia un fatto positivo..

JB: Molti artisti hanno problemi a veder riconosciuto il loro lavoro in quanto usano un determinato tipo di medium...

Muntadas: per quanto tempo avranno questo problema..tre mesi..sei anni?

JB: dici che è una questione di tempo..ma questo significa che i critici dovrebbero aspettare, no criticare ma semplicemente mostrare i lavori degli artisti?

Muntadas: No. Una generazione di artisti ha la necessità di creare una generazione di persone che scrivano e teorizzino il loro lavoro, che possano comprendere il medium che usano. Molti grandi artisti sono stati riconosciuti dopo moltissimi anni di carriera, è impensabile che in pochi mesi si pretenda un riconoscimento del proprio lavoro, sarebbe anche controproducente perché comporterebbe una perdita di indipendenza...

JB: quanto è importante il tempo e la distanza nel tuo lavoro?

Muntadas: molto, dipende anche dal contesto culturale in cui lavoro.

JB: forse ogni artista ad un certo punto della sua carriera deve trattare con il mercato?

Muntadas: penso che ognuno partecipi al mercato per il solo fatto di esistere. Il mercato esiste ed è necessario così come i musei, le gallerie e i critici. .....(l'intervista si conclude con il riferimento a due suoi lavori “The Fileroom‿, censurato dalla TV spagnola, e “Between the Frames‿, esplorazione degli anni '80)