Is There Love in the Telematic Embrace?

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search

Autore: Ascott Roy Anno di publicazione: 1990 [|http://telematic.walkerart.org/overview/overview_ascott.html]

Is There Love in the Telematic Embrace?

/


Telematiche è un termine usato per designare le comunicazioni mediate dal computer in rete coinvolgendo telefono, cavo, e collegamenti via satellite fra individui e istituzioni geograficamente disperse che sono interfacciati da sistemi di elaborazione, dispositivi sensing remoti e capaci banche dati. Ciò coinvolge la tecnologia dell’interazione tra gli esseri umani e tra la mente umana e i sistemi artificiali di intelligenza e percezione. L’uso individuale della rete è sempre in potenza coinvolto nella rete globale, e il mondo è sempre in potenza in uno stato di interazione con l’individuo. Perciò, attraverso la vasta diffusione delle reti telematiche nel mondo intero, la quantità di elaborazioni e di densità di scambio di informazioni è incalcolabile. L’onnipresente efficacia della comunicazione telematica non è in dubbio, ma la questione in termini umani, dal punto di vista della cultura e della creatività, è: qual è il contenuto?

Questa domanda, che sembra essere al centro di molte critiche di arte espressa attraverso il computer e le telecomunicazioni, suggerisce una radicata paura che la macchina stia per dominare il divenire degli uomini e che il formalismo tecnologico cancelli i contenuti e i valori umani. A parte tutti i problemi di storie personali, di sogni, desideri, ansietà che informano il contenuto del ricco repertorio dell’arte, la domanda, in essenza, è chiederci: c’è amore nell’abbraccio telematico?

Nel tentativo di liberare il contenuto umano dalla forma tecnologica, la domanda viene più complicata dalla nostra tendenza crescente come artisti di fare incontrare immagini, suoni e sistemi di testo dentro sistemi interattivi che sfruttano lo stato dell’arte degli hypermedia e che assorbono tutto il sensorio, sebbene da mezzi digitali. Al di fuori di queste complessità tecnologiche, possiamo intuire l’emergenza di una sintesi delle arti. La questione del contenuto deve perciò essere indirizzata su che cosa possa essere chiamato Gesamtdatenwerk – lavoro di dati integrati - e sulla sua capacità di attrarre l’intelletto, le emozioni e la sensibilità dell’osservatore. Qui, però, si presentano più problemi, dato che l’osservatore in un sistema telematico interattivo è per definizione un partecipatore. Nell’arte telematica, il significato non è creato dall’artista, distribuito attraverso la rete e accettato dall’osservatore. Il significato è il prodotto di una interazione tra l’osservatore e il sistema, il contenuto del quale è in uno stato di continuo mutamento, di cambio infinito e trasformazione. In questa condizione di incertezza e di instabilità, non semplicemente a causa delle interazioni incrociate degli utenti della rete, ma perché il contenuto è racchiuso in dati essi stessi immateriali, è puramente una differenza elettronica, fino a che non viene ricostruito da un’interfaccia come immagine, testo o suono. Il sensorio erogato può essere differenziato oltremodo dal tipo di schermo, dalla costruzione articolata o materiale, dall’architettura, dall’ambiente o in uno spazio virtuale.



Nel caso dei fisici, la variazione radicale nella metafora intorno al mondo e alla nostra partecipazione nella sua creazione e re – descrizione significa che la finestra della scienza sulla realtà è stata sconvolta dai numerosi tentativi di misurarla. J. Wheeler usa questa sintetica analogia:



Nella storia recente dell’arte Occidentale fu Marcel Duchamp che per primo usò la metafora del vetro, della finestra sopra il mondo, e lo rivoltò sullo stesso per svelare l’invisibile. Vediamo in lavori conosciuti come La Sposa Messa a nudo dai suoi celibi, Even, Il Grande Vetro, un campo di realtà vetrosa in cui energia e emozione sono generate dalla tensione e dall’interazione tra maschio e femmina, naturale e artificiale, umano e macchina.

Il suo soggetto è attrazione nel senso di Charles Fourier o, potremmo persino dire, amore. Il Grande Vetro<


Niente in pittura potrebbe essere più emblematico o profetico della consapevolezza della rete che sta emergendo con la cultura telematica.


Allo stesso tempo cambia lo stato dell’oggetto d’arte.L’oggetto d’arte dominante culturamente come focus esclusivo (un insolito corriere di un insolito contenuto) è rimpiazzato da un’interfaccia. Al posto di un lavoro artistico come finestra sopra una realtà composta, risolta, ordinata, abbiamo, attraverso l’interfaccia, una via d’uscita verso l’indicibilità, uno spazio di dati di significati e materiali potenziali. Il focus dei cambiamenti estetici dall’oggetto osservato al soggetto partecipante, dall’analisi dei sistemi osservati al (secondo ordine) di sistemi osservanti di cibernetica: il principio di immateriale e partecipatorio. Perciò, interfacciandosi coi sistemi telematici, il contenuto è creato piuttosto che ricevuto. Per lo stesso motivo, il contenuto è sbarazzato dall’interfaccia dal suo reinserimento, trasformato dal processo di interazione, indietro dentro la rete per la sua memoria, distribuzione ed eventuale trasformazione sull’interfaccia di altri utenti, su altri nodi d’accesso attraverso il pianeta.

Cultura telematica significa, in breve, quello che noi non pensiamo, vediamo, sentiamo in isolamento. La creatività è condivisa, la paternità è distribuita, ma non in maniera da negare la sua individuale autenticità o potere di auto creazione, come piuttosto hanno potuto fare in passato i rudimentali modelli di collettività. Al contrario, la cultura telematica, amplifica le capacità individuali per azione e pensiero creativo, per una esperienza più vivida e intensa, per una percezione più informata, consentendo la partecipazione di visione globale attraverso l’interazione networking con altre menti, altre sensibilità, altri sensi e sistemi di pensieri attraverso il pianeta – pensiero che circola su un mezzo di dati attraverso una molteplicità di strati di differenze culturali, geografiche, sociali e personali. Il networking supporta senza fine la ridescrizione e la ricontestualizzazione così che nessun linguaggio o codice visuale sia definitivo e nessuna realtà sia ultimata. Nella cultura telematica, il pluralismo e il relativismo formano le configurazioni delle idee – di immagine, musica e testo – che circolano nel sistema.



All’obbiezione che tale visione globale<



La tecnologia dei media computerizzati e dei sistemi telematici non è lontano dall’essere vista semplicemente come un set di tali complicati strumenti che prolungano la gamma di pittura e scultura, di esecuzioni musicali, di pubblicazioni letterarie. Ora può essere vista come supporto all’intero nuovo campo di sforzo creativo, che è così radicalmente diverso da quei generi artistici radicati, come essi sono diversi l’un l’altro. Un nuovo veicolo di presa di coscienza, di creatività e espressione è entrato nel nostro modo di vivere. Anche se si occupa di tecnologia e di poesia, di virtuale e di immateriale, così come di palpabile e concreto, il telematico non può essere catalogato neppure come arte o scienza, nonostante si stia alleando in molti modi agli argomenti di entrambi. Uno sviluppo supplementare di questo campo significherà chiaramente una interdipendenza di competenze e aspirazioni artistiche, scientifiche e tecnologiche e, urgentemente, una formulazione di un’educazione transdisciplinare.

Così, collegare l’antico procedimento Navajo di dipingere con la sabbia all’imaging digitale dei moderni super computers attraverso silicone comune, che serve ad entrambi come pigmento e come pezzo di processore, è qualcosa di più che un’ironica fantasia. L’ambizione olistica della cultura dei Nativi Americani può essere parallela alla potenzialità olistica dell’arte telematica. Più che a un espediente tecnologico per un interscambio di informazioni, la rete offre molte infrastrutture per uno scambio spirituale che potrebbe condurre a una armonizzazione e a uno sviluppo creativo dell’intero pianeta. Con questo prospetto, che può apparire nella nostra oscura corrente fin de siècle, ingenuamente ottimistico e trascendentale, la metafora dell’amore nell’abbraccio telematico non può essere interamente malriposta.


©Roy Ascott 1989 First Published:

Ascott, R. 1990. "Is There Love in the Telematic Embrace?" Art Journal. New York: College Arts Association of America. 49:3. pp. 241-7.

Ascott, R. 1996. "Is There Love in the Telematic Embrace?" Behaviourables and Futuribles. in: K. STILES and P. SELZ, eds. Theories and Documents of Contemporary Art. Berkeley: University of California Press, pp. 396, 489-498.