Jeremijenko Natalie

Tratto da EduEDA
Versione del 9 Mar 2005 alle 17:03 di Ilaria bascherini (Discussione | contributi)

(diff) ←Older revision | view current revision (diff) | Newer revision→ (diff)
Jump to: navigation, search

Personaggio o Gruppo: Jeremijenko Natalie

Biografia: Nasce in Australia nel 1966, ma oggi vive in America dove lavora come direttrice di Progettazione di Design Sperimentale del Dipartimento di Ingegneria Meccanica presso l'Università di Yale. Collabora con il prestigioso MIT Technology Review da cui è stata riconosciuta come una tra i cento giovani creatori più innovativi degli Stati Uniti, ha esposto alla Tate Gallery di Londra, al Guggenheim Museum di New York, al Museum Moderne Kunst (Frankfurt), a Documenta 97, ad Ars Electronica 96, alla Whitney Biennial of American Art '97 (New York).

Luogo dove lavora: U.S.A., anche se espone le sue opere ovunque.

Periodo in cui svolge la sua pratica artistica: La sua attività Tecno-Artistica ha inizio a partire dalla fine degli anni 80 dello scorso secolo proseguendo ed evolvendosi nel nuovo millennio con maggiore attenzione verso la ricerca biotecnologica e la clonazione.

Tipologia di intervento: Indagine sui cambiamenti relativi alla tecnologia dell'informazione, movimento rivoluzionario Biopunk, ricerca e denuncia sulle effettive implicazioni ambientali e sociali legate alla Clonazione, arte elettronica, arte biotelematica, arte transgenica.


Sito web: http://cat.nyu.edu/natalie/

Poetica: Natalie Jeremijenko è un'ingegnera e tecno-artista i cui lavori sfidano il concetto - normalmente considerato neutro - di informazione. Alcuni esempi dei molti progetti all'attivo di Natalie Jeremijenko sono per esempio un virus per stampanti che calcola il consumo di alberi corrispondente alla carta consumata e si inserisce arbitrariamente nei processi di stampa (Stump); o Culapbility Calculations, un'applicazione per calcolare le responsabilità dei singoli azionisti in caso di incidenti provocati da singole imprese; o ancora Fade-to-Black Cams, un sistema di software e webcams che sfuma le immagini su nero in base al tasso istantaneo di inquinamento dell'aria circostante, senza dimenticare il suggestivo e inquietante Suicide box, una serie di webcam sul Golden Gate per monitorare gli aspiranti suicidi. Il suo lavoro si basa di volta in volta su sistemi digitali, elettromeccanici, interattivi e addirittura su principi di biotecnologia (come per esempio in Biotech Hobbyist). La sua attività di ricerca e di progettazione è mirata allo studio del potenziale di trasformazione insito nelle nuove tecnologie, riformulando il valore del significato dell'informazione, esplorando concrete strategie di progettazione aperta. Secondo la Jeremijenko è importante inoltre sviluppare e applicare un'analisi e una critica socio-tecnologiche per creare, motivare ed esplorare delle alternative ai paradigmi dominanti della tecnologia dell'informazione.

Opere: Touch: Natalie Jeremijenko (New York) usa le nuove tecnologie elettroniche, meccaniche e biologiche per esplorare il nuovo linguaggio figurativo sociale. In Touch, l'artista australiana sintetizza la pelle umana prelevata dai genitali di un bambino, attraverso una coltura in vitro dove il tessuto prolifica riempiendo il piccolo piattino in cui è contenuto, per essere successivamente tatuato con l'immagine di un uccello. La pelle umana sintetizzata è impiegata come ritratto delle categorie idiomatiche usate nei test di ricerca medica, come ad esempio il test del fumo, della menopausa, della maternità o altri test su patologie femminili. Il materiale ottenuto è sinteticamente biologico ed umano, tuttavia mette a nudo problematiche sociali e politiche legate alla concezione del corpo come archetipo inviolabile radicato nella cultura dell' essere umano e, conduce a delle riflessioni su cosa sia veramente l'identità e la rappresentazione che di questa ne va data. La Jeremijenko sostiene che il materiale biologico in questione (pelle umana) sia materiale culturale, una tela per illustrare immagini, un luogo per l'espressione artistica (tatuaggio), sociale includendo tutte le sue categorie (nello specifico: tatuaggio - essere umano - maschio) e politica (esposta in una galleria d'arte). I visitatori della mostra possono toccare la pelle, stabilendo quindi un contatto fra pelle umana e pelle umana, una concepita soggetto e l'altra come oggetto. Ma come è possibile questo? Come mai una stessa cosa può essere percepita come altro solo perché ottenuta con processi differenti? La Jeremijenko rende esplicita l'ironica dicotomia tra sistema fisico e biologico mettendo in relazione reciproca i due sistemi. Inoltre è da precisare l'intento di denuncia sociale fatta dall'artista nei confronti degli oramai superati pregiudizi sessisti che vedono l'arte, la politica e altre svariate categorie lavorative e sociali monopolizzate dalla figura maschile (non a caso la pelle è stata prelevata dal pene di un bambino, sviluppata in vitro da una donna e tatuata con una icona di chiaro riferimento fallico, ossia un volatile).

One Trees: One Trees è l'ultimo progetto di Natalie Jeremijenko, che culmina il legame con diversi altri lavori portati avanti negli ultimi anni. Il tema affrontato è quello della clonazione e della comprensione delle biotecnologie, in un momento storico in cui la percezione pubblica della genetica è ridotta al trovare il tal gene per risolvere il tal problema, ignorando la complessità delle interazioni dei diversi elementi e soprattutto la ricchezza della diversità biologica di ognuno. Tutto questo nel perenne dubbio di quanto lo svolgersi della vita naturale sia determinata dal proprio patrimonio genetico e quanto dall'ambiente in cui si sviluppa. Riprendendo un dibattito sviluppato su altri fronti dal progetto Genterra dei Critical Art Ensemble, l'artista sta facendo piantare i mille alberi, tutti clonati dalla stessa origine, e quindi potenzialmente identici, in varie zone di San Francisco, dal Golden Gate Park alle scuole del distretto, fino a Union Square, dopo essere stati esibiti nel mese di maggio 2003 allo Yerba Buena Center for the Arts. In questo modo nei prossimi anni sarà possibile osservare pubblicamente le differenze che essi subiranno dai sistemi sociali ed ambientali a cui saranno stati esposti, e insieme costituiranno un network di mappature dei microclimi della Bay Area, connesso attraverso i loro sistemi biologici. Il progetto prevede anche una parte elettronica formata da un software che simula la crescita di un albero sul desktop del proprio PC, controllata da un rilevatore di biossido di carbonio (CO2) che si collega alla porta seriale. La simulazione delle due componenti combinate mira a dimostrare la fallibilità delle simulazioni confrontate con gli sviluppi che gli alberi reali subiranno nel loro network naturale.

Bibliografia:

Whitelaw Mitchell, (Marzo, 2004). Metacreation: Art and Artificial Life, Cambridge (MA), MIT Press.

Webliografia:

http://www.genomicart.org/jeremijenko.htm

http://visarts.ucsd.edu/faculty/njeremij.htm

http://www.onetrees.org/

http://xdesign.eng.yale.edu/biotechhobbyist/

http://www.bureauit.org/