Memoria Digitale: differenze tra le versioni

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==Memoria Digitale==
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==Autore:==
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Bisenzi Enrico
  
Il problema della preservazione delle informazioni, delle conoscenze, dei saperi, delle memorie individuaie  collettive relativamente all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali è assolutamente sottovalutato attualmente sia sotto un profilo tecnico che culturale.
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==Tratto da:==
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[http://www.infoaccessibile.com/labmotori.htm Browser motori di ricerca e Memoria Digitale] <br>
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Contributo ad [https://www.edueda.net/index.php?title=EduEDA_-_Convegno_al_Centro_Luigi_Pecci_di_Prato_23_e_24_Novembre EduEDA Convegno] al Centro Luigi Pecci di Prato 23 e 24 Novembre 2012
  
Aspetti tecnici.
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==Titolo Originale:==
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Memoria Digitale
  
La produzione di informazione in formato digitale ha il grande vantaggio di introdurre una caratteristica di forte riproducibilità della medesima. Il grandissimo errore di percezione che sta facendo la nostra società è quella di abbinare automaticamente al concetto di riproducibilità anche quello di conservabilità e accessibilità.
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==Traduzione di:==
Una informazione digitale si può dunque riprodurre in maniera immediata e facile grazie alla duplicazione su svariati supporti (attualmente pen disk, dvd, eccetera) o via trasmissione e pubblicazione telematica (posta elettronica, p2p, web, eccetera) ma questo non vuol dire assolutamente che, a distanza di anni, la medesima informazione possa essere conservata ed essere disponibile facilmente.
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Vi sono numerosi problemi realtivi al decadimento del materiale che possono inficiare facilmente la conservazione dell'informazione digitale che pur avendo una rappresentazione virtuale di sè risiede su supporti di natura fisica.
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Esistono numerosi problemi di accesso ai dispositivi per cui possono cambiare radicalmente forme e procedure per accedere ai medesimi (chi può leggere un floppy disk attualmente?).
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Esistono numerosi problemi di mantenimento della compatibilità di standard di linguaggi per cui se il documento è stato realizzato con tecnologia proprietaria secondo standard e sintassi determinati da software non più disponibili ed in origine NON open-source è impossibile decodificarli con facilità.
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Articolo a cura di Enrico Bisenzi come contributo ad EduEDA Convegno al Centro Luigi Pecci di Prato 23 e 24 Novembre 2012
 
  
==Webliografia==
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==Anno:==
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2012
  
* [http://www.infoaccessibile.com/labmotori.htm Browser motori di ricerca e Memoria Digitale]
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==Testo:==
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'''Memoria Digitale'''<br>
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Il problema della preservazione delle informazioni, delle conoscenze, dei saperi, delle memorie individuaie  collettive relativamente all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali è assolutamente sottovalutato attualmente sia sotto un profilo tecnico che culturale.<br>
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'''Aspetti tecnici.'''<br>
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La produzione di informazione in formato digitale ha il grande vantaggio di introdurre una caratteristica di forte riproducibilità della medesima. Il grandissimo errore di percezione che sta facendo la nostra società è quella di abbinare automaticamente al concetto di riproducibilità anche quello di conservabilità e accessibilità.<br>
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Una informazione digitale si può dunque riprodurre in maniera immediata e facile grazie alla duplicazione su svariati supporti (attualmente pen disk, dvd, eccetera) o via trasmissione e pubblicazione telematica (posta elettronica, p2p, web, eccetera) ma questo non vuol dire assolutamente che, a distanza di anni, la medesima informazione possa essere conservata ed essere disponibile facilmente.<br>
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Vi sono numerosi problemi realtivi al decadimento del materiale che possono inficiare facilmente la conservazione dell'informazione digitale che pur avendo una rappresentazione virtuale di sè risiede su supporti di natura fisica.<br>
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Esistono numerosi problemi di accesso ai dispositivi per cui possono cambiare radicalmente forme e procedure per accedere ai medesimi (chi può leggere un floppy disk attualmente?).<br>
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Esistono numerosi problemi di mantenimento della compatibilità di standard di linguaggi per cui se se i documenti sono stati realizzati con tecnologia proprietaria secondo standard e sintassi determinati da software non più disponibili ed in origine NON open-source è impossibile decodificarli con facilità.<br>
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'''Aspetti culturali.'''<br>
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Come al solito, quando si pone un ipotetico problema bisognerebbe domandarci perchè lo affrontiamo e lo vogliamo risolvere. Rispetto al problema della Memoria Digitale è doveroso domandarsi: ce ne cala qualcosa? Perchè? <br>
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A livello sociale, politico e culturale purtroppo le tendenze in atto della gestione del sapere digitale in senso lato sembrano orientate verso un atteggiamento di disinteresse, sottovalutazione se non quando ostilità verso il principio di Memoria ed anche di Memoria Digitale e dunque si pone un problema sociale-politico-culturale molto serio.<br>
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Passata la legge europea sull'oblio tutti i paesi ed Italia compresa si apprestano ad applicare questa normativa che rivendica il diritto di un individuo a non vedere pubblicamente accessibile parte del suo passato se non è più rappresentativo della sua immagine positiva attuale (schiere di manager rampanti che hanno fatto qualche marachella in gioventù si sentono ora molto più tranquilli, giusto per fare un esempio...).<br>
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Ma in un paese come l'Italia dove ci sono stati fatti storico-politici di una pesnatezza drammatica come il fascismo, lo stragismo e la P2 veramente abbiamo bisogno di dimenticare? E soprattutto perchè questa necessità dell'oblio?<br>
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Gli errori individuali e collettivi rappresentano comunque patrimonio informativo comune da utilizzare per una crescita intellettuale e morale in positivo. La maggior parte delle culture e religioni antiche mai si sarebbero sognate di immaginare una forma di oblio del passato che viceversa può essere compreso, perdonato (o anche no) ed in ogni caso utilizzato per affrontare meglio il futuro.<br>
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Ops, ecco venire fuori la parolina magica: futuro. Questi miei ragionamenti sono infatti giustificati se ragioniamo in termini di prospettiva, ovvero se ci preoccupiamo del divenire e soprattutto di cosa trasmettere alle nuove generazioni come patrimonio collettivo (anche informativo).<br>
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Se viceversa la scelta squisitamente politica è quella di deprimere la formazione e l'educazione per privilegiare un ottenimento di know-how a portata di click sull'oracolo digitale di turno ed in questo senso non pre-occuparsi del passato ed accontentarsi di un presente compulsivo funzionale peraltro solo ad interessi economici molto volatili allora... allora beh, si beh... quasi quasi mi faccio uno shampoo.<br>
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[[categoria:Testo]]
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[[categoria:Testo di Bisenzi Enrico]]
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[[categoria:2012 d.c.]]
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[[categoria:Firenze]]
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[[categoria:Italia]]
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[[categoria:Europa]]
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[[categoria:Pratiche e culture artistiche]]
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[[categoria:Culture digitali]]
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[[categoria:Teorie]]
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[[categoria:Società dell'informazione]]

Versione attuale delle 11:32, 11 Nov 2012

Autore:

Bisenzi Enrico

Tratto da:

Browser motori di ricerca e Memoria Digitale
Contributo ad EduEDA Convegno al Centro Luigi Pecci di Prato 23 e 24 Novembre 2012

Titolo Originale:

Memoria Digitale

Traduzione di:

Anno:

2012

Testo:

Memoria Digitale

Il problema della preservazione delle informazioni, delle conoscenze, dei saperi, delle memorie individuaie collettive relativamente all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali è assolutamente sottovalutato attualmente sia sotto un profilo tecnico che culturale.

Aspetti tecnici.

La produzione di informazione in formato digitale ha il grande vantaggio di introdurre una caratteristica di forte riproducibilità della medesima. Il grandissimo errore di percezione che sta facendo la nostra società è quella di abbinare automaticamente al concetto di riproducibilità anche quello di conservabilità e accessibilità.
Una informazione digitale si può dunque riprodurre in maniera immediata e facile grazie alla duplicazione su svariati supporti (attualmente pen disk, dvd, eccetera) o via trasmissione e pubblicazione telematica (posta elettronica, p2p, web, eccetera) ma questo non vuol dire assolutamente che, a distanza di anni, la medesima informazione possa essere conservata ed essere disponibile facilmente.
Vi sono numerosi problemi realtivi al decadimento del materiale che possono inficiare facilmente la conservazione dell'informazione digitale che pur avendo una rappresentazione virtuale di sè risiede su supporti di natura fisica.
Esistono numerosi problemi di accesso ai dispositivi per cui possono cambiare radicalmente forme e procedure per accedere ai medesimi (chi può leggere un floppy disk attualmente?).
Esistono numerosi problemi di mantenimento della compatibilità di standard di linguaggi per cui se se i documenti sono stati realizzati con tecnologia proprietaria secondo standard e sintassi determinati da software non più disponibili ed in origine NON open-source è impossibile decodificarli con facilità.

Aspetti culturali.

Come al solito, quando si pone un ipotetico problema bisognerebbe domandarci perchè lo affrontiamo e lo vogliamo risolvere. Rispetto al problema della Memoria Digitale è doveroso domandarsi: ce ne cala qualcosa? Perchè?
A livello sociale, politico e culturale purtroppo le tendenze in atto della gestione del sapere digitale in senso lato sembrano orientate verso un atteggiamento di disinteresse, sottovalutazione se non quando ostilità verso il principio di Memoria ed anche di Memoria Digitale e dunque si pone un problema sociale-politico-culturale molto serio.
Passata la legge europea sull'oblio tutti i paesi ed Italia compresa si apprestano ad applicare questa normativa che rivendica il diritto di un individuo a non vedere pubblicamente accessibile parte del suo passato se non è più rappresentativo della sua immagine positiva attuale (schiere di manager rampanti che hanno fatto qualche marachella in gioventù si sentono ora molto più tranquilli, giusto per fare un esempio...).
Ma in un paese come l'Italia dove ci sono stati fatti storico-politici di una pesnatezza drammatica come il fascismo, lo stragismo e la P2 veramente abbiamo bisogno di dimenticare? E soprattutto perchè questa necessità dell'oblio?
Gli errori individuali e collettivi rappresentano comunque patrimonio informativo comune da utilizzare per una crescita intellettuale e morale in positivo. La maggior parte delle culture e religioni antiche mai si sarebbero sognate di immaginare una forma di oblio del passato che viceversa può essere compreso, perdonato (o anche no) ed in ogni caso utilizzato per affrontare meglio il futuro.
Ops, ecco venire fuori la parolina magica: futuro. Questi miei ragionamenti sono infatti giustificati se ragioniamo in termini di prospettiva, ovvero se ci preoccupiamo del divenire e soprattutto di cosa trasmettere alle nuove generazioni come patrimonio collettivo (anche informativo).
Se viceversa la scelta squisitamente politica è quella di deprimere la formazione e l'educazione per privilegiare un ottenimento di know-how a portata di click sull'oracolo digitale di turno ed in questo senso non pre-occuparsi del passato ed accontentarsi di un presente compulsivo funzionale peraltro solo ad interessi economici molto volatili allora... allora beh, si beh... quasi quasi mi faccio uno shampoo.