Nonluogo

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Marc Augé, antropologo e studioso delle civiltà antiche, si chiede se la nostra società non stia distruggendo il concetto di luogo, così come si è configurato nelle società precedenti. Il luogo infatti ha tre caratteristiche: è identitario e cioè tale da contrassegnare l’ identità di chi ci abita; è relazionale nel senso che individua i rapporti reciproci tra i soggetti in funzione di una loro comune appartenenza; è storico perchè rammenta all’individuo le proprie radici. I luoghi antropologici - tradizionali o moderni che siano- possono essere ben descritti dalle nozioni di centro e monumento. Tutte queste caratteristiche mancano alle strutture che nella nostra società contemporanea sono adibite al trasporto, al transito, al commercio, al tempo libero. Presenza del passato nel presente che lo supera e lo rivendica, Jean Starobinski scorge in questo l’essenza di modernità. Se un luogo può definirsi identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi come tale si definirà come NONLUOGHI. La surmodernità è produttrice di nonluoghi antropologici e non integra in se i luoghi antichi : questi ne occupano un posto circoscritto e specifico. Un mondo in cui si nasce in clinica e si muore in ospedale, in cui si moltiplicano i punti di transito e le occupazioni provvisorie, abusive, i club vacanze, i campi profughi, in cui si sviluppa una fitta rete di trasporti, che sono anche spazi abitati, in cui grandi magazzini, distributori automatici e carte di credito riannodano i gesti di un commercio muto, un mondo promesso all’individualità solitaria, al passaggio, al provvisorio i nonluoghi rappresentano l’epoca.

Da luogo a spazio

La distinzione tra luogo e nonluogo passa attraverso l’opposizione del luogo con lo spazio. Lo spazio è un luogo praticato. Sono coloro che si muovono a trasformare in spazio la strada. Il luogo come insieme di elementi e lo spazio come animazione di questi luoghi causata dalla mobilità. La parola spazio può essere utilmente applicata anche a causa di una assenza di caratterizzazione, alle superfici non simbolizzate del pianeta. Quindi si può opporre lo spazio simbolizzato del luogo allo spazio non simbolizzato del nonluogo. Oggi se ne fa uso nella lingua : spazio pubblicitario, spazio pubblico, per riferirsi ai giardini, automobili, testimonia al contempo dei temi che ossessionano l’epoca contemporanea (pubblicità,immagine,tempo-libero,libertà,spostamento) e l’astrazione che li corrode e li minaccia come se i consumatori di spazio contemporaneo fossero in primo luogo invitati ad appagarsi di parole. Il luogo che diventa spazio, cioè la pratica dei luoghi che definisce il viaggio. Lo spazio del viaggiatore sarà l’archetipo del non luogo. Se ritorniamo all’analisi della modernità come voluta coesistenza di mondi differenti, constatiamo che l’esperienza del nonluogo come rinvio da sé a se stesso e come simultaneo di stanziamento dello spettatore e dello spettacolo porta al doppio aspetto della modernità : “la perdita del soggetto nella folla o , all’inverso,il potere assoluto della

moderna di solitudine. Tali svuotamenti della coscienza che portano alla surmodernità, quest’ultima impone alle coscienze individuali esperienze e prove del tutto nuove di solitudine, direttamente legate alla proliferazione dei nonluoghi. Con nonluogo stiamo indicando due realtà completamente distinte : quegli spazi costituiti in rapporto a certi fini (trasporto-transito-commercio-tempo libero) e il rapporto che gli individui intrattengono con essi. I due rapporta si sovrappongono (gli individui viaggiano, comprano, si riposano) essi però non si confondono poiché i non luoghi mediatizzato tutto un insieme di rapporti con se e con gli altri che derivano dai loro fini solo indirettamente: se i luoghi antropologici creano un sociale organico, i nonluoghi creano una contrattualità solitaria. La mediazione che stabilisce un legame degli individui con il loro ambiente nello spazio del nonluogo passa attraverso le parole, ovvero testi, che hanno la stessa forza evocativa delle foto. Certi luoghi non esistono che attraverso le parole che li evocano (Mc Donald- Blockbuster etc.) in questo senso nonluoghi o piuttosto luoghi immaginari, utopie banali, stereotipi. Ma i nonluoghi reali della surmodernità hanno questo di particolare : essi si definiscono anche attraverso le parole o i testi, attraverso le loro modalità d’uso che si esprimono come modalità prescrittive-proibitive-informative e che ricorrono a ideogrammi più o meno codificati con ingiunzioni e consigli ( uscita-

(cartelli- schermi- manifesti) che fanno ormai parte integrante del paesaggio urbano contemporaneo. Invasione dello spazio dal parte del testo: AUTOSTRADE: ben progettate fanno vedere i paesaggi, sono il testo però che enuncia il paesaggio. Non si attraversa più la città, ma i punti importanti sono segnalati dai cartelli: evita per necessità tutti i luoghi importanti, ma li commenta. STAZIONI DI SERVIZIO: si danno contegno da case della cultura locale proponendo prodotti carte e guide utili. Ma coloro che passano difficilmente si fermano. TRENO: una volta non così rapido da impedire al viaggiatore di decifrare il paesaggio il nome della stazione che oggi è impedito dalla velocità. Quindi si ha la proliferazione di guide anche sui treni esplicative del viaggio o di cosa si sta attraversando. GRANDI MAGAZZINI:qui il cliente circola, consulta, legge le etichette, pesa le verdure,sceglie quella marca al posto di quell’altra per sentito dire, poi tende la sua carta di credito ad una ragazza, anch’essa in silenzio, che sottopone ogni articolo alla registrazione di una macchina decodificatrice. Tutte le interpellanze provenienti dalle nostre vie di comunicazione, dai centri commerciali, etc. mirano a ciascuno di noi, non importa chi di noi : esse fabbricano l’uomo medio, definito come utente. Se era l’identità, attraverso le connivenze del linguaggio i punti di riferimento del paesaggio, le regole non formulate del vivere che costituivano il luogo antropologico, è il nonluogo a creare l’identità condivisa dei passeggeri; il relativo anonimato derivante da questa identità provvisoria può essere avvertito come una liberazione, essere nella massa, senza dover più mantenere un ruolo o un rango. Solo ma simile agli altri l’utente del nonluogo si trova con esso in una relazione contrattuale. L’esistenza del contratto gli viene ricordata nel momento opportuno: il biglietto che ha comprato ne è il segno più o meno forte. Il passeggero conquista il proprio anonimato solo dopo aver fornito la prova della sua identità, solo dopo aver controfirmato il contratto. Il passeggero dei nonluoghi non ritrova la sua identità che al controllo della dogana o al casello autostradale. Nel frattempo egli obbedisce allo stesso codice degli altri utenti registra gli stessi messaggi, risponde alle stesse sollecitazioni. Lo spazio del nonluogo non crea ne identità singole, ne relazione, ma solitudine e similitudine. Le immagini che ci pervengono dai non luoghi tendono a costituire un sistema basato su stereotipi, e utopie banali ;esse disegnano un mondo del consumo , che ogni individuo può far proprio perché continuamente interpellato. Marc Augè dice in proposito: “Paradosso del nonluogo: lo straniero smarrito in un paese che non conosce si ritrova soltanto nell'anonimato delle autostrade, delle stazioni di servizio, nei grandi magazzini o delle catene alberghiere. L'insegna di una marca di benzina costituisce per lui

Nella realtà del mondo d'oggi, i luoghi e gli spazi, i luoghi e i non luoghi si incastrano si compenetrano reciprocamente. La possibilità del nonluogo non è mai assente da qualsiasi luogo; luoghi e nonluoghi si oppongono (o si evocano) come i termini per descriverli. Ma le parole di moda sono quelle dei nonluoghi. Noi possiamo opporre le realtà del transito (come i campi di transito o i passeggeri in transito) a quelle della residenza e della dimora; lo svincolo (dove non ci si incrocia) all'incrocio (dove ci si incontra); il passeggero (definito dalla sua destinazione) al viaggiatore (che s'attarda nel suo tragitto); l' ensemble (nuovo insediamento periurbano) dove non si vive insieme e che non si situa mai al centro di nulla (simbolo delle periferie), al monumento, dove si condivide e si commemora; la comunicazione (i suoi codici, le sue immagini, le sue strategie) alla lingua. La surmodernità (che risulta simultaneamente dalle tre figure dell'eccesso, ovvero la sovrabbondanza spaziale, la sovrabbondanza di avvenimenti e l'individualizzazione dei riferimenti) trova la sua espressione completa nei nonluoghi. Attraverso questi, tuttavia, transitano parole e immagini che mettono radice anche in quei luoghi ancora diversi in cui gli uomini tentano di costruire una parte della loro vita quotidiana. Ciò che distingue la surmodernità dalla modernità lo possiamo vedere dai testi di Baudelaire: la surmodernità non è la totalità della contemporaneità non è il tout se tient dei paesaggi moderni baudeleriani. La surmodernità fa dell'antico uno spettacolo così come si fa di tutti gli esotismi e di tutti i particolarismi. Se i nonluoghi sono lo spazio della surmodernità, questa non può pretendere alle stesse ambizioni della modernità. Appena gli individui si accostano, fanno del sociale e organizzano dei luoghi. Lo spazio della surmodernità è invece segnato da questa contraddizione: esso ha che fare solo con individui (clienti, passeggeri, utenti), ma questi sono identificati, socializzati e localizzati solo all'entrata e all'uscita. Se i nonluoghi sono lo spazio della surmodernità, occorre spiegare questo paradosso: il gioco sociale sembra svolgersi lontano dagli avamposti della contemporaneità, è come in una immensa parentesi che i nonluoghi accolgono individui sempre più numerosi. Così, essi sono particolarmente presi di mira da tutti coloro che spingono fino al terrorismo la loro passione per il territorio da difendere o da conquistare. Se gli aeroporti e gli aerei, i grandi magazzini e le stazioni sono sempre stati bersaglio degli attentati, è indubbiamente per ragioni di efficacia, se è lecito usare questa espressione. Ma è forse, anche perché, coloro che rivendicano nuove forme di socializzazione e nuove forme di socializzazione non possono che vedervi la negazione del loro ideale. Il nonluogo è il contrario dell'utopia. Marc Augè conclude così il suo viaggio nella surmodernità dei nonluoghi: “Nelle sue modalità modeste come nelle sue espressioni lussuose, l'esperienza del nonluogo è oggi componente essenziale di ogni esistenza sociale. Donde il carattere molto particolare e in definitiva paradossale di ciò che in occidente si considera a volte come la moda del ripiegarsi su se stessi, del cocooning: mai le storie individuali (a causa del loro necessario rapporto con lo spazio, con l'immagine e il consumo)sono state così coinvolte nella storia generale, nella storia tout court. A partire da qui, tutti