Nouvel Jean

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Jean Nouvel

Biografia:

Jean Nouvel nasce il 12 agosto 1945 a Fumel, cittadina della Francia sud-orientale. Nel 1966 è primo al concorso di ammissione della Scuola nazionale superiore di Belle Arti di Parigi, dove si diploma nel 1972. Apre il suo primo studio nel 1970 con François Seigneur seguendo il filone intellettuale di Paul Virilio e dell’architetto Claude Parent, presso il quale lavora dal 1967 al 1970. Un incontro decisivo è quello con il critico Georges Boudaille, grazie al quale diventa architetto della Biennale di Parigi, fin dal 1971. Parimenti determinante è la conoscenza dello scenografo Jacques le Parquet, nel 1976, attraverso cui scopre il mondo del teatro e della regia e con cui lavora nel progetto di ristrutturazione del teatro Gaité Lyrique a Parigi; presupposto determinante per il suo continuo interesse per il cinema confermato dall’attuale amicizia con il regista Wim Wenders.

Di fronte alle problematiche relative all’architettura e all’urbanistica Jean Nouvel ha sempre dimostrato delle prese di posizione militanti, tanto da essere co-fondatore del movimento "Marzo 1976" e del Sindacato dell’Architettura nel 1977, inoltre è co-organizzatore del "contro concorso" internazionale per la sistemazione del quartiere delle Halles. Nel 1980 fonda la Biennale di Architettura nell’ambito della Biennale di Parigi e a tutt’oggi ricopre la carica di presidente dell’Associazione per la Mutazione dell’Ile Seguin (AMIS).

La sua prima realizzazione significativa è la Casa Dick (Saint-André-les-Vergers, Aube, 1976), a cui seguono diversi progetti importanti, ma sarà quello per l’Institut du Monde Arabe, nel 1981 anno in cui si aggiudica il relativo concorso, a garantirgli la dovuta notorietà e le successive commesse internazionali.

Nel 1985 apre un nuovo studio a Parigi a cui seguono subito due progetti considerevoli: l’INIST di Nancy e l’Opera di Lione che si aggiudica il premio per il miglior edificio francese dell’anno. Ad esso nel 2001 si sono aggiunti altri tre riconoscimenti internazionali che ne avvalorano il carattere carismatico di architetto di fama mondiale (il Premio Borromini, la Medaglia d’oro del Royal Insitute of British Architetcts, il Praemium Imperiale conferito a Tokyo).

"Architetto del presente", come egli stesso ama definirsi, si fa portavoce dell’importanza sociale e culturale dell’architettura rifiutando l’adozione aprioristica di tipologie e schemi fissi, ribadendo al contrario le influenze del contesto sul processo progettuale. Non nasconde l’essere affascinato dal linguaggio del cinema e del virtuale che sono determinanti nella sua poetica architettonica che molto deve a questo scambio con altre discipline. Infatti per la sua retrospettiva inaugurata il 5 dicembre 2001 al Centre Georges Pompidou di Parigi, la cui ambizione si riversa nelle gallerie 2 e 3 del sesto piano del Centro su una superficie di ben 1.100 mq, si avvale della collaborazione di Alain Fleischer per la proiezione di filmati su due progetti parigini emblematici, Seine-Rive Gauche (quartiere Austelitz-Salpêtrière, 1993) e lo Stade de France (Saint-Denis, 1994), come di Georges Fessy per proiettare una sequenza di fotografie giganti che conducono lo spettatore in una visita virtuale all'interno degli edifici tra i più conosciuti dell'architetto: l'Istituto del Mondo Arabo (Parigi, 1981-1987), Némausus (Nîmes, 1985-1987), la Fondazione Cartier (Parigi, 1991-1995) ed il Centro di Cultura e Congressi di Lucerna ( Svizzera, 1990-2000).

A conferma dell’interrelazione tra architettura e cinema si cita testualmente: "…L’architettura deve molto al cinema anche come suggestioni. Penso, ad esempio, all’interno che ho creato per l’Opéra di Lione, dove piccole bugie illuminano ogni singolo volto degli spettatori come nel film Barry Lindon di Kubrick… …L’era degli edifici-corazza, dei macchinari esposti stile Beaubourg è finita. Non ci entusiasma più vedere come vola un aereo o come è fatto dentro un orologio. Oggi proprio la tecnologia ci permette di nascondere il tecnicismo. Pensiamo agli schermi piatti dei nuovi televisori: il "motore" è miniaturizzato, non resta che l’immagine. È l’estetica del miracolo ".


Onoreficenze e premi

  • 1980 - Fondatore e Direttore artistico della Biennale d’Architettura di Parigi
  • 1983 - Cavaliere, "Ordre des Arts et des Lettres"
  • 1983 - Medaglia d’argento dall’Accademia d’Architettura di Francia
  • Laurea Honoris Causa dall’Università di Buenos Aires
  • Cavaliere, "Ordre du Merite"
  • Grand Prix National d’Architecture
  • Equerre d’Argent per l’Istituto del Mondo Arabo (premio per il miglior edificio francese dell’anno)
  • Premio Aga Khan per l’Istituto del Mondo Arabo
  • Premio Architectural Record per l’hotel Saint James
  • Honorary Fellow, AIA Chicago (American Institute of Architects)
  • 1993 - Equerre d’Argent per l’Opera di Lione (premio per il miglior edificio francese dell’anno)
  • Honorary Fellow, RIBA (Royal Institute of British Architects)
  • 1997 - Commander, "Ordre des Arts et des Lettres"
  • Medaglia d’oro d’Architettura di Francia
  • 2000 - Leone d’oro dalla Biennale di Venezia
  • 2001 - Premio Borromini per il Palazzo della Cultura e dei Congressi di Lucerna
  • 2001 - Medaglia d’oro reale del Royal Institute of British Architects
  • 2001 - Praemium Imperiale conferito a Tokyo


Opere:

  • Casa Dick, Saint-André-les-Vergers, Aube, 1976
  • Centro medico-chirurgico del Val-Notre-Dame, Bezons, Val-d’Oise, Francia, 1976
  • Collegio Anna Franck, Antony, Hauts-de-Seine, 1978
  • Teatro di Belfort, Territoire de Belfort, 1980-1984 (ristrutturazione)
  • Istituto del Mondo Arabo, Parigi, Francia, 1981-1987

File:Institut du monde arabe 01.jpg/right/frame/Institut du Monde Arabe, ingresso - 1981-1987

  • Alloggi popolari, St-Ouen, Seine-Saint-Denis, 1982-1987
  • Némausus, Nîmes, Francia, 1985-1987
  • Résidence Pierre et Vacances, Cap-d'Ail, Alpi Marittime, 1987
  • Hotel Saint James, Bouliac, Gironde, 1987-1989
  • Hotel des Thermes, Dax, Landes, 1990-1992
  • Genoscopio, Lanaud, Haute-Vienne, 1990-1994
  • Fondazione Cartier, Parigi, Francia, 1991-1995

File:Fondation cartier parigi 01.jpg/right/frame/Fondation Cartier, Parigi, 1991-1995

  • Sala Filarmonica, Lussemburgo, Ducato del Lussemburgo, 1997
  • Ambasciata di Francia, Berlino, Germania, 1997
  • Museo della Pubblicità, Parigi, Francia, 1997-1999
  • JVC Business Center, Guadalajara, Messico, 1999
  • Centro Culturale di Santiago di Compostela, Spagna 1999
  • Museo del Quai Branly, Parigi, Francia, 1999
  • Museo Reina Sofia, Madrid, Spagna, 1999 (ampliamento)
  • Torre BIS, Basilea, Svizzera, 1999
  • Kyriat Arieh 1, Tel Aviv, Israele, 1999
  • River Hotel, Brooklyn, New York, USA, 1999
  • Camera di Commercio di Prato, Italia, 2000
  • Centro di Cultura e Congressi, Lucerna, Svizzera, 1990-2000
  • Museo dell’Evoluzione Umana, Burgos, Spagna, 2000
  • Carnegie Science Center, Pittsburgh, USA, 2001
  • Landmark, New York, USA, 2001
  • Sede sociale della società Richemont, Ginevra, Svizzera, 2001
  • Guggenheim Temporary Museum of Art, Tokyo, Giappone, 2001
  • Gasometro, Vienna, Austria, 1994-2001 (riconversione)
  • Soho Hotel, New York, USA, 2001-2002
  • Dentsu Tower, Tokyo, Giappone, 1998-2003


Musei:

Bibliografia:

  • AMC PAPERBACK, Jean Nouvel 25 projets, Le Moniteur, 2001
  • BIRKHAUSER, Jean Nouvel: 9 Built Projects 1992-1999, Birkhauser, 2000
  • BOISSIERE OLIVIER, Jean Nouvel, Idea Libri, 2003
  • G. BOSONI, Jean Nouvel.Una lezione in Italia. Architettura e design 1976-1995, Skira, 1996
  • CATALOGO COMPLETO, La Collection de la Fondation Cartier pour l'art contemporain, Fondation Cartier pour l'art contemporain, éditions Actes Sud, Parigi, Arles, 1998
  • CONWAY LLOYD MORGAN, Jean Nouvel. Elementi di architettura, Rizzoli Libri Illustrati, 2002
  • A. CUITO, C. MONTES, Jean Nouvel (Archipockets), Te Neues Publishing Company, 2003
  • El Croquis, Jean Nouvel, n. 65/66, n. 112/113
  • GA Document Extra, n.7
  • PATRICE GOULET, Jean Nouvel, Ed. du Regard
  • KENCHIKU BUNKA, 1996 The unbuilt, Jean Nouvel, 100 unbuilt projects, 3 volumi


Sito Web:

http://www.jeannouvel.com


Poetica:

Per l’architetto del presente non è più possibile parlare di architettura ideale poiché il corpo disciplinare dell’architettura non è totalmente autonomo ma, al contrario, è un corpo aperto le cui frontiere di scambio con altre discipline del sapere, dal mondo scientifico a quello medico e dell’arte, ne accentuano le reciproche influenze. Proprio questa interdipendenza disciplinare dimostra il superamento di tipologie costruttive, nonché di regole stabilite, che facevano riferimento in passato ad una visione del mondo ideale. Di fronte al contemporaneo l’unica sua constatazione è la diversità delle situazioni da cui scaturisce una diversità di risposte tale da non permettere l’esistenza di un unico linguaggio formale. In tal senso per Nouvel il progetto è moderno quando, calandosi nella contemporaneità, opera un’analisi dettagliata del contesto circostante, ponendosi con esso in un rapporto dialettico in base al quale il risultato finale non sia altro che un hic et nunc, ossia summa di tutti i fattori da cui è scaturito. Perciò con la diversificazione delle tecniche e la formazione di un tessuto urbano non compatto non ha più significato l’applicazione sterile di schemi o l’uso di tipologie fisse secondo un programma centralizzato bensì l’osservazione del contesto locale da cui trarre le indicazioni progettuali.

Nouvel definisce l'architettura come una "arte visiva, una produzione di immagini"; è infatti notorio il fascino esercitato su di lui dal linguaggio del cinema e del virtuale tanto da introdurre in architettura il concetto dello spazio inteso come successione di immagini. Lo spazio non è più, o non solo, un semplice volume o una combinazione di scene ma una "sequenza di immagini in relazione al tempo", concetto preso in prestito proprio dal mondo del cinema e accreditato dalla osservazione che a tutt’oggi una città è letta attraverso il movimento, è percepita attraverso l’attraversamento ed il conseguente coinvolgimento sensoriale che ne deriva. Si consideri che nel tessuto della città contemporanea, caratterizzato da forti contrasti, i punti di riferimento dell’urbanista, e non solo, sono cambiati virando verso le infrastrutture quali viali, aeroporti, tangenziali, sempre luoghi la cui percezione è profondamente legata alla velocità con cui si attraversano; ossia i luoghi che l’amico Wim Wenders definisce "nuove zone di giungla". Proprio nel film di Wim Wenders Fino alla fine del mondo (1991), i protagonisti sono ripresi nei loro spostamenti in una metropoli smisurata, senza soluzione di continuità, il cui superamento dei confini urbani porta come risultante un pianeta digitalizzato, fatto interamente di comunicazione ed immagine. In questa metropoli virtuale, che il regista traduce in base agli sviluppi del prossimo futuro, dove le regole di espansione sono state l’insensato accatastamento materico e di immagini, alcuni luoghi reali sono modificati col computer: la Porta di Brandeburgo è inglobata in un edificio moderno (come l’Ara Pacis a Roma in questi giorni), mentre la Torre senza fine di Nouvel affiancata a la Grande Arche. In questa visione in cui lo storyboard sostituisce lo storico taccuino da schizzi e la videocamera il cavalletto, Jean Nouvel predilige viste dinamiche a quelle statiche ed una visione in continua evoluzione la cui risultante percezione architettonica, sempre nuova, si modifica in virtù delle distanze, delle angolazioni, delle trasparenze e dei materiali.

Proprio quest’ultima caratteristica della trasparenza delle sue architetture ha fatto sì che venisse definito "padre della trasparenza". Ma come egli stesso specifica il concetto della trasparenza non passa attraverso una vetrina di un negozio o la facciata di un edificio interamente in vetro, bensì attraverso la "programmabilità del vetro dalla luce". Anche in pittura si ottengono differenti effetti controluce se si utilizza la luce attraverso una sorgente luminosa piuttosto che un’altra, mentre in scultura il posizionamento della sorgente davanti o dietro l’oggetto consente di ottenere effetti diversi. Quindi ciò che entusiasma Nouvel è l’espressione finale che può ricavare dall’uso delle molteplici trasparenze del vetro. L’architetto lo definisce "materiale senza maschera" poiché consente di svelarci un oggetto a seconda dei vari tipi di luce, diurna o notturna, naturale o artificiale; lo mostra in relazione alla sua propria natura traslucida, colorata, serigrafata, etc. Per questi motivi il vetro è il materiale che più si avvicina ad esprimere la sua visione cinetica dell’architettura per la quale esso fornisce con gradualità una successione di informazioni e di sensazioni sempre nuove che si modificano col trascorrere delle ore. A conferma dell’importanza di questo aspetto si considerino le applicazioni del vetro nei suoi progetti e tra essi quelli più emblematici della Dentsu Tower (Tokyo, Giappone, 1998-2003), la Fondation Cartier, (Parigi, Francia, 1991-1995), l’ Institut du Monde arabe (Parigi, Francia, 1981-1987) ed il progetto non realizzato della Tour sans fins. E’ interessante il vocabolario espressivo legato alla scelta di differenti tipi di trasparenze del vetro per ottenere, per esempio, una profondità di campo, per suggerire l’ambiguità di un oggetto o per definire effetti di smaterializzazione garantiti dal gioco di luci sulle superfici. La sua poetica si alimenta degli sviluppi connessi alle potenzialità espressive, tecniche e culturali, del vetro (in generale dei materiali utilizzabili nella progettazione edilizia e del design) intorno a cui si raccoglie il dibattito di fine secolo.

Architetto attento allo studio del dettaglio tanto da essere definito "uomo della specificità" soprattutto relativamente alle commesse di design, settore nel quale si dedica maggiormente al disegno dei mobili. L’industria del design è per Jean Nouvel un campo sempre vivo e in agguato perché vi lavorano industriali che credono nella modernità sperimentando nuove tecniche. In esso l’applicazione delle più recenti tecnologie consente al designer di porsi di fronte all’oggetto con un atteggiamento di sfida, che è sia concettuale sia materica, in quanto in una nuova concezione può esplorare una nuova possibilità espressiva del materiale. Si tratta di un "processo di smantellamento" e "ricostruzione dell’idea" che lo porta a ricercare la natura profonda di una cosa, ma partendo sempre dalla convinzione che progettare una sedia è come progettare una torre. Mentre l’architettura procede con maggior inerzia poiché le sono connaturali dei modi di costruire concatenati che non si possono mettere ogni volta in discussione, risultando legati ad un’evoluzione lineare del costruire per la quale farlo come cento anni fa risulterebbe ridicolo e troppo costoso, il design procede con maggiore vitalità. Bisogna solo chiedersi se valga la pena ridisegnare un oggetto come un tavolo o una sedia. Per Jean Nouvel queste ragioni esistono e sono di natura esteriore semplicemente dipendenti dagli stili di vita mutati e dalle differenti attitudini contemporanee, se ad esse si aggiunge la possibilità di indagare nuove tecniche ottenendo una maggiore qualità produttiva insieme alla diminuzione dei prezzi di vendita sul mercato, allora si avranno tante motivazioni per il ridisegno di un oggetto. Dunque per l’architetto-designer un oggetto deve essere specifico ed , in quanto tale, trasversale per la possibilità di essere utilizzato dovunque ed essere inserito in molteplici contesti: contraddizione solo apparente; inoltre deve possedere la caratteristica fondamentale dell’elementarità poiché solo in essa si soddisfano le esigenze di utilizzo. Sotto la luce di questi aspetti si capisce il perché egli stesso si infastidisca nell’essere annoverato tra gli architetti hi-tech, terminologia che per Nouvel vuol dire solo espressione di una tecnica attraverso la quale si può fare ciò che prima non si riusciva a fare. Infatti la progettazione è un processo con il quale nascondere la struttura o i bulloni quindi un processo nel quale servirsi della tecnica per esprimere concetti inespressi su un materiale e la sua natura.

Fino a non molti decenni fa l’architettura ha proceduto basandosi sulla reiterazione di canoni e sul principio della copiatura riproponendo modelli esistenti variati solo in misura della destinazione. Per Jean Nouvel questa ripetizione di schemi non è più possibile perché sono cambiate le condizioni di vita o dell’abitare: per fare architettura occorre calarsi nella singola situazione specifica che comporta all’architetto lo sforzo di una diagnosi particolare sul contesto osservato. Ciò è quello che definisce "contestualismo" che non è sinonimo del "riduzionismo al mimetismo" bensì indice di un’apertura alla poetica delle situazioni in cui l’architetto-urbanista deve esser capace di far dialogare elementi già esistenti in modo che si produca una tensione che interessi il fruitore. Nell’era del capitalismo sfrenato e dell’iperconsumismo Nouvel vuole dare un senso alla materia accumulata troppo velocemente e stabilire delle nuove strategie che sfruttino proficuamente situazioni storico - culturali e geografico - fisiche. Poetica del caos per implementazioni di significati positivi.


Webliografia:

http://www.archimagazine.com/bnouvel.htm

http://www.architettiroma.it/archivio.aspx?id

http://www.architetturaamica.it

http://www.architettura.supereva.com/movies/20020620/index.htm

http://www.architettura.supereva.com/sopralluoghi/index.htm

http://www.architectsonline.it

http://www.casadellaarchitettura.it/archivio.aspx?id

http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/nouvelj.htm

http://www.fondation.cartier.fr

http://www.greatbuildings.com/buildings/contemporary/types/glass

http://www.luxflux.net/m2/luoghi2.htm

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelase

http://www.vitruvio.ch/arc/contemporary/1946-2000/institutmondearabe.php

http://www.wikipedia.org/wiki/jean_nouvel