Reclaim the streets

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Genere o movimento artistico:

JAMMING CULTURE

Personaggi o Gruppi:

"RECLAIM THE STREETS"

Luogo:

Il luogo d’incontro scelto da Rts rimane segreto fino al giorno prestabilito, come per i rave. Migliaia di persone si riuniscono in un punto d’incontro prefissato, da cui partono in massa verso una destinazione nota solo a pochi organizzatori.

Storia:

Dal 1995, Rts ha occupato strade trafficate, incroci chiave e perfino tratti autostradali mediante raduni volontari. In pochi attimi, una folla di partecipanti apparentemente casuali trasformano un’arteria stradale in un surreale box per bambini. Ecco come avviene. Il luogo d’incontro scelto da Rts rimane segreto fino al giorno prestabilito, come per i rave. Migliaia di persone si riuniscono in un punto d’incontro prefissato, da cui partono in massa verso una destinazione nota solo a pochi organizzatori. Prima dell’arrivo della folla, un furgone equipaggiato con un potente impianto sonoro viene parcheggiato furtivamente su un lato della strada che verrà occupata. Il passo successivo consiste nel bloccare il traffico con stratagemmi teatrali, per esempio, due vecchie macchine che si scontrano di proposito e i due conducenti che inscenano una lite fittizia. Un’altra tecnica consiste nell’innalzare in mezzo alla carreggiata impalcature di sei metri circa con un coraggioso attivista appeso in cima: i pali dell’impalcatura non consentono alle macchine di passare ma le persone possono circolare liberamente. Inoltre, dato che demolire l’impalcatura significherebbe anche far cadere la persona che vi sta sopra, la polizia non può far altro che restare a guardare impotente. Quando il traffico è fermo, la carreggiata viene dichiarata <>. Vengono alzati i cartelli con SLOGAN ANTI CONSUMISTICI E ANTI SISTEMA.Viene issata la bandiera Rts, una saetta su sfondi di colore diverso, e l’impianto acustico inizia a trasmettere a tutto volume ogni genere musicale da pezzi elettronici nuovissimi a What a Wonderful World di Louis Armstrong. All’improvviso ecco spuntare da chi sa dove il carnevale errante dei sostenitori di Rts: ciclisti, trampolieri, frequentatori di rave, persone che suonano il tamburo. Nei raduni passati, nel bel mezzo degli incroci sono stati allestiti castelli d tubi metallici, gigantesche vasche piene di sabbia, altalene, piscine per bambini, divani, tappeti e reti da pallavolo. Centinaia di frisbee volavano in aria, veniva distribuito gratuitamente del cibo e si iniziava a ballare, sulle macchine, alle fermate degli autobus, sui tetti e vicino ai cartelli stradali. Gli organizzatori descrivono questi HAPPENINGS come qualcosa che va dalla realizzazione di un RAVE a un << incontro casuale su vasta scala>>.

L’idea è di tenere tutti dentro casa. Così, quando vai a sfidare il potere, inevitabilmente ti troverai contro il muro dell'indifferenza, domandandoti "Dovrei mettermi al sicuro e stare sui marciapiedi, o dovrei scendere in strada?" E sono quelli che si prendono i rischi maggiori quelli che alla fine faranno cambiare la società. La strada, al suo meglio, è un posto vivo, fatto di movimenti umani e di rapporti sociali, di libertà e spontaneità. Il sistema basato sulle automobili ci ruba la strada da sotto ai piedi e la rivende al prezzo del petrolio. Privilegia il tempo rispetto allo spazio, corrompendo e riducendo entrambi a un'ossessione per la velocità o, in gergo economico, a un mero "giro d'affari". Non importa chi "guida" questo sistema perché i suoi movimenti sono già predeterminati. La privatizzazione di spazi pubblici nella forma delle auto continua a erodere i quartieri e le comunità che definiscono la metropoli. La planimetria delle strade, i "parchi" per gli affari, i centri commerciali - tutto contribuisce alla disintegrazione della comunità e all'appiattimento di una zona urbana. Tutti i posti diventano uguali. La comunità è mercificata: un villaggio dello shopping, sedato e sotto costante sorveglianza. Il desiderio di comunità è appagato altrove, attraverso lo spettacolo, in forma simulata. Una "strada" o "piazza" da soap televisiva che imita quell'arena distrutta dalla realtà concreta e dal capitalismo. La strada vera, in questo scenario, diventa sterile. Un luogo per spostarsi, non per essere. Esiste solo in funzione di qualche altro posto - attraverso le vetrine dei negozi, i cartelli pubblicitari o le taniche di petrolio. Soprattutto, mai più rendere il trasporto un obiettivo in sé. Unirlo sempre ai problemi della città, alla divisione sociale del lavoro, e al modo in cui ciò frantuma le varie dimensioni della vita. Un posto per lavorare, un altro per "vivere", un terzo per comprare, un quarto per imparare, un quinto per l'intrattenimento. Il modo in cui e organizzato il nostro spazio va verso la disintegrazione della gente che inizia con la divisione del lavoro nelle fabbriche. Taglia le persone in due fette, taglia il nostro tempo e la nostra vita in fette separate, così che in ognuna tu sia un consumatore passivo alla merce dei negozianti, così che non accada mai che il lavoro, la cultura, la comunicazione, il piacere, la soddisfazione dei bisogni e la vita personale siano visti come un insieme: una vita unificata, sostenuta dalla fabbrica sociale della comunità. Non sarebbero meglio le strade senza macchine? No, se tutto ciò che le rimpiazza sono passaggi pedonali o spazi per lo shopping al coperto. Essere contro le auto facendo il loro interesse è insensato: come chiedere un solo pezzo e non tutto il mosaico. La lotta per uno spazio libero dalle auto non deve essere separata dalla lotta contro il capitalismo globale - perché in verità il primo è incluso nel secondo. Le strade sono piene di capitalismo quanto di macchine e l'inquinamento del capitalismo è molto più insidioso. All'inizio le persone fermeranno i veicoli e li capovolgeranno... si stanno vendicando del traffico decomponendolo nei suoi inerti elementi originari. Poi incorporeranno il rottame che avranno creato nelle loro nuove barricate: ricombineranno gli elementi isolati e inanimati in nuove forme vitali artistiche e politiche. Per un luminoso momento, le moltitudini della solitudine che costituiscono la città moderna saranno riunite in un nuovo tipo di incontro, diventando un popolo. Le strade appartengono alla gente: la gente ha preso il controllo delle cose principali della città, e l’ha fatta propria. Stiamo per riprenderci gli spazi pubblici dai recinti delle arene private. Nel più semplice dei casi è un attacco alle auto come principali agenti di oppressione. Si tratta di reclamare le strade come spazi pubblici inclusivi e non come spazi privati a esclusivo uso delle auto. Ma noi crediamo che questo sia un principio più ampio, per riprendersi quanto è stato rinchiuso nella circolazione capitalista e restituirlo all'uso collettivo della comunità.


Poetica:

Come i sabotatori di annunci pubblicitari, anche i sostenitori di Rts hanno applicato il linguaggio e le strategie dell’ecologia radicale alla giungla cittadina, rivendicando spazi liberi dal marketing nelle città e luoghi naturali e selvaggi, nelle campagne o in mare. Fondamentalmente è nelle strade che si manifesta il potere: poiché è nelle strade che giornalmente si sopravvive, si soffre e si invecchia, e dove si affronta e si combatte il potere, le strade devono trasformarsi nel luogo dove la vita quotidiana sia goduta, creata e coltivata. La strada è un simbolo estremamente importante perché tutta la tua formazione culturale si è industrializzata per tenerti lontano proprio da lì...

Opere:

Le opere di Reclim The Streets (RTS) sono happenig documentati attraverso video e servizi fotografici che si trovano all'interno del sito http://www.reclaimthestreets.net/

Correlazioni:

Bibliografia:

Webliografia: