Satellite art: an interview with Nam June Paik: differenze tra le versioni

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   '''Arte satellitare: un'intervista a Nam June Paik'''
 
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L’immagine computerizzata del mitico Icaro si libra in cielo trasformandosi durante il volo in un uccello che alla velocità della luce sfreccia dalla Antica Grecia a New York. La distanza spaziotemporale tra antico Olimpo e moderna Babele elettronica non impedisce all’inventore della Video Art di esprimere la propria creatività: si tratta  del cinquantaseienne artista coreano Nam June Paik.
 
L’immagine computerizzata del mitico Icaro si libra in cielo trasformandosi durante il volo in un uccello che alla velocità della luce sfreccia dalla Antica Grecia a New York. La distanza spaziotemporale tra antico Olimpo e moderna Babele elettronica non impedisce all’inventore della Video Art di esprimere la propria creatività: si tratta  del cinquantaseienne artista coreano Nam June Paik.
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'''Paik''' - ''La prima opera riguardava solo il rapporto Usa/Francia e non quello Est/Ovest come avviene nella seconda, laddove si collegano tra loro Korea, Giappone e Usa. Adesso invece voglio collegare tutte le parti del pianeta. Questa è la differenza principale. La seconda differenza è che adesso lavoro di più con l’arte popolare che con le performance di arte alta. Si corre un grosso rischio a creare uno show televisivo dal vivo su così larga scala investendo solo sull’arte alta in quanto la televisone è intrattenimento e quindi dobbimao essere cauti. Dobbiamo essere un pò limitati anche per ridurre i rischi insiti in un collegamento di questa portata. Non sto dicendo che non si tratti di arte alta ma che stiamo facendo arte alta con mezzi nuovi. E li usiamo per lavorare lungo la linea temporale delle arti popolari, il ritmo, che è molto importante nella video arte. Questo è il mio ultimo spettacolo satellitare ma è anche l’inizio di una più ampia modalità di applicazione del satellite, che si protrarrà nel futuro.
 
'''Paik''' - ''La prima opera riguardava solo il rapporto Usa/Francia e non quello Est/Ovest come avviene nella seconda, laddove si collegano tra loro Korea, Giappone e Usa. Adesso invece voglio collegare tutte le parti del pianeta. Questa è la differenza principale. La seconda differenza è che adesso lavoro di più con l’arte popolare che con le performance di arte alta. Si corre un grosso rischio a creare uno show televisivo dal vivo su così larga scala investendo solo sull’arte alta in quanto la televisone è intrattenimento e quindi dobbimao essere cauti. Dobbiamo essere un pò limitati anche per ridurre i rischi insiti in un collegamento di questa portata. Non sto dicendo che non si tratti di arte alta ma che stiamo facendo arte alta con mezzi nuovi. E li usiamo per lavorare lungo la linea temporale delle arti popolari, il ritmo, che è molto importante nella video arte. Questo è il mio ultimo spettacolo satellitare ma è anche l’inizio di una più ampia modalità di applicazione del satellite, che si protrarrà nel futuro.
 
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[[Categoria:Testo di Paik Nam June]]
 
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Revisione 00:12, 13 Dic 2005

Autore: Nam June Paik (intervistato da Eduardo Kac)

Tratto da: http://www.tribes.org/dystopia/satellite_art.html

Titolo Originale: SATELLITE ART: AN INTERVIEW WITH NAM JUNE PAIK

Traduzione di: Ernesto Fialdini

Anno: 2000

 Arte satellitare: un'intervista a Nam June Paik
Nam june paik.jpg

L’immagine computerizzata del mitico Icaro si libra in cielo trasformandosi durante il volo in un uccello che alla velocità della luce sfreccia dalla Antica Grecia a New York. La distanza spaziotemporale tra antico Olimpo e moderna Babele elettronica non impedisce all’inventore della Video Art di esprimere la propria creatività: si tratta del cinquantaseienne artista coreano Nam June Paik.


Arcobaleno Spaziale fu il primo titolo. Seguì Arcobaleno Olimpico e quindi Attorno al mondo. Benchè ci sia riferimento alla scienza o alla mitologia o ad entrambe, l’opera fa collimare elementi culturali provenienti da Grecia, Unione sovietica, Cina, Stati Uniti, Brasile, Giappone, Korea, Germania, Italia, Austria, Ungheria, Irlanda, Inghilterra e Israele. Grazie all’intervento del Network Globo TV, il Brasile sarà l’unico paese dell’America Latina a partecipare, grazie all’impegno di Hans Donner, un grafico e computer-artista austriaco che vive e lavora a Rio de Janeiro. Coinvolto dallo stesso Paik, Donner, che lavora proprio alla Globo TV, è l’autore della grafica impiegata nelle transizioni tra le parti di video in diretta. L'incipit, che si rifà ai Giochi Olimpici dell’Antica Grecia citando Icaro, e la restante grafica, che invece rappresenta l’integrazione culturale su scala planetaria, vengono elaborate da Donner a New York, in quanto la data di scadenza è troppo vicina perché il lavoro si possa svolgere a Rio.


La dinamica che definisce il linguaggio visuale di Paik, imperniato sull’annullamento dello spazio in virtù del presente perpetuo, è analoga alla sua vita, trascorsa viaggiando. Nasce a Seoul, in Korea, nel 1932. A causa della Guerra di Korea la famiglia si trasferisce a Honk Kong, nel 1949. Un anno dpo si spostano a Tokio. Nel 1956 Paik raggiunge la Germania per studiare musica, passando da Calcutta e dal Cairo. Nel 1963 dalla Germania si traferisce a Tokio per un anno. Nel 1964 è a New York. Trascorre parte del 1966 viaggiando in Europa con Charlotte Moorman. Attualmente vive a New York con la moglie, Shigeko Kubota, anch’essa videoartista.

In una lettera a John Cage scritta nel 1959 Paik aveva già espresso il suo interesse teoretico ed estetico per la televisione. Nel 1963, quando era ancora in Germania, acquistò 13 set televisivi di seconda mano e nel Marzo dello stesso anno fece il suo primo show da solista che era anche la prima vera mostra di video arte : Mostra di Musica D Televisione elettronica. Sempre nel 1963 ma in Giappone, lavorò con l’ingegnere Shuya Abe per creare il primo sintetizzatore video. La sua inesauribile ricerca lo condusse a molte altre scoperte e, nel 1965, fece il suo primo show solista negli Usa: Electronic TV, Color TV Experiments, 3 Robots, 2 Zen Boxes & 1 Zen Can. Espandendo queste nuove concezioni nei due decenni successivi creò videosculture, videoinstallazioni, videoperformance, videocassette e collegamenti satellitari dal vivo.



Kac- Il rapporto tra arte e nuove tecnologie è antico quanto l’arte stessa. Come lo vedi ?


Kac - Tu hai un forte background musicale. Nel 1956 hai studiato musica all’Università di Monaco e al conservatorio musicale di Friburgo in Germania. Nel 1958 hai lavorato negli Studi di Musica Elettronica di Rundfunk dove lavorò anche Stockhausen. Nelle tue opere basate su telecomunicazioni includi spesso performance di rock e pop. Come correli musica e video tra loro ?

Paik - I videoclip di MTV hanno già dimostrato la grande intimità tra suono e immagine. Le persone sono abituate a questo genere di accostamento. Se li compari ai film underground degli anni sessanta troverai molti tratti in commune come tagli brutali, angolazioni inconsuete e altro ancora. MTV non restituisce il solo approccio possible alla questione suono-immagine, ma è una soluzione interessante che ha permesso lo sviluppo della musica visuale, fino alla video arte. Credo che, ad esempio, l’opera di Laurie Anderson sia importante perché chiude lo iato tra arte alta e bassa. I parametri dell’arte bassa del resto si elevano considerevolmente. Quando Elvis Presley apparve negli anni 50 gli artisti non lo apprezzarono. Ma quando fu il momento dei Beatles, negli anni 60, gli artisti li apprezzarono e rispettarono. Vedo un mutamento sotterraneo in corso. All’opposto di Presley, che era un pilota, musicisti come Bowie o Byrne hanno studiato e sono colti. Ammirano Duchamp e altri artisti. Un artista visivo può parlare con loro mantenendo un alto livello culturale in quanto essi erano artisti prima di diventare musicisti professionisti. Ma non c’è comunque ragione per cui essi debbano far arte alta. Ci sono sempre artisti concentrati su questo tipo di arte come Ray Johnson e i Fluxus, insieme a molti altri.

Kac - Una delle tendenze dell’arte tecnologica è l’interazione multimediale. Tu credi che il video e l’olografia incroceranno le loro vie ? Che futuro ha l’arte tecnologica ?

Paik - L’olografia, che è molto diversa dal video, è il futuro. Nel Museo di Olografia ho veduto ologrammi eccellenti e infatti in questo campo vengono fatte costantemente nuove scoperte. Un singlo ologramma però contiene troppe informazioni per essere contenuto in una videocassetta. Quindi sono necessari sistemi di registrazione ottica, come I CD, che un giorno conterranno gli ologrammi. Gli artisti che usano la tecnologia devono fare attenzione a non cadere nella trappola del decorativismo. Devono impedire che il fattore tecnologico prevarichi quello puramente artistico. Scansato questo pericolo siamo sulla giusta strada.


Paik - La prima opera riguardava solo il rapporto Usa/Francia e non quello Est/Ovest come avviene nella seconda, laddove si collegano tra loro Korea, Giappone e Usa. Adesso invece voglio collegare tutte le parti del pianeta. Questa è la differenza principale. La seconda differenza è che adesso lavoro di più con l’arte popolare che con le performance di arte alta. Si corre un grosso rischio a creare uno show televisivo dal vivo su così larga scala investendo solo sull’arte alta in quanto la televisone è intrattenimento e quindi dobbimao essere cauti. Dobbiamo essere un pò limitati anche per ridurre i rischi insiti in un collegamento di questa portata. Non sto dicendo che non si tratti di arte alta ma che stiamo facendo arte alta con mezzi nuovi. E li usiamo per lavorare lungo la linea temporale delle arti popolari, il ritmo, che è molto importante nella video arte. Questo è il mio ultimo spettacolo satellitare ma è anche l’inizio di una più ampia modalità di applicazione del satellite, che si protrarrà nel futuro.