Technoetica

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Il termine è coniato da Roy Ascott, nell'ambito delle sue ricerche estetiche-artistiche. La prima voce pubblicata del termine si trova nel testo, When the Jaguar lies down with the Lamb: speculations on the post-biological culture. Prima pubblicazione in portoghese: Ascott, R. 2003. “Quando a onça se deita com a ovelha: a arte com mídias úmidas e a cultura pós-biológica.” In: DOMINGUES, D. (ed). Arte e vida no século XXI. São Paulo: Editora UNESP. Pp.273-284. Roy Ascott ha dato testimonianza diretta a Francesco Monico a Montreal durante il Convegno "Reviewing the Future: Vision, innovation, emergence", 2007 Planetary-Collegium Montreal Summit, Exagram: "il termine è una unione tra Tecné e noetikos: tecnoetica è quella speculazione che concerne l'impatto della tecnologia sui processi della coscienza. La tecnologia può essere telematica, digitale, genetica, vegetale, moist (letteralmente emulsionata), linguistica....infatti,le tecnologie oggi disponibili hanno un impatto sulla coscienza e si sono trasformate nel substrato dell'arte del terzo millennio, in particolare le tecnologie più interessanti si definiscono nell'incrocio tra telematica, biotecnologia, nanotecnologie, e informano il processo degli artisti, dei progettisti, dei performers, degli architetti.” Roy Ascott sostiene che la definizione estetica del paradigma tecnologico contemporaneo sarà tech-noetica, cioè una fusione di che cosa conosciamo e possiamo ancora indagare sulla coscienza (noetikos) con ciò che possiamo fare e finalmente realizzeremo attraverso la tecnologia. Bisogna fare attenzione che la tech-noetica non deve essere assolutamente confusa con la tecno-etica. A tale proposito Francesco Monico menziona in una mail a aha inviata il 28-04-2007 il seguente episodio : "la sera del 3 maggio 2006 mi trovavo a cena al Brutto Anattrocolo, in via torricelli a Milano, ero là in compagnia di Paolo Atzori, architetto digitale, Antonio Syxty, regista teatrale e Antonio Caronia, tecnofilosofo, stavano esplorando l'ipotesi di mettere in scena al Teatro Litta la versione teatrale del romanzo Solaris e discutendo della drammaturgia. Antonio Sixty era molto interessato ai discorsi tra me e Caronia sull'arte sincretica e sulle nuove tecnologie, a quel punto personalmente chiesi ad Antonio Caronia di definirmi la tech-noetica e lui mi disse che, "forzando un po', ma approfittando di una felice coincidenza - il neologismo si potrebbe scomporre non solo nel modo canonico: <techne><ethos>, ma addirittura in tre parti, con un assorbimento della consonante "n", così: <techne><nous><ethos>, introducendo insomma la dimensione cognitiva, mentale, come elemento di mediazione fra la dimensione pratico-tecnica e quella comportamentale-normativa: senza "nous" non ci può essere "ethos", o sinteticamente: ogni "tecnoetica" è necessariamente una "tecno-noetica". Francesco Monico attraverso l'attività di studio e ricerca del M-Node e in accordo con lo stesso Roy Ascott sostiene che in Italia la parola, potrebbe esattamente come mass media essere correttamente composta da un termine inglese 'tech' e uno italiano, derivato dal greco, 'noetica', ecco quindi la tech-noetica.