V2 Organisation: differenze tra le versioni

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V2_Organisation, istituto per media instabili, cominciò nel 1981 nella città olandese di Den Bosch come un’iniziativa promossa da artisti. Sia Alex Adriaansens che Joke Brouwer - parlando in favore di V2_ su queste pagine - erano fra i membri fondatori ed sono ancora  attivi come mai all'interno dell'organizzazione. Attualmente, con le sue divisioni V2_Lab, V2_Events V2_Books, V2_Web Art Festa Elettronica olandese (DEAF), V2_Store e V2_Archive, V2_ si è sviluppata in un centro internazionale per arte e tecnologia di media in Rotterdam. Lo stile eccentrico di V2_è garantito al fine di provocare ripetutamente un misto di fascino e frustrazione fra il pubblico di alcune delle sue molteplici attività.   
 
V2_Organisation, istituto per media instabili, cominciò nel 1981 nella città olandese di Den Bosch come un’iniziativa promossa da artisti. Sia Alex Adriaansens che Joke Brouwer - parlando in favore di V2_ su queste pagine - erano fra i membri fondatori ed sono ancora  attivi come mai all'interno dell'organizzazione. Attualmente, con le sue divisioni V2_Lab, V2_Events V2_Books, V2_Web Art Festa Elettronica olandese (DEAF), V2_Store e V2_Archive, V2_ si è sviluppata in un centro internazionale per arte e tecnologia di media in Rotterdam. Lo stile eccentrico di V2_è garantito al fine di provocare ripetutamente un misto di fascino e frustrazione fra il pubblico di alcune delle sue molteplici attività.   
  
1980-1986  
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'''1980-1986'''
 
   
 
   
 
Nei primi anni della V2_ il nostro lavoro e le sue attività erano quelle di un'organizzazione tendente a divenire piuttosto varia. I temi del nostro lavoro erano anche la base delle attività che noi abbiamo iniziato come V2_. Alla fine degli anni settanta l’arte era divenuta così istituzionalizzata e così autioreferente che noi cominciammo a cercare opportunità attraverso le quali poter confrontare il "mondo di fuori". Per esempio, nel 1980 alcuni giovani amministratori ci chiesero di fare un'esposizione all'Università di Nijmegen. Noi andammo con un camion pieno di dipinti ed appendemmo grandi bandiere che dicevano: "L'università è occupata". Questo li allarmò  alquanto, perché loro pensavano che  solamente gli studenti potessero occupare un'università, non gli artisti. La sala di ingresso dell'edificio fu coperta di dipinti che erano assurdi o politicamente orientati. Quando il preside della Facoltà venne a dare un sguardo, le sue prime parole furono: "Questa non è arte! ". Lui proseguì a dire, di fronte alla telecamera: “La mia idea di arte è un dipinto di trenta, quaranta centimetri". Noi compilammo il nastro che usa l’università al reparto audiovisivo e poi lo proiettami su un monitor continuamente: questo uomo che piange "Questo non è arte! La mia idea di arte è... ". Bene, il reparto audiovisivo fu dichiarato zona limitata a noi ed il nastro fu distrutto.   
 
Nei primi anni della V2_ il nostro lavoro e le sue attività erano quelle di un'organizzazione tendente a divenire piuttosto varia. I temi del nostro lavoro erano anche la base delle attività che noi abbiamo iniziato come V2_. Alla fine degli anni settanta l’arte era divenuta così istituzionalizzata e così autioreferente che noi cominciammo a cercare opportunità attraverso le quali poter confrontare il "mondo di fuori". Per esempio, nel 1980 alcuni giovani amministratori ci chiesero di fare un'esposizione all'Università di Nijmegen. Noi andammo con un camion pieno di dipinti ed appendemmo grandi bandiere che dicevano: "L'università è occupata". Questo li allarmò  alquanto, perché loro pensavano che  solamente gli studenti potessero occupare un'università, non gli artisti. La sala di ingresso dell'edificio fu coperta di dipinti che erano assurdi o politicamente orientati. Quando il preside della Facoltà venne a dare un sguardo, le sue prime parole furono: "Questa non è arte! ". Lui proseguì a dire, di fronte alla telecamera: “La mia idea di arte è un dipinto di trenta, quaranta centimetri". Noi compilammo il nastro che usa l’università al reparto audiovisivo e poi lo proiettami su un monitor continuamente: questo uomo che piange "Questo non è arte! La mia idea di arte è... ". Bene, il reparto audiovisivo fu dichiarato zona limitata a noi ed il nastro fu distrutto.   
Chiaramente noi tagliammo poi tutti i nostri lavori a questa “taglia di e li appendemmo in tutto l'edificio. Le cose ci sfuggirono rapidamente di mano e così dopo due settimane le strutture all'interno dell'università ritornarono pulite. Gli attivisti degli anni sessanta si erano stabiliti in una provvisoria posizione sicura ed avevano voluto ora avviare una petizione sul nostro conto, perché aveva offeso il preside della Facoltà da cui dipendevano per i loro fondi di ricerca. Gli studenti stranieri, la maggior parte di loro provenienti dai Paesi del Terzo Mondo, aveva un senso acuto di quello che stava succedento ed immediatamente dichiararono la loro solidarietà. Chiunque ha qualche cosa da dire può venire da noi. Noi avevamo duplicatori e potemmo fare i nostri opuscoli. Dopo alcune settimane il preside della Facoltà ingaggiò una squadra di pulizia per il  fine settimana che strappò tutto dai muri. Questo era piuttosto più radicale di noi. Il lunedì successivo noi tenemmo discorsi attraverso megafoni e la polizia arrivò così come un numero crescente di studenti. La tensione stava aumentando. Poi il Rettore dell’ Università che aveva una stanza pulita,  ordinò panini e bevande non alcoliche, così che noi potessimo negoziare pacatamente. Alla fine andammo in Tribunale e l'università dovette pagare per tutti i lavori di arte danneggiati. In un'intervista nel giornale d’università il preside della Facoltà fu accreditato di aver detto: "Questo era  rivolto al  potere.  Chi è responsabile qui?Quindi, eccotelo.   
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Chiaramente noi tagliammo poi tutti i nostri lavori a questa “taglia di arte‿ e li appendemmo in tutto l'edificio. Le cose ci sfuggirono rapidamente di mano e così dopo due settimane le strutture all'interno dell'università ritornarono pulite. Gli attivisti degli anni sessanta si erano stabiliti in una provvisoria posizione sicura ed avevano voluto ora avviare una petizione sul nostro conto, perché aveva offeso il preside della Facoltà da cui dipendevano per i loro fondi di ricerca. Gli studenti stranieri, la maggior parte di loro provenienti dai Paesi del Terzo Mondo, aveva un senso acuto di quello che stava succedento ed immediatamente dichiararono la loro solidarietà. Chiunque ha qualche cosa da dire può venire da noi. Noi avevamo duplicatori e potemmo fare i nostri opuscoli. Dopo alcune settimane il preside della Facoltà ingaggiò una squadra di pulizia per il  fine settimana che strappò tutto dai muri. Questo era piuttosto più radicale di noi. Il lunedì successivo noi tenemmo discorsi attraverso megafoni e la polizia arrivò così come un numero crescente di studenti. La tensione stava aumentando. Poi il Rettore dell’ Università che aveva una stanza pulita,  ordinò panini e bevande non alcoliche, così che noi potessimo negoziare pacatamente. Alla fine andammo in Tribunale e l'università dovette pagare per tutti i lavori di arte danneggiati. In un'intervista nel giornale d’università il preside della Facoltà fu accreditato di aver detto: "Questo era  rivolto al  potere.  Chi è responsabile qui?Quindi, eccotelo.   
Noi andammo cercando un “porto , un luogo per esplorare quello che noi potevamo fare con arte, la cultura e musica. Noi lo trovammo a Vughterstraat 234 (abbreviato a V2) in Den Bosch, un grande edificio che noi occupammo nel settembre 1981. Noi lo chiamammo un centro multimediale. C'era uno spazio dove riprodurre nastri, un grande spazio per spettacoli in combinazione con murali, dipinti ed installazioni ed ancora un'altra stanza per installazioni. L'edificio fu situato ad una piazza che ci ha dato spazio per roba più "esplosiva." C'era anche una stazione radio pirata. Nastri come Einstuerzende Neubauten, Prova Reparto, Vivenza e Laibach facevano furore. Inizialmente non lavorammo interdisciplinarmente ma piuttosto multidisciplinarmente. Stava succedendo tutto allo stesso tempo sovrastando l'un l'altro. Noi dipingemmo, facemmo film in Super-8 e scrivemmo. E noi suonammo in cinque gruppi diversi. Alcuni erano complessi rock, altri erano meno facilmente definibili. Noi suonammo a Berlino, con Pari Ubu e DAF, e Cabaret Voltaire. Come noi, loro erano artisti visuali che erano anche attivi in musica.   
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Noi andammo cercando un “porto gratuito‿, un luogo per esplorare quello che noi potevamo fare con arte, la cultura e musica. Noi lo trovammo a Vughterstraat 234 (abbreviato a V2) in Den Bosch, un grande edificio che noi occupammo nel settembre 1981. Noi lo chiamammo un centro multimediale. C'era uno spazio dove riprodurre nastri, un grande spazio per spettacoli in combinazione con murali, dipinti ed installazioni ed ancora un'altra stanza per installazioni. L'edificio fu situato ad una piazza che ci ha dato spazio per roba più "esplosiva." C'era anche una stazione radio pirata. Nastri come Einstuerzende Neubauten, Prova Reparto, Vivenza e Laibach facevano furore. Inizialmente non lavorammo interdisciplinarmente ma piuttosto multidisciplinarmente. Stava succedendo tutto allo stesso tempo sovrastando l'un l'altro. Noi dipingemmo, facemmo film in Super-8 e scrivemmo. E noi suonammo in cinque gruppi diversi. Alcuni erano complessi rock, altri erano meno facilmente definibili. Noi suonammo a Berlino, con Pari Ubu e DAF, e Cabaret Voltaire. Come noi, loro erano artisti visuali che erano anche attivi in musica.   
 
Nei primi anni ottanta V2_ fu considerato una delle così definite iniziative artistiche presenti in numero irrisorio nei Paesi Bassi. Questi furono considerati i primi passi verso il vero lavoro: principale corrente d’arte. Noi ci considerammo già corrente principale perché il nostro lavoro non era isolato dall'esperienza di ogni giorno; al contrario, era parte di lei. Era la così definita corrente principale che era periferica perché si isolò. Anche il  conflitto che noi avevamo con le arti visuali non era inizialmente drammatico. Noi eravamo tolleraroti perché noi andavamo bene  con la tradizione di arte di avanguardia. Il nostro lavoro era memore di Dada e Fluxus. Per noi, comunque, Fluxus era tipico di un'avanguardia che era stata succhiata con i loro occhi spalancati perché loro avevano continuato a produrre oggetti di arte: tutto quello che è stato lasciato di lui alla fine era una manciata di reliquie in un museo. Questo non era come noi volevamo finire. Tutto questo non era stato espresso in una teoria. Era principalmente un  periodo di facciata.   
 
Nei primi anni ottanta V2_ fu considerato una delle così definite iniziative artistiche presenti in numero irrisorio nei Paesi Bassi. Questi furono considerati i primi passi verso il vero lavoro: principale corrente d’arte. Noi ci considerammo già corrente principale perché il nostro lavoro non era isolato dall'esperienza di ogni giorno; al contrario, era parte di lei. Era la così definita corrente principale che era periferica perché si isolò. Anche il  conflitto che noi avevamo con le arti visuali non era inizialmente drammatico. Noi eravamo tolleraroti perché noi andavamo bene  con la tradizione di arte di avanguardia. Il nostro lavoro era memore di Dada e Fluxus. Per noi, comunque, Fluxus era tipico di un'avanguardia che era stata succhiata con i loro occhi spalancati perché loro avevano continuato a produrre oggetti di arte: tutto quello che è stato lasciato di lui alla fine era una manciata di reliquie in un museo. Questo non era come noi volevamo finire. Tutto questo non era stato espresso in una teoria. Era principalmente un  periodo di facciata.   
  
1987-1993   
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'''1987-1993'''  
  
 
La metà degi anni ottanta portò una svolta, non solo per V2_ ma per molte iniziative artistiche nei Paesi Bassi. Era tempo per riflessioni: cosa stiamo facendo, da dove viene e come andremo avanti? Quello era il periodo in cui noi deducemmo le conclusioni dai nostri interessi personali e motivazioni: la tecnologia (i media) divenne il nostro tema principale, sia nel nostro lavoro che in V2_. Quindi lo sviluppo di V2_ era ancora fortemente influenzato da scelte personali. Noi ci chiedemmo come l’arte potesse prendere parte in un sviluppo sociale e generale che la tecnologia favoriva. Nella nostra visione l’arte doveva posizionarsi diritto nel centro di questo sviluppo e non limitarsi ad un'isola che avrebbero chiamato arte. Nell'esplorare l'impatto della tecnologia sulla società - una vera terra desolata in termini di ricerca - la domanda che scoccò automaticamente era quella su sulle condizioni sotto le quali politica, la cultura e società erano state plasmate nei secoli passati, e come questo ora stava succedendo. Se, come ora con l'avvento di computer, trasformazioni enormi ebbero luogo nella società, questo sarebbe anche vero per l’arte. L’arte può avere un importante ruolo in questa trasformazione, specialmente nel contraddire l'economizazione di vasta portata che già succede in molte aree.   
 
La metà degi anni ottanta portò una svolta, non solo per V2_ ma per molte iniziative artistiche nei Paesi Bassi. Era tempo per riflessioni: cosa stiamo facendo, da dove viene e come andremo avanti? Quello era il periodo in cui noi deducemmo le conclusioni dai nostri interessi personali e motivazioni: la tecnologia (i media) divenne il nostro tema principale, sia nel nostro lavoro che in V2_. Quindi lo sviluppo di V2_ era ancora fortemente influenzato da scelte personali. Noi ci chiedemmo come l’arte potesse prendere parte in un sviluppo sociale e generale che la tecnologia favoriva. Nella nostra visione l’arte doveva posizionarsi diritto nel centro di questo sviluppo e non limitarsi ad un'isola che avrebbero chiamato arte. Nell'esplorare l'impatto della tecnologia sulla società - una vera terra desolata in termini di ricerca - la domanda che scoccò automaticamente era quella su sulle condizioni sotto le quali politica, la cultura e società erano state plasmate nei secoli passati, e come questo ora stava succedendo. Se, come ora con l'avvento di computer, trasformazioni enormi ebbero luogo nella società, questo sarebbe anche vero per l’arte. L’arte può avere un importante ruolo in questa trasformazione, specialmente nel contraddire l'economizazione di vasta portata che già succede in molte aree.   
 
Un computer - e di questo noi ne diventammo presto consapevoli - è una macchina di controllo. Lei può immagazzinare immagini e suoni, agganciarli a sensori. Questo ci permise di fare un numero di cose noi non eravamo stati capaci di fare prima. Noi costruimmo il nostro hardware ma chiaramente noi c'incontrammo rapidamente coi nostri limiti, specialmente nel programmare così noi cercammo aiuto da tutti i generi di persone: disegnatori, architetti, fanatici d'informatica. Noi conoscemmo le persone più strane. Il fatto che V2_ ancora è formato da campi incrociati è riferito fortemente al computer. Su un computer puoi fare grafici e  fare musica allo stesso tempo, puoi fare dattilografia, qualsiasi cosa. Puoi abusare il software, disegnare un edificio con software di animazione, fare musica con un pacchetto di disegno. Non ci sono più discipline separate, queste aree incrociate continuano ad emergere. Questo è dove accadono le cose eccitanti, causate da computer.   
 
Un computer - e di questo noi ne diventammo presto consapevoli - è una macchina di controllo. Lei può immagazzinare immagini e suoni, agganciarli a sensori. Questo ci permise di fare un numero di cose noi non eravamo stati capaci di fare prima. Noi costruimmo il nostro hardware ma chiaramente noi c'incontrammo rapidamente coi nostri limiti, specialmente nel programmare così noi cercammo aiuto da tutti i generi di persone: disegnatori, architetti, fanatici d'informatica. Noi conoscemmo le persone più strane. Il fatto che V2_ ancora è formato da campi incrociati è riferito fortemente al computer. Su un computer puoi fare grafici e  fare musica allo stesso tempo, puoi fare dattilografia, qualsiasi cosa. Puoi abusare il software, disegnare un edificio con software di animazione, fare musica con un pacchetto di disegno. Non ci sono più discipline separate, queste aree incrociate continuano ad emergere. Questo è dove accadono le cose eccitanti, causate da computer.   
Nel 1987 noi scrivemmo il "Manifesto per Media Instabili". Era inteso come l’ arruffare le penne delle arti visuali realmente. Noi avremmo potuto passare forse altri due anni per orientarci ma noi volemmo mettere le carte in tavola e affrontare realmente il problema. C'è questo paradosso in forma e contenuto: il manifesto sembra affermare qualche cosa di definitivo ma è puramente riguardo a dinamiche, complessità, cambiamento. Le conseguenze per il pensiero sull’arte visuale furono opposte diametralmente al pensiero prevalente a quel tempo. Da quel momento noi abbiamo distanziato intenzionalmente l’arte di corrente principale e la cultura. E viceversa. Dalla metà degli anni ottanta fino ai primi anni novanta nessun dialogo tra gli istituti d’arte sui media e la tecnologia era possibile. “E’ solamente un giocattolo per , direbbero. E’ stato csì per cinque anni.   
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Nel 1987 noi scrivemmo il "Manifesto per Media Instabili". Era inteso come l’ arruffare le penne delle arti visuali realmente. Noi avremmo potuto passare forse altri due anni per orientarci ma noi volemmo mettere le carte in tavola e affrontare realmente il problema. C'è questo paradosso in forma e contenuto: il manifesto sembra affermare qualche cosa di definitivo ma è puramente riguardo a dinamiche, complessità, cambiamento. Le conseguenze per il pensiero sull’arte visuale furono opposte diametralmente al pensiero prevalente a quel tempo. Da quel momento noi abbiamo distanziato intenzionalmente l’arte di corrente principale e la cultura. E viceversa. Dalla metà degli anni ottanta fino ai primi anni novanta nessun dialogo tra gli istituti d’arte sui media e la tecnologia era possibile. “E’ solamente un giocattolo per ragazzi‿, direbbero. E’ stato csì per cinque anni.   
 
Questo ci diede l'ampia opportunità di scoprire quello che noi stavamo facendo, sia all'interno di V2_ che insieme con altri nel campo. Quelli che erano attivi in arte elettronica alla fine degli anni ottanta, e anche nei primi anni novanta, su una mano e le persone che avevano fatto spettacoli ed avevano espanso il cinema negli anni sessanta e settanta sull'altra, una più giovane generazione di artisti che furono compromessi politicamente. Presto una rete internazionale emerse formata da persone che cercavano l'un l'altro per discutere l’ampio spazio che indirizza l’arte elettronica e sulla questione di quelle che erano le specifiche qualità e difetti della tecnologia dei media. C'erano solamente alcuni luoghi nel mondo dove questa discussione ebbe luogo e dove l’arte elettronica fu mostrata. V2_ era uno di loro.  
 
Questo ci diede l'ampia opportunità di scoprire quello che noi stavamo facendo, sia all'interno di V2_ che insieme con altri nel campo. Quelli che erano attivi in arte elettronica alla fine degli anni ottanta, e anche nei primi anni novanta, su una mano e le persone che avevano fatto spettacoli ed avevano espanso il cinema negli anni sessanta e settanta sull'altra, una più giovane generazione di artisti che furono compromessi politicamente. Presto una rete internazionale emerse formata da persone che cercavano l'un l'altro per discutere l’ampio spazio che indirizza l’arte elettronica e sulla questione di quelle che erano le specifiche qualità e difetti della tecnologia dei media. C'erano solamente alcuni luoghi nel mondo dove questa discussione ebbe luogo e dove l’arte elettronica fu mostrata. V2_ era uno di loro.  
  
1994 - il presente   
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'''1994 - il presente'''  
  
 
L'avvento della comunicazione con i media nei primi anni novanta ha portato con lui un'altra rivoluzione che più o meno coincise con il nostro trasferimento a Rotterdam. Noi ci fermammo nel fare arte e ci concentrammo pienamente sull'ulteriore sviluppo di V2_. Noi sentivamo che V2_ era un veicolo molto migliore per esprimere le nostre idee rispetto alla nostra arte. La pressione all’esterno stava aumentando. Se tu esplori un campo che è completamente nuovo, come noi facevamo, divieni automaticamente un "esperto". Durante il corso dei sei anni passati l'interesse per gli aspetti sociali e culturali della tecnologia dei media e perciò dell’arte elettronica è cresciuto enormemente e molte delle domande che questo eleva sembrano finire quasi automaticamente con noi. Dove inizialmente  eravamo su un’isola, ora ci troviamo al centro di una rete mondiale di individui ed organizzazioni che lavorano con i media. E la pressione sta continuando ad aumentare. Quindi noi arruolammo persone nuove - attualmente la nostra organizzazione ha un personale di circa venti persone - e questo ha avuto conseguenze notevoli per la scelta dei temi e delle presentazioni della V2 e per il modo in cui noi lavoriamo all'interno dell'organizzazione. Sia internamente che esternamente noi ci siamo organizzati via reti on-line. Attualmente, solo per gli scorsi sei anni abbiamo lavorato veramente in modo interdisciplinare, con discipline di arte e scienza, educazione, eccetera.   
 
L'avvento della comunicazione con i media nei primi anni novanta ha portato con lui un'altra rivoluzione che più o meno coincise con il nostro trasferimento a Rotterdam. Noi ci fermammo nel fare arte e ci concentrammo pienamente sull'ulteriore sviluppo di V2_. Noi sentivamo che V2_ era un veicolo molto migliore per esprimere le nostre idee rispetto alla nostra arte. La pressione all’esterno stava aumentando. Se tu esplori un campo che è completamente nuovo, come noi facevamo, divieni automaticamente un "esperto". Durante il corso dei sei anni passati l'interesse per gli aspetti sociali e culturali della tecnologia dei media e perciò dell’arte elettronica è cresciuto enormemente e molte delle domande che questo eleva sembrano finire quasi automaticamente con noi. Dove inizialmente  eravamo su un’isola, ora ci troviamo al centro di una rete mondiale di individui ed organizzazioni che lavorano con i media. E la pressione sta continuando ad aumentare. Quindi noi arruolammo persone nuove - attualmente la nostra organizzazione ha un personale di circa venti persone - e questo ha avuto conseguenze notevoli per la scelta dei temi e delle presentazioni della V2 e per il modo in cui noi lavoriamo all'interno dell'organizzazione. Sia internamente che esternamente noi ci siamo organizzati via reti on-line. Attualmente, solo per gli scorsi sei anni abbiamo lavorato veramente in modo interdisciplinare, con discipline di arte e scienza, educazione, eccetera.   
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Inizialmente ognuno, incluso il governo,  sentiva che sarebbe migliore se V2_ organizzasse le sue attività in collaborazione con la comunità di affari. Noi non siamo d'accordo con quello. Noi vogliamo la continuità finanziariamente sicura di V2_- e con qusto il discorso sui media nel dominio pubblico - sulla base del consolidamento pubblico. Quello dovrebbe essere approssimativamente il settanta percento del nostro bilancio e poi possiamo procurare il resto del bilancio collaborando con società e altre parti su progetto di base. Consolidamento pubblico vuole dire che noi ci concentriamo su un interesse pubblico. Noi ci consideriamo un laboratorio, in un senso letterale come un'officina per esperimenti e ricerche empirico-scientifici e/o tecnici.. E questo non nell'interesse di esperimento ma per iniziare processi e presentarli ad un pubblico o piuttosto: fare il pubblico parte di questi processi.   
 
Inizialmente ognuno, incluso il governo,  sentiva che sarebbe migliore se V2_ organizzasse le sue attività in collaborazione con la comunità di affari. Noi non siamo d'accordo con quello. Noi vogliamo la continuità finanziariamente sicura di V2_- e con qusto il discorso sui media nel dominio pubblico - sulla base del consolidamento pubblico. Quello dovrebbe essere approssimativamente il settanta percento del nostro bilancio e poi possiamo procurare il resto del bilancio collaborando con società e altre parti su progetto di base. Consolidamento pubblico vuole dire che noi ci concentriamo su un interesse pubblico. Noi ci consideriamo un laboratorio, in un senso letterale come un'officina per esperimenti e ricerche empirico-scientifici e/o tecnici.. E questo non nell'interesse di esperimento ma per iniziare processi e presentarli ad un pubblico o piuttosto: fare il pubblico parte di questi processi.   
 
Se guardi a sviluppi nella società con il senno di poi, è inevitabile che qualche cosa come V2_ sarebbe emersa. Tutto questo è chiaramente un atto culturale di un numero di individui. Il nostro atteggiamento produttivo e forse un certo impegno ha dato luogo alla creazione della V2_ attuale. Noi vogliamo continuare a pungolare gli atteggiamenti prevalenti verso l'arte (digitale). Mettendo in dubbio tutto continuamente, ti costringi a reinventarti e raffinarti.   
 
Se guardi a sviluppi nella società con il senno di poi, è inevitabile che qualche cosa come V2_ sarebbe emersa. Tutto questo è chiaramente un atto culturale di un numero di individui. Il nostro atteggiamento produttivo e forse un certo impegno ha dato luogo alla creazione della V2_ attuale. Noi vogliamo continuare a pungolare gli atteggiamenti prevalenti verso l'arte (digitale). Mettendo in dubbio tutto continuamente, ti costringi a reinventarti e raffinarti.   
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== “Manifesto per i Media in continuo cambiamento‿ ==
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(Manifesto for the Unstable MediaNews Rotterdam 1987)
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Utilizziamo media precari, cioè dei media che usano onde e frequenze elettroniche, tipo motori, suoni, luci, video, computer, etc. L’instabilità è propria di questi media. La meccanica quantistica ha dato prova, oltre al resto, che le più piccole particelle elementari, come gli elettroni, esistono in forme mutevoli. Non hanno una forma stabile, ma sono caratterizzati da mobilità dinamica. Questa forma mobile e instabile degli elettroni costituisce la base dei media precari. I media precari sono quelli del nostro tempo. Sono i pezzi forti delle nostre case. Promoviamone un uso comprensibile invece dell’abuso che spesso ne facciamo. Amiamo l’instabilità e il caos, perché essi fanno parte del progresso. Non guardiamo al caos come alla sopravvivenza del più adatto, ma come ordine composto da innumerevoli ordini frammentati, che differiscono gli uni dagli altri e per i quali lo status quo è solo un piccolo punto di orientamento. I media precari si muovono all’interno dei concetti di “movimento-spazio-tempo‿. Ciò implica la possibilità di combinare più forme e contenuti all’interno di uno stesso prodotto. I media precari riflettono il nostro mondo pluriforme, sono caratterizzati da dinamicità e mutevolezza, a differenza del mondo dell’arte che ci arriva attraverso i media pubblicitari. Esso è giunto a un punto moro ed è diventato un budget per collezionisti, funzionari, storici e critici. L’arte deve essere distruttiva e costruttiva‿
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[[Categoria:Testo su V2]]
 
[[Categoria:Testo su V2]]
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[[categoria:Testo]]
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[[categoria:Arte delle reti]]
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[[categoria:Net art]]
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[[categoria:Pratiche e culture artistiche]]
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[[categoria:Media activism]]
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[[categoria:Hacktivism]]
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[[categoria:Arte delle reti]]
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[[categoria:Net art]]
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[[categoria:Arte e scienza]]
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[[categoria:Media art]]
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[[categoria:Arte digitale]]
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[[categoria:Precursori]]
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[[categoria:Videoarte]]

Versione attuale delle 09:43, 13 Giu 2007

V2_Organisation

V2_Organisation, istituto per media instabili, cominciò nel 1981 nella città olandese di Den Bosch come un’iniziativa promossa da artisti. Sia Alex Adriaansens che Joke Brouwer - parlando in favore di V2_ su queste pagine - erano fra i membri fondatori ed sono ancora attivi come mai all'interno dell'organizzazione. Attualmente, con le sue divisioni V2_Lab, V2_Events V2_Books, V2_Web Art Festa Elettronica olandese (DEAF), V2_Store e V2_Archive, V2_ si è sviluppata in un centro internazionale per arte e tecnologia di media in Rotterdam. Lo stile eccentrico di V2_è garantito al fine di provocare ripetutamente un misto di fascino e frustrazione fra il pubblico di alcune delle sue molteplici attività.

1980-1986

Nei primi anni della V2_ il nostro lavoro e le sue attività erano quelle di un'organizzazione tendente a divenire piuttosto varia. I temi del nostro lavoro erano anche la base delle attività che noi abbiamo iniziato come V2_. Alla fine degli anni settanta l’arte era divenuta così istituzionalizzata e così autioreferente che noi cominciammo a cercare opportunità attraverso le quali poter confrontare il "mondo di fuori". Per esempio, nel 1980 alcuni giovani amministratori ci chiesero di fare un'esposizione all'Università di Nijmegen. Noi andammo con un camion pieno di dipinti ed appendemmo grandi bandiere che dicevano: "L'università è occupata". Questo li allarmò alquanto, perché loro pensavano che solamente gli studenti potessero occupare un'università, non gli artisti. La sala di ingresso dell'edificio fu coperta di dipinti che erano assurdi o politicamente orientati. Quando il preside della Facoltà venne a dare un sguardo, le sue prime parole furono: "Questa non è arte! ". Lui proseguì a dire, di fronte alla telecamera: “La mia idea di arte è un dipinto di trenta, quaranta centimetri". Noi compilammo il nastro che usa l’università al reparto audiovisivo e poi lo proiettami su un monitor continuamente: questo uomo che piange "Questo non è arte! La mia idea di arte è... ". Bene, il reparto audiovisivo fu dichiarato zona limitata a noi ed il nastro fu distrutto. Chiaramente noi tagliammo poi tutti i nostri lavori a questa “taglia di arte‿ e li appendemmo in tutto l'edificio. Le cose ci sfuggirono rapidamente di mano e così dopo due settimane le strutture all'interno dell'università ritornarono pulite. Gli attivisti degli anni sessanta si erano stabiliti in una provvisoria posizione sicura ed avevano voluto ora avviare una petizione sul nostro conto, perché aveva offeso il preside della Facoltà da cui dipendevano per i loro fondi di ricerca. Gli studenti stranieri, la maggior parte di loro provenienti dai Paesi del Terzo Mondo, aveva un senso acuto di quello che stava succedento ed immediatamente dichiararono la loro solidarietà. Chiunque ha qualche cosa da dire può venire da noi. Noi avevamo duplicatori e potemmo fare i nostri opuscoli. Dopo alcune settimane il preside della Facoltà ingaggiò una squadra di pulizia per il fine settimana che strappò tutto dai muri. Questo era piuttosto più radicale di noi. Il lunedì successivo noi tenemmo discorsi attraverso megafoni e la polizia arrivò così come un numero crescente di studenti. La tensione stava aumentando. Poi il Rettore dell’ Università che aveva una stanza pulita, ordinò panini e bevande non alcoliche, così che noi potessimo negoziare pacatamente. Alla fine andammo in Tribunale e l'università dovette pagare per tutti i lavori di arte danneggiati. In un'intervista nel giornale d’università il preside della Facoltà fu accreditato di aver detto: "Questo era rivolto al potere. Chi è responsabile qui?‿ Quindi, eccotelo. Noi andammo cercando un “porto gratuito‿, un luogo per esplorare quello che noi potevamo fare con arte, la cultura e musica. Noi lo trovammo a Vughterstraat 234 (abbreviato a V2) in Den Bosch, un grande edificio che noi occupammo nel settembre 1981. Noi lo chiamammo un centro multimediale. C'era uno spazio dove riprodurre nastri, un grande spazio per spettacoli in combinazione con murali, dipinti ed installazioni ed ancora un'altra stanza per installazioni. L'edificio fu situato ad una piazza che ci ha dato spazio per roba più "esplosiva." C'era anche una stazione radio pirata. Nastri come Einstuerzende Neubauten, Prova Reparto, Vivenza e Laibach facevano furore. Inizialmente non lavorammo interdisciplinarmente ma piuttosto multidisciplinarmente. Stava succedendo tutto allo stesso tempo sovrastando l'un l'altro. Noi dipingemmo, facemmo film in Super-8 e scrivemmo. E noi suonammo in cinque gruppi diversi. Alcuni erano complessi rock, altri erano meno facilmente definibili. Noi suonammo a Berlino, con Pari Ubu e DAF, e Cabaret Voltaire. Come noi, loro erano artisti visuali che erano anche attivi in musica. Nei primi anni ottanta V2_ fu considerato una delle così definite iniziative artistiche presenti in numero irrisorio nei Paesi Bassi. Questi furono considerati i primi passi verso il vero lavoro: principale corrente d’arte. Noi ci considerammo già corrente principale perché il nostro lavoro non era isolato dall'esperienza di ogni giorno; al contrario, era parte di lei. Era la così definita corrente principale che era periferica perché si isolò. Anche il conflitto che noi avevamo con le arti visuali non era inizialmente drammatico. Noi eravamo tolleraroti perché noi andavamo bene con la tradizione di arte di avanguardia. Il nostro lavoro era memore di Dada e Fluxus. Per noi, comunque, Fluxus era tipico di un'avanguardia che era stata succhiata con i loro occhi spalancati perché loro avevano continuato a produrre oggetti di arte: tutto quello che è stato lasciato di lui alla fine era una manciata di reliquie in un museo. Questo non era come noi volevamo finire. Tutto questo non era stato espresso in una teoria. Era principalmente un periodo di facciata.

1987-1993

La metà degi anni ottanta portò una svolta, non solo per V2_ ma per molte iniziative artistiche nei Paesi Bassi. Era tempo per riflessioni: cosa stiamo facendo, da dove viene e come andremo avanti? Quello era il periodo in cui noi deducemmo le conclusioni dai nostri interessi personali e motivazioni: la tecnologia (i media) divenne il nostro tema principale, sia nel nostro lavoro che in V2_. Quindi lo sviluppo di V2_ era ancora fortemente influenzato da scelte personali. Noi ci chiedemmo come l’arte potesse prendere parte in un sviluppo sociale e generale che la tecnologia favoriva. Nella nostra visione l’arte doveva posizionarsi diritto nel centro di questo sviluppo e non limitarsi ad un'isola che avrebbero chiamato arte. Nell'esplorare l'impatto della tecnologia sulla società - una vera terra desolata in termini di ricerca - la domanda che scoccò automaticamente era quella su sulle condizioni sotto le quali politica, la cultura e società erano state plasmate nei secoli passati, e come questo ora stava succedendo. Se, come ora con l'avvento di computer, trasformazioni enormi ebbero luogo nella società, questo sarebbe anche vero per l’arte. L’arte può avere un importante ruolo in questa trasformazione, specialmente nel contraddire l'economizazione di vasta portata che già succede in molte aree. Un computer - e di questo noi ne diventammo presto consapevoli - è una macchina di controllo. Lei può immagazzinare immagini e suoni, agganciarli a sensori. Questo ci permise di fare un numero di cose noi non eravamo stati capaci di fare prima. Noi costruimmo il nostro hardware ma chiaramente noi c'incontrammo rapidamente coi nostri limiti, specialmente nel programmare così noi cercammo aiuto da tutti i generi di persone: disegnatori, architetti, fanatici d'informatica. Noi conoscemmo le persone più strane. Il fatto che V2_ ancora è formato da campi incrociati è riferito fortemente al computer. Su un computer puoi fare grafici e fare musica allo stesso tempo, puoi fare dattilografia, qualsiasi cosa. Puoi abusare il software, disegnare un edificio con software di animazione, fare musica con un pacchetto di disegno. Non ci sono più discipline separate, queste aree incrociate continuano ad emergere. Questo è dove accadono le cose eccitanti, causate da computer. Nel 1987 noi scrivemmo il "Manifesto per Media Instabili". Era inteso come l’ arruffare le penne delle arti visuali realmente. Noi avremmo potuto passare forse altri due anni per orientarci ma noi volemmo mettere le carte in tavola e affrontare realmente il problema. C'è questo paradosso in forma e contenuto: il manifesto sembra affermare qualche cosa di definitivo ma è puramente riguardo a dinamiche, complessità, cambiamento. Le conseguenze per il pensiero sull’arte visuale furono opposte diametralmente al pensiero prevalente a quel tempo. Da quel momento noi abbiamo distanziato intenzionalmente l’arte di corrente principale e la cultura. E viceversa. Dalla metà degli anni ottanta fino ai primi anni novanta nessun dialogo tra gli istituti d’arte sui media e la tecnologia era possibile. “E’ solamente un giocattolo per ragazzi‿, direbbero. E’ stato csì per cinque anni. Questo ci diede l'ampia opportunità di scoprire quello che noi stavamo facendo, sia all'interno di V2_ che insieme con altri nel campo. Quelli che erano attivi in arte elettronica alla fine degli anni ottanta, e anche nei primi anni novanta, su una mano e le persone che avevano fatto spettacoli ed avevano espanso il cinema negli anni sessanta e settanta sull'altra, una più giovane generazione di artisti che furono compromessi politicamente. Presto una rete internazionale emerse formata da persone che cercavano l'un l'altro per discutere l’ampio spazio che indirizza l’arte elettronica e sulla questione di quelle che erano le specifiche qualità e difetti della tecnologia dei media. C'erano solamente alcuni luoghi nel mondo dove questa discussione ebbe luogo e dove l’arte elettronica fu mostrata. V2_ era uno di loro.

1994 - il presente

L'avvento della comunicazione con i media nei primi anni novanta ha portato con lui un'altra rivoluzione che più o meno coincise con il nostro trasferimento a Rotterdam. Noi ci fermammo nel fare arte e ci concentrammo pienamente sull'ulteriore sviluppo di V2_. Noi sentivamo che V2_ era un veicolo molto migliore per esprimere le nostre idee rispetto alla nostra arte. La pressione all’esterno stava aumentando. Se tu esplori un campo che è completamente nuovo, come noi facevamo, divieni automaticamente un "esperto". Durante il corso dei sei anni passati l'interesse per gli aspetti sociali e culturali della tecnologia dei media e perciò dell’arte elettronica è cresciuto enormemente e molte delle domande che questo eleva sembrano finire quasi automaticamente con noi. Dove inizialmente eravamo su un’isola, ora ci troviamo al centro di una rete mondiale di individui ed organizzazioni che lavorano con i media. E la pressione sta continuando ad aumentare. Quindi noi arruolammo persone nuove - attualmente la nostra organizzazione ha un personale di circa venti persone - e questo ha avuto conseguenze notevoli per la scelta dei temi e delle presentazioni della V2 e per il modo in cui noi lavoriamo all'interno dell'organizzazione. Sia internamente che esternamente noi ci siamo organizzati via reti on-line. Attualmente, solo per gli scorsi sei anni abbiamo lavorato veramente in modo interdisciplinare, con discipline di arte e scienza, educazione, eccetera. Fin dall'inizio degli anni novanta, abbiamo riaperto il dialogo col mondo dell’arte. Le trasformazioni sociali degli anni precedenti non avevano lasciato imperturbati gli istituti di arte tradizionalmente organizzati. Il problema della legittimità dell’arte e dei musei, la domanda di chi o cosa questi istituti stavano davvero rappresentando fu sollevata di nuovo. Non solo a causa della società multi-culturale ed il pubblico di museo che invecchiava, ma anche a causa della domanda di come la nostra eredità nazionale può essere fatta accessibile dai media digitali. E’ questa la caratteristica che V2_ ha originato nel mondo dell‘arte e che si posiziona enfaticamente all'interno del campo dell’arte. Allo stesso tempo lei pensa comunque, che le risposte alle domande che fa non possono essere trovate necessariamente all'interno del reame dell’ arte e della cultura. V2_ continua a governare l'intersecazione di arte e cultura, su una mano, e nell’altra la tecnologia (media). Ed esattamente così, la domanda di come la tecnologia di rete influenza le arti continua a produrre risposte sorprendenti. Un esempio. Nel 1996 Andreas Broeckmann iniziò la V2_East perché non c'erano piattaforme on-line per artisti, organizzazioni e teorici dell'Europa Orientale per scambiare informazioni circa quello che stava succedendo nel campo dei media nella loro parte dell'Europa durante il corso dei cinquanta anni passati, ma anche discutere il problema regionale corrente. Insieme con l'Ars Electronica Centre (l'Austria) e trenta artisti, V2_ costruì poi una rete dove individui ed organizzazioni potessero scambiare informazioni, potessero lavorare insieme e potessero creare un archivio. Questa rete funzionò anche come una stazione di notizie indipendente durante la guerra in Kosovo. Allo stesso tempo noi abbiamo attirato persone dall'Europa Orientale, ed il nostro modo di guardare le cose è stato influenzato da loro. Progetti che si originarono là sono stati portati a Rotterdam e persone dall'Europa Occidentale hanno avuto l'opportunità di incontrare persone provenienti dall'Europa Orientale. Molti partecipanti di questa rete stanno collaborando su progetti. Un altro esempio. V2_Lab fu fondato nel 1997 e si è sviluppato in un laboratorio di media internazionale per la produzione di arte elettronica. Artisti ed istituti da Rotterdam, i Paesi Bassi e da all'estero lo usarono. Noi non consideriamo V2_Lab solo un luogo che propone installazioni tecniche ad artisti, come fondamentalmente quello che potrebbero far bene anche altre organizzazioni. Per noi è molto più un luogo dove la collaborazione interdisciplinare è organizzata attraverso la rete locale, nazionale ed internazionale di contatti di V2_. Un esempio di un tema: il programma "L'Arte dell'Incidente", 1998. L'idea era che i computer contengono errori e li provocano anche, e che questi errori sono inerenti alla tecnologia. La domanda era poi: possiamo prendere in considerazione questi "incidenti" nello sviluppo delle tecnologie nuove invece di imbrogliarsi pensando che tutto non diventerà mai più semplice e più facile per usare? I processi possono essere imprevedibili e possono prendere svolte inaspettate ma questi eventualmente possono provare di essere preziosi. Come possono essere capiti questi incidenti in un senso positivo quando si iniziano i processi? Il computer stesso, come mezzo, presenta il tema de "l'arte dell'incidente". La non-funzionalità, momenti di attrito, la creazione di momenti esperienziali sono tutti i temi ricorrenti in arte. Comunque, il mondo sociale preferisce concentrarsi su conforto, funzionalità, dolcezza, agio di uso. Quello è un campo meraviglioso di tensione. Inizialmente ognuno, incluso il governo, sentiva che sarebbe migliore se V2_ organizzasse le sue attività in collaborazione con la comunità di affari. Noi non siamo d'accordo con quello. Noi vogliamo la continuità finanziariamente sicura di V2_- e con qusto il discorso sui media nel dominio pubblico - sulla base del consolidamento pubblico. Quello dovrebbe essere approssimativamente il settanta percento del nostro bilancio e poi possiamo procurare il resto del bilancio collaborando con società e altre parti su progetto di base. Consolidamento pubblico vuole dire che noi ci concentriamo su un interesse pubblico. Noi ci consideriamo un laboratorio, in un senso letterale come un'officina per esperimenti e ricerche empirico-scientifici e/o tecnici.. E questo non nell'interesse di esperimento ma per iniziare processi e presentarli ad un pubblico o piuttosto: fare il pubblico parte di questi processi. Se guardi a sviluppi nella società con il senno di poi, è inevitabile che qualche cosa come V2_ sarebbe emersa. Tutto questo è chiaramente un atto culturale di un numero di individui. Il nostro atteggiamento produttivo e forse un certo impegno ha dato luogo alla creazione della V2_ attuale. Noi vogliamo continuare a pungolare gli atteggiamenti prevalenti verso l'arte (digitale). Mettendo in dubbio tutto continuamente, ti costringi a reinventarti e raffinarti.


“Manifesto per i Media in continuo cambiamento‿

(Manifesto for the Unstable MediaNews Rotterdam 1987)

Utilizziamo media precari, cioè dei media che usano onde e frequenze elettroniche, tipo motori, suoni, luci, video, computer, etc. L’instabilità è propria di questi media. La meccanica quantistica ha dato prova, oltre al resto, che le più piccole particelle elementari, come gli elettroni, esistono in forme mutevoli. Non hanno una forma stabile, ma sono caratterizzati da mobilità dinamica. Questa forma mobile e instabile degli elettroni costituisce la base dei media precari. I media precari sono quelli del nostro tempo. Sono i pezzi forti delle nostre case. Promoviamone un uso comprensibile invece dell’abuso che spesso ne facciamo. Amiamo l’instabilità e il caos, perché essi fanno parte del progresso. Non guardiamo al caos come alla sopravvivenza del più adatto, ma come ordine composto da innumerevoli ordini frammentati, che differiscono gli uni dagli altri e per i quali lo status quo è solo un piccolo punto di orientamento. I media precari si muovono all’interno dei concetti di “movimento-spazio-tempo‿. Ciò implica la possibilità di combinare più forme e contenuti all’interno di uno stesso prodotto. I media precari riflettono il nostro mondo pluriforme, sono caratterizzati da dinamicità e mutevolezza, a differenza del mondo dell’arte che ci arriva attraverso i media pubblicitari. Esso è giunto a un punto moro ed è diventato un budget per collezionisti, funzionari, storici e critici. L’arte deve essere distruttiva e costruttiva‿