Virilio Paul

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Personaggio o Gruppo:

Virilio Paul

Biografia:

Paul Virilio è nato a Parigi nel 1932 da padre italiano che era emigrato in Francia per dissidi politici. Si laurea in architettura a Parigi e nel 1963 diventa presidente e fondatore del gruppo "Architecture Principe", e direttore della rivista del gruppo. Nel 1968 entra come professore di Architettura presso l'Ecole Spéciale d'Architecture a Parigi. In seguito assume nel 1973 la carica di Directeur d'Etudes, nel 1975 di Direttore generale, nel 1983 di Amministratore ed infine nel 1989 diventa presidente del Consiglio d'amministrazione. Nel 1973 riceve la nomina di direttore de "L'Espace Critique", collana delle edizioni Galilée di Parigi. Nel 1975 è curatore della mostra "Bunker Archéologie" al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel 1987 vince il Gran Premio Nazionale della Critica Architettonica. Nel 1989 è nominato direttore di un programma d'insegnamento al Collège International de Philosophie a Parigi, sotto la presidenza di Jacques Derrida. Nel 1992 assume l’incarico di membro dell'Alto Comitato per Alloggiare le Persone Sfavorite. Studioso di urbanesimo, prolifico saggista e teorico delle nuove tecnologie, Paul Virilio è noto, tra l’altro, per aver inventato la dromologia, ovvero la disciplina che studia l’impatto del concetto di velocità nella società contemporanea e nell’era del digitale. I suoi numerosi testi sono un punto di riferimento a livello mondiale per tutti coloro che si occupano di nuove tecnologie, arte contemporanea, urbanistica. Lavora inoltre sulle teorie per l’organizzazione del tempo nelle realtà metropolitane ed è autore del primo museo dell’incidente.

Sito web:

[www.mediamente.rai.it/home/ bibliote/biografi/v/virilio.htm]

Poetica:

Virilio, durante tutta la sua carriera, si è confrontato con temi diversi, spaziando dal cinema alla guerra, ai media, all'informatica.

In una intervista a cura di Guy Lacroix, il filosofo e urbanista precisa che il suo lavoro è strutturato fin dalle origini su quella che lui definisce "la dromologia": una disciplina che si interessa agli effetti della velocità in campi differenti, sia in quello militare, dei comportamenti o nell'estetica. Ed è proprio la velocità il filo conduttore della sua poetica, intesa non come fenomeno ma come relazione tra fenomeni.

L'aver frequentato l'università in una città fortemente bombardata quale Nantes, fa sì che egli si interessi velocemente a quel territorio di guerra e conseguentemente per dieci anni conduca studi sulla seconda guerra mondiale. Ma Virilio era anche appassionato sia di fisica che di filosofia essendo stato allievo, come auditore libero, di Merleau-Ponty, di Jeahn Wahl, di Jankélévitch e più tardi di Raymond Aron.

La sua doppia cultura, dunque, sia che filosofica che militare, lo porta a percepire progressivamente l'importanza del territorio come luogo di inscrizione della tecnica a un momento dato della storia. Per V. il territorio (lo dice ne "L'insicurezza del territorio", suo secondo libro) è plasmato dalle tecnologie del trasporto e di comunicazione di un'epoca. Conseguentemente si interessa alla città, poi all'architettura e all'urbanistica negli anni '65-'66, da lui considerata la "territorializzazione della tecnica". A partire da "Velocità e politica", suo terzo libro, comincia a sviluppare il suo lavoro sulla dromologia esprimendo il concetto che, in parallelo alla ricchezza, che è una nervatura della guerra, la velocità è un'altra nervatura della guerra. Infatti ricchezza e velocità si intrecciano, non le si può separare.

In "L'arte del motore" spiega che, dopo il motore a vapore, scoppio e quello elettrico, il quarto motore è quello informatico, a inferenza logica che gestisce l'informazione. L'informazione a sua volta è una nuova forma di energia. "Siamo di fronte a una rivoluzione energetica che è importante quanto quella dell'energia atomica." Il testo mostra come attraverso la stampa, poi la radio e la televisione, infine con la digitalizzazione e il multimedia, si trascinano le popolazioni verso un mondo nuovo di cui si esaltano i meriti senza preoccuparsi degli svantaggi. Per cui il libro si configura come un manifesto della scrittura contro lo schermo che denuncia proprio l'arte del quarto motore. "Il motore informatico rivoluziona tutto. Ciò che è cominciato con il motore della cinepresa esplode con la telematica e il trasferimento istantaneo a distanza di informazioni."

Da questo discorso emerge un altro concetto chiave della poetica di Virilio, quello di "teleazione". "La tele-azione consiste nel trasferire a distanza tutti i sensi dell'uomo. Con il guanto della simulazione virtuale si può trasferire il tatto. Oggi un programma permette già di abbracciare una persona a distanza. Quest'anno sono stati inventati i captatori d'olfatto, ci stiamo preparando a un tele-olfatto. Non manca che il telegusto. Il trasferimento dell'essere a distanza rimette in causa i fondamenti della filosofia. Il famoso "essere" si accompagnava infatti al "qui e adesso". Oggi, l'adesso è più importante del qui. Io posso essere altrove restando sempre qui. "Qui", spazio reale, cede il posto a "adesso", tempo reale. Il luogo non conta più, questo è importante. Il tempo reale è un modo di entrare nello spazio mondiale. L'immediatezza favorisce il predominio dell' "adesso" sul "qui". "Qui" non è più "adesso".

Ritorna il concetto di velocità, in questo caso applicato alle tecnologie: V. spiega che, quando raggiungono la soglia massima di velocità, le tecnologie telematiche dissolvono il territorio del mondo, (lo spazio reale) e riducono il mondo a un punto nodale (il tempo reale). Questo comporta un continuum temporale artificiale, in quanto "la velocità dissolve lo spazio a favore del tempo" e si constata che "l'estensione dello spazio reale ha perso la propria importanza di fronte alla rapidità delle telecomunicazioni che cancella ogni distanza a favore del tempo reale, della dimensione live."

Secondo quella che il filosofo definisce "tirannia del tempo reale", così come c'è stata una tirannia dello spazio reale con l'impero e con la colonia, oggi la tirannia si dispiega nel virtuale, verso una nuova concentrazione. L'interattività mondiale è a suo avviso un qualcosa da respingere. "Ma respingo la supremazia di un tempo mondiale unico, un tempo cosmico di unificazione applicata alla terra. Perché l'unificazione è di fatto tirannica. E' questo il vero cyberspazio non il videocasco per la realtà virtuale. C'è un grande pericolo e bisogna battersi affinché questa evoluzione non sia fatale".

La riflessione sulla velocità diviene riflessione sulla democrazia quando sottolinea che "tutte le velocità relative sono democratizzabili. Ma la velocità assoluta, l'immediatezza, il "live", sono le caratteristiche dell'autocrazia cioè di Dio. C'è un centro assoluto. Vedere tutto, capire tutto, sapere tutto è da divinità non è umano. E' l'autocrazia in quanto tale. Quando non esistono che riflessi condizionati dall'immediatezza non c'è più democrazia possibile." L'immediatezza condannerebbe alla reattività a spese della riflessione in comune. La democrazia televisiva, continua, "non è una democrazia perché si è soli o con la famiglia davanti al proprio schermo. E' un riflesso. C'è necessità invece di riflettere assieme non solo con la famiglia. Perché la democrazia sono gli altri. Se questo lavoro di informazione manca non c'è libertà. E' una delle grandi questioni che si pongono oggi."

La concezione del teorico è dunque fortemente critica nei confronti della tecnica, in quanto sostiene che la tecnica veicola sempre la propria contraddizione. "Non c'è tecnica pura. Ogni tecnica ha una doppia valenza." Allo stesso modo, così come ogni oggetto tecnico veicola il proprio negativo, c'è una negatività anche delle tecnologie informatiche. L' imperialismo trionfante dell'informatica, è quello che V. chiama la Chernobyl dell'informazione.

La tecnologia informatica, a sua volta, pone dei problemi etici, nel momento in cui si confronta con la scienza. Dopo le ideologie politiche, anche le scienze sono minacciate dalle loro stesse tecnologie. A forza di simulare gli stati del mondo, la ricostruzione dei fatti scompare. E' una sconfitta dei "fatti scientifici", sostiene Virilio, quelli che hanno fondato il metodo sperimentale. "C'è una minaccia alla scienza che viene dal primato dell'informazione tecnica, ovvero dei medium (simulatori, ricettori etc.). E' il caso dell'ottica attiva e della correzione via computer dell'immagine acquisita grazie alla digitalizzazione e al calcolo informatico. Si perde così ciò che fa l'accidente, quello che è sorprendente: l'imprevedibile. Altro esempio: le ricerche sulla realtà virtuale stanno per condizionare la ricerca spaziale. La telerobotica offre la possibilità di visitare la Luna o Marte senza andarci, attraverso dei robot che sono comandati da programmi. Il rischio è che ci sia una delega della scienza alla macchina. "Si spinge all'estremo la scienza per farla divenire autosufficiente come l'arte: un'arte per l'arte ma senza artista. Si avrebbe una scienza della scienza senza personale scientifico."

Infine è importante sottolineare l'interesse del filosofo nei riguardi dell'estetica, derivata dalla sua passione per la pittura, che lo porta ad analizzare l'impatto della tecnologia sulla comunicazione visiva, che definisce con l'espressione "mediatizzazione dell'opera d'arte. "Attraverso la digitalizzazione si possono riprodurre film, modificare scene, ma si sterilizzano la forma e il contenuto, li si devitalizza. Quando lo dico non sono contro l'informatica ma contro gli effetti negativi della digitalizzazione." "Gli strumenti di riproduzione visiva hanno cominciato con la camera oscura che permette la prospettiva, poi hanno continuato con la lanterna magica, l'apparecchio fotografico, videografico, infografico per arrivare oggi alla telecamera connessa al pc che vede ciò che lo strumento gli mostra. La macchina che vede a profitto di se stessa e non più per uno spettatore."

Nonostante la sua analisi delle questioni sollevate dalla tecnologia, possa sembrare negativa, in realtà V. si ritiene prima di tutto "un intellettuale critico", precisando che solo in questo modo "si può aiutare l'informatica a essere qualcos'altro rispetto all'asservimento cibernetico", mantenendo cioè vive tutte le interrogazioni poste. Infatti, non si può mettere da parte la tecnologia dell'informazione perché "le macchine sono oggi la posta in gioco: i robots e tutti gli oggetti straordinariamente potenti. Non bisogna fuggire loro ma tenergli testa. Tanti mi dicono: "siete contro la tecnica". Rispondo "Al contrario.. ma voi non lo capite".

Laura Capuozzo

Opere:

  • 1975, Bunker Archéologie, Centre de Création Industrielle, Paris
  • 1976, L'insécurité du territoire, Stock, Paris
  • 1977, Vitesse et politique, Galilée, Paris
  • 1978, Défense populaire et luttes écologiques, Galilée, Paris
  • 1980, Esthétique de la disparition, Balland, Paris
  • 1984, L'espace critique, Christian Bourgeois, Paris
  • 1984, Logistique de la perception, Cahiers du Cinéma, Paris
  • 1985, L'horizon négatif, Galilée, Paris
  • 1988, La machine de vision, Galilée, Paris
  • 1990, L'inertie polaire, Christian Bourgeois, Paris
  • 1991, L'écran du désert, Galilée, Paris
  • 1993, L'art du moteur, Galilée, Paris
  • 1995, La vitesse de libération, Galilée, Paris

Tradotti in italiano:

  • 1981, Velocità e politica: saggio di dromologia, Milthipla, Milano
  • 1992, Estetica della sparizione, Liguori
  • 1994, La deriva di un continente: conflitti e territorio nella modernità, Mimesis, Milano
  • 2007, L'arte dell'accecamento, Raffaello Cortina Editore, Milano

Bibliografia:

  • 1998, F. Severini "Destino della tecnica"
  • 1999, R.Moro "Novecento: il trionfo della contemporaneità e la possibilità dell’oblio"
  • 2000, F.L Marcolungo "Provocazioni del pensiero post-moderno"
  • 2000, U. Beck "Verso una seconda modernità"
  • 2001, M. Wolf "Gli effetti sociali dei media"

Webliografia: