Klein Naomi
john pinette video clips roll call video palisades center movies manga movies free sexy bitch video http mr motivator videos ovation audiovideo add license liquor url movie shark water midnight in a perfect world video needled 24 7 video jackass mail movie pink ladies grease the movie star wars comedy videos embed movies in powerpoint movie based on real people psychology licensure requirements http elk grove village movie theater play station 2 video game system elite torrents down page lord of war movie review kimbo videos march movie release dates saw the movie 2004 japanese free video xxx presario 5000 video drivers eight elm photo video
Naomi KleinBiografia
Naomi Klein ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè nata nel 1970 a Montreal, da una regista femminista e da un medico militante di sinistra, entrambi oppositori della guerra in Vietnam, fuggiti in Canada per la loro attivitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàpolitica. Naomi ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a contestare i genitori per "i marchi" che loro le imponevano mentre lei mai avrebbe partecipato all'ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëeconomia del logoÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû, preferendo diventare, cosÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂì come hanno fatto molti ricercatori scientifici, docenti universitari, un semplice ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂënodoÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû, al pari di altri, di una rete sociale di attivisti, condividendo cosÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂì il loro sapere con gli altri, senza per questo rivendicare nessuno ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëstatusÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû particolare per sÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂé. Naomi ha sofferto per la costrizione del marchio fino agli anni dell'universitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà. "Ne sono uscita con un atto di forza - racconta - come un tossicodipendente che si libera dalla droga". Interrotti gli studi si ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè gettata a capofitto nella contestazione, dedicandosi alla realizzazione del progetto "No Logo". Giornalista e scrittrice, scrive per il quotidiano canadese Globe and Mail e collabora con The Guardian (Gran Bretagna) e Internazionale. ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàdivenuta famosa in tutto il mondo con il libro No logo, dedicato al pensiero e ai movimenti no-global. EÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàsposata con il regista Avi Lewis, con il quale condivide impegno politico e attivitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàlavorativa.
Le opere
L'immagine ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè tutto. Anche troppo. Dopo anni, anzi decenni, passati a inseguire falsi bisogni (e vere etichette) le nuove generazioni stanno impadronendosi di una nuova consapevolezza: la vita ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè fatta di sostanza, non solo di apparenza. Anche perchÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂé, dietro l'industria dei marchi e delle firme, si cela una societÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàoccidentale che non esita ad applicare, nei confronti del Terzo mondo, politiche di sfruttamento economico e individuale degne di un capitalismo orientato piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù all'Ottocento che al terzo millennio. Bill Gates, la perfetta icona della new economy, si ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè trasformato in un orfanello della globalizzazione, il baffo della Nike (il piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù grande successo di marketing degli anni Novanta) ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè diventato simbolo di sfruttamento della manodopera: alcuni dei piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù celebrati marchi del mondo vengono oltraggiati e sono diventati l'obiettivo preferito degli hacker e delle campagne anti-industriali, quindi cosa significa tutto questo per il mercato delle multinazionali e le loro relazioni planetarie, qual ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè il futuro delle nostre comunitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàe del mondo in cui viviamo? Con una buona miscela di analisi socio-culturale, cronaca giornalistica e ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂlavoro sporco", Naomi Klein affronta in No Logo le tematiche sopra descritte: Naomi Klein ci porta all'interno delle fabbriche sfruttatrici in Indonesia e nelle Filippine; ci accompagna nei centri commerciali del Nord America con il loro life-style pronto da indossare; ci presenta un gran numero di attivisti che combattono la societÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàdei marchi, i "sabotatori" di cartelloni pubblicitari, i manifestanti che hanno sfidato la Shell sul delta del Niger, gli attivisti dietro al processo McLibel di Londra, gli hacker che hanno dichiarato guerra ai sistemi informatici delle multinazionali che violano i diritti umani in Asia. Naomi Klein spiega e analizza le ragioni della nuova contestazione, fornendo allo stesso tempo una denuncia dettagliata delle contraddizioni della nuova economia globale.
http://www.portalinus.it/redazione/nologo/nologo_capitoli2.asp
Nel successivo libro 'Recinti e finestre, Naomi Klein raccoglie molti degli articoli, reportage e saggi scritti dalla giornalista canadese tra il 1999 e il 2002. Il libro si apre con il racconto della ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂërivolta di SeattleÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû, infatti in una mattina di dicembre 1999, gruppi di persone cominciarono a bloccare gli incroci di Seattle, cittÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂànota soprattutto perchÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂé aveva dato i natali alla musica grunge (i Nirvana di Kurt Cobain venivano da lÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂì) e perchÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂé sede della piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù importante societÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàdi software del mondo, la Microsoft di Bill Gates. In quel giorno, cinque, seimila persone riunite per gruppi di affinitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, chi mascherato da tartaruga marina, chi indossando una felpa nera con il logo di una universitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, chi calzando un cappello da baseball con la sigla di un sindacato, riuscirono in quello che sembrava impossibile fino al giorno prima: fecero fallire la riunione dell'Organizzazione mondiale del commercio. Questo ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè un volume che non ha ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëambizioniÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû teoriche, come invece aveva il precedente No Logo; ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè una storia in tempo reale del movimento no global o, come ama definirlo la stessa autrice, del ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëmovimento dei movimentiÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû. Il fatto che sia composto di brevi testi nulla toglie perÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂò alla passione con cui sono stati scritti. Leggerli uno dopo l'altro, sebbene siano divisi in cinque aree tematiche (finestre del dissenso, recintare la democrazia, recintare il movimento, capitalizzare il terrore, finestre per la democrazia) ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè come veder nuovamente proiettato sullo schermo un film avvincente di cui si conosce l'inizio, i protagonisti principali, ma di cui non si intravede la fine. L'inizio coincide con la rivolta di Seattle e uno dei protagonisti ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂil movimento", una realtÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàcosÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂì piena di potere attrattivo che spinge la stessa autrice a catapultarsi fuori dalla sua sonnacchiosa cittÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, Montreal, per compiere la sua educazione sentimentale alla politica nelle vie di piccole e grandi cittÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, dall'opulenta Washington alla inquinatissima CittÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàdel Messico, dal deserto australiano alla pianura argentina, dalla periferia romana alle favelas brasiliane. Finestre e recinti si chiude con un'aspra critica della politica estera statunitense. L'autrice di No Logo scrive che la ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëguerra contro il terrorismoÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû degli Usa iniziata in Afghanistan puÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂò essere considerata come il fallimento del ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëbrandingÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû della politica estera americana; puÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂò vincere con le armi, ma non riesce a raccogliere consenso, cosa che invece riesce meglio al ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂëmovimento dei movimentiÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂû, bloccando o almeno inceppando la macchina della guerra.
http://www.axiaonline.it/2003/libri/axialibri_Ottobre.htm
Il documentario di Naomi Klein The take, esperienza cinematografica condivisa con il marito, il regista Avi Lewis, racconta le storie di padri di famiglia, giovani che avevano ormai perso ogni speranza, anziani operai, irriducibili mogli, alle prese con curatori fallimentari, decisioni di tribunali, frustranti ostacoli burocratici, la minaccia concreta della repressione violenta da parte della polizia, con un solo grande obiettivo: continuare a vivere del loro lavoro, di quello che sanno e vogliono fare, senza l'aiuto dei padroni. Nel film, alla periferia di Buenos Aires, trenta operai disoccupati entrano nella loro fabbrica e non vogliono piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù abbandonarla. Chiedono solo di far ripartire le macchine ferme. Alla vigilia della drammatica crisi economica del 2001, la piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù ricca borghesia dellÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂAmerica latina si ritrova in una cittÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàfantasma con fabbriche abbandonate e unÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂenorme disoccupazione. Freddy, il presidente della nuova cooperativa degli operai, e Lalo, il politico del Movimento delle societÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàrecuperate, sanno che il successo non ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè assicurato. Devono affrontare tribunali, polizia e politici che possono dar loro protezione legale o sbatterli fuori dalla fabbrica con violenza. La storia della lotta degli operai ha sullo sfondo la cruciale elezione presidenziale dove lÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂarchitetto del collasso, Carlos Menem, ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè il favorito. Armati solo di fionde e di una fede duratura nella democrazia della base operaia, i lavoratori affrontano i loro capi, i banchieri e un intero sistema che vede le loro amate fabbriche solo come rottami da vendere. Si organizzano, si autotassano, si assicurano l'appoggio della popolazione locale, intrecciano rapporti con altre aziende che stanno vivendo la loro stessa situazione intessendo una rete di reciproco sostegno. Una ricetta rivoluzionaria fatta di piccoli passi, che rifugge dalle seduzioni utopistiche delle ideologie e liquida la politica come un fatto secondario, estraneo alle loro reali necessitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.mostra_paginat?id_pagina=2467
In occasione della presentazione milanese di ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂThe Take", il 21 marzo 2005, Naomi Klein incontra e saluta Cantieri, San Precario e Casas de Plastica, un gruppo di immigrati sudamericani. E la saggista ricorda: nel secondo anniversario dell'invasione dell'Iraq, ribadiamo il nostro impegno contro le occupazioni di morte e pro altre occupazioni: quelle per il diritto all'acqua e al cibo, al lavoro, alla salute, all'istruzione. Incontro registrato presso la Libreria Feltrinelli di Milano. Nel filmato successivo, Naomi Klein e Avi Lewis sono intervistati da Miriam Giovenzana, direttrice di Altraeconomia, e Carlo Giorgi, direttore di Terre di Mezzo, nell'ambito dell'iniziativa Fa' la cosa giusta (Milano, 20 marzo).
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=2391
http://movies2.arcoiris.tv/movies/00_03_2005/intervista_klein_e_lewis_big.ram
La poetica
A soli 30 anni, Naomi Klein ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè una dei guru del ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂmovimento antimondializzazione", un ampio gruppo transnazionale relativamente organizzato che protesta contro il potere, crescente e totalizzante, dell'economia multinazionale nel mondo. EÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàuna giornalista e certamente non una teorica e il suo non ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè mai un atteggiamento antintellettuale. Si potrebbe dire che il suo lavoro rappresenta molto bene l'attuale rapporto tra intellettuali e movimenti sociali. Lei stessa asserisce: ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂLa mia speranza ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè che l'attivismo, rappresenti una consapevolezza sempre maggiore rispetto al fatto che stiamo perdendo il controllo delle nostre societÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, che dobbiamo condurre le companies ad un piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù elevato standard etico, che siamo qualcosa di piÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂù di semplici relazioni economiche". Il ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂmovimento dei movimenti", come lei lo definisce, segna la fine del ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂgrande freddo" che va dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Novanta, il ventennio della stagione cosiddetta ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂpost-ideologica" che ha interpretato il tramonto delle ideologie come necessario e ineluttabile adattamento alla politica delle procedure liberali, dei vincoli determinati, dell'economia di mercato senza frontiere. Nel movimento c'ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂè una ripresa dei grandi temi dell'universalismo e della liberazione che avevano segnato gli anni Sessanta, un decennio di soggettivitÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂàcosmopolite e di grande ricambio generazionale in cui non a caso sono stati inventati i grandi linguaggi innovativi che tuttora ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂritmano" - alla lettera, a cominciare dalla musica - molti comportamenti sociali dell'ultima generazione e i rapporti fra le generazioni. Definisce la globalizzazione non come omologazione e nemmeno scontro delle civiltÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂà, piuttosto come un transito, un passaggio, di tutte le aree del pianeta attraverso gli stili occidentali. Infatti, personalmente arriva a conclusioni opposte a quelle che diagnosticano il trionfo del pensiero unico occidentale, perchÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂé nella globalizzazione l'occidentalizzazione va di pari passo con la de-occidentalizzazione: quando l'occidente diventa mondo, i suoi ÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂâÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂÃÂpilastri fondamentali" si rompono.
Bibiliografia
- Klein Naomi, No logo: economia globale e nuova contestazione, Baldini e Castoldi, Milano, 2001 e 2002
- Klein Naomi, Recinti e finestre. Dispacci dalle prime linee del dibattito sulla globalizzazione, Baldini Castoldi Dalai, 2003
- Klein Naomi, D'Eramo Marco, Della Sala Vitaliano, Global magazine Democrazie in quarantena [vol 3] Manifestolibri, 2003