Chiari Giuseppe: differenze tra le versioni

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'''Chiari Giuseppe'''
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[[Image:chiari.jpg|right|frame|Chiari Giuseppe]]
  
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==Personaggio o Gruppo:==
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Chiari Giuseppe
  
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==Biografia:==
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Giuseppe Chiari nasce a Firenze il 26 settembre 1926.
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Intraprende gli studi di ingegneria contemporaneamente a quelli di pianoforte e composizione, con l’intento di diventare un pianista di musica jazz, manifesta inoltre interesse verso il cinema, le arti visive, l’architettura e la letteratura, interessi che favoriranno lo sviluppo di una attitudine culturale poliedrica sufficiente a non consentire, nell’ambiente culturale fiorentino, una sua immediata identificazione artistica.<br>
  
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Nel 1947 inizia la sua attività musicale, parallelamente a quella di scrittura critica d’arte visiva e di musica e del 1950 sono le sue prime composizioni: "do", "Studi sulla singola frequenza" e "Intervalli".
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Chiari in questo periodo è affascinato dalla creazione strutturata, analitica e concettuale, da tutto ciò che è invenzione non sentimentale e idealistica.
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Musicalmente conosce già ampiamente le maggiori istanze musicali del secolo e della dodecafonia ne apprende un aspetto fondamentale: creare le proprie regole logiche per comporre.
  
== Biografia ==
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Attratto dalle ricerche di [[Cage John|John Cage]], che erano state portate a Firenze agli inizi degli anni ‘50 da Sylvano Bussotti dopo un suo soggiorno a Parigi, Chiari ha cominciato a interessarsi a ricerche sperimentali di musica visiva e dall’incontro con [[Grossi Pietro|Pietro Grossi]], che si compiace della preparazione matematica di Chiari nella concezione delle sue composizioni e della sua conoscenza delle avanguardie musicali, prende avvio un sodalizio che si concretizza con la costituzione dell’associazione "Vita musicale contemporanea" un punto di incontro e luogo in cui sperimentare le pratiche di combinazione matematica nella concezione musicale.
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Al gruppo collaboreranno personalità come Sylvano Bussotti, il fisico Giuliano Toraldo di Francia, il filosofo Preti, lo storico Garin e il critico d’arte Migliorini.
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In quel periodo Chiari comincia a porre l’uomo e il dibattito politico e sociale che lo circonda al centro di ogni possibile attività, inclusa quella artistica.
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Fondamentale è anche l’esperienza del Dadaismo e di Duchamp.
  
Giuseppe Chiari nasce a Firenze il 26 settembre 1926. Intraprende gli studi di ingegneria contemporaneamente  a quelli di pianoforte e composizione, con l’intento di diventare un pianista di musica jazz, manifesta inoltre interesse verso il cinema, le arti visive, l’architettura e la letteratura, interessi che favoriranno lo sviluppo di una attitudine culturale poliedrica sufficiente a non consentire, nell’ambiente culturale fiorentino, una sua immediata identificazione artistica. Quando i poeti Sergio Salvi e Lamberto Pignotti, lo introducono nel Caffe Paskovskij, dirimpetto al bar Giubbe Rosse antica sede futurista fìorentina, frequentato da letterati e poeti come Mario Luzi, Piero Bigongiari, Alessandro Bonsanti e Creste Macrì, questi si accorgono immediatamente della vivacità intellettuale del giovane Chiari, apprezzandone sia la discrezione sia le sottili e misurate opinioni.
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Nel Periodo tra gli anni ‘50 e ‘60, Chiari si allontanerà dalla "ripetizione sempre uguale" delle opere, proprie di molte esperienze artistiche a lui contemporanee, per attuare una preminenza dell’alterità sull’identità.
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A partire dagli anni ’60, Chiari, insieme ad altri artisti tra cui Bussotti e Cage, inizia ad addentrarsi nelle componenti grafiche della scrittura musicale, basandosi sulle "parole in libertà" e sulle "parolibere" del futurismo. Inizia a sperimentare partiture in grado di trasformarsi in elaborati diagrammi, composizioni visive non più fatte per essere eseguite e poi ascoltate, bensì per essere guardate e vissute.
  
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L‘arte, secondo Chiari, si mescola al differente, per questo è costantemente variabile così da risultare "viva". La musica invece, è il confronto fra corpi e gesti dichiarando che quando un gesto è compiuto ed un suono suscitato non è più possibile modificarli, sono già accaduti. (Gesti sul piano G. Chiari 1962).
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Nel 1962 con l’opera "Gesti sul piano" (opera che si basa sull’espressività dei gesti, di articolazioni, combinazioni e figure che rivelano sonorità nelle quali ogni nota prodotta è un elemento autonomo con un suo carattere di identificazione specifico) Chiari aderisce al gruppo internazionale e interdisciplinare Fluxus che in quel periodo si trova a Wiesbaden per progettare un festival organizzato in cinque sezioni geografiche: Stati Uniti, Europa dell’Ovest, Europa dell’Est, Giappone, Canada. Heinz Klaus Metzger, esperto di filosofia e musica nella sezione Europa Ovest, propone il nome di Giuseppe Chiari agli organizzatori.
Quest’ultima affermazione trova riscontro con le linee principali del gruppo in quanto un presupposto fondamentale per un atteggiamento, quale quello di Fluxus che rifuggiva la storia per realizzarsi e verificarsi di volta in volta nel qui ed ora del vivere quotidiano, risiede proprio nel dare a tutti l’opportunità di fare arte guardando proprio al quotidiano di una società di massa e ricordando che il compito essenziale dell’artista è quello di mantenere le intime relazioni tra l’essere umano e l’universo. Il gruppo Fluxus e in Italia l’artista Chiari, portano avanti la grande affermazione delle avanguardie storiche di un’arte di ricerca, che si allontana definitivamente dall’arte di tradizione.
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Il gruppo Fluxus e in Italia l’artista Chiari, portano avanti la grande affermazione delle avanguardie storiche di un’arte di ricerca, che si allontana definitivamente dall’arte di tradizione.
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Di grande intensità operativa il 1963 è l’anno dell’interesse verso le ricerche sul valore visuale del testo scritto operate dal [[Gruppo 70]] di Firenze, a cui contribuiscono anche Bussotti, Miccini e i pittori Antonio Bueno e Silvio Loffredo , in cui si tenta di coniugare materiali ready-mades estrapolati di peso da rotocalchi vari ma invertiti dal punto di vista del significato mediante l’utilizzo della parola; queste ricerche saranno il fondamento di una nuova corrente sperimentale che assumerà successivamente il nome di "Poesia Visiva". Chiari per queste ricerche utilizza la partitura musicale non solo come base per eseguire un brano sonoro, ma anche come "pittura" da guardare, nella quale le note e la raffigurazione dei gesti per eseguirle, diventano elementi visuali di una composizione grafico-pittorico.
L‘arte, secondo Chiari, si mescola al differente, per questo è costantemente variabile così da risultare . La musica invece, è il confronto fra corpi e gesti dichiarando che quando un gesto è compiuto ed un suono suscitato non è più possibile modificarli, sono già accaduti. (Gesti sul piano G. Chiari 1962).
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Nel 1962 con l’opera “Gesti sul Chiari aderisce al gruppo internazionale e interdisciplinare Fluxus che in quel periodo si trova a Wiesbaden per progettare un festival organizzato in cinque sezioni geografiche: Stati Uniti, Europa dell’Ovest, Europa dell’Est, Giappone, Canada. Heinz Klaus Metzger, esperto di filosofia e musica nella sezione Europa Ovest, propone il nome di Giuseppe Chiari agli organizzatori. Chiari pochi giorni dopo invia le partiture a Maciunas, membro dell’organizzazione, che risponde chiedendone il prima possibile la traduzione delle istruzioni in inglese, impaginate in un solo foglio per poterne fare molte copie. La riduzione in un media così ridotto, ma facilmente diffusibile, diverrà uno dei caratteri formali dell’opera di Chiari e di Fluxus in generale. Nella risposta a Chiari, la di Copenhagen, altre fonti ancora al Fluxus Festival di Parigi.
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Il 1964 è l’anno in cui Chiari diviene performer delle proprie opere concentrando così nella figura dell’artista e nella sua gestualità l’elemento fondamentale dell’opera d’arte, non più affidata ad un esecutore, dando valore all’autopresentazione, associando il momento autoesibitivo a quello della musica d’azione e della esemplificazione delle diverse operazioni concettuali, tuttavia l’autopresentazione, la gestualità narcisistica, resta la realizzazione della singola opera legata quindi all’interpretazione del brano musicale.
, l’opera della adesione al movimento, si basa sull’espressività dei gesti, di articolazioni, combinazioni e figure che
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si susseguono più azioni la cui successione viene lasciata decidere all’esecutore, purché questi non le sovrapponga. Le azioni consistono sia nella lettura di un drammatico brano sulla bomba atomica, sia nell’ascolto di brani quali: una canzone di Sinatra, un frammento di opera lirica, una parte sonora di un film poliziesco, la dizione dei nomi di membri del Governo degli Stati Uniti, la parola guerra pronunciata in più lingue. Interattivamente avvengono altre piccole azioni come giocare con l’acqua pronunciandone il nome, schiacciare pupazzi per produrre un effetto sonoro gioioso; cucire a macchina o tagliare del legno con la sega elettrica, etc.
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Nel 1968 irrompono in ambito artistico le proposizioni concettuali le cui formulazioni e i cui enunciati condividono in parte la tensione antimerceologica e di sottrazione del prodotto creativo o di lavoro al mercato e ai suoi meccanismi di profitto.
Di grande intensità operativa il ‘63 è l’anno dell’interesse verso le ricerche sul valore visuale del testo scritto operate dal di Firenze, a cui contribuiscono anche Bussotti, Miccini e i pittori Antonio Bueno e Silvio Loffredo , in cui si tenta di coniugare materiali ready-mades estrapolati di peso da rotocalchi vari ma invertiti dal punto di vista del significato mediante l’utilizzo della parola; queste ricerche saranno il fondamento di una nuova corrente sperimentale che assumerà successivamente il nome di . Chiari per queste ricerche utilizza la partitura musicale non solo come base per eseguire un brano sonoro, ma anche come da guardare, nella quale le note e la raffigurazione dei gesti per eseguirle, diventano elementi visuali di una composizione grafico-pittorico.  
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Chiari non solo aderisce a suo modo alla nuova coniazione linguistica che condivide per logica e attitudine formale, ma frequenta anche i protagonisti della nuova tendenza: [[Kosuth Joseph|Joseph Kosuth]], Sol LeWitt, [[Agnetti Vincenzo|Vincenzo Agnetti]], [[Acconci Vito|Vito Acconci]], Jan Wilson, Robert Barry e numerosi altri.
Il ‘64 è anche l’anno in cui Chiari diviene performer delle proprie opere concentrando così nella figura dell’artista e nella sua gestualità l’elemento fondamentale dell’opera d’arte, non più affidata ad un esecutore, dando valore all’autopresentazione, associando il momento autoesibitivo a quello della musica d’azione e della esemplificazione delle diverse operazioni concettuali, tuttavia l’autopresentazione, la gestualità narcisistica, resta la realizzazione della singola opera legata quindi all’interpretazione del brano musicale.  
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Dal 1969 ha inizio con sistematicità la produzione di statement che ben presto assumono, come negli slogan del maggio francese del 1968, la valenza apodittica di frasi inconfutabili emesse a raffica continua.
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Questi statements saranno come le foto delle azioni compiute da Chiari e posti in qualità di opere in loro sostituzione e una volta cessato l’atto performativo restano iconograficamente come il fatto testimoniale irreversibile nella memoria, ma dialettico nella ragione di ciascuno.
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Aspetto non indifferente dell’attività di Chiari e di musicisti come lui è la preoccupazione del proprio mantenimento.
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Dopo l’attività di critica e di giornalismo, dopo l’impiego redazionale presso la casa editrice La Nuova Italia di Firenze, dopo circa quindici anni di attività compositiva, negli anni ‘70 Chiari smette di comporre ed inizia una intensa attività di concerti, performances e conferenze che lo portano, fra l’altro, a Berlino, Londra, Parigi, Vienna, Milano, Venezia, Roma, New York.
Nel ‘68 irrompono in ambito artistico le proposizioni concettuali le cui formulazioni e i cui enunciati condividono in parte la tensione antimerceologica e di sottrazione del prodotto creativo o di lavoro al mercato e ai suoi meccanismi di profitto. Chiari non solo aderisce a suo modo alla nuova coniazione linguistica che condivide per logica e attitudine formale, ma frequenta anche i protagonisti della nuova tendenza: Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Vincenzo Agnetti, Vito Acconci, Jan Wilson, Robert Barry e numerosi altri. Dal ‘69 ha inizio con sistematicità la produzione di statement che ben presto assumono, come negli slogan del maggio francese del ‘68, la valenza apodittica di frasi inconfutabili emesse a raffica continua. Questi statements saranno come le foto delle azioni compiute da Chiari e posti in qualità di opere in loro sostituzione e una volta cessato l’atto performativo restano iconograficamente come il fatto testimoniale irreversibile nella memoria, ma dialettico nella ragione di ciascuno.
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Contribuiscono inoltre alla professionalizzazione dell’attività musicale di Chiari sia una serie di richieste provenienti dal mondo politico della sinistra che lo invitano a portare la sua opera in numerose sedi ed è il caso ad esempio di "220 titoli di giornali" performance a base della lettura e analisi del giornale La Nazione, sia con la pubblicazione di vari testi tra cui: nel 1969 presso l’editore Lerici, per espresso invito di Magdalo Mussio, il suo primo libro è "Musica senza contrappunto", al quale è seguito nel 1971 "Senza titolo" un repertorio di slogan presentato alla Galleria Toselli di Milano in occasione di una sua personale, nel 1974 "Musica Madre" un’antologia di frasi e componimenti per l’editore Prearo, nel 1976 esce "Metodo per Suonare", che fra l’altro contiene l’opera del 1969 "Suonare la Città" in cui Chiari analizza e trasforma la città in uno strumento musicale, nel 1994 "Musica et cetera" in cui riflette sulle implicazioni della musica all’interno di un ampio meccanismo culturale, del 1999 infine è "Frasi".
Aspetto non indifferente dell’attività di Chiari e di musicisti come lui è la preoccupazione del proprio mantenimento. Dopo l’attività di critica e di giornalismo, dopo l’impiego redazionale presso la casa editrice La Nuova Italia di Firenze, dopo circa quindici anni di attività compositiva, negli anni ‘70 Chiari smette di comporre ed inizia una intensa attività di concerti, performances e conferenze che lo portano, fra l’altro, a Berlino, Londra, Parigi, Vienna, Milano, Venezia, Roma, New York e da cui inizierà a percepire un guadagno seguito poi dagli introiti ottenuti con vendita di opere successivamente agli anni ‘70. Contribuiscono inoltre alla professionalizzazione dell’attività musicale di Chiari sia una serie di richieste provenienti dal mondo politico della sinistra che lo invitano a portare la sua opera in numerose sedi ed è il caso ad esempio di “220 titoli di performance a base della lettura e analisi del giornale La Nazione, sia con la pubblicazione di vari testi tra cui: nel 1969 presso l’editore Lerici, per espresso invito di Magdalo Mussio, il suo primo libro è “Musica senza , al quale è seguito nel un repertorio di slogan presentato alla Galleria Toselli di Milano in occasione di una sua personale, nel 1974 un’antologia di frasi e componimenti per l’editore Prearo, nel 1976 esce “Metodo per , che fra l’altro contiene l’opera del 1969 “Suonare la in cui Chiari analizza e trasforma la città in uno strumento musicale, nel 1994 “Musica et in cui riflette sulle implicazioni della musica all’interno di un ampio meccanismo culturale, del 1999 infine è .
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Nella maggior parte dei libri di Chiari, oltre al fondamentale significato dei concetti espressi, bisogna sottolineare la particolare impaginazione che fa assumere alle parole, alle frasi un valore grafico-estetico in un linguaggio visivo al pari di linee e colori, tali da considerarli come opere artistiche a vasta tiratura.
 
Nella maggior parte dei libri di Chiari, oltre al fondamentale significato dei concetti espressi, bisogna sottolineare la particolare impaginazione che fa assumere alle parole, alle frasi un valore grafico-estetico in un linguaggio visivo al pari di linee e colori, tali da considerarli come opere artistiche a vasta tiratura.
 
 
Chiari, per visualizzare il massimo del continuo, esprime il suo pensiero e la sua visione del mondo, attraverso: l’azione musicale e gestuale, il frammento, il documento, la fotocopia, la stampa topografica, il segno, il foglio, il libro, il metallo, lo strumento manipolato, la carta, la parola, il suono. Tali mezzi al tempo stesso divengono supporti visivi dove il gioco del discontinuo trova nella non-contraddizione la possibilità di una sua eventuale verifica. Del resto, le comunicazioni di Chiari avvengono secondo un processo di trasformazione del linguaggio che è il vero senso di tutte le occasioni espressive: disegni a china, partiture, foto, video, film e oggetti industriali.
 
 
  
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Dagli anni ‘80 e ‘90 Chiari ha cominciato ad esaminare mezzi espressivi come i collages, spesso completati con i già citati statement, nei quali non si limita ad incollare fogli di giornale, strisce colorate, adesivi, fogli musicali, semplicemente su fogli di carta, su spartiti musicali o su tavole di legno ma anche su strumenti musicali quali chitarre e violini, ricercando una possibile contaminazione tra visualità e sonorità intrinseca dello strumento anche se spesso è privato della sua funzione primaria.
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Chiari interagisce con questi oggetti attraverso una processualità di inversione reciproca. Chiari in quest’operazione artistica costituisce una catalogazione che toglie ogni oggetto dal suo contesto per abbandonarlo alla dialettica della negazione e per non restare in un’unica situazione. Immaginando ciò che accade nei diversi mondi possibili, concepisce un intenzione come a-funzione, in modo tale che in ogni mondo possibile si determini un’estensione.
  
== Opere ==
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Muore a Firenze nel maggio del 2007.
  
- 1964 Quel che volete per più strumenti
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==Sito web:==
1965 Silenzio
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http://www.giuseppechiari.it/T3/M/
1965 Leggere la musica
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1965 Solo con la volontà di sapere
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1966 Amore
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1966 Fare qualcosa con il proprio corpo e il muro
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1967 La mano mangia il foglio
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1967 Studio su un’opera pianistica
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1969 Aforismi tratti da Musica senza contrappunto
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1969 Suonare la Città
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1970 Basta non leggere libri e questi non esistono
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1972 Un Metodo
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1976 Metodo per video-camera(Da Il Metodo per Suonare)
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1990 Improvvisazione libera
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1998 Tre acrostici per Piccini
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==Poetica:==
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Secondo Chiari tutti possono fare arte basandosi sulla quotidianità di una società di massa  e il compito dell’artista è quello di mantenere le intime relazioni tra l’essere umano e l’universo.<br>
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La sua poetica si basa su una musica-visiva, creata attraverso partiture che diventano elaborati diagrammi, ovvero composizioni visive non più fatte per essere eseguite e poi ascoltate, bensì per essere guardate e vissute dallo spettatore-fruitore.<br>
  
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'''Alcune interviste e conversazioni dal 1976 al 2003'''<br>
  
'''Alcuni Statements di Chiari dal 1965 al 1978'''
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'''Intervista di Helena Kontovà del 1976.'''<br>
  
SUONARE È FACILE (1965)
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'''Helena Kontovà:''' Pensi di essere un artista importante?<br>
  
STRIMPELLARE (1966)
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'''Giuseppe Chiari:''' lo sono un artista. Ma lo hanno deciso gli altri. Nel mio pezzo "La confessione" che ho fatto alla Biennale di Venezia due anni fa io ho descritto giorno per giorno come nei miei rapporti con gli altri il mio ruolo veniva costantemente cambiato. C’era un posto per me, ma questo posto si avvicinava sempre più all’angolo dell’artista. Finchè mi sono ritrovato cambiato da studente a artista. Ma forse oggi non esistono artisti ma solo studenti. Come tu ben sai il futuro è il presente.
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Il futuro è già realizzato. Noi lo chiamiamo futuro tanto per dargli un nome misterioso. In verità sappiamo bene che il futuro è fra di noi. Tu per esempio sei futuro. Tu mi chiedi anche se mi sento importante. Si. Sono molto importante. Tanto importante che senza di me, io non ho il senso dell’esistenza del mondo. Il mondo esiste senza di me? Ti confesso che non lo so. D’altra parte devo mettere in dubbio anche la tua esistenza. Questo è difficile per me. Ma rimane molto importante esistere per me. Proprio per mettere in certezza l’esistenza dì te, di Giancarlo...Importante fra gli artisti? No.<br>
  
CANTERELLARE (1966)
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'''H.:''' Sei stato sempre contento con il tuo lavoro artistico?<br>
  
LA SOSTANZA DELLA MUSICA NON È L’ARMONIA
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'''C.:''' Si. E’ bello cercare, trovare. E’ bello curiosare. Collezionare. E’ bello anche far vedere. Cedere a chi vede e anche a chi non vede. Non sono stato sempre contento. Chi è sempre contento? E’ impossibile esserlo. Magari uno è scontento perché arriva a Milano di notte tardi non trova una camera e non ha voglia di passare la notte in stazione. E questo è anche lavoro. Il lavoro artistico è bello ma è solo un tratto alcuni piccoli tratti della giornata, della vita. La vita è la strada...<br>
LA SOSTANZA DELLA MUSICA È LA VOGLIA DI SUONARE (1968)
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LA MUSICA NON È L’ARTE DEI SUONI
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'''H.:''' Preferisci passare alla storia più come musicista o come pittore?<br>
LA MUSICA È LA SUCCESSIONE DEI SIGNIFICATI DELLA PAROLA MUSICA (1969)
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SUONARE SOLO CON lA VOLONTA’ DI SUONARE (1969)
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L’ARTE È FACILE (1972)
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'''C.:''' Nei libri di storia delle scuole elementari o liceali o universitarie? Nei libri delle elementari mi piacerebbe. In quelli universitari è facile ma in quelli per i ragazzi di sei sette anni -con un piccolo disegno illustrativo che mi raffigura al pianoforte –è difficile. Musicista. Pianista. Anzi lo sono un pianista. Mi sarebbe piaciuto molto essere disegnato mentre suono il pianoforte dà Alex Raymond; che è senz’altro il più grande disegnatore che io conosca. Purtroppo non è più possibile. ma anche da Williamson.<br>
  
TUTTE LE MUSICHE SONO UGUALI (1972)
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'''H.:''' Senti di essere ancora un artista di Fluxus?<br>
MUSICA È SUONARE (1973)
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L’ARTE NON ESISTE, ESISTE UN RAPPORTO TRA L’ARTE E L’ARTE (1974)
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'''C.:''' Si. Certo. E come si può rispondere di no, dal momento che Fluxus è solo un nome. Fluxus è la cosa più indefinita che conosca. Forse gli uomini che ho visto a Belgrado di notte pulire le strade con una grandissima pompa d’acqua -una pompa grandissima incredibile-forse quegli uomini sono Fluxus. Anzi lo sono senz’altro. Speriamo che in questo momento non stiano dichiarando la mia espulsione...<br>
  
INSIEME (1974)
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'''H.:''' Pensi che dopo Fluxus gli artisti hanno risposto in maniera nuova alla domanda: che cos’è l’arte? o pensi che non ci sia niente di nuovo dopo Fluxus.<br>
  
L’ARTE NON È A A A A A A (1974)
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'''C.:''' Bisogna fissare una volta per tutte il minuto Fluxus. lo proporrei senza sentire gli inglesi di dichiarare convenzionalmente che il minuto Fluxus è: le ore 7 e 13 minuti primi del 18 gennaio del 1962. Ora dato che siamo alle ore 5 e 20 dell’11 aprile 1978 non ci rimane che decidere a che velocità cambia l’idea di arte. Poniamo per ipotesi che cambi ogni 3 minuti. AI 18 gennaio del 1972 abbiamo già 174.800 cambiamenti. E siamo solo nel 1972. Come vedi Fluxus non è riuscito a fermare il tempo. Abbiamo tentato -come tutti; chi non ci prova -ma non ci siamo riusciti. Ora però noi abbiamo dato per verificata un’altra ipotesi: che l’idea dell’arte cambi insieme al tempo e non cambi continuamente ma a gradi, tanto da poter identificare un grado di cambiamento dopo l’altro. Un’ipotesi veramente complicata. D’altra parte se noi non passiamo quest’ipotesi siamo costretti a passare una di queste due:<br>
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1) l’arte è sempre stata e sempre sarà;<br>
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oppure: 2) l’arte è sempre in divenire.<br>
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La prima ci lascia completamente indifferenti come se l’arte fosse cosa che non può ricevere nessuna interferenza da noi. Qualcosa di altro da noi, sopra o sotto che sia.<br>
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La seconda ci chiede un’interferenza continua, ci coinvolge ma senza un minuto di respiro.<br>
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L’interferenza è fine a se stessa non ha nessuna possibilità di definire l’arte perché l’arte è dentro l’interferenza stessa, è dentro l’agire...<br>
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Dunque siamo costretti a passare a una terza ipotesi che però è sola, rubata alle due estreme. E’ un alternarsi delle due.<br>
  
L’ARTE È ABCDEF...(1974)
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'''H.:''' pensi di essere più intelligente degli altri.<br>
L’ARTE È FINITA SMETTIAMO TU1TI INSIEME GUTTUSO ANCHE (1975)
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NON SO SUONARE NON SO DISEGNARE (1977)
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'''C.:''' Non so... di quali altri...<br>
L’ARTE È UNA PICCOLA COSA (1978)
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L’ARTISTA È UN DISOCCUPATO RECUPERATO (1978)
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'''Il diario minimo di un provocatore dell’arte'''<br>
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'''Intervista di Stefano Milani'''<br>
  
L’ARTE SARA’ DI TUTTI E LA PAROLA ARTE NON SARA’ DI NESSUNO (1978)
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(Dopo l’intoduzione generica su Fluxus)[…] Si vede anche Bussotti, per un paio di volte (riferito Flux-festival).<br>
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Poi si ritirò. Perché si ritirò?<br>
  
SE METTETE IL BRACCIO NUDO DENTRO QUESTO SPAZIO
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Non lo so. Ma in Italia si è avuta una storia molto ridotta e il fulcro era la Germania occidentale, penso soprattutto per motivi geografici, anche se poi i partecipanti venivano cercati dappertutto, in Algeria, Australia, Francia, mentre New York era una fucina di idee.<br>
DIVERRA’ TRASPARENTE PERCHE’ L’ARIA DENTRO QUESTO SPAZIO E’ STRANA (1980)
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SE QUESTA E’ ARTE TU SEI PAZZO (?)
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E cosa facevate?<br>
  
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Happening (la parola performance arriverà dagli Usa solo in seguito), perché di fatto "Fluxus" era un movimento di azioni, più che di produzione di oggetti.<br>
  
'''Cronologia comparata degli eventi Fluxus con l’attività di Chiari dal 1951 al 1964'''
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Considerando che poi quegli eventi, o "Happening", sono stati immortalati in fotografie, e lo stesso destino è toccato alle partiture musicali, come è avvenuto questo passaggio dall’intervento pubblico all’esposizione nelle gallerie?<br>
  
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E’ avvenuto in sede sociale da parte dei collezionisti.<br>
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Moltissimo di "Fluxus" nasceva come copione per un’azione teatrale o per un’opera musicale. Sono stati il collezionismo, la critica, i letterati che, ramenando tutto questo materiale, lo hanno messo in cornice.Dieci anni dopo.<br>
  
1951-57:
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Ma facendo diventare oggetti, beni di mercato, quelle azioni che volevano essere momenti transitori, non siete caduti in grande contraddizione?<br>
  
G. Chiari: Do, Intervalli, Studi sulla singola frequenza. Composizioni per pianoforte.  
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Ho capito, è uno sputtanamento, vuoi dire.
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In parte sì, ma non totalmente. Non era un movimento "duro", intransigente, e non voleva tagliare con nulla, né si permetteva di giudicare il mercato, pur disinteressandosene.<br>
  
G. Chiari, P. Grossi: Vita Musicale Contemporanea, Associazione culturale, musicale sperimentale.
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Quindi, a parer tuo, non si può parlare di banale commercializzazione?<br>
  
1952:
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No, è un po’ il discorso delle lettere di Gramsci. Valgono parecchio, tra certi collezionisti, sono anch’esse oggetti,
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tuttavia sarebbe sbagliato dire che il loro valore semantico, politico, letterario, diminuisce perché qualcuno lo compra.<br>
  
J. cage: Theatre Piece No.1.
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Quanto al mettere in mostra delle partiture, come nel caso tuo e di Cage, come se fossero opere d’arte visiva, come pensi che vengono recepite dagli spettatori?<br>
Black Mountain College, U.S.A.. Concerted action combining: painting, dance, films, slides, recording, radios, poetry,piano,lecture/with audience in the middle/a collaboration by john cage, merce cunningham, charles olson robert rauschemberg, m.c. richard, david tudor.
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1959:
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Non sono opere di arte visiva, restano partiture esposte. Che poi siano graficamente interessanti o meno, sono affari vostri, sono operazioni fatte dalla società, che le infila nella storia dell’arte.<br>
  
16/10-5/11, AA.VV.: Toward Event (an arrangement).
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Voi come l’avete presa un’operazione del genere?<br>
New York, Rueben Gallery, U.S.A.: A. Kaprow, 18 Happenings in 6 Parts: R. Montague -who speaks and moves, S.Prendergast -who moves and plays a musical instrument, L.Samaras -Who speaks, plays a game and musical instrument, J.Weinberger -who moves and plays a musical instrument, R. Whitman -who moves, speaks and plays a game, S.Francis, R.Grooms. D.Higgins, L. Johnson, A.Leslie, J. Milder , G.Segal, R. Thompson -each of whom paints, the visitors who is it in various chairs.
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1960:
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Bene e male, sebbene andrebbe chiesto a ogni singolo artista. Noi teniamo alla diffusione per cui, se questa è storia dell’arte, siamo d’accordo purché aiuti a diffondere questo gioco, questo infantilismo. Se poi quella chitarra che strimpella al tocco dell’elastico sta in mostra in questa galleria, se le scritte di "Fluxus" e tutto il resto sono rimasti, allora c’è un perché, ovvero l’arte e il pensiero contemporaneo, l’estetica, avevano di simili interventi provocatori.<br>
  
14/3, AA.VV.: A concert of New Music.
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Oggi come si muovono i componenti di quello che è stato, o è "Fluxus"?<br>
New York, The Living Theatre, performance by: A. Kaprow (sound piece 1958) G. Brecht (1 card piece for voice 2. candle piece for radios) A. Hansen (bibbes o tao), R. Rauschenberg(telephone music), R. Johnson (A sequence of stuttering records), R. Maxifield (cough music), J. Cage (imaginary Landscape n .5), Mc Dowell(music for a while).
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11/6, AA.VV.: An evening of sound theatre-happenings.
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Siamo un centinaio di persone sparse per il mondo e ci ritroviamo ogni tanto, quando ci propongono manifestazioni, come nell’82 per i vent’anni di "Fluxus".
New York, Reuben Gallery, J. Dine (Vaudeville act) A. Kaprow ( intermission piece) R. Whitman (E.G.-) G. Brecht (Gossoon) R. Maxfield (Electronic Music).
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Ma i rapporti sono informali e ognuno fa la sua vita. Quello che ancora ci unisce è un linguaggio artistico frammentario.Perché la nostra epoca, vorrei dire, è fatta di frammenti.<br>
  
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'''Per un’Arte Didattica'''<br>
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'''Intervista di Claudio Cerritelli del 1991'''<br>
  
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CERITELLI: "II giuoco dei dieci nomi" è il titolo di una performance che hai tenuto a Bologna, nella primavera del 1985, a conclusione della mostra personale presso la Galleria Nuova 2000, una esposizione significativa di tuoi materiali radicali (fogli bianchi strappati, scritte, fogli colorati, targhe, partiture ), insomma un repertorio di "Cartein cornice" che rompeva il clima conformista delle mostre di pittura allora dominante. In una serata di metà aprile tu eseguivi una discussione sul "Giuoco dei dieci nomi" documentato in questo libro così originale e atipico , invitavi il pubblico ad esprimere altrettanti nomi in relazione alla tua opinione che era quella di riassumere il mondo nel pensiero di Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso d’ Aquino, Galileo, Cartesio, leibniz, Newton, Kant, Hegel. Dopo questi dati, che è giusto ricordare a distanza di alcuni anni, veniamo ad una riflessione sull’oggi. l’idea di una performance basata sulla risposta del pubblico, sull’azione diretta degli spettatori conseguente ad un preciso invito ad elaborare un tema dato, è una novità oppure può collocarsi all’interno di un atteggiamento costante nella tua ricerca, sia come fatto linguistico sia come meccanismo di coinvolgimento?<br>
  
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CHIARI: Come meccanismo di coinvolgimento lo avevo già adottato sotto forme diverse, per esempio facevo una domanda del tipo: quale è per voi l’artista più grande?
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Sono sempre formule di inchiesta con uno schema che provoca la reazione del pubblico, è un happening-inchiesta che mi ha sempre interessato esercitare.<br>
  
1961:
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CERRITELLI: Mi pare comunque un gesto che non vive isolatamente nella tua complessa poetica linguistica ma può agevolmente ricondursi a quelle idee centrali da te più volte espresse nelle formule "l’arte è facile", "l’arte sarà di tutti", "l’arte è un’azione provvisoria utile nel suo momento di transizione" o ancora "qualsiasi cosa tu faccia qui sopra sarò contento di aver fatto qualcosa insieme a te".<br>
  
AA.VV.: Performance at Yoko Ono s Studio.
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CHIARI: In senso lato questo è vero, ma proprio nel senso che il campo del1’arte è un campo ospitale dove nel nostro secolo si può fare tutto. Ho sempre detto che la disciplina ospitale, il campo rifugio, nell’800 è la poesia mentre nel 900, a ben guardare, è cambiato ed è passato ad essere l’arte. Sotto 1a voce arte avviene ormai di tutto: musica, architettura, politica, oratoria, progettualità, danza, eccetera; ed è un fatto che il concetto di arte riesca reggere tutti questi ospiti…<br>
New York, Chamber street ,S. Morris, d. Lindberg, P. Corner, L.M. Young, T. Ichiyanagi, H. Flint, J. Byrd, J. Mac low, R. Maxfield.
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25/4- 16/5, AA.VV.: Musiqua antiqua et nova.
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CERRITELLI: Torniamo al nostro "Giuoco dei dieci nomi", emerge il fatto che la scelta dei personaggi cade sulla figura del filosofo, che valore ha privilegiare il nome di dieci filosofi e proporlo ad un pubblico non specialistico? Logico sarebbe stato indicare dieci nomi di pittori o almeno di personaggi che potessero avere un riferimento al sistema dei comportamenti artistici. Invece hai, spiazzato le attese con un gesto diverso che comunque ha funzionato in una serata che si è rivelata occasione positiva per il numeroso pubblico, al di là della consueta discussione prevedibile, passiva, inerte…<br>
New York, AG Gallery: lecure-demonstration festival of electronic music, works by: J Cage, Hirsh, D. Higgins, J.maclow, E. Brown, J. Mc Dowell, D. Johnson, B. Morris, P. Davis, J. Fisher.
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1-30/6, AA.VV.: Neo Dada in der Musik.
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CHIARI: è vero che la serata è riuscita, c’ era moltissima gente, ed è vero che questo dipende dalla tua capacità organizzativa ma anche dal fatto,che la .serata era un po’ diversa dalle altre e non c’era il pubblico delle gallerie, c’erano molti studenti, dei fotografi famosi, insegnanti d’arte! ma non c’era il pubblico delle gallerie che va a vedere i quadri, i dieci nomi sono la mia risposta alla domanda "dovendo scegliete dieci nomi quali scriveresti?" rispondo per primo, alla mia domanda, gli altri sono disposti a farlo con la stessa voglia  ed è per questo che la gente partecipa.<br>
Kanimerspiele Theater di DusseldorfGeorge Brecht, Nam June Paik Dick Higgins, Sylvano Bussotti, Jackson McLow, George Maciunas, La Monte Young, Wolf Vostell.
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CERRITELLI: tuttavia, le risposte della gente attingono liberamente a diversi contesti di riferimento, dai divi del cinema. dai campioni dello sport ai grandi  personaggi della storia,. dai celeberrimi scrittori personaggi descritti nella letteratura di tutti i secoli dai pittori  ai musicisti , dai filosofi agli uomini politici, perfino a nomi della quotidianeità familiare ed anonima, la sorella, lo zio, la fidanzata, la nonna, l’amico, Ebbene, mentre le risposte del  pubblico si organizzano in molteplici ambiti, la tua  sequenza di nomi mi pare categorica, univoca e ben determinata ne suggerire un contesto preciso: Quasi teorico, o no?<br>
  
1962:
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CHIARI: in effetti: io non ho dato la mia risposta, hai ragione a sottolineare questo aspetto centrale, io ho dato la risposta che per me è quella ufficiale del sistema. La provocazione è proprio questa: se io dovessi rispondere alla stessa domanda fatta da un altro forse non darei questi dieci nomi ma questa mi sembra la risposta che il sistema da ora, Attenzione comunque; i dieci nomi non sono dieci filosofi strettamente parlando, sono dieci personaggi  vicini alla, filosofia. Newton e Ga1ileo sono più scienziati, Agostino e Tommaso d’ Aquino sono più  teologi. Comunque sia, voglio precisare che non ho dato la mia risposta, ho dato la risposta del "sistema", è come se avessi detto: il sistema ci dà questi dieci nomi,siete d’accordo?<br>
  
23/9, AA.VV.: Fluxus Internationale Festspiele Nuester musik.
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CERRITELLI: A voler analizzare, questi cento fogli elaborati dal pubblico che tipo dì lettura si potrebbe avviare? Le risposte hanno, evidentemente, molteplici significati, tuttavia possono essere intese almeno in una doppia valenza, come indicazioni di contenuti: i nomi in se stessi, e come nella scrittura grafico-visiva che si avvicina ad un esito praticamente estetico del foglio, modificato con la scrittura, con stili, con grafie colorate, cancellature, attraverso una diversificata spazialità delle parole, in alcuni casi con scritte a rovescio e anche dall’altra parte del foglio. Come ritieni che funzionino queste caratteristiche a prima vista? <br>
Wiesbaden, hoersaal staed, museum. 14 konzerte: D. Higgins, A. Knowles, N.J. Paik,E. Williams, A. Koepcke, W.Vostell, R.Filliou, G. Maciunas.
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23/10-8/11, AA.VV.: FESTIVAL OF MISFITS (MISFITS FAIR).
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Londra Gallery One: A. Koepcke, G.Metzger, R. Page, B.Petterson, D. Spoerry, B Vautier.
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23-28/11, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS.
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CHIARI: Direi che funzionano  in entrambi i sensi, già il carattere dattilo scritto, vecchio tipo, con cui è stata. presentata la pagina da compilare è una precisa scelta che rivela la mia attenzione verso l’aspetto grafico dell’operazione. Tieni presente che durante la serata li ho quasi costretti a scrivere a mano, senza mezzi meccanici, con l’unica possibilità di esercitare la propria grafia  appoggiandosi sul tavolo, sul muro, sulle spalle dell’ altro, e a scrivere con le biro, con i lapis. Io questo lo volevo, quasi come una scrittura viva fatta per la strada che produceva una differenziazione dell’aspetto grafico del contenuto delle risposte, io lo giudico in senso statistico;  un contenuto allegro, ironico, non si da peso al problema che ha posto, comunque sono risposte che, si allontanano sensibilmente dal problema dei dieci nomi, andando, verso altri contesti. Tutto sommato la risposta è allegra effimera: scegliamo dieci nomi che ci ricordano cose quotidiane, cose più semplici di quelle che tu ci hai dato è stata una bella serata, ho un  ricordo piacevole e mi piace leggerene tracce che sono rimaste…<br>
Copenhagen, Galerie Kopcke, Kunstbiblioteket, 6 konzerte: G. Maciunas: neodada i musik, teater, digt, kunst -M. Kagel:det instrumentale teater- G. Chiari gesti sul piano
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perf. by: E. Williams, J. mac low, W. Vostel, D. Higgins, A.Knowles, G.Maciunas, N.J. Paik, A. Koepcke, R. Filliou.
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3-8/12, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS.
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CERRITELLI: Allora questo "happeing" è stato un particolare ruolo nella tua strategia, può ancora far scaturire una trasformazione del tuo rapporto con il pubblico in futuro, così come si è trasformato nel passato?<br>
Parigi, American students center, poesie, music et antimusique, evenementielle et concrete: R. Filliou, E. Williams, A. Koepcke, T. Schmit, G. Maciunas, D. Higgins, A. Knowles.
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CHIARI: Certo, ho fatto diverse cose del genere, già il pezzo della "Discussione" che ho fatto dal 1974 fino alla metà degli anni ottanta, in cui chiedevo domande che producevano altre domande, può considerarsi un "happening-letterarìo" Altri li ho fatti su altri tipi di domande, su come si può reagire a una parola, quindi ho una continuità dì interessi in questo senso; tutte te volte che mi si presenta l’occasione io farò, con qualche altra mossa qualcosa di analogo.<br>
  
G. Chiari : Gesti sul Piano, Lettera, Le Corde, Per Arco.
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CERRITELLI: Vorrei concludere questo breve dialogo con una questione che riguarda in modo emblematico il "giuoco dei dieci nomi" e che, in qualche misura, lo configura in una generale e persistente teoria linguistica della tua arte. Molti anni fa, in un bel testo sull’idea di musica madre, Tommaso Trini parlava di "arte totale" e di "arte didattica", due strade in cui si biforca il sapere acquisito dalle avanguardie. "Chiari occupa questa forcella -scriveva Trini -e se ci domandiamo chi insegna l’arte didattica vedremo che Chiari la insegna". Ecco, "il giuoco dei dieci nomi" può rientrare nella definizione di arte didattica e con quale specificità?<br>
Composizioni per vari strumenti.
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G. Chiari, S. Bussotti: Musica e Segno, Galleria Numero, Roma.
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CHIARI: senz’altro arte didattica, togliendo la presunzione della definizione, e nello stesso tempo è arte totale per il fatto che butta una discussione letteraria in uno spazio di gesti grafici, e penso di essere riuscito a buttarla dentro. t un’affermazione presuntuosa ma tu me l’hai strappata. Nota bene che in quel testo Trini ha detto tutto ciò che si poteva dire di me mettendomi in crisi con tutti gli scrittori successivi e ha detto anche molto di più di quello che si poteva dire su di me. Ha fatto una sorta di sfida nel dire: tu sei questo e tutto questo lo dovrai essere. Tornando a noi, infine, io ci sto nel dire che "il giuoco dei dieci nomi" è stato un momento di arte didattica, è proprio così.<br>
1963:
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28/3, AA.VV.: Fluxus concert.
 
Oslo, link samaras , kind of stage piece: D. Higgins, A. Knowles, E. Williams, R. Watts, B. Patterson, B. AF Klintberg, Hanson, and other.
 
  
1/6, AA.VV.: FLUXUS-FESTIVAL
+
'''LA STANZA ROSSA'''<br> 
Copenhagen piece by E. Andersen, H. Christiansen, D. Higgins, J. Davidsen , A. Koepcke.
+
'''Intervista, Ottobre-Novembre 1993'''<br>
  
23/6, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL.
+
Suonerebbe un computer?<br>
Amsterdam, Hypokriterion Theatre.
+
"L’ho già suonato, è uno strumento che risponde poco e nello stesso tempo è molto difficile romperlo e ha il vizio di semplificare ".<br>
-theatre compositions
+
Cosa deve fare l’artista, lo scienziato, il matematico?<br>
-street compositions, exhibits
+
"Cosa può fare? ... Stare zitto dicendo che è guerra; ma è provato che malgrado le bombe caschino, il matematico, lo scienziato, l’artista continuano il proprio discorso".<br>
-electronic music by: G. Maciunas, N.J. Paik, T. Schmith, E; Williams, R. Watts, D. Higgins, A. Knowles, D. Spoerry, G. Brecht, A. Koepke, G. Ligeti, T. Ishiyanagi, J. Mc low, B. Patterson, L.M.Young, R. Maxifield,
+
B. Vautier, J. Cage, W. De Maria, B. Brotzmann, M.Laurens Montw e, W. de Ridder.
+
  
21/8, AA.VV.: AvantGarde Festival, New York.
+
'''Pittura Necessaria'''<br>
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'''Intervista di Gianni Pozzi a Firenze nel 1997'''<br>
  
G. Chiari: Teatrino. Composizione per pianoforte e oggetti.
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(Gianni Pozzi)<br>
25/7-3/8, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL OF TOTAL ART.
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Nessuna sorpresa, nessun imbarazzo, neppure (sembra) un po’ di curiosità per le domande che gli potranno essere rivolte: accetta di farsi intervistare come fosse la cosa più naturale del mondo, un’attività quotidiana sulla quale non vale la pena spendere troppe parole. Suggerimenti, raccomandazioni e comprensione sono invece tutti per chi si accinge all’impresa, per l’intervistatore:<br>
Nizza, hotel Scribe, 1 concert, 7 street events.
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"Sì, capisco, farla così in fretta non è facile ma non dovresti avere problemi, il mio lavoro lo conosci bene... no, andrà benissimo, vedrai".<br>
pieces by: B. Patterson, R. Watts, B. Vautier, N.J. Paik, D. Spoerri, G. Brecht, G. Maciunas, D. Higgins, L.M.Young.
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Arriva all’appuntamento e per se, una volta che si è seduto, chiede solo un pezzo di carta e una penna, "per qualche appunto, sai", e si comincia. È un tardo pomeriggio di dicembre nella galleria di Santo Ficara a Firenze e l’unica preoccupazione è che il rumore di fondo, che lì rimbomba, disturbi la registrazione.<br>
  
8/10, AA.VV.: FLUXUS - POESIE ET CETERA (ANTI THEATER)
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GP: Ecco, vedi, ho appena riletto queste cose, anzi no, alcune le ho lette ora per la prima volta (e dalla borsa escono cataloghi e riviste)... C’è il tuo Musica madre del ‘73 con un testo di Trini che ho trovato bellissimo, c’è il recentissimo Musica et cetera, c’è Music is Easy di Villa Romana, il catalogo  della mostra a Perugia, che è finita adesso mi pare... e questa intervista di
Parigi, Museo d arte Moderna, piece by: T. Brown, , P. Keene, D. Higgins, J. Mc Low, G. Maciunas, R. Watts, E. Williams, B. Patterson, A. Hansen, T. Riley, L.M. Young, A. Knowles, S. Morris G. Brecht
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Alessandra Vaccari, su un vecchio numero di Arte In del ‘92 e che mi sembra una delle più complete fra le tue tante interviste...<br>
  
30/10, AA.VV.: ART DU LANGAGE.
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GC: , fu un lavoro in più riprese…<br>
Sopt compositions Simultanées: B. Patterson (paper piece), A. Hansen (?), T. Riley (Ear Piece), L.M. Young (Poem for tables, benches e chairs), A. Knowles (Shuffling piece), S. Morris (introductions for dance), G. Brecht (word event).
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AA.VV.: Settimana Internazionale Nuova musica, Palermo,
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GP:Io però non voglio fare una cosa del genere, avevo pensato anzi di iniziare proprio così: caro Giuseppe Chiari, ogni volta che qualcuno ti intervista ti costringe a ripercorrere tutta la tua storia, da Fluxus in poi... immagino questo ti annoi (lo dico cercando di farlo sorridere)...<br>
  
G. Chiari, S. Bussotti, Miccini: Gruppo ’70.  
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GC:Sì, la risposta naturalmente è sì.<br>
  
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GP:Io lo eviterò, niente passato, solo il presente di questa mostra: del resto l’arte è il differente, non la ripetizione, come tu ribadisci in ogni intervista...<br>
  
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GC:Sì.<br>
  
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GP:Arrivo allora alla prima domanda.<br>
  
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GC:Ti ringrazio.<br>
  
1964:
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GP:Questa tua attività odierna, questo allestire mostre, di collages o di veri e propri dipinti, per gallerie, ha un’aria molto istituzionale: una tecnica come da tradizione (la pittura) in spazi assolutamente canonici (le gallerie). Credo di rendermi conto delle ragioni, mi incuriosisce però sapere come la vivi tu... anche in rapporto al tuo passato (che però non volevo nominare)...<br>
  
11/4-23/5, AA.VV.: FLUXUS CONCERTS.
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GC:Per dire delle cose negative -dato e non dimostrato che il mio compito sia questo- bisogna comunque riferirsi a una situazione, non positiva ma classica... per essere romantici, voglio dire, bisogna rifarsi a qualcosa che altri hanno definito classico... La critica -e l’essere romantici è una critica- funziona solo se c’è una Verità, e la Verità -non voglio fare discorsi troppo grossi, ma sei tu che me li solleciti- a furia di aumentare la propria... maiuscolità, se mi passi il termine, sollecita il proprio rovesciamento...<br>
New York, ay-o/carnegie hall, canal street.
+
CONCERT No1: performances by: N.M.Paik, G. Brecht, E. Williams, Ch. Shiomi, B. Patterson, T. Kosugi, G. Maciunas, R. Watts, B. Vautier,G. Brecht, A. Knowles.
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CONCERT No2: Trace kkkk by R. Watts
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CONCERT No3: piece and performances by: T. Schmit, D. Higgins, E. Williams, B. Vautier,
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CONCERT No4: requiem for wagner D. Higgins
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CONCERT No5: piece and performances by , G. Maciunas, G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,T. Schmitd, G. Ligeti
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CONCERT No6: concert A-Yo
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CONCERT No7: piece and performances by: D. Higgins, Ch. Shiomi, G. Brecht, T. Kosugi,L.M. Young
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CONCERT No8: Zen for film N.M.Paik
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CONCERT No9: piece and performances by: G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,J. Jones
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CONCERT No10: sanitas T. Schmit
+
CONCERT No11: FLUXUS COLLECTIVE COMPOSITION (MOVING THEATER)
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CONCERT No12: Street composition to be unveiled N.M.Paik.
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25/5, AA.VV.: FESTIVAL DE LA LIBRE EXPRESSION.
+
GP:Nessuna verità da rovesciare qua.<br>
Parigi, Vernissage de l’exposition
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-Co/invention no1: the spaghetti sandwich (action) By R. Filliou/E. Williams
+
-Co/invention no2: the pink ear plug (Ist performance-piece) By R. Filliou/E. Williams
+
-Bottled humanism, ferro, gold water (happening)
+
-Seance de cinema
+
-Re-Fluxus Kiss me B. Vautier+ D. Pommereulle
+
-Meat Joy C. Sheemann.
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G. Chiari: Don’t Trade Here. Azione Performativa, Galleria
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GC:Infatti, ora ci arrivo (pausa, si schiarisce la voce).<br>
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Ora, sia ben chiaro che fare una mostra di acquarelli o di collages come faccio io, in una galleria, e per di più in una galleria ben strutturata come questa di Santo Ficara, non è sicuramente un no contro un sì... Santo Ficara non è al centro del Potere, non possiede certo la verità e io non ho nessun bisogno di ribellarmi a lui. È quel gesto però, questa mostra, una mostra come questa, che può dar senso anche a un’altra operazione, contemporanea o successiva... Non so, un pezzo teatrale in un teatro di ricerca come quello di Scandicci, una scritta sul muro, una pubblicazione come Musica et cetera... pratiche insomma non strettamente aderenti all’attività di pittore... È un contraddirsi, ma per contraddirsi bisogna prima avere detto qualcosa, anche di scontato se vuoi.<br>
  
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GP:Vuoi dire che stai facendo una cosa scontata per contraddirla in futuro con qualcosa di intelligente?<br>
  
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GC:[ride] No, naturalmente no..<br>
  
'''Mostre ed interventi di Chiari dal 1962 al 2002'''
+
GP:Mi viene in mente il testo di Trini per la tua Musica madre... Trini scrive che (d’iniziale rivolta si muta presto in progetto rivoluzionario, dove con l’aria di volere tutto distruggere Chiari approda alla costruzione di una alternativa". A questo pensavo: che la tua non è una rivolta, evento breve e isolato, è qualcosa di più ampio, e che traversa molte fasi...<br>
  
1962:
+
GC: È molto generoso da parte di Trini, ma quell’intervento si riferiva alla musica e a una discussione, per fare un nome molto grande, con John Cage... Era avvenuta a Palermo, alla metà degli anni ‘60 circa, e si discuteva se il termine musica apparteneva alla nostra musica o a quella degli altri... Cage, che aveva un atteggiamento assai snob, disse che se gli altri volevano il termine musica se lo tenessero pure. Io invece, molto più polemico, dicevo che la parola musica è seria e non va ceduta, anzi, andava rubata...<br>
“Musica e , galleria Numero, Roma.
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.
+
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1963:
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Palermo.
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, New York.
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1964:
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, New York.
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1965:
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.
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Institute of Contemporary Arts, Londra.
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Centre de Musique, Parigi.
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Museum der XX Jahrhunderts, Vienna.
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, Galerie Parnass, Wuppertal.
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1966:
+
Galerie René Block, Berlino.
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“Festival de la , Parigi.
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1967:
+
, Madrid.
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1968:
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Film und Fernsehen Akademie, Berlino.
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1969:
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GP:Quel distinguere tra rivolta e rivoluzione, con tutte le fasi di una rivoluzione, si può applicare però all’intera tua attività: non credo che musica, collages o dipinti siano poi troppo lontani tra loro... In un’altra intervista, quella a Alessandra Vaccari, quando lei ti chiedeva della tua attività recente, hai risposto "non è pittura, non credo di essere un pittore per quello che la parola ancora significa. Doveva essere musica all’inizio, lo è ancora...". C’è un filo che unisce questi momenti diversi.<br>
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1970:
+
Galleria Milano, Milano.
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Galleria Il Centro, Napoli.
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Film Studio, Roma.
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1971:
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Galleria Toselli, Milano.
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“La musica d’oggi e , Saloncino del teatro Manzoni, Pistoia.
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1972:
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Modern Art Agency, Napoli.
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Galleria LP220, Torino.
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“La Biennale di , Venezia.
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1973:
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, Galleria Toselli, Milano.
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Kunstmuseum Luzern, Luzern.
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Galerie René Block, Berlino.
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, Belfast.
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Kunstverein, Hannover.
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, Il Cortile, Roma.
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1974:
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1975:
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Galleria Lucrezia De Domizio, Pescara.
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+
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“Fotomedia: 12 artisti che operano con la .
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1976:
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“Video-Concert,A.R.C..
+
Galleria Schema, Firenze.
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.
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1977:
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GC:Anche quel discorso con Alessandra Vaccari riguardava la musica, le partiture... Il filo che unisce magari c’è, ma lo si trova dopo e lo trovano più spesso gli altri che non l’autore... No, per arrivare alle mostre e a questa mostra, bisogna fare un altro discorso, un po’ marxista in qualche modo. Ecco, se io fossi stato ricco, un ricco possidente con castelli e tenute, credo mi sarei limitato a comporre musica, con le mie belle partiture avrei ordinato a case editrici di stamparle, magari nella maniera più elegante possibile e nel numero di copie più consono... ne avrei sollecitate delle esecuzioni...Ma mi sarei limitato a questo. Ci sono diversi autori che fanno così, potrei fartene i nomi, e non possono non farlo, non possono agire diversamente, non avrebbe senso... Se invece si parte da altre situazioni finanziarie, medie diciamo, uno inizia facendo quel che vuole fare ma scopre presto che esiste un problema di sopravvivenza... Quando io ho scoperto questo avevo già delle mie partiture semicancellate...<br>
, Departement of Art and Art education at New York University by Annina Nosei Weber, New York.
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1978:
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1979:
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Centre d’Art Contemporain, Ginera.
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“Testuale. Le parole e le .
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1980:
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. Programm DAAD, Berlino.
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, Cayc, Centre Beauburg, Parigi.
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“Umanesimo e .
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.
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.
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, Museo St. Georges, Liegi.
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1981:
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1982:
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Galleria La Piramide, Firenze.
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1983:
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1984:
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“Pezzo per
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1985:
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1986:
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Galleria Milano, Milano.
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“Vecchi e , scuola media Giovanni da Terrazzano, Greve in Chianti.
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, Wiesbaden.
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, Fortaleza, Brasile.
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Riciard De Marco Gallery, Edimburgo.
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1987:
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e Accademia di Brera, Milano.
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, Carl Solway Gallery Chicago.
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1988:
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“Arte a , Palazzo Rocca, Chiavari.
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1989:
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Fluxus Codex, Museum of Modern Art, New York.
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e Elac, Espace Lyonnais, Lyon.
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Arca, Castello della Volpaia, Radda in Chianti.
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1990:
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“Proposta n.1: Progetto di .
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.
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.
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1991:
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1992:
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Fluxus Virus, Schùppenhaurer Galerie, Colonia.
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1993:
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“Il suono rapido delle .
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.
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.
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.
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1994:
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, Columbus, Ohio e San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, California e Santa Barbara Museum of Art, Santa Barbara, California.
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.
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“Giuseppe Chiari. , Houston.
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, Studio Oggetto, Milano.
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1995:
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+
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1996:
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di San Francesco, Chiavari.
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“Giuseppe Chiari. Collage. .
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1997:
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“Giuseppe Chiari.
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2000:
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2002:
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.
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GP:Quando?<br>
  
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GC:Adesso ci arrivo... Avevo già alcune partiture di "musica cancellata" -come sai, da allora, il mio lavoro è stato spesso associato a questa idea. Erano partiture musicali, si suonavano come tali, evitando le cancellature...Capitò allora, ero a Napoli, un signore che chiese quanto costavano: gliene vendetti una. Non era un fatto insolito. Le partiture si comperavano come un documento del musicista, come un originale della sua musica, altri comperavano le chine di Bussotti o gli originali di Cage... Il signore però tornò a farsi vivo ben presto, e ne volle prima altre dieci, poi altre venti e continuò così... Poi vennero fuori alcuni galleristi, qualcuno propose di fare una cartella di quelle partiture... Intuii che la sopravvivenza poteva arrivare da lì, da quella pratica...<br>
  
== Musei ==
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GP:Divulgando una parte del tuo lavoro cioè, quella che più si prestava a una diffusione di questo tipo...<br>
  
== Bibliografia ==
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GC:Ci sarebbero state anche altre strade. Una casa cinematografica, per esempio, mi offriva di commentare musicalmente i suoi documentari...<br>
  
Tesi di Francesco Monconi (Anno accademico 2003-2004)
+
GP:Ma tu, in qualche modo, eri già da tempo un pittore.<br>
+
  
Andrea Balzola, Anna Maria Monteverdi,
+
GC:Sì, io oltre a suonare e a comporre dipingevo anche, avevo dipinto fin da giovanissimo... ma fu quando la musica contemporanea cominciò, e cominciò assai presto, a espellere da se tutti i fenomeni che non offrivano continuità, che mi rivolsi con maggiore assiduità alla pittura... Vale per molti il problema di questo difficile rapporto con la musica contemporanea. Berio o Boulez, per esempio, una volta capito che li avrebbero fatti fuori, artisticamente è ovvio, come già era accaduto per altri, sono, come dire, rientrati nei ranghi, hanno offerto la continuità richiesta.<br>
2004, Le Arti Multimediali Digitali,
+
Garzanti Libri, Milano
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GP:Sempre in quella intervista a Alessandra Vaccari parli di alcuni tuoi disegni in stile cubista realizzati da studente, al liceo, sui rovesci delle tavole dell’atlante geografico... Scherzi sul fatto che certi mercanti, nel loro insistere alla ricerca di "qualcosa di più vecchio" nel tuo lavoro, sono arrivati fin lì, ma riveli anche di essere un pittore di vecchia data...<br>
1969, Musica senza contrappunto,
+
Lerici editore, roma
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GC:È vero, da ragazzino avevo amato molto i cubisti, poi una grande passione fu la pittura informale e l’espressionismo astratto statunitense, Pollock trovavo fosse grandissimo... Comunque, io dipingevo da sempre, era una situazione multidisciplinare, come si diceva una volta. Sostanzialmente penso che si debba affrontare la vita con quel che si sa fare, e io credo di aver sempre avuto un buon rapporto con la pittura... Più di altri, certamente. Sai, in quegli anni a Firenze capitava di incontrarsi con Luzi, Bigongiari, Pignotti, Antonio Bueno, Loffredo e si parlava di pittura... Luzi e Bigongiari avevano i loro cinque-sei artisti che amavano sopra ogni altra cosa e io, con tutta la gentilezza possibile e con il tatto necessario, facevo capire che non condividevo quelle scelte.<br>
1970, Basta non leggere libri e questi non esistono,
+
Firenze
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GP:Vuoi dire che la pittura era un qualcosa che ti apparteneva? Forse più a te che a loro, nonostante ruoli e apparenze...<br>
1973, Musica Madre,
+
Milano, ed. Preparo
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GC:Almeno a livello critico sì e non era poco, in un posto come Firenze poi... Sempre all’inizio degli anni ‘70, tanto per dirti quale fosse il livello, la città impazziva per Henry Moore, dal sindaco al vescovo, tutti, e non perché Moore fosse un maestro del purismo che aveva ridotto le forme all’essenziale, no, solo perché era il pittore della regina... Non si parlava d’altro... Ecco, sempre in quello stesso periodo, capitò a Firenze un altro grandissimo scultore, Lipschitz, e fu ignorato da tutti, nella maniera più totale... Mi prese lo sgomento... Questa è la mia città? mi chiedevo sconsolato...<br>
1974, Teatrino,
+
ed. Nuovi Strumenti
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GP:Non credo sia cambiata molto.<br>
1976, Il metodo per suonare,
+
ed. Martano, Torino
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GC:Non so, ma questi episodi -un po’ paradossalmente- mi davano una grande coscienza di me, mi stimolavano a non avere complessi di inferiorità nella mia attività di pittore... Naturalmente non sarebbero stati sufficienti, se io non avessi avuto la determinazione di farlo, ma c’erano anche questi...<br>
1983, Music is easy, ,
+
Salone Villa  Romana, Firenze
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GP:Il fatto è che esiste un mercato della pittura e non della musica.<br>
1990, Improvvisazione libera,
+
Centro arte contemporanea Luigi Pecci,
+
edizioni  Exit, Prato
+
  
Chiari Giuseppe,
+
GC:Sì, certo, in quegli stessi anni c’erano pittori come Burri, Fontana, ma anche Perilli che avevano grandi riconoscimenti da una attività di uguale linguaggio... Poi, non sono stato tanto io a cercare la pittura quanto la pittura e l’ambiente e il mercato della pittura che hanno cercato me...<br>
1991, Il Giuoco dei dieci nomi,
+
edizioni Temi,Firenze
+
  
Pedrini Enrico,
+
GP:Esiste anche, per te almeno, un pubblico diverso? pubblico della musica e un altro della pittura?<br>
1989, La macchina quantica e la seconda avanguardia,
+
Studio Oggetto Edizioni, Milano
+
  
Pedrini Enrico,
+
GC:Non credo. In parte sono sempre gli stessi, persone che, anche per ragioni esistenziali trovano conforto nell’andare alle mostre, alle dizioni di poesia, alle conferenze. In parte invece c’è l’aspetto professionale della cosa: ai concerti gli studenti del Conservatorio, altrove quelli dell’Accademia. Alle mostre, di specifico c’è questa figura del collezionista che non esiste da altre parti...Caso mai il problema può essere che certi collezionisti vogliono sempre la stessa cosa. Esempio: entrano in
1992, Giuseppe Chiari e la teoria dell'arte in Fluxus,
+
galleria, vedono un mio lavoro, degli inchiostri magari, gli piace, stanno per prenderlo, quando gli viene detto che è opera di Chiari. Chiari? -reagiscono- e perché non c’è la musica? no, un Chiari senza musica non va bene... E non lo prendono: andava bene come un pittore qualsiasi, non va bene come Chiari. All’opposto, le opere senza musica si scambiano più facilmente, sono più neutre...<br>
Ulisse & Calipso, Roma
+
  
Pozzi Gianni (a cura di),
+
GP:Arriviamo a oggi, fa un curioso effetto vedere che…<br>
1997, Pittura Necessaria una conversazione
+
con Giuseppe Chiari,
+
edizioni Santo Ficara,Firenze
+
  
Tommaso Tozzi (a cura di),
+
GC:Oggi (interrompe lui), il problema di oggi è che io sono storicizzato... una parola che non mi piace, nel senso che sono conosciuto, sono pubblicato, le mie opere sono suonate, sono messo in rapporto ad altri musicisti... mi sento un po’ a partita giocata, non per me: io non ho mai smesso di giocare, è che la storia alle volte offusca la lettura del presente...<br>
1998, Sul problema della parola musica
+
conferenza di Chiari Giuseppe in occasione
+
del seminario Hacker Art all’interno del Hackmeeting ‘98,
+
CPA Firenze Sud, Firenze
+
  
AA.VV, 1964-1984,
+
GP:Infatti. Quando si parla del tuo lavoro si dedicano pagine intere alla storia e poche righe filiali al presente.. P:anch’io, del resto, che pure avevo premesso di non volermi occupare di storia, sto ricostruendo la tua storia di pittore senza occuparmi di questa mostra...<br>
L’immaginario Ritrovato,
+
edizioni Il Candelaio, Certaldo
+
  
AA.VV, 1987,
+
GC:Parliamone allora. ..Ecco qua, venti chitarre, realizzate tutte con la stessa maschera, con su acquerelli, carte, adesivi, inchiostri e altro ancora (mostra alcune fotocolor).<br>
Chiari, Studio Oggetto Edizioni, Milano
+
  
AA.VV, 1990,
+
GP:La prima cosa che mi viene in mente è che si tratta di un’altra operazione ancora, diversa ad esempio dai collages esposti alla Rocca di Umbertide e a Chiavari in questo stesso periodo, un’operazione di segno diversissimo, concettualmente e tecnicamente... La seconda cosa è che mi incuriosisce molto che tu dipinga chitarre: in questo caso sono strumenti musicali che non suonano ma riverberano colore...<br>
Giuseppe Chiari, edizioni Echo, Reggio Emilia
+
  
AA.VV, 1992,
+
GC:Sono sicuro che se tu non mi conoscessi le giudicheresti più severamente... se io facessi una mostra a Brema e un giornalista, di quelli che seguono tutto e non conoscono niente, venisse incaricato della recensione di una mostra così, le giudicherebbe con una severità ben diversa...<br>
I teorici dell’arte libro realizzato
+
in occasione della mostra Giuseppe Chiari,
+
studio Oggetto,
+
Ulisse & Calipso edizioni mediterranee, Milano
+
  
AA.VV, 2002,
+
GP:Può darsi, ma che vuoI dire? Queste chitarre mi interessano anche perché sono tue, perché le rapporto al tuo lavoro, sono un elemento di lettura in più, non in meno... Non dovrebbe dispiacerti...<br>
Giuseppe Chiari: Strumenti musicali
+
Catalogo della mostra, Galleria Vannucci, Pistoia
+
  
AA.VV., 2002,
+
GC:Sono abbastanza vanitoso, non mi dispiace. ..Poi, per me la storia è uno dei tanti elementi con i quali giocare, e io infatti gioco con la mia storia: cambio direzione, sterzo, rientro... faccio perdere le tracce... contemporaneamente a questa mostra io esco, tanto per fare qualche esempio, con uno studio di musicologia su Monteverdi, con tre interventi sulla rivista "Il silenzio" di Roma sull’improvvisazione musicale, con un concerto a Bologna a gennaio, una trasmissione per la Rai e... e non so che altro... E quindi un sovrapporsi di cose e un portare avanti tutti  insieme i vari aspetti del mio lavoro...<br>
Chiari-Miccini.Pienotti-Ranaldi,
+
ed.Parise Adriano
+
  
Bonito Oliva Achille, 1990, Ubi Fluxus Ibi Motus 
+
GP:A te piace molto lavorare cosi?<br>
Mazzotta, Milano e La Biennale di Venezia, Venezia
+
  
Tomkins C., 1983,
+
GC:Sì, mi piace, ma non è un divertimento, è un lavoro e io ho sempre in mente il fatto che tutte queste attività devono bilanciarsi, quelle più pubbliche con quelle di minore risonanza, quelle più produttive con altre, meno redditizie, quelle più istituzionali con altre, di diverso segno...<br>
Vite d'avanguardia, Costa & Nolan, Genova
+
  
'''Webliografia:'''
+
GP:È facile, ma non è un gioco: una frase che ricorre spesso nei tuoi scritti... L’ultimo capitoletto di Musica et cetera è dedicato al gioco, eccolo qua: "...Non si gioca per combattere la noia / il gioco non colma un vuoto. / Cancella il pieno".<br>
Giuseppe Chiari: musica e idee recensione di Marco Pandin 
+
per la rivista anarchica on line anno 31 n. 269
+
[http.//www.anarca-bolo.ch/a-rivista/269/28.htm]
+
Gli anni ’50 e Fluxus una coferenza con Sborgi F.,  
+
Pedrini  Enrico, Romano C.,
+
[http://www.exibart.com/notizia]
+
+
Hozro, materiali sulle arti visive a Genova: Giuseppe
+
Chiari, Sandro Ricaldone,
+
[http://www.hozro.it/chiari2.html]
+
  
Hozro, materiali sulle arti visive a Genova: Fluxus o del
+
GC:Già, è facile ma non è un gioco.<br>
principio dell’indeterminazione, Sandro Ricaldone,
+
[http://www.hozro.it/fluxind.html]
+
  
“Hozro, materiali sulle arti visive a Genova: concerto per 
+
'''Sul problema della parola musica'''<br>
+
'''Conversazioni sulla parola musica e internet tenuta al c.p.a. di Firenze, Giugno 1998.'''<br>
[http://www.hozro.it/chiari.html]
+
  
Per complicare l'intreccio, di Sandro Ricaldone,  
+
Io chiedo, non dico scusa, in anticipo, il mio sistema che ho sempre mantenuto in questi anni e di non rimanere tanto fedele al tema del seminario, ma di leggere i miei ultimissimi appunti. Questo sistema mi funziona, non so perché, ma mentre discuto, chiacchiero, leggo, seguito a lavorare a pensare e a scrivere cose che mi sembrano vivi e interessanti. Una cosa interessante è che io scrivo, ho scritto una decina di libri, o anche di più e da alcuni editori da alcuni redattori, vengo considerato una persona che non sa scrivere, che non sa scrivere un organismo compatto, una serie di capitoli organici, qualche cosa di strutturato, ma che ammassa pensieri, sentenze, riflessioni. I pensieri vanno divisi da spazi, perché non sempre hanno un collegamento. Io non sono d’accordo con questo, non credo all’editing, tutte le volte che ho subito un editing ho finito per ritirare e non stampare, però è anche vero che io penso a singhiozzi. Io sono rimasto colpito ultimamente da un mio appunto  che dice: abbiamo amato qualcosa che è la musica, ma che non ci hanno permesso di chiamare musica,ma esiste una cosa che abbiamo amato e che amiamo questo è certo, una cosa che dobbiamo difendere. Ovviamente grosso modo il pensiero è autobiografico anche se io utilizzo il noi come se l’esperienza mia dovesse essere tipica di tanti altri,se queste cose succedono a  me probabilmente queste cose succedono anche a non molti, ma anche ad altri.
[http://www.geocities.com/Paris/Rue/4853/fluxus.html]
+
Seconda riflessione.
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Siamo rimasti attaccati alla musica ( cosa la cosa ) e siamo rimasti attaccati usando la parola. Ora abbiamo la cosa che si allontana dobbiamo cancellare la parola per riprendere contatto con la cosa, è triste, ma dobbiamo farlo, dobbiamo iniziare a parlare solo di suoni. In pratica le considerazioni sono su il senso della parola musica l’utilità della parola musica per riflettere sul fatto che questa parola va invecchiando. Non chiameranno mai musica  installazioni sonore, campionature, commenti di firme, sculture sonore, poesia sonora ecc. il giornale verrà sempre escluso, la cronaca verrà sempre esclusa. In altre parole i problema va affrontato, non rimandato, nel senso che il futuro risolverà livellerà le differenze. Io avrò della musica che non sarà tale perché non chiamata musica. Debbo consegnare alla società, ad una parte della società che controlla la parola questo mio materiale e debbo accettare il giudizio di questa società che controlla la parola, ma posso non farlo. Ora è chiaro che il contrasto tra la cosa e la parola si può annullare facendo una cosa molto simile ad un’altra cosa, in pratica non avendo una commissione si può fingere che vi sia una commissione nei tuoi riguardi e si può eseguire questa commissione in questo senso il contrasto tra la cosa e la parola si risolve ma il punto da decidere è se questo non sia un prezzo troppo alto da pagare. Se io avessi potere chiamerei musica questa cosa ma l’ipotesi che io abbia potere è un ipotesi abbastanza surreale dunque io devo accettare che non ho il potere di chiamare musica questa cosa. Rimane però l’inizio il fatto che io ho amato questa cosa, la amo ancora e l’ho amata come musica. In altre parole Io uso la parola musica per parlare di musica ho la parola ma sto attento e mi propongo di analizzare i condizionamenti che la parola mi dà per parlare di musica. Io so cos’è la musica e dubito che la parola musica mi aiuti a parlare di musica. Attenzione che non è un gioco di parole cioè qui la parola è usata alternativamente come parola e come oggetto,come cosa. In parole povere io sto parlando di qualcosa e ho ben chiaro l’oggetto di cui sto parlando, ma la società mi consiglia mi ordina di usare la parola musica e io trovo che la parola mi sciupa, mi deteriora il senso ,l’amore per questo oggetto. Quindi dovrei decidermi a cambiare usare canto danza ritmo suono. Io penso che siamo ad un passaggio abbastanza preciso e penso che dobbiamo deciderci in qualche modo a affrontare questo passaggio. Realizzata una cosa noi siamo abituati perché siamo tutto sommato disciplinati anche se pensiamo di essere indisciplinati, anche se pensiamo di essere disobbedienti, ribelli poi automaticamente siamo disciplinati, noi poi dobbiamo consegnare per disciplina questa cosa alla società. La società controllo se questa cosa è musica e ti manda la risposta che sembra inappellabile. La risposta da oggi in poi è appellabile per la semplice ragione che la società manda troppi no manda troppe risposte negative c’è troppo materiale che risulta indegno di essere chiamato musica e questo troppo li frega.
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Adesso facciamo un salto perché siamo ad un convegno su internet e su ciò che possono essere gli eventi tecnologici di oggi che io chiamo all’italiana la rete. C’è un contatto con questo problema di rifiutare la parola musica e non la cosa e internet, la rete. Ormai i dibattiti son da per tutto, tutti gli artisti cercano di entrare in contatto con questo mezzo non è mica un torto, magari il mezzo non ci spinge verso il mezzo stesso, ormai la libertà ci permette altre cose, possiamo disimparare a leggere e scrivere, ci sono reazioni diverse. A parte questo l’internet  è una nuova stampa, siamo appena all’inizio, ci son tante persone che possono disporre un certo numero di persone se lo possono comprare, c’è una piccolissima minoranza che non ha internet, ma non è questo il fatto è che il fenomeno è aperto , dilaga l’apertura è squarciata ed è senz’altro una nuova stampa, una nuova diffusione. Una diffusione molto più grande della stampa del 1500 ma una diffusione che ha un tot di caratteri della nuova diffusione, l’internet non è un problema di qualità, l’internet è un problema di quantità. Può trasmetter anche milioni di dati di sciocchezze, di cultura pessima, di formule matematiche sbagliate, rimane sempre il fatto che trasmetterà una quantità di informazioni di quante ne poteva trasmettere una biblioteca con schede cartacee.
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Dunque è una dilatazione, un’alluvione dell’informazione che poi avrà caratteristiche molto diverse per esempio questa informazione non è firmata è aperta io posso a danno e con Tommaso Tozzi che è il mio specialista in internet fare dieci pagine di autobiografia scrivere che Giuseppe Chiari è il più grande musicista vivente e seguitare così per dieci pagine e il Tozzi mi mette tutto dentro. Molti musicisti americani lo fanno tranquillamente, ci sono musicisti di valore e altri che io non so nemmeno chi siano. L’internet è aperta ci puoi buttare dentro tutto ciò che vuoi ed è dunque un abbassamento di cultura è una degradazione, ma la degradazione sono visti in senso positivo, così come la stampa al suo tempo permise di stampare cose che prima rimaneva verbale. Mentre ora su internet troverete di tutto e questo è il nuovo fenomeno. Si tratta di un enorme processo di volgarizzazione, cioè la cultura non va come direbbero alcuni accademici dal volgare, poi al latino, poi raggiunge il greco e poi dal greco ancora meglio l’antico ebraico. La cultura va in senso inverso e ora va da un volgare 1 ad un volgare 2 ad un enorme altro scarto di volgarizzazione che il mezzo internet gli permette, quindi non è una rivoluzione da poco, è una rivoluzione abbastanza grossa che avrà conseguenze lunghe. Però è un volgare sul volgare, è un volgarizzazione ulteriore del volgare ma non rimarrà la stessa lingua è forse di nuovo esperanto. Ho letto che si dice quattro e, mettiamocelo in testa che queste quattro e è già esperanto, non è certamente una semplificazione o una schematizzazione dell’inglese. Prima o poi sempre si dirà quattro e sarà capito da per tutto e la notizia che quattro e voleva dire un giorno forever sarà una notizia dotta, di cultura, ma quelli che useranno dalla mattina alla sera quattro e per dire sempre se ne fregano perché tanto loro hanno la loro coincidenza , nascerà un nuovo volgare e in questo senso nascerà un nuovo gioco dei suoni , e questo nuovo giocare con i suoni  non si chiamerà musica, questo lo sento, forse si chiamerà semplicemente s, non lo so, comunque sento arrivare la parola suono da per tutto, installazioni sonore, scultura sonora, evento sonoro, sento arrivare la parola suono e la parola uditivo da per tutto e sento abbandonare sempre di più la parola musicale ecc… Lo fo con una certa tristezza perché insomma la storia per me è stata relegata a questa parola e ho anche litigato con maestri nel fatto se la dovevamo difendere o no, ma comunque forse nel mondo dell’internet  apparirà un S e quest’S vorrà dire suono forse quel giorno sarà un bel giorno.<br>
 +
Grazie.<br>
  
La coscienza luccicante, dalla videoarte all'arte
+
==Opere:==
interattiva, P. Sega Serra Zanetti e M. G. Tolomeo,
+
* [[Gesti sul piano]] (1962)
Roma 1998,
+
* [[Musica e Segno]] (1962)
[http://w3.uniroma1.it/bordini/artele.htm]
+
* [[Teatrino]] (1963)
 +
* [[Quel che volete, per piu' strumenti]] (1964)
 +
* [[Il Silenzio. Musica e verita']] (1965)
 +
* [[Leggere la musica]] (1965)
 +
* [[Solo con la volonta' di sapere]] (1965)
 +
* [[Strimpellare]] (1965)
 +
* [[La Strada]] (1965)
 +
* [[Amore]] (1966)
 +
* [[Fare qualcosa con il proprio corpo e il muro]] (1966)
 +
* [[La mano mangia il foglio]] (1967)
 +
* [[Studio sul 'Sogno d'amore' di Lizst]] (1967)
 +
* [[Studio su un'opera pianistica]] (1967)
 +
* [[Aforismi tratti da Musica senza contrappunto]] (1969)
 +
* [[Suonare la Citta']] (1969)
 +
* [[Un Metodo]] (1972)
 +
* [[Metodo per video-camera]] (1976)
 +
da ''Il Metodo per Suonare''
 +
* [[Riflessioni durante la ricerca]] (1984)
 +
in "L’immaginario Ritrovato"
 +
* [[Improvvisazione libera]] (1990)
 +
Esperienza musicale per 70 solisti
 +
* [[Decisions]] (1996)
 +
* [[Tre acrostici per piccini]] (1998)
  
Appunti di storia Fluxus, in AA.VV., Milano-poesia, Nuova 
 
Intrapresa, Milano, 1989 Anthology of, 1963,
 
[http://www.sapienza.it/magam/glossario/fluxus.html]
 
  
Archivio Attivo Arte Contemporanea, 
+
'''Alcuni Statements di Chiari dal 1965 al 1978'''<br>
[http://www.caldarelli.it]
+
  
Dizionario dello spettacolo del ‘900,
+
SUONARE È FACILE (1965)<br>
 
+
[http://www.delteatro.it/hdoc/result_spett.asp?idspettacolo=4539]
+
  
[http://www.strano.net/town/music/chiari.htm]
+
STRIMPELLARE (1966)<br>
  
[http://www.strano.net/town/music/fluxus.htm]
+
CANTERELLARE (1966)<br>
  
[http://www.giuseppechiari.it/biografia.html]
+
LA SOSTANZA DELLA MUSICA NON È L’ARMONIA<br>
 +
LA SOSTANZA DELLA MUSICA È LA VOGLIA DI SUONARE (1968)<br>
  
[http://home.swipnet.se/sonoloco6/Silenzio/chiari.html]
+
LA MUSICA NON È L’ARTE DEI SUONI<br>
 +
LA MUSICA È LA SUCCESSIONE DEI SIGNIFICATI DELLA PAROLA MUSICA (1969)<br>
 +
SUONARE SOLO CON lA VOLONTA’ DI SUONARE (1969)<br>
  
[http://www.artearea.it/giuseppe_chiari.htm]
+
L’ARTE È FACILE (1972)<br>
  
[http://nyartsmagazine.com/60/giuseppe.htm]
+
TUTTE LE MUSICHE SONO UGUALI (1972)<br>
  
[http://www.undo.net/AbsolutMailArt/HTML/CATALOGO_eng/chiari.html]
+
MUSICA È SUONARE (1973)<br>
  
[http://www.fluxus.org]
+
L’ARTE NON ESISTE, ESISTE UN RAPPORTO TRA L’ARTE E L’ARTE (1974)<br>
+
[http://www.emanuelearciuli.com/fluxus.html]
+
  
[http://www.hozro.it/multiflux.html]
+
INSIEME (1974)<br>
  
[http://www.ben-vautier.com/2001/fluxus.php3]
+
L’ARTE NON È A A A A A A (1974)<br>
  
[http://www.tract.it/fluxcost.html]
+
L’ARTE È ABCDEF...(1974)<br>
  
[http://digilander.libero.it/biblioego/fluxconst.htm]
+
L’ARTE È FINITA SMETTIAMO TUTTI INSIEME GUTTUSO ANCHE (1975)<br>
  
[http://www.cobraart.dk]
+
NON SO SUONARE NON SO DISEGNARE (1977)<br>
  
[http://www.lettrisme.org]
+
L’ARTE È UNA PICCOLA COSA (1978)<br>
  
[http://www.mailart-carrercollection.net]
+
L’ARTISTA È UN DISOCCUPATO RECUPERATO (1978)<br>
  
[http://www.psicopolis.com/psicopedia/situazion.htm http://www.psicopolis.com/psicopedia/situazion.htm]
+
L’ARTE SARA’ DI TUTTI E LA PAROLA ARTE NON SARA’ DI NESSUNO (1978)<br>
  
[[Categoria:Chiari Giuseppe]]
+
SE METTETE IL BRACCIO NUDO DENTRO QUESTO SPAZIO
 +
DIVERRA’ TRASPARENTE PERCHE’ L’ARIA DENTRO QUESTO SPAZIO E’ STRANA(1980)<br>
  
[[Categoria:Chiari Giuseppe]]
+
SE QUESTA E’ARTE TU SEI PAZZO (?)<br>
  
  
== Sito web==
+
'''Mostre ed interventi di Chiari dal 1962 al 2002'''<br>
  
[http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/GiuseppeChiari]
+
'''1962:'''<br>
 +
<br>
  
 +
[[Gesti sul piano]], opera di adesione al movimento Fluxus. Dal 1962 partecipa ai Fluxus Festival europei
  
 +
[[Musica e Segno]], galleria Numero, Roma<br>
 +
"Vita musicale contemporanea", Firenze<br>
 +
"Fluxus Festival", Wiesbaden<br>
  
== Poetica ==
+
'''1963:'''<br>
  
Secondo Chiari tutti possono fare arte basandosi sulla quotidianità di una società di massa  e il compito dell’artista è quello di mantenere le intime relazioni tra l’essere umano e l’universo.La sua poetica si basa su una musica-visiva, creata attraverso partiture che diventano elaborati diagrammi, ovvero composizioni visive non più fatte per essere eseguite e poi ascoltate, bensì per essere guardate e vissute dallo spettatore-fruitore.
+
"Settimana Internazionale Nuova Musica", Palermo<br>
 +
"Concert of the avant-garde", New York<br>
  
 +
'''1964:'''<br>
  
 +
"Fluxus Festival", New York<br>
  
'''Alcune interviste e conversazioni dal 1976 al 2003'''
+
'''1965:'''<br>
  
Discussione
+
"Fluxus Festival", New York<br>
Intervista di Helena Kontovà del 1976.
+
Institute of Contemporary Arts, Londra<br>
Helena Kontovà: Pensi di essere un artista importante?
+
Centre de Musique, Parigi<br>
, ma questo posto si avvicinava sempre più all’angolo dell’artista. Finche mi sono ritrovato cambiato da studente a artista. Ma forse oggi non esistono artisti ma solo studenti. Come tu ben sai il futuro è il presente.
+
Museum der XX Jahrhunderts, Vienna<br>
Il futuro è già realizzato. Noi lo chiamiamo futuro tanto per dargli un nome misterioso. In verità sappiamo bene che il futuro è fra di noi. Tu per esempio sei futuro.Tu mi chiedi anche se mi sento importante. Si. Sono molto importante. Tanto importante che senza di me, io non ho il senso dell’esistenza del mondo. Il mondo esiste senza di me? Ti confesso che non lo so.D’altra parte devo mettere in dubbio anche la tua esistenza. Questo è difficile per me. Ma rimane molto importante esistere per me. Proprio per mettere in certezza l’esistenza dì te, di Giancarlo...Importante fra gli artisti? No.
+
"24 Studen", Galerie Parnass, Wuppertal<br>
H.: Sei stato sempre contento con il tuo lavoro artistico?
+
C.: Si. E’ bello cercare, trovare. E’ bello curiosare. Collezionare. E’ bello anche far vedere. Cedere a chi vede e anche a chi non vede. Non sono stato sempre contento. Chi è sempre contento? E’ impossibile esserlo. Magari uno è scontento perché arriva a Milano di notte tardi non trova una camera e non ha voglia di passare la notte in stazione. E questo è anche lavoro. Il lavoro artistico è bello ma è solo un tratto alcuni piccoli tratti della giornata, della vita. La vita è la strada...
+
H.: Preferisci passare alla storia più come musicista o come pittore?
+
C.: Nei libri di storia delle scuole elementari o liceali o universitarie? Nei libri delle elementari mi piacerebbe. In quelli universitari è facile ma in quelli per i ragazzi di sei sette anni -con un piccolo disegno illustrativo che mi raffigura al pianoforte –è difficile. Musicista. Pianista. Anzi lo sono un pianista. Mi sarebbe piaciuto molto essere disegnato mentre suono il pianoforte dà Alex Raymond; che è senz’altro il più grande disegnatore che io conosca. Purtroppo non è più possibile. ma anche da Williamson.
+
H.: Senti di essere ancora un artista di Fluxus?
+
C.: Si. Certo. E come si può rispondere di no, dal momento che Fluxus è solo un nome. Fluxus è la cosa più indefinita che conosca. Forse gli uomini che ho visto a Belgrado di notte pulire le strade con una grandissima pompa d’acqua -una pompa grandissima incredibile -forse quegli uomini sono Fluxus. Anzi lo sono senz’altro. Speriamo che in questo momento non stiano dichiarando la mia espulsione...
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H.: Pensi che dopo Fluxus gli artisti hanno risposto in maniera nuova alla domanda: che cos’è l’arte? o pensi che non ci sia niente di nuovo dopo Fluxus.
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C.: Bisogna fissare una volta per tutte il minuto Fluxus. lo proporrei senza sentire gli inglesi di dichiarare convenzionalmente che il minuto Fluxus è: le ore 7 e 13 minuti primi del 18 gennaio del 1962. Ora dato che siamo alle ore 5 e 20 dell’11 aprile 1978 non ci rimane che decidere a che velocità cambia l’idea di arte. Poniamo per ipotesi che cambi ogni 3 minuti. AI 18 gennaio del 1972 abbiamo già 174.800 cambiamenti. E siamo solo nel 1972. Come vedi Fluxus non è riuscito a fermare il tempo.Abbiamo tentato -come tutti; chi non ci prova -ma non ci siamo riusciti. Ora però noi abbiamo dato per verificata un’altra ipotesi: che l’idea dell’arte cambi insieme al tempo e non cambi continuamente ma a gradi, tanto da poter identificare un grado di cambiamento dopo l’altro. Un’ipotesi veramente complicata. D’altra parte se noi non passiamo quest’ipotesi siamo costretti a passare una di queste due: 1) l’arte è sempre stata e sempre sarà; oppure: 2) l’arte è sempre in divenire. La prima ci lascia completamente indifferenti come se l’arte fosse cosa che non può ricevere nessuna interferenza da noi. Qualcosa di altro da noi, sopra o sotto che sia. La seconda ci chiede un’interferenza continua, ci coinvolge ma senza un minuto di respiro. L’interferenza è fine a se stessa non ha nessuna possibilità di definire l’arte perché l’arte è dentro l’interferenza stessa, è dentro l’agire... Dunque siamo costretti a passare a una terza ipotesi che però è sola, rubata alle due estreme. E’ un alternarsi delle due.
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H.: pensi di essere più intelligente degli altri.
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C.: Non so... di quali altri...
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'''1966:'''<br>
  
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Galerie René Block, Berlino<br>
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"Festival de la libre expession", Parigi<br>
  
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'''1967:'''<br>
  
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Gruppo "Zaj", Madrid<br>
  
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'''1968:'''<br>
  
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Film und Fernsehen Akademie, Berlino<br>
  
Il diario minimo di un provocatore dell’arte
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'''1969:'''<br>
Intervista di Stefano Milani
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(dopo l’intoduzione generica su Fluxus)[…] Si vede anche Bussotti, per un paio di volte (riferito Flux-festival). Poi si ritirò. Perché si ritirò?
+
"Campo urbano", Como<br>
Non lo so. Ma in Italia si è avuta una storia molto ridotta e il fulcro era la Germania occidentale, penso soprattutto per motivi geografici, anche se poi i partecipanti venivano cercati dappertutto, in Algeria, Australia, Francia, mentre New York era una fucina di idee.
+
E cosa facevate?
+
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+
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Ma facendo diventare oggetti, beni di mercato, quelle azioni che volevano essere momenti transitori, non siete caduti in grande contraddizione?
+
+
Quindi, a parer tuo, non si può parlare di banale commercializzazione?
+
No, è un po’ il discorso delle lettere di Gramsci.Valgono parecchio, tra certi collezionisti, sono anch’esse oggetti purtuttavia sarebbe sbagliato dire che il loro valore semantico, politico, letterario, diminuisce perché qualcuno lo compra.
+
Quanto al mettere in mostra delle partiture, come nel caso tuo e di Cage, come se fossero opere d’arte visiva, come pensi che vengono recepite dagli spettatori?
+
Non sono opere di arte visiva, restano partiture esposte. Che poi siano graficamente interessanti o meno, sono affari vostri, sono operazioni fatte dalla società, che le infila nella storia dell’arte.
+
  
Voi come l’avete presa un’operazione del genere?
+
'''1970:'''<br>
+
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Galleria Milano, Milano<br>
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Galleria Il Centro, Napoli<br>
 +
Film Studio, Roma<br>
  
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'''1971:'''<br>
  
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Galleria Toselli, Milano<br>
 +
"Il territorio magico", Centro DI, Firenze<br>
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"La musica d’oggi e i suoi problemi", Saloncino del teatro Manzoni, Pistoia<br>
  
 +
'''1972:'''<br>
  
 +
Modern Art Agency, Napoli<br>
 +
Galleria LP220, Torino<br>
 +
"La Biennale di Venezia", Venezia<br>
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"Documenta 5", Kassel<br>
  
Per un’Arte Didattica
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'''1973:'''<br>
Intervista di Claudio Cerritelli del 1991
+
  
.
+
"Giuseppe Chiari.Cos’è l’arte", Galleria Toselli, Milano<br>
CHIARI: Come meccanismo di coinvolgimento lo avevo già adottato sotto forme diverse, per esempio facevo una domanda del tipo: quale è per voi l’artista più grande?
+
"Giuseppe Chiari", Galerie 11, Parigi<br>
Sono sempre formule di inchiesta con uno schema che provoca la reazione del pubblico, è un happening-inchiesta che mi ha sempre interessato esercitare.
+
Kunstmuseum Luzern, Luzern<br>
+
Galerie René Block, Berlino<br>
CHIARI: In senso lato questo è vero, ma proprio nel senso che il campo del1’arte è un campo ospitale dove nel nostro secolo si può fare tutto. Ho sempre detto che la disciplina ospitale, il campo rifugio, nell’800 è la poesia mentre nel 900, a ben guardare, è cambiato ed è passato ad essere l’arte. Sotto 1a voce arte avviene ormai di tutto: musica, architettura, politica, oratoria, progettualità,  danza, eccetera; ed è un fatto che il concetto di arte riesca reggere tutti questi ospiti…
+
"An exhibition of Italian art", Belfast<br>
, emerge il fatto che la scelta dei personaggi cade sulla figura del filosofo, che valore ha privilegiare il nome di dieci filosofi e proporlo ad un pubblico non specialistico? Logico sarebbe stato indicare dieci nomi di pittori o almeno di personaggi che potessero avere un riferimento al sistema dei comportamenti artistici. Invece hai, spiazzato le attese con un gesto diverso che comunque ha funzionato in una serata che si è rivelata occasione positiva per il numeroso pubblico, al di là della consueta discussione prevedibile, passiva, inerte…
+
Kunstverein, Hannover<br>
CHIARI: è vero che la serata è riuscita,
+
"Giuseppe Chiari. Il Quadrato", Il Cortile, Roma<br>
CERRITELLI: tuttavia, le risposte della gente attingono liberamente a diversi contesti di riferimento, dai divi del cinema. dai campioni dello sport ai grandi  personaggi della storia,. dai celeberrimi scrittori personaggi descritti nella letteratura di tutti i secoli dai pittori  ai musicisti , dai filosofi agli uomini politici, perfino a nomi della quotidianeità familiare ed anonima, la sorella, lo zio, la fidanzata, la nonna, l’amico, Ebbene, mentre le risposte del  pubblico si organizzano in molteplici ambiti, la tua  sequenza di nomi mi pare categorica, univoca e ben determinata ne suggerire un contesto preciso: Quasi teorico, ,o no?
+
"Arte Cronaca 1971-73", Vinci<br>
,siete d’accordo?
+
CERRITELLI: A voler analizzare, questi cento fogli elaborati dal pubblico che tipo dì lettura si potrebbe avviare? Le risposte hanno, evidentemente, molteplici significati, tuttavia possono essere intese almeno in una doppia valenza, come indicazioni di contenuti: i nomi in se stessi, e come nella scrittura grafico-visiva che si avvicina ad un esito praticamente estetico del foglio, modificato con la scrittura, con stili, con grafie colorate, cancellature, attraverso una diversificata spazialità delle parole, in alcuni casi con scritte a rovescio e anche dall’altra parte del foglio. Come ritieni che funzionino queste caratteristiche a prima vista?
+
CHIARI: Direi che funzionano  in entrambi i sensi, già il carattere dattilo scritto, vecchio tipo, con cui è stata. presentata la pagina da compilare è una precisa scelta che rivela la mia attenzione verso l’aspetto grafico dell’operazione. Tieni presente che durante la serata li ho quasi costretti a scrivere a mano, senza mezzi meccanici, con l’unica possibilità di esercitare la propria grafia  appoggiandosi sul tavolo, sul muro, sulle spalle dell’ altro, e a scrivere con le biro, con i lapis. Io questo lo volevo, quasi come una scrittura viva fatta per la strada che produceva una differenziazione dell’aspetto grafico del contenuto delle risposte, io lo giudico in senso statistico;  un contenuto allegro, ironico, non si da peso al problema che ha posto, comunque sono risposte che, si allontanano sensibilmente dal problema dei dieci nomi, andando, verso altri contesti. Tutto sommato la risposta è allegra effimera: scegliamo dieci nomi che ci ricordano cose quotidiane, cose più semplici di quelle che tu ci hai dato è stata una bella serata, ho un  ricordo piacevole e mi piace leggerene tracce che sono rimaste…
+
+
-, su come si può reagire a una parola, quindi ho una continuità dì interessi in questo senso; tutte te volte che mi si presenta l’occasione io farò, con qualche altra mossa qualcosa di analogo.
+
+
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'''1974:'''<br>
  
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"An exhibition of Italian art", Dublino<br>
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"Contemporanea", Villa Borghese, Roma<br>
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"Kunst bleibt Kunst. Projekt 74, Kunsthalle", Colonia<br>
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"Fotomedia: die Erfahrungen Italienischer künstler im Umgang mit Foto und Videotape", Museum am Ostwall, Dortmund<br>
  
LA STANZA ROSSA 
+
'''1975:'''<br>
Intervista, Ottobre-Novembre 1993
+
  
Suonerebbe un computer?
+
"Americans in Florence: Europeans in Florence, videotapes produced by Art Tapes", Art Tapes 22, Museum of Art, Long Beach, California e Art Tapes 22, Firenze<br>
“L’ho già suonato, è uno strumento che risponde poco e nello stesso tempo è molto difficile romperlo e ha il vizio di semplificare ".
+
"Kunstmesse", Basel<br>
Cosa deve fare l’artista, lo scienziato, il matematico?
+
Galleria Lucrezia De Domizio, Pescara<br>
“Cosa può fare? ... Stare zitto dicendo che è guerra; ma è provato che malgrado le bombe caschino, il matematico, lo scienziato, l’artista continuano il proprio discorso".
+
"Sehen um Zu Horen", Kunsthalle, Düsseldolf<br>
 +
"A space: A thousand Words", Royal College of Art Gallery, Londra<br>
 +
"Fotomedia: 12 artisti che operano con la fotografia e il videotape", Rotonda di Via Besano, Milano<br>
  
 +
'''1976:'''<br>
  
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"Video-Concert,A.R.C.", Musée d’art moderne de la Ville de Paris, Parigi<br>
 +
Galleria Schema, Firenze<br>
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"Attualità Internazionali 1972-76", La Biennale di Venezia, Venezia<br>
  
 +
'''1977:'''<br>
  
 +
"Discussion as Artform", Departement of Art and Art education at New York University by Annina Nosei Weber, New York<br>
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"03 23 03, Premiere Rencontres", internationals d’Art Contemporain, Montrèal<br>
 +
"La performance", Galleria Comunale D’Arte Moderna, Bologna<br>
 +
"Marta & Maria", Spagnoli, Firenze<br>
 +
"L’esperienza-Orientamenti attuali del lavoro artistico", certaldo e Prato<br>
  
 +
'''1978:'''<br>
  
 +
"La Biennale di Venezia", sezione Italiana Venezia<br>
 +
"Internationales Performance Festival", österreichischer "Kunstverein", Vienna<br>
  
+
'''1979:'''<br>
  
 +
"L’art corporel", Cayc, Centre Pompidou, Parigi<br>
 +
"The art of performance", New York University Art Departement Cayc, Palazzo Grassi, Venezia<br>
 +
Centre d’Art Contemporain, Ginera<br>
 +
"Video Concert", Holland Festival, De Appel Foundation, Amsterdam<br>
 +
"Words. L’uso del linguaggio nell’arte delll’ultimo decennio", Museo di Bochum, Bochum e Palazzo Ducale, Genova<br>
 +
"Testuale. Le parole e le immagini", Rotonda di Via Besano, Milano<br>
  
 +
'''1980:'''<br>
  
 +
"Für Augen und Ohren", Akademie der Kunste und Berliner. Programm DAAD, Berlino<br>
 +
"Performance", Cayc, Centre Beauburg, Parigi<br>
 +
"Umanesimo e Disumanesimo nel’arte Europea 1890-1980", Firenze<br>
 +
"Arte e critica 1980", Galleria d’Arte Moderna, Roma<br>
 +
"Ricerca su Pistoia", Studio La Torre, Pistoia<br>
 +
"Fluxus and Company", Museo St. Georges, Liegi<br>
  
 +
'''1981:'''<br>
  
 +
"Light-Concert", Antwerpen<br>
 +
"Fluxus Festival", Enteschede<br>
 +
"Spartito preso. La musica da vedere", sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Firenze<br>
 +
"Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980", Roma<br>
 +
"Arte e critica 1981", Galleria d’Arte Moderna, Roma<br>
  
 +
'''1982:'''<br>
  
Pittura Necessaria
+
"Light-Concert", Kunstverein, Koln<br>
Intervista di Gianni Pozzi a Firenze nel 1997
+
"Performance", Kunstler, Berlino<br>
 +
"Fluxus Festival 1962-1982", Wienbasten<br>
 +
Galleria La Piramide, Firenze<br>
  
(Gianni Pozzi) Nessuna sorpresa, nessun imbarazzo, neppure (sembra) un po’ di curiosità per le domande che gli potranno essere rivolte:
+
'''1983:'''<br>
GP: Ecco, vedi, ho appena riletto queste cose, anzi no, alcune le ho lette ora per la prima volta (e dalla borsa escono cataloghi e riviste)... C’è il tuo Musica madre del ‘73 con un testo di Trini che ho trovato bellissimo, c’è il recentissimo Musica et cetera, c’è Music is Easy di Villa Romana, il catalogo  della mostra a Perugia, che è finita adesso mi pare... e questa intervista di
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Alessandra Vaccari, su un vecchio numero di Arte In del ‘92 e che mi sembra una delle più complete fra le tue tante interviste...
+
"Light-Concert", Universidad de Bellas Artes, Madrid<br>
GC: Sì, fu un lavoro in più riprese…
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"Piano Concert", Valencia<br>
GP:Io però non voglio fare una cosa del genere, avevo pensato anzi di iniziare proprio così: caro Giuseppe Chiari, ogni volta che qualcuno ti intervista ti costringe a ripercorrere tutta la tua storia, da Fluxus in poi... immagino questo ti annoi (lo dico cercando di farlo sorridere)...
+
"Light-Concert", Modern Art Galerie, Vienna<br>
GC:Sì, la risposta naturalmente è sì.
+
"Music is easy", Salone Villa Romana, Firenze<br>
GP:Io lo eviterò, niente passato, solo il presente di questa mostra: del resto l’arte è il differente, non la ripetizione, come tu ribadisci in ogni intervista...
+
"Giuseppe Chiari la storia dell’arte", Galleria Primo Piano, Roma<br>
GC:Sì.
+
"Ben Vautier-Giuseppe Chiari–Milan Knìzàk", Emicla Galleria d’arte, Gaeta<br>
GP:Arrivo allora alla prima domanda.
+
GC:Ti ringrazio.
+
GP:Questa tua attività odierna, questo allestire mostre, di collages o di veri e propri dipinti, per gallerie, ha un’aria molto istituzionale: una tecnica come da tradizione (la pittura) in spazi assolutamente canonici (le gallerie). Credo di rendermi conto delle ragioni, mi incuriosisce però sapere come la vivi tu... anche in rapporto al tuo passato (che però non volevo nominare)...
+
GC:Per dire delle cose negative -dato e non dimostrato che il mio compito sia questo- bisogna comunque riferirsi a una situazione, non positiva ma classica... per essere romantici, voglio dire, bisogna rifarsi a qualcosa che altri hanno definito classico... La critica -e l’essere romantici è una critica- funziona solo se c’è una Verità, e la Verità -non voglio fare discorsi troppo grossi, ma sei tu che me li solleciti- a furia di aumentare la propria... maiuscolità, se mi passi il termine, sollecita il proprio rovesciamento...
+
GP:Nessuna verità da rovesciare qua.
+
GC:Infatti, ora ci arrivo (pausa, si schiarisce la voce). Ora, sia ben chiaro che fare una mostra di acquarelli o di collages come faccio io, in una galleria, e per di più in una galleria ben strutturata come questa di Santo Ficara, non è sicuramente un no contro un sì... Santo Ficara non è al centro del Potere, non possiede certo la verità e io non ho nessun bisogno di ribellarmi a lui. È quel gesto però, questa mostra, una mostra come questa, che può dar senso anche a un’altra operazione, contemporanea o successiva... Non so, un pezzo teatrale in un teatro di ricerca come quello di Scandicci, una scritta sul muro, una pubblicazione come Musica et cetera... pratiche insomma non strettamente aderenti all’attività di pittore... È un contraddirsi, ma per contraddirsi bisogna prima avere detto qualcosa, anche di scontato se vuoi. ..
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GP:Vuoi dire che stai facendo una cosa scontata per contraddirla in futuro con qualcosa di intelligente?
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GC:[ride] No, naturalmente no..
+
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GC: È molto generoso da parte di Trini, ma quell’intervento si riferiva alla musica e a una discussione, per fare un nome molto grande, con John Cage... Era avvenuta a Palermo, alla metà degli anni ‘60 circa, e si discuteva se il termine musica apparteneva alla nostra musica o a quella degli altri... Cage, che aveva un atteggiamento assai snob, disse che se gli altri volevano il termine musica se lo tenessero pure. lo invece, molto più polemico, dicevo che la parola musica è seria e non va ceduta, anzi, andava rubata...
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GC:Anche quel discorso con Alessandra Vaccari riguardava la musica, le partiture... Il filo che unisce magari c’è, ma lo si trova dopo e lo trovano più spesso gli altri che non l’autore... No, per arrivare alle mostre e a questa mostra, bisogna fare un altro discorso, un po’ marxista in qualche modo. Ecco, se io fossi stato ricco, un ricco possidente con castelli e tenute, credo mi sarei limitato a comporre musica, con le mie belle partiture avrei ordinato a case editrici di stamparle, magari nella maniera più elegante possibile e nel numero di copie più consono... ne avrei sollecitate delle esecuzioni...Ma mi sarei limitato a questo. Ci sono diversi autori che fanno così, potrei fartene i nomi, e non possono non farlo, non possono agire diversamente, non avrebbe senso... Se invece si parte da altre situazioni finanziarie, medie diciamo, uno inizia facendo quel che vuole fare ma scopre presto che esiste un problema di sopravvivenza... Quando io ho scoperto questo avevo già delle mie partiture semicancellate...
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GP:Quando?
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-come sai, da allora, il mio lavoro è stato spesso associato a questa idea. Erano partiture musicali, si suonavano come tali, evitando le cancellature...Capitò allora, ero a Napoli, un signore che chiese quanto costavano: gliene vendetti una. Non era un fatto insolito. Le partiture si comperavano come un documento del musicista, come un originale della sua musica, altri comperavano le chine di Bussotti o gli originali di Cage... Il signore però tornò a farsi vivo ben presto, e ne volle prima altre dieci, poi altre venti e continuò così... Poi vennero fuori alcuni galleristi, qualcuno propose di fare una cartella di quelle partiture... Intuii che la sopravvivenza poteva arrivare da lì, da quella pratica...
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GP:Divulgando una parte del tuo lavoro cioè, quella che più si prestava a una diffusione di questo tipo...
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GC:Ci sarebbero state anche altre strade. Una casa cinematografica, per esempio, mi offriva di commentare musicalmente i suoi documentari...
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GP:Ma tu, in qualche modo, eri già da tempo un pittore.
+
GC:Sì, io oltre a suonare e a comporre dipingevo anche, avevo dipinto fin da giovanissimo... ma fu quando la musica contemporanea cominciò, e cominciò assai presto, a espellere da se tutti i fenomeni che non offrivano continuità, che mi rivolsi con maggiore assiduità alla pittura... Vale per molti il problema di questo difficile rapporto con la musica contemporanea. Berio o Boulez, per esempio, una volta capito che li avrebbero fatti fuori, artisticamente è ovvio, come già era accaduto per altri, sono, come dire, rientrati nei ranghi, hanno offerto la continuità richiesta. ..
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GC:È vero, da ragazzino avevo amato molto i cubisti, poi una grande passione fu la pittura informale e l’espressionismo astratto statunitense, Pollock trovavo fosse grandissimo... Comunque, io dipingevo da sempre, era una situazione multidisciplinare, come si diceva una volta. Sostanzialmente penso che si debba affrontare la vita con quel che si sa fare, e io credo di aver sempre avuto un buon rapporto con la pittura... Più di altri, certamente. Sai, in quegli anni a Firenze capitava di incontrarsi con Luzi, Bigongiari, Pignotti, Antonio Bueno, Loffredo e si parlava di pittura... Luzi e Bigongiari avevano i loro cinque-sei artisti che amavano sopra ogni altra cosa e io, con tutta la gentilezza possibile e con il tatto necessario, facevo capire che non condividevo quelle scelte.
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GP:Vuoi dire che la pittura era un qualcosa che ti apparteneva? Forse più a te che a loro, nonostante ruoli e apparenze...
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GC:Almeno a livello critico sì e non era poco, in un posto come Firenze poi... Sempre all’inizio degli anni ‘70, tanto per dirti quale fosse il livello, la città impazziva per Henry Moore, dal sindaco al vescovo, tutti, e non perché Moore fosse un maestro del purismo che aveva ridotto le forme all’essenziale, no, solo perché era il pittore della regina... Non si parlava d’altro... Ecco, sempre in quello stesso periodo, capitò a Firenze un altro grandissimo scultore, Lipschitz, e fu ignorato da tutti, nella maniera più totale... Mi prese lo sgomento... Questa è la mia città? mi chiedevo sconsolato...
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GP:Non credo sia cambiata molto.
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GC:Non so, ma questi episodi -un po’ paradossalmente- mi davano una grande coscienza di me, mi stimolavano a non avere complessi di inferiorità nella mia attività di pittore... Naturalmente non sarebbero stati sufficienti, se io non avessi avuto la determinazione di farlo, ma c’erano anche questi...
+
GP:Il fatto è che esiste un mercato della pittura e non della musica.
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GC:Sì, certo, in quegli stessi anni c’erano pittori come Burri, Fontana, ma anche Perilli che avevano grandi riconoscimenti da una attività di uguale linguaggio... Poi, non sono stato tanto io a cercare la pittura quanto la pittura e l’ambiente e il mercato della pittura che hanno cercato me...
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GP:Esiste anche, per te almeno, un pubblico diverso? pubblico della musica e un altro della pittura?
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GC:Non credo. In parte sono sempre gli stessi, persone che, anche per ragioni esistenziali trovano conforto nell’andare alle mostre, alle dizioni di poesia, alle conferenze. In parte invece c’è l’aspetto professionale della cosa: ai concerti gli studenti del Conservatorio, altrove quelli dell’Accademia. Alle mostre, di specifico c’è questa figura del collezionista che non esiste da altre parti...Caso mai il problema può essere che certi collezionisti vogliono sempre la stessa cosa. Esempio: entrano in
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galleria, vedono un mio lavoro, degli inchiostri magari, gli piace, stanno per prenderlo, quando gli viene detto che è opera di Chiari. Chiari? -reagiscono- e perché non c’è la musica? no, un Chiari senza musica non va bene... E non lo prendono: andava bene come un pittore qualsiasi, non va bene come Chiari. All’opposto, le opere senza musica si scambiano più facilmente, sono più neutre...
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GP:Arriviamo a oggi, fa un curioso effetto vedere che…
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GC:Oggi (interrompe lui), il problema di oggi è che io sono storicizzato... una parola che non mi piace, nel senso che sono conosciuto, sono pubblicato, le mie opere sono suonate, sono messo in rapporto ad altri musicisti... mi sento un po’ a partita giocata, non per me: io non ho mai smesso di giocare, è che la storia alle volte offusca la lettura del presente...
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GP:Infatti. Quando si parla del tuo lavoro si dedicano pagine intere alla storia e poche righe filiali al presente.. P:anch’io, del resto, che pure avevo premesso di non volermi occupare di storia, sto ricostruendo la tua storia di pittore senza occuparmi di questa mostra...
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GC:Parliamone allora. ..Ecco qua, venti chitarre, realizzate tutte con la stessa maschera, con su acquerelli, carte, adesivi, inchiostri e altro ancora (mostra alcuni fotocolor)
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GP:La prima cosa che mi viene in mente è che si tratta di un’altra operazione ancora, diversa ad esempio dai collages esposti alla Rocca di Umbertide e a Chiavari in questo stesso periodo, un’operazione di segno diversissimo, concettualmente e tecnicamente... La seconda cosa è che mi incuriosisce molto che tu dipinga chitarre: in questo caso sono strumenti musicali che non suonano ma riverberano colore...
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GC:Sono sicuro che se tu non mi conoscessi le giudicheresti più severamente... se io facessi una mostra a Brema e un giornalista, di quelli che seguono tutto e non conoscono niente, venisse incaricato della recensione di una mostra così, le giudicherebbe con una severità ben diversa...
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GP:Può darsi, ma che vuoI dire? Queste chitarre mi interessano anche perché sono tue, perché le rapporto al tuo lavoro, sono un elemento di lettura in più, non in meno... Non dovrebbe dispiacerti...
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GC:Sono abbastanza vanitoso, non mi dispiace. ..Poi, per me la storia è uno dei tanti elementi con i quali giocare, e io infatti gioco con la mia storia: cambio direzione, sterzo, rientro... faccio perdere le tracce... contemporaneamente a questa mostra io esco, tanto per fare qualche esempio, con uno studio di musicologia su Monteverdi, Roma sull’improvvisazione musicale, con un concerto a Bologna a gennaio, una trasmissione per la Rai e... e non so che altro... E quindi un sovrapporsi di cose e un portare avanti tutti  insieme i vari aspetti del mio lavoro...
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GP:A te piace molto lavorare cosi
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GC:Sì, mi piace, ma non è un divertimento, è un lavoro e io ho sempre in mente il fatto che tutte queste attività devono bilanciarsi, quelle più pubbliche con quelle di minore risonanza, quelle più produttive con altre, meno redditizie, quelle più istituzionali con altre, di diverso segno...
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GC:Già, è facile ma non è un gioco.
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'''1984:'''<br>
  
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"I Diecinomi", Galleria Nuova Duemila, Bologna<br>
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"Pezzo per organo", Pieve di S. Piero in Bossolo, Firenze<br>
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"Arte, ambiente, scene", La Biennale di Venezia, Venezia<br>
  
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'''1985:'''<br>
  
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"Fluxus", Silbermann-Collection, Chicago<br>
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"Colore-Immagine", Studio MDA, Statte<br>
  
Sul problema della parola musica
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'''1986:'''<br>
Conversazioni sulla parola musica e internet tenuta al c.p.a. di Firenze, Giugno 1998.
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Io chiedo, non dico scusa, in anticipo, il mio sistema che ho sempre mantenuto in questi anni e di non rimanere tanto fedele al tema del seminario, ma di leggere i miei ultimissimi appunti. Questo sistema mi funziona, non so perché, ma mentre discuto, chiacchiero, leggo, seguito a lavorare a pensare e a scrivere cose che mi sembrano vivi e interessanti. Una cosa interessante è che io scrivo, ho scritto una decina di libri, o anche di più e da alcuni editori da alcuni redattori, vengo considerato una persona che non sa scrivere, che non sa scrivere un organismo compatto, una serie di capitoli organici, qualche cosa di strutturato, ma che ammassa pensieri, sentenze, riflessioni. I pensieri vanno divisi da spazi, perché non sempre hanno un collegamento. Io non sono d’accordo con questo, non credo all’editing, tutte le volte che ho subito un editing ho finito per ritirare e non stampare, però è anche vero che io penso a singhiozzi. Io sono rimasto colpito ultimamente da un mio appunto  che dice: abbiamo amato qualcosa che è la musica, ma che non ci hanno permesso di chiamare musica,ma esiste una cosa che abbiamo amato e che amiamo questo è certo, una cosa che dobbiamo difendere. Ovviamente grosso modo il pensiero è autobiografico anche se io utilizzo il noi come se l’esperienza mia dovesse essere tipica di tanti altri,se queste cose succedono a  me probabilmente queste cose succedono anche a non molti, ma anche ad altri.
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"Giuseppe Chiari. Extra", Galleria Vivita, Firenze<br>
Seconda riflessione.
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Galleria Milano, Milano<br>
Siamo rimasti attaccati alla musica ( cosa la cosa ) e siamo rimasti attaccati usando la parola. Ora abbiamo la cosa che si allontana dobbiamo cancellare la parola per riprendere contatto con la cosa, è triste, ma dobbiamo farlo, dobbiamo iniziare a parlare solo di suoni. In pratica le considerazioni sono su il senso della parola musica l’utilità della parola musica per riflettere sul fatto che questa parola va invecchiando. Non chiameranno mai musica  installazioni sonore, campionature, commenti di firme, sculture sonore, poesia sonora ecc. il giornale verrà sempre escluso, la cronaca verrà sempre esclusa. In altre parole i problema va affrontato, non rimandato, nel senso che il futuro risolverà livellerà le differenze. Io avrò della musica che non sarà tale perché non chiamata musica. Debbo consegnare alla società, ad una parte della società che controlla la parola questo mio materiale e debbo accettare il giudizio di questa società che controlla la parola, ma posso non farlo. Ora è chiaro che il contrasto tra la cosa e la parola si può annullare facendo una cosa molto simile ad un’altra cosa, in pratica non avendo una commissione si può fingere che vi sia una commissione nei tuoi riguardi e si può eseguire questa commissione in questo senso il contrasto tra la cosa e la parola si risolve ma il punto da decidere è se questo non sia un prezzo troppo alto da pagare. Se io avessi potere chiamerei musica questa cos’a ma l’ipotesi che io abbia potere è un’ ipotesi abbastanza surreale dunque io devo accettare che non ho il potere di chiamare musica questa cosa. Rimane però l’inizio il fatto che io ho amato questa cosa, la amo ancora e l’ho amata come musica. In altre parole Io uso la parola musica per parlare di musica ho la parola ma sto attento e mi propongo di analizzare i condizionamenti che la parola mi dà per parlare di musica. Io so cos’è la musica e dubito che la parola musica mi aiuti a parlare di musica. Attenzione che non è un gioco di parole cioè qui la parola è usata alternativamente come parola e come oggetto,come cosa. In parole povere io sto parlando di qualcosa e ho ben chiaro l’oggetto di cui sto parlando, ma la società mi consiglia mi ordina di usare la parola musica e io trovo che la parola mi sciupa, mi deteriora il senso ,l’amore per questo oggetto. Quindi dovrei decidermi a cambiare usare canto danza ritmo suono. Io penso che siamo ad un passaggio abbastanza preciso e penso che dobbiamo deciderci in qualche modo a affrontare questo passaggio. Realizzata una cosa noi siamo abituati perché siamo tutto sommato disciplinati anche se pensiamo di essere indisciplinati, anche se pensiamo di essere disobbedienti, ribelli poi automaticamente siamo disciplinati, noi poi dobbiamo consegnare per disciplina questa cosa alla società. La società controllo se questa cosa è musica e ti manda la risposta che sembra inappellabile. La risposta da oggi in poi è appellabile per la semplice ragione che la società manda troppi no manda troppe risposte negative c’è troppo materiale che risulta indegno di essere chiamato musica e questo troppo li frega.
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"Piano Concert", Middeburg<br>
Adesso facciamo un salto perché siamo ad un convegno su internet e su ciò che possono essere gli eventi tecnologici di oggi che io chiamo all’italiana la rete. C’è un contatto con questo problema di rifiutare la parola musica e non la cosa e internet, la rete. Ormai i dibattiti son da per tutto, tutti gli artisti cercano di entrare in contatto con questo mezzo non è mica un torto, magari il mezzo non ci spinge verso il mezzo stesso, ormai la libertà ci permette altre cose, possiamo disimparare a leggere e scrivere, ci sono reazioni diverse. A parte questo l’internet  è una nuova stampa, siamo appena all’inizio, ci son tante persone che possono disporre un certo numero di persone se lo possono comprare, c’è una piccolissima minoranza che non ha internet, ma non è questo il fatto è che il fenomeno è aperto , dilaga l’apertura è squarciata ed è senz’altro una nuova stampa, una nuova diffusione. Una diffusione molto più grande della stampa del 1500 ma una diffusione che ha un tot di caratteri della nuova diffusione, l’internet non è un problema di qualità, l’internet è un problema di quantità. Può trasmetter anche milioni di dati di sciocchezze, di cultura pessima, di formule matematiche sbagliate, rimane sempre il fatto che trasmetterà una quantità di informazioni di quante ne poteva trasmettere una biblioteca con schede cartacee.
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"Vecchi e nuovi percorsi dell’arte 1960-1986", scuola media Giovanni da Terrazzano, Greve in Chianti<br>
Dunque è una dilatazione, un’alluvione dell’informazione che poi avrà caratteristiche molto diverse per esempio questa informazione non è firmata è aperta io posso a danno e con Tommaso Tozzi che è il mio specialista in internet fare dieci pagine di autobiografia scrivere che Giuseppe Chiari è il più grande musicista vivente e seguitare così per dieci pagine e il Tozzi mi mette tutto dentro. Molti musicisti americani lo fanno tranquillamente, ci sono musicisti di valore e altri che io non so nemmeno chi siano. L’internet è aperta ci puoi buttare dentro tutto ciò che vuoi ed è dunque un abbassamento di cultura è una degradazione, ma la degradazione sono visti in senso positivo, così come la stampa al suo tempo permise di stampare cose che prima rimaneva verbale. Mentre ora su internet troverete di tutto e questo è il nuovo fenomeno. Si tratta di un enorme processo di volgarizzazione, cioè la cultura non va come direbbero alcuni accademici dal volgare, poi al latino, poi raggiunge il greco e poi dal greco ancora meglio l’antico ebraico. La cultura va in senso inverso e ora va da un volgare 1 ad un volgare 2 ad un enorme altro scarto di volgarizzazione che il mezzo internet gli permette, quindi non è una rivoluzione da poco, è una rivoluzione abbastanza grossa che avrà conseguenze lunghe. Però è un volgare sul volgare, è un volgarizzazione ulteriore del volgare ma non rimarrà la stessa lingua è forse di nuovo esperanto. Ho letto che si dice quattro e, mettiamocelo in testa che queste quattro e è già esperanto, non è certamente una semplificazione o una schematizzazione dell’inglese. Prima o poi sempre si dirà quattro e e sarà capito da per tutto e la notizia che quattro e voleva dire un giorno forever sarà una notizia dotta, di cultura, ma quelli che useranno dalla mattina alla sera quattro e per dire sempre se ne fregano perché tanto loro hanno la loro coincidenza , nascerà un nuovo volgare e in questo senso nascerà un nuovo gioco dei suoni , e questo nuovo giocare con i suoni  non si chiamerà musica, questo lo sento, forse si chiamerà semplicemente s, non lo so, comunque sento arrivare la parola suono da per tutto, installazioni sonore, scultura sonora, evento sonoro, sento arrivare la parola suono e la parola uditivo da per tutto e sento abbandonare sempre di più la parola musicale ecc… Lo fo con una certa tristezza perché insomma la storia per me è stata relegata a questa parola e ho anche litigato con maestri nel fatto se la dovevamo difendere o no, ma comunque forse nel mondo dell’internet  apparirà un S e quest’S vorrà dire suono forse quel giorno sarà un bel giorno.
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"Fluxeum", Wiesbaden<br>
Grazie.
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"I Exposicao Internacional de Esculturas Efemeras", Fortaleza, Brasile<br>
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"Peace-Space Festival", Kunstmuseum, Amburgo<br>
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"Danae", Parigi<br>
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Riciard De Marco Gallery, Edimburgo<br>
  
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'''1987:'''<br>
  
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"Fluxus, Giuseppe Chiari-Ben Vautier", Galleria Chisel, Genova e Accademia di Brera, Milano<br>
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"Hommage to Cage", Carl Solway Gallery Chicago<br>
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"Chiari", Centro Culturale Belvedere S.Leucio, Caserta<br>
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"Concettuale in Italia", Galleria Milano, Milano<br>
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"Luoghi della Seconda Avanguardia", Palazzo Ducale, Massa<br>
  
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'''1988:'''<br>
  
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"Viva", Studio Rosa Leopardi, Genova<br>
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"Piero Manzoni  Giuseppe Chiari", Studio Oggetto, Milano<br>
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"Vittorio Agnetti  Giuseppe Chiari", Cenobio Visualità, Milano<br>
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"Pittura d’ambiente, installazioni e scritture", Galleria San Luca, Bologna<br>
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"Arte a Palazzo", Palazzo Rocca, Chiavari<br>
  
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'''1989:'''<br>
  
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Fluxus Codex, Museum of Modern Art, New York<br>
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"Verso L’arte povera", Padiglione d’arte contemporanea, Milano e Elac, Espace Lyonnais, Lyon<br>
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"Giuseppe Chiari", Studio Cavalieri, Bologna<br>
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"Artistes des Happening et Fluxus. 1958-1988" , Galerie 1990-2000, Parigi<br>
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"Far libro: libri e pagine d’artista in italia", casermetta del Forte Belvedere, Firenze<br>
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Arca, Castello della Volpaia, Radda in Chianti<br>
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"Yuppara: dalla interdisciplinarietà all’interattività", Ospedale psichiatrico, Genova<br>
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"Metessi", Lidia Carrieri , Roma<br>
  
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'''1990:'''<br>
  
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"Giuseppe Chiari. Partitura per eventi", Sala delle Colonie ex Stalloni, Reggio Emilia e Galleria Severi arte, Bologna<br>
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"Proposta n.1: Progetto di strumento musicale", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia<br>
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"The readymade boomerang: certain relations in 20th centurt art", Art Gallery of New South Wales, VIII Biennale di Sydney, Sydney.
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"Ubi Fluxus Ibi Motus", Antichi Granai Della Serenissima, Giudecca, Venezia<br>
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"Improvvisazione Libera per 70 Suonatori", Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato<br>
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"Laboratorio arte contemporanea bassa Lunigiana", Sala Polivalente, Arcola<br>
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"Artefax", Galleria comunale d’arte moderna, Bologna<br>
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"Fluxus S.P.Q.R.", Galleria Fontanella Borghese, Roma<br>
  
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'''1991:'''<br>
  
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"Ottanta Novanta", Monastero dei Benedettini, Monreale<br>
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"Tussen Klank en beelb", Provincial Museum, Hassel<br>
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"Scuola d’obbligo", Ex scuola di Marzio, Pescara<br>
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"Fluxartisti", La Giarina, Verona<br>
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"Ubi Fluxus Ibi Motus", Gino di Maggio, Venezia<br>
  
Incontro con Giuseppe Chiari 11/01/2003
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'''1992:'''<br>
  
Sono in crisi con la parola musica , cioè ora sono in crisi con l'auditorium, l'auditorium ha fatto esplodere la crisi come se fosse una provocazione e Roma lo considera una grossa conquista ma grossa grossissima sono uscite parole enormi tipo tutta l'europa ce lo invidia  eccetera mentre per noi dico per noi per Chiari per altri dieci quindici con cui sono in contatto io è una specie di provocazione in quanto consideriamo il sinfonismo in crisi perciò eleggere ora un tempio del sinfonismo è una provocazione come dire cioè la chiesa è in crisi e invece di accettare la polemica sulla crisi della chiesa mi tiri su tre cattedrali e tu ti vanti di non ave nessun dubbio ora intanto si vedrà cosa ne fanno di questo auditorium tutto sommato c'hanno il problema di che cosa suonarci comunque rimane sempre una grossa provocazione poi sempre il solito problema che girano intorno all'auditorium grosse cifre e seguiteranno a girare grosse cifre non ne faccio una questione di denaro ma però è anche una una questione di denaro daccordo a parte questo c'ha anche un po' scoraggiato come dire via non ce la facciamo cioè non so facciamo delle analisi per esempio cosi vi faccio vedere come lavoro io mi ci vuole della carta allora passiamo ad esempi esempi pratici per esempio credo fosse la fine dell'anno Ciampi esce dal quirinale a mezzanotte della fine dell'anno si mi sembra fosse la mezzanotte esce dal quirinale e va attraversa una piazza e va ad ascoltare della musica daccordo intanto c'è una piazza io notai questo no il pubblico ristretto in due lati a destra e a sinistra relativamente piccoli Ciampi attraversa la piazza che è quasi vuota però a destra e sinistra ci sono delle gradinate dove il pubblico è trattenuto già in una condizione minoritaria attraversa ma non è tanto questo attraversa la piazza e davanti a questo grosso castello questo grosso palcoscenico coperto abbastanza grosso e c'è un'orchestra e sparano la solita e sparano la fratelli d'italia quello che mi interessa a me già l'happening è abbastanza chiaro ma comunque quello che mi interessa a me ora in questo periodo è che l'inno è trascritto per orchestra sinfonica credo che l'originale fosse per banda ora a parte questo l'inno è trascritto per orchestra sinfonica e i musicisti che lo suonano son molti non so se rendo l'idea sono all'incirca trenta trentacinque più c'e due cantanti un tenore e un baritono non previsti più c'e un direttore d'orchestra tutto questo sembra secondario perchè dice fratelli d'talia è fratelli d'italia brutta o bella la musica è la stessa non è vero tutto questo numero di musicisti e l'orchestra tutto l'apparatoè abbastanza consistente perchè è Ciampi perche se fosse anche addirittura una parata militare sarebbero i solitoi dieci venti fiati delorchestra militare e questa è giàmusica è già considerato il fatto è giàmusica  diciamo ne senso di potere di forza ammettiamo che invece di eran trenta quaranta musicisti no ammettiamo cche invece di trenta quaranta fossero cento fossero stati cento sarebbe stato un tipo di va bene questo tipo di argomento fossero stti cento coè ancora più prepotente come gesto cioè son cento perche Ciampi c'ha più potere e magari fosse stato non dico Hitler ma insomma un uomo che aveva ancor più potere i misicisti sarebbero stati cento non trenta perche trenta sono pochi per Ciampi non fosse stato ciampi ma il sindaco di una piccola città i musicisti sarebbero stati e non professionisti e già c'è anche questo il problema e dunque questa è già musica mentre di solito nella nel pensiero idealista che trasforma tutto a idee tutto e valori a giudizzi estetici immediati questa è come argomento una cazzata non ci interessa questo l'importante è che si decida se questi inno è bello come musica o brutto siccome abbiamo deciso che come musica è brutto va bene lo sopportiamo perchè rappresenta la nostra repubblica e rappresenta la nostra storia però sia ben chiaro che non è Mozart è questo è l'argomento poi il resto no ce ne frega nulla invece no è molto importante il fatto che Mozart o Behetoven o o di chi è di Novati non me lo ricordo che musicista mmm è iumportante il fatto che sono stati assoldati trenta quaranta uomini e non solo ma sono stati assoldati due cantanti un direttore gli s'è data una certa forza perchè la musica è anche una forza  per esempio io  giudizio di bello cioè se la musica è da film prtaicamente è sottooo sotto sottogrado se la musica è anche da discoteca è sottogrado ma anche se la musica è militare a me mi fà piacere la musica militare sia sotto grado è sottogra sottolivello anche la musica sacra tuttosommato che era in primis fino al settecento peò rimane questa musica cosidetta classica che insomma ora io divago un po' ma tanto è il primo incontro cioè la musica classica come tale sembra che sia sempre stata invece praticamente nasce con l'idealismo del novecentodieci novecento novecentoventi prima ci ci sono una certa selezione di pezzi famosi che infatti vengono chiamati celebri brillanti cioè si passa dai pezzi celebri alla musica classica e questo ci sto studiando ora all'incirca avviene insieme alla radio alla registrazione cioè c'è questo c'eè questo illusione che se tu puoi registrare incidere e fare un disco preticamente possiedi ora però è inutile possedere migliaia di dischi perchè l'intervallo di possibilità di ascolto è ancora l'intervallo della tua vita cioè cinquanta sessant'anni perciò in definitiva tu puoi ascoltare una certa quantità di musica è chiaro che ne puoi archiviare na puoi archiviare moltissima cioè nell'ottocento questo non c'era nel senso che non potendo registrare ecco i cambiamenti enormi dalla radio dalla registrazione i cambiamenti diventano enormi perchè cioè m'hanno m'hanno cioè l'ottocento è silenzio  è silenzio cioè nel senso che nell'ottocento per la strada nei bar in casa c'è un silenzio totale se vi interess se non vi interessa io cambio anche canale l'ottocento è silenzio nel senso che il mondo è silente si per fare musica alcuni ma non tutti la maggioranza lavora mangia c'hà gli affetti familiari casini vari è però grossomodo lavora mangia e dorme e va a letto a lume di candela bisogna rendersi conto cosa che io ho faticato una vita che Chopin tutto ciò che ha scritto l'ha scritto a lume di candela ha capito le candele erano dieci magari perche c'era questi candelai enormi ma l'ha scritto a lume di candela e il lume di candela è una cosa incredibile da quanto buio da' da dall'atmosfera totalmente diversa loro non lo sapevano perchè non avevano criterio di paragone me poi la luce è arriva quando la luce arriva ma arriva con il gas il come si chiema aiutami perche lui stà toppo zitto quando arriva la luce i i lumi a gas insomma che non arriva elettrica prima arriva i lumi a gas le riviste di musica protestano si preoccupano e c'è un articolo sul Boccherini una rivista di fine ottocento che dice che al teatro La Scala non deve essere assolutamente installati questi lumi a gas perchè cambierebbero il significato di tutto e questo articolo sembrerebbe una follia ma invece è chiaro i lumi a gas vengono installati dappertutto ma questo solo i lumi a gas contemporaneamente a cavallo dell'otto\novecento arriva la registrazione e arriva la radio a questo punto precedente all'ottocento a questo punto alcuni suonano la chitarra alcuni suonano il mandolino alcuni c'hanno un pianofotino così in casa già alta borghesia media borghesia ma anche anche degli artigiani ma insomma non è che il popolo c'ha il pianoforte a casa eeeeeee in alcuni casi la domenica il sabato sera si chiamano degli amici e si suona versioni estramamente failitate di pezzi famosi che poi son tutte citazioni delle opere quasi tutte non tutto ma quasi tutto quando non sono citazioni delle opere sono studi ma molto raro va bhè d'accordo allora tutta la musica che si può fare in casa è quando ci sono dei dilettanti che ripetono queste versioni e sono i famosi pezzi celebri d'accordo questo dura tutto l'ottocento principia a scadere dura ancora è perchè c'è sempre qualche persona che dice c'ho il pianoforte a casa lo fo insegnare alla mi figliola perchè sono educazioni mi piace che lo ipari po' insomma son cose che lasciano il tempo che trovano così come alcune famiglie borghesi mandano la figlia a studiare danza perchè secono lei c'è ancora un resto pero siamo propio ai resti praticamente questo dura tutto il periodo poi a un tratto scoppia il disco che all'inizio viene usato da pochissimi e alcuni lo usano in maniera eccessiva cioè caruso credo che stampi trecento quattrocento dischi roba cosi ma nessuno se ne frega di ascoltare Caruso sul disco perche viene considerata una specie di come come un giocattlino cioè la voce di Caruso è un'altra cosa comunque principia questa diffusione siamo agli inizi del nove ma il problema centrale è che cambia l'idea di musica perche si ha l'impressione potendo archiviare potendo archiviare centinaia di dischi che noi si possegga quell'armadio pieno di musica ma in effetti il problema non è poi tanto cambiato è cambiato perchè uno torna a casa stanco semimorto anche un disperato anche quasi un mendicante e c'ha un giradischino un mangiadischi una cazzata e c'ha qualche disco ce l'ha questo è un lusso che nell'ottocento era assolutamente impensabile se tu volevi ripetere ripetere Chopin nell'ottocento bisognava o sapello suonare o trovare un amico che lo sapesse suonare e avere anche un pianoforte e avere anche cioè siamo a livelli molto alti di di lusso insomma ciè praticamente ripetere Chopin era praticamente impossibile infatti Chopin ariva a noi attraverso ununa pratica che è il saloon la music saloon il salone di musica l'album escano queste stampe che c'è scritto album pezzi per saloon e sono riduzioni o facilitazioni o di pezzi che c'è anche Chopin e chè anche molti altri nomi che più o meno se ne sono andati è e tutto questo però io non voglio darmi delle arie ma tutto questo tipo di problema non viene mica affrontato dalla critica degli ultimi trenta quarant'anni poco pochissimo ansi quasi nulla questo tipo di antropologia culturale della musica eccetera cioè gli etnologi considerano il loro compito quello di studiare la musica dei negri degli egiziani dei indiani ma è come se cioè gli etnologi anno ancora un taglio colonialista e non glielo levi neanche a morire nel momento in cui glielo levi crolla l'etnologia e l'antropologia culturale la socilogia sono quasi tutte schiave dell'etnologia e poi si entra nel classico cioè saggi libri enormi su Bach su su Mozart su coso cioè l'avaguerdia su cui io che io penso di aver fatto e che in questo momento io sono abbastanza in crisi se non forse ho fatto cose totalmente inutili però perlomeno mette in risalto questi questi difetti diciamo cioè in questo momento me l'ha spiegato lui è ma comunque mm più o meno me l'avrebbero detto anche altri me lavrebbero dett cioè c'è la possibilità di di passare dalla partitura  alla musica ecco vedi lui dice di si ancora però il fenomeno non è entrato bene in funzione però comunque Grossi diceva che non allora in nazionale c'è un archivio di manoscritti musicali dove c'è un casino di musica del cinque e del seicento in particolare questi manoscritti manoscritti e non manoscritti e stampi e stampe sono quasi tutti abbandonati e considerati considerati materiale subculturale insomma pochissimi sono stati trasferiti o suonati pochissimi qualcosa di italiano parallelo sul revival di Johan Sebastian Bach è uscito fori anche altri musicisti che spesso all'inizio venivano considerate musiche di Bach poi no dice ma questo è di un certo Conforti poi dice Vivaldi Vivaldi esce fori con il revival di Bach alla fine dell'otto acco questi alcuni sono suonati ma insomma novantanove percento di quel materiale li manoscritto non è e poi non è scritto col pentagrama esattamente come noi ma insomma questo materiale praticamente non è commerciabile non essendo commerciabile anche il laureato del conservatorio non ha interesse a studiarlo perche poi sono fatiche e poi non ha interesse a venderlo in alcuni casi ma pochi poco ovviamente s'è recuperato Scarlatti s'è recuperato Albinoni qualcosa ma sono ondate che ma c'è n'è poi anche precedenti al seicento anche al cinque se come si sta con una lettura ottica si può fare una sorta di acquisizione digitale poi con un programma si puo trasformare in suono io parlo del principio io sento che il principio è già scattato io mi baso sul fatto che io trovo questo manoscritto del sei te lo do' e tu non sei musicista non sei uno che trascriverlo e risuonarlo lo si fa anche ora non lo si fa perchè non c'è ragione commerciale non c'e ragione professionale ragione sindacale che lo trascrivo a fare se questo sconosciuto del sei non me lo compre nessuno ma il problema è che se deve passare attraverso un musicista uomo non io io sento che lentamente uno qualsiasi puo dire questa musica la metto quì sotto e si fa una lettura che non ha bisogno della mano del manuale una lettura che comunque è meccanica chiamiamo ottica per per e meccanica e da questa lettura si fa un'acquisizione ottica che poi basta un programma che se non c'è oggi ci sarà tra diec'anni non non ditemelo perchè io non voglio dire sciocchezze perche io io volo è nei miei argomenti una partitura attuale di musica partitura attuale di musica può essere trasformata in suono come faceva Grossi Grossi Grossi prendeva il moto perpetuo di paganini lo metteva sotto e usciva fuori unnmoto perpetuo molto a zanzara zzzzz però comunque il programma si il programma a ecco non metteva il cos metteva la partitura cosa vuol dire lo copiava si ma questo fa pate del programma cioè prendiamo una partitura attuale ecco Cesari m'ha detto che come si chiama questo rappresentante Marco Cesari si ma ci dovrebbe essere anche la via inversa ma neanche lui lo sapeva cioè il problema è queto cesari mi presenta lui lui c'è sempre di mezzo e mi porta da questo tizio lo conoscete questo tizio è uno che abita in un villino io devo fare tutto il quadro in un villino in viale dei colli che si capisce subito che è una persona che stà piuttosto bene perche il villino interessante però non ti fa' entrare in casa ma ti fa' entrare in garage e intanto capisci che he he no no va bene ma insomma non è malignita è importante questo poi in garage c'è la macchina e il garage è occupato è trattato come garage però c'è un soppalco c'è una scaletta e sopra c'è una specie di terrazzino di soppalco e tu capisci che è il suo covo perche quando te tu arrivi sopra c'è un casino di apparecchiature va bene più o meno è così lui vive lì vive li è chiaro che lui vive li e siamo sempre a casa sua però è come se quello che scrive le poesie al cesso pero via insomma sono sempre poesie anche se scritte all però lui mi aveva invitato a un concorso alle cascine enorme dove praticamente è ecco alla festa di musica mp3 he he dicendomi se posso ti facio vincere ma non ti posso garantire ma infatti dopo ho vinto c'ho sempre l'emmepittre ma infatti mm grr io vado da questo ragazzo che mi 'onosceva di fama conosceva grossi insomma un po' la stessa cosa e io gli dio guarda basta che tu mi dia una tastiera e io su questa tastiera faccio delle note ho preparato una piccola formula di questa prova cioè io suono suono un un roba quasi monodica e insomma mentre lui pensavo che registrasse cioè che preparasse il nastro per farlo ascoltare a questo concorso ti vedo che su un video esce una partitura e dice un dio azzate dio questa questa è la tua partitura questa è la tua musica è quello che stai suonando questo son sicuro a me viene subito l'illuminazione è ora dico guarda che non è non è perchè io praticamente avevo una formula che mi dava sette note dieci note dodici notre quelle note lì tutto il resto legature e lento veloce no nonnnnonn non era regolato lo facevo io con la mano così mentre invece la partitura mi dava un casino di legature di nzomm di mi dava il tempo ma inzomma una partitura regolare molto tradizionale me regolare d'accordo allora io gli dico a Cesare ma si può fare l'inverso? Dico se io ti porto una partitura tu lo lo traduci in suono? lo traduci lo traduci in suonolo traduci lo traduci  c certo questo dice mi fa Cesare e basta ecco questa è la mia esperienza da questa esperienza io sono volato allora con le partiture si può fare la musica anche senza passare attraverso l'uomo via a me mi interessa sapere da voi se se e allora suono in pratica a ragione lui cioè allora il battere al computer non è suonare ilbattere al computer è l'analogo dello scrivere non del suonare a mano bisogna saper scrivere la musica però, ditemelo perchè poi io queste cose le dico e non vorrei arrivare in Italia ma anche in Germania e la gente dice è un imbecille.Il progresso, il salto dell'esecutore è se uno può andare in biblioteca, prendere questo archivio senza senza praticamente inserire la partitura del'500 e in uno scanner appunto, uno scanner e praticamente o subito o successivamente questo
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"Giuseppe Chiari", Studio Oggetto, Milano<br>
scanner meccanicamente lo trasforma in suono.????Cioè io allora lo presento come progresso su cui siamo vicini a realizzarlo????Allora siamo vicini????non c'è perchè non c'è lo scatto commerciale, prima che le cose vengano attuate ci deve essere sempre una ragione di denaro se non c'è qualcuno che dice io fo così e ci guadagno non si muove non si muove.Cioè ti posso assicurare che ci sono medicine per curare il cancro ci sono medicine per curare il cancro le quali però costano intorno a centinaia di milioni non entrano in commercio perchè dice tanto che si fa si vende a tre o quattro persone soltanto non c'è la possibilità ne di guadagnare perchè tutta la produzione comporterebbe una cifra inferiore a quello che si pensa di realizzare, cioè se non c'è lo scatto commerciale, non parte la cosa non parte e non parte, ma io sento che tutto questo casino di musica antica che c'è all'archivio di stato in piazza Beccaria e che c'è in nazionale e anche un pò alla Manocelliana eeee forze alla Laurenziana non lo so, prima o poi si trasforma in musica senza che si debba istruire decine di studenti, siamo vicini abbastanza.Pietro Grossi diceva di essere molto vicino a questo cioè che aveva trasformato cinque o sei pezzi soltanto perchè non voleva diventare quello, ma che comunque si potrebbe, il lavoro che faceva su Paganini si potrebbe fare su cento altri ....però le ribatteva dici tu....cioè le trascriveva le trascriveva....comunque andando avanti sul ragionamento la registrazione ha messo sulla il '900 comporta la cessazione del silenzio dell'ottocento in maniera drastica cioè ora di musica ce nè a quintali ce nè anche troppa, il problema non per nulla Cage diventa un Dio perchè usa la parola silenzio perchè Cage è molto furbo è intelligente non furbo o maligno e capisce che il mondo ha bisogno di silenzio e non di suono perchè di suono ce nè anche troppo così parlando in due parole e allora qui a questo punto abbiamo tutto di tutto cioè io conosco persone che hanno armadi strapieni di dischi di tutto tutto sinfonico, tango rock casini jazz unnn... il fatto di avere l'armadio pieno di musica li fa sentire come se la possedessero è chiaro che ne possono prendere uno di quelli e ascoltarlo prima di dormire si ma siamo sempre a un pezzo solo siamo sempre a dedicare alla musica mezz'ora cioè l'esempio degli immigrati è molto forte gli immigrati in casa qualche disco ce l'hanno ma siamo propio a quattro cinque se li risentono centinaia di volte se li risentono mezz'ora prima di andare a dormire perchè percè son stanchi morti perchè lavo perchè capito cioè è inutile fare discorsi non fare discorsi di tipo marxista la realtà è quella non hanno tempo ne energia ne fatica per ascoltare già c'hanno il problema di ha capito di camparee dunque però però non sono i poveri dell'ottocento che non ci pensavano neanche e che mitizzavano il cugino di quella perche sa suonare il mandolino apito gli basta due o tre dischi per andare avanti questo è abbastanza importante cioè cioè cambierà ancora le cose mentre errr io sono dentro questi problemi cioè in prtaica c'è una scuola accademica per esempio io ho fatto e questo mi potreste aiutare se volete cioè fino a pochianni fa cioè per pochi hanni fa intendo dieci quindici è parecchi a Firenze c'era un conservatorio poche altre cose e una o due scuole di musica una o due cioè io mi pongo questo problema  uno di voi voi quant'anni avete una ventina una trentina venti venticinque cioè siamo li da venti a trenta cioè uno che decidesse a un certo punto io voglio fare il musicista rock vo imparare la chitarra e poi voglio inserirmi in queste selezioni pian piano come fa cioè questo stà studiando il solito ragioniere il solito tipo che studia per geometra e vuole però come fa' cosa fa' va a lezione cioè quì e a la musica si d'accordo pero a questo punto comincia però cioè questa è anche l'esperienza mia io inizio tantissimi anni fa verso diciotto eccetera dicendo io farò il critico di musica jazz o farò il critico di letteratura di romanzi cose gialle e parto dall'idea di fare il critico no non penso assolutamente di produrre le opere penso che c'habbia i coglioni per fare il critico po' mi inserisco in questo mondo ma il mondo letterario è più facile tu scrivi una critica di un pezzo di un concerto di un pezzo jazz e tu vai alla rivista dell'università o la rivista di un liceo po' tu incontri uno incontri un'altro e così via poi sono stati gli altri o anche io che a principiato a dire che ma io devo parlare bene di questo quì che fa questi disegnini cubisti ma questi li so fare anche io forse io li faccio meglio cioè lui un ha mica capito che cos'è il cubismo io li so fare meglio ecco allora principiai a dire lo so fare meglio che faccio lo faccio io c'è stato il salto da dire faccio il letterato faccio il pittore  e questo salto poi senza accorgertene lo hai fatto cioè tu ascolti io ascolt anch'io ascolto la musica nch'io sono pazzo di Lania Hampton ma non ho mai pensato di poter suonare e non l'ho fatto il musicista jazz sono un musicista jazz fallito è ma fallito subito è alla svelta he he si però è importante è perche ho preso il pianoforte in casa per èc te invece nn non lo lo fai cioè è un problema di autodidattismo cioè io in definitiva io posso imparare l'inglese da solo certo mi piglio una grammatica mi piglio tutti i mezzi però passo delle ore da solo a copiare a sentire eccetera ecco però sei un cantante comunque d'accordo c'è un fenomeno di autodidattismo ora mica il rock vive tutto solo sull'autodidatta ci sono anche delle scuole di chitarra no ditemi si ma vent'anni fa cen'erano molte poche ora io ho fatto ho fatto ho telefonato facendo il giovane che vuole imparare la chitarra m'hanno detto di scuole di accademie dice di scuole perchè c'è un negozio che vende eee mmm batt percussione in via galliano ecco lui conosce anche un casino si c'è anche un giornalino ecco lui conosce un casino di scuole a Firenze queste son quasi venti m'ha detto no dice io non gliene posso dare una così dice mi bisogna mi dica dove abito li do quella vicino a lei come vicino a me c'È n'è tante da poter decidere perchè ma ma questo però è è è recente è relativamente recente a a ecco il conservatorio stà entrando in minoranza questo a me interessa abbastanza dice rimane più sul violino si ss s si si ma questo d'accordo quello che io sostengo che sono in contrasto con l'avanguardia più più pp più paraclassica come la chiamo io è che la musica contemporanea ha fallito e mentre loro non lo vogliono ammettere ma a parte questo mi interessa il fenomeno propio dal punyo di vista della sociologia cioè tutta questa gente che suona ma i grossi i complessi rock eccetera che in alcuni suonano la chitarra in maniera virtuosistica eseguono passaggi incredibili l'hanno iparata da un altro misicista rock come il jazz il jazz si trasmette  attra però l'accademia esiste esperienza esperienza sassofono si si possan bastare dieci lezioni però dieci lezioni ci vogliano a parte il fatto che è il trombone perchè io parlo della chitarra perchè è l'asse portante del rock sentiamo perchè mi interessa perchè guarda questo è un problema occidentale perchè in in perchè poi c'è l'africa poi c'è l'asia son due posti molto incredibili in asia addirittura il musicista il cantante ecceterea addirittura viene tolto alla famiglia a sei sette anni e viene esercitato ee casini e e in africa se ne fregano totalmente scusa è i lunapop sono andati a cuba no e gli chiedevano dice lei cosa suona dice la chitarra dice a anch'io la suono la suona anche mio cugino la suona anche la su sore dice quì tutti sonan la chitarra ma certo che tutti suonan la chitarra ha capito lascuola è libera le cose sono pero e poi loro intendano la chitarra come capacità normale giornaliera non professionale però la sanno suonare moltissimo molto di più che in occidente scusami e rimane secondo me dal punto di vista dell'analisi sociologica se te lo fai trasmettere in una struttura che si può chiamare una scuola o se lo fa trasmettere in una struttura privata cioè tu ogni tanto vai a stare con lui o lui viene da te ma comunque ogni tanto c'è un duo un'incontro o se te lo fa conoscere propio in officina cioè nel senso suonate tu all'inizio suoni male suoni maluccio ma li ti sopporta perchè ha capito è capito ma comunque c'è un rapporto sempre a due perchè c'è questo rapporto della pittura per esempio no salto tanto si fa per conoscersi stamani no cioè la Mina De Gregori per esempio stà molto male poveraccia ma rimane una testa di cazzo e piglia un quadro e vede un pollice allora questo pollice è passato Caravaggio da questa città ciò un documento che dimostrano che Caravaggio è stato ospite del principe tale per poco per un mese però sono sicura che c'è stato in questa citta va bene questo pollice è suo perche ti faccio vedere altri dieci pollici fatti da no faco sì è fatti da caravaggio perciò questo pollice è suo è io non sono un imbecille sono  Mina De Gregori no nsomma va tutto bene no siccome questo pollice è suo altre parti possono essere sue il quadro è di Caravaggio a questo punto si può tranquillamente vendere al museo americano farci una bella cifra e ci si divide non è vero un accidente perchè non esiste non esisteva una produzione romantica io e Tommaso tozzi siamo soli in una stanza davanti a una tela e si dipinge il nostro quadro che deve essere dipinto da noi e firmato Tozzi e chiari no esisteva la bottega dove è ma lei ma lei me lo cancella questo esisteva la bottega dove c'era dieci venti persone artigiani o no che a un certo momento Caravaggio se è stato in quella città è andato li dicendo mi fate fare qualcosa per una tazza una tazza di fagioli porca e avra fatto qualcosa e avrà fatto anche lui il pollice ma questo non significa che il quadro sia suo assolutamente lei mi cancella il fenomno bottega mi trasmette il quadro romantico dell'autore dell'io individuale e a questo punto diventa una firma e dunque è un bluff ecc lo stesso un po' questo casino quì capito nel senso e mm il cancellare la firma individuale crea crea un problema cioè nel fatto che in firenze in questo momento ci sia trenta scuole di rock trenta ne ho contate ma probabilmente ce n'è ancora non cose private è scuole propio piccole accademie non piccole o grandi appartamenti con sette otto stanze e sono insonorizzate eccetera e che questo negozio mi dice mi dica dove vuole andare quale è lo strumento più si stanno trasporta trasferendo in scuole di musica rock che all'inizio il partito comunista o comunque aveva promosso come scuole civiche di musica anche quelle non sanno cosa fare e via via fanno rock fanno jazz e diventano anche quelle scuole che non sono come il conservatorio è tutto molto semplificato tende anche a suonare poi se fa il professionista la musica che più o meno gli può anche poi gli può fare anche cambiar vita insomma se fai il carrozziere se piano piano poi impari a suonare la chitarra poi smetti di fare l'aiuto carrozziere e vai a suonare nel complesso rock questo sono i dilettanti ma io guardo cioè la richiesta di musica rock è grandissima il commercio il movimento commerciale di musica rock tutto in sieme è quasi il novantasette per cento del movimento di tutto capito la classica c'ha intorno a la Ricordi ha ha c'ha quasi il tre il cinque cioè quasi una cifra irrisoria potrebbe anche rinunciare a tutta la musica classica sarebbe lo stesso il movimento è tutto li si è quello che m'hanno cioè a questo punto si arriva al novantasette cioè io perchè io sono entrato in crisi io facevo i concerti arrivavo a cioè Cardini mi telefona da Trieste dice ho eseguito i tuoi gesti sul piano successo enorme dice dico quanti spettatori dice ma guarda la sala piena saranno stati dugento trecento questa è la telefonata no va bene e infatti ha ragione per noi son molti per noi son moltissimi cioè nello stesso momentoche ne so gli Spandau Ballet a Barcellona ne avevano ottantamila no attenzione gli ottantamila sono ottantamila non c'è niente da fare ma Cardini me li cancella dicendo a ma quella non è musica è allora si ritorna al discorso iniziale si ritorna alla discussione sulla parola cioè tu ti ti autorizzi a gestire la parola musica e ti permett idi dire quella degli Spandau nonè musica e in questa maniera ti metti la coscienza a posto perche dici ma quella non è musica e insomma troppo facile troppo facile e in questo punto quì io sono interessato da ma non è detto a fare un elenco delle anche delle delle delle scuole è un elenco dei Musical cioè io compro il New York Times solo pr avere notizia perchè in fondo ala la la sezione artistica c'è sempre notizia su musical e li ci sono strani casini perchè non si distingue quello che scrive la musica da quello che scrive il testo quello che fa la regia però comunque una volta uno ha fatto la regia di un musical la volta successiva è un musicista comunque è una struttura enorme cioè per esempio questa faccenda dei ceceni che arrivano a disturbare lo spettacolo russo a Mosca e va bene ma io son rimasto io sempre musicologo e il resto me ne frego e questo spettacolo io non ne sapevo nulla se i ceceni he he he non andavano ha ha ha vabè vedrete ma comunque è una realtà questa quà dei musical prima ce n'èra tre o quattro fatti solo da Garenei e Giovannini e da un'altra produzione che mi sembra si chiamasse l'arancia ora ce n'è decine no no tantissimi no però sarei interesstato a sapere quanti e quanti sono le produzioni ma questo fa parte della storia della musica di oggi cioè è inutile cancellarlo ecco quello che io insistevo cioè io ho fatto venir Grossi i miei gesti sul piano ho suonato l'acqua ho fatto la mia musica concreta le mie cose sono in andato a destra e a manca quasi sempre in europa quasi sempre in germania austria 'nsomma sono entrato nelle storie dell'avanguardia diciamo sono arrivato sull'enciclopedia Treccani cose che io non avrei mai pensato con un discorsino in cui nn so ss l'enciclopedia Treccani sicchè l'avanguardia ha ha un suo spazio se si contente di quello soddisfazione tipo di tipo come si può dire nobiliari intellettuali pin piano se ti se ti rimani fedele alla nicchia le le bechhi no le becchi d'accordo d'accordo vendo le partiture Tommaso lo sa non sono venuto quì a parlare vendo le partiture come se fosserooooo acqua comunque io sopravvivo facendo ilpittore anche se in queste pitture c'è un casino di partiture musicali comunque io sopravvivo vendendo chine vendendo comun d'accordo a parte questo sopravvivo anche scambindomi una certa stima con i Petro Grossi con Silvano Bussotti con i miei no c'è la li la nzo' sono un po' diverso da loro nel senso che io ho bisogno di rileggere rileggere continuamente la situazione generale e di dire guardate che noi non siamo niente a livello quantitativo cioè io mentre invece la filosofia idealista ma anche ma anche il marxismo italiano ma forse anche Freud ecco che in pratica parte dll'idealism ma insomma anche tutto ciò che viene da Gramsci tutto ciò che giudica il rock popolare giudicarlo popolare non è propio dire quela non è musica però cioè la differenza che a me interessa cioè io sono un po' diverso dagli altri questo è un po una cosa van van vanesia che dico perchè seguito a studiare cioè pretendo anche di essere un musicologo è pretendo di e infatti mi incontro con altri tipo Gino Stefani ma il problema è che nel ragionamento dello Spandau sono ottanta ma Sabrina Salrno fa migliaia di vabbè si ma vedi tu tiri fori l'argomento ma non è musica ma è sempre pericoloso di fronte perchè per esempio si è sputtanato Verdi per molti anni dicendo che sotto c'era lo zumpampà no poi pina piano si recupera poi dopo si rilascia comunque l'argomento degli ottantamila va' accettato come un argomento lasciamo fare Sabrina sennò diventa una provocazione che sabrina è diventata famosa perchè gli si è slacciato il reggiseno in spagna ma ee li Spandau non sono Sabrina Salerno ma non è il giudizio sulla musica perchè io conosco musicisti che si sono messi al pianoforte m'hanno fatto ascoltare e io sono rimasto li incantato per mezz'ora ti posso assicurare che questo un francese sarebbe non non lo conosce nessuno non è andato a cercarlo nessuno lui aspetta ancora in camera che venga scoperto capito se tu tieni la musica nel cassetto nessuno viene a prendertela anche se è bellissima e e poi c'è una pratica insomma alla fine questi io non posso dare degli imbecilli a questi degli ottantamila degli Spandau ma se devo dire che la mia musica è meglio degli spandau io son costratto a dargli dell'imbecille non son venuto quì con la soluzione ma anche il numero è sbagliato a ragione anche lui anche la quantità è sbagliata ma la quantità c'è e la quantità chi la gestisce e la qualità chi la gestisce io sono a questo problema qui ma a parte queste polemiche a me interesserebbe l'elenco dei musical per esempio è lo so elenco saranno cinquanta cento ma no no nel mondo in Italia  è però questi musical nojn hanno una critica musicale e non sono ancora entrati nella storia della musica in maniera ben precisa cioè io ti posso assicurare che questi intervalli che c'è ci sono stati c'è anche nella trasmissione di Morandi dove hanno presentato Shakira sono tutti promozioni pagate loro anzi hanno litigato perchè non sono riusciti a entrare e le cifre erano alte la la le due lanci che vengono fatti quello è propio scandaloso i due lanci che vengono fatti alla fine del telegiornale TG1 Tgecc sono pagati dall'industria cinematografica o dall'industria discografica non sono notizie mentre questo è scorretto perchè il TG! dovrebbe dare notizie no le pubblicita la pubblicita dovrebbe dichiarare se stessa e in alcuni casi non dichiara se stessa ma è pubblicità i due intervallini che fa la Simona Ventura anche quelli sono trailer pagati pubblicitari sicche è tuttuntutta una specie di investimento malgrado ciò attenzione perche ragionate malgrado ciò il pubblico esiste in alcuni casi il lancio e suu eè supportato da grosse cifre può fallire per esempio David Bowie ha pagato la cifra per il pezzettino per presente e questo arriva in aereo due ore prima un'ora prima corre in macchina alla Simona Ventura si mette li la tra la musica è playbacksicchè non fa' nulla fa due o tre battute una risatina riparte va in aereoporto e riparte capito sicchè malgrado ciò il lancio può fallire rispetto alla spesa e non è detto che funzioni perchè il pubblico c'e il pubblico c'è sempre cioè anche li sono grossi casin a me interessa il vostro parere su tutto no no ma il problema c'è da trovare un minimo di soluzione d'altra parte la soluzione non è accettare io ti posso garantire che nella musica da dove vengo ci sono dei figli di papà che hanno costretto il babbo a spendere cifre enormi per avere per avere per entrare per suonare queste cose quì e malgrado ciò hanno fallito forse propio anche anc capito propio per nella pittura c'è un figlio di produttori di gelati famosissimo che non vidico è che ha speso cifre immani per lanciare il suo prodotto e ancora nessuno compra i suoi quadri ma non semppre il denaro ti da la soluzione però comunque questi meccanismi questi meccanismi sono meccanismi commerciali e hanno boisogno di denaro non c'è non c'è verso però però però però ecco il gioco dovrebbe cabiare perche cioè come dice lui il parlare non è a pagamento ci sono alcuni fare non sono a pagamento in questo senso e e lo scrivere non è a pagamento eccetto nella società dove l'analfabetismo è tale che c'è lo scrivano che t'aspetta al tavolinetto ti scrive la lettera quindi in alcuni casi è a pagamento e dunque un suonare un cantare cioè c'è il mondo del dilettante dell'amante sincero che potrebbe essere distribuito ma non è distribuito ecco non bisogna demonizzare però la televisione come dici te è cioè la televisione è un bene non è un male è non avete mica visto la televisione ieri sera la trasmissione che si chiama Excalibur su benigni eravate al cinema .. è io sono d'accordo con grossomodo se questo discorso vi interessa lo continuiamo la prossima volta quando volete voi così ogni quindici giorni ogni venti ogni mese e allora si porta avanti questo tipo di ricerca dove io voglio arrivare ad avere delle risposteprincipalmente sul fatto di chi gestisce la parola musica cioè questo tipo di discorso cioè questo tipo di ndiscorso ma Spandau Ballet non è musica perciò valgono i tuoi cento di triesteè no no pero non bisogna cioè il problema mio è adesso fotografare la situazione cioè dirle queste cose che siano fotografate perchè ci sono varie battaglie che prima o poi comunque qualcuna va anche vinta per esempio la storia della musica è quasi tutta dedicata al classico siamo arrivati faticosamente ad vere anche un capitolo sul jazz ma è una storia separata capito cioè c'è un casino di storie separate io per avere notizie sul valzer nell'ottocento ho dovuto faticare a livello musicologico per riuscire a trovare dei testi sulla storia del valzer la quale è praticamente tutta cancellata semicancellata è difficilissimo trovare notizie mentre e francamente e umanamente io non considero il valzer di Strauss per lo meno i cinque o sei principali valzer di Strauss figlio non considero ee inferiori aa formalmente a sinfonie del settecento è eppure cioè io voglio seguitare a ragionarci sopra che poi non trovi la soluzione voglio seguitare a ragionare con le altre persone ripeto a e egoisticamente io l'ha risolta la mia situazione l'ho risolta ho trovato la maniera di mantenermi mantenere la moglie mandare il figlio all'università non è che ho fatto i miliardi ma l'ho risolta un po' con la pittura un po' con le conferenze ma questo non significa hai capito non significa che sia un mondo non dico giusto ma insomma non mi convince l'analisi che si fanno non mi convince cioè un casino di riviste rock ma argomenti che cioè si ignorano gli ambienti adesso siamo in una fase che si ignorano perchè tanto non vale la pena cioè il rock dice non vale la pena perdere però scusate la espressione volgare lo prende in culo perchè miliardi vanno sul classico e lui deve faticare a fare le lire le farà anche ma deve faticare eccetto un centinaio di gruppi ma e il resto comunque non mi sembra giusto che non mi sembra giusto che non venga aiutato dallo stato e poi non mi sembra giusto neppure che lo stato aiuti e allora non aiuti nessuno se lo stato non aiuta nessuno vediamo che richiesta c'è del Barbiere di Siviglia ce ne sarà anche e se lo pagheranno pagheranno centomilalire a testa diminuiranno prenderanno il treno per andarlo ad ascoltare a Pesaro non lo so ma intanto quello è il mercato reale di Rossini che non è morto sia chiaro però vorrei conoscere il mercato reale questa situazione scolastica in cui il classico è inposto è  a me mi sembra bhè comunque ripeto è ma non è poco cioè a me questa faccenda che Ciampi esiga cinquanta esecutori perchè è Ciampi forse perchè non ne esige mille forse gliene danno anche mille perchè al capo dello stato non si può dir di no ma se ne chiede mille si sputtana perche dice ah guarda quanti musicisti ah allora è Ciampi che comanda tutti quanti se ne chiede dieci si sputtana nell'altro senso ah guarda gli danno solo è o la giusta misura per salvare il prestigio è io vi ringrazio ma non credo di avervi interessato eccessivamente però si guarderà tra un mese perchè un c'è niente da fare perchè ah ah per esempio Muti Muti no Muti Muti Muti si è sempre stato così il movimento ma non in senso democratico non in senso antidemocratico eee Muti Muti per esempio Muti è un folle totale cioè Muti fa la sua opera alla Scalae vabbè cosa fa Gluck è la la seconda parte trasformata da Wagner vabbè cazzi suoi fa Gluck alla Scala daccordo poi non ci va il ministro alla cultura non ci va chi è che non ci va?  non ci va la Melandri e s'incazza e come mai si e che l'hai fatto l'hai fatto per loro o lo hai fatto perchè è musica o lo hai fatto per per le altre a parte il Fatto che la Scala non esiste più come teatro aperto è già tutta prenotata è già tutta venduta perciò è una riunione di aristocratici ma e daccordo son state dette queste cose ma e la cosa che mi secca è dal punto di vista teorico allora la musica è perchè è in primis per il ministro della cultura ema no ma lui non c'ha neanche il pudore ma no ma la mancanza di pudore hai capito il fatto che lui lo teorizzi questo qui il fatto che il ministro in fatti il ministro tutto sommato è stato più intelligente di lui e gli ha risposto no io ero a casa e mi ascoltavo una registrazione di Toscanini è una risposta eccezzionale perchè prima di tuttolui confronta una registrazione con la prima alla Scala come dire guarda ci sono anche le registrazioni oggi è non te lo dimenticare e secondo poi la risposta sprezzante come d te non mi dai ordini io faccio quello che mi pare ma principalmente c'è la faccenda di ascoltare che non è vero è una risposta come dire ma ma il gesto implica che lui pensi di avere il potere di dire questo non è che a muti gli è scappato così perchè s'è incazzato o perchè il popolo la gente lo considera un imbecille no lui tutto sommato la la gente non lo è pensa e di aver detto una cosa giusta io ho fatto una cosa importante per l'italia non solo ma è e il ministro non me lo riconosce e lui rappresenta la musica italiana però la musica non ita lui rappresenta la musica valore moto alt valore alto e nel momento in cui ha messo in risalto questo valore il rappresentante del popolo non è venuto la è è enorme la cosa ma neanche che la musica classica non rappresenta lui voleva questo questa investitura e lui nongliela ha data ma insomma nonè che l'abbia perduta perchè insomma è ora litigano per delle cifre enormi perchè pensano che la ristrutturazione della Scala venga fatta male o venga fatta in maniera insufficiente o venga fatta con ritardi incredibili ma non è mica una delle prima necessità è della dell'ambiente musicale e ma nessuno lo dice c'è anche questo di fatto avevamo un periodo in cui la contestazione era moto più foerte e si poteva tranquillamente dire cioè il periodoin cui hanno sputato alle persone che entravano alla Scala è o che hanno buttato pasticcini crema non lo so c'era c'era il Tozi è he he he  a me interessa il fatto che con questo rubano la parola musica facciano quello che vogliano però e non mi portino via la parola musica perchè è anche mia che non vado alla Scala e cioè e invece in questo senso è ora Fazio Fazio ha invitato Ciampi al Festiva di San Remo ora io considero il festicval di San Remo una puttanata però Fazio ha invitato Ciampi e Ciampi gli ha detto di no e gli ha detto di no io volevo sapere la giustificazione ma la giustificazione e un l'ha data ecco mntre se se lo invitava e così via è va bene io ora vi devo rigraziare e devo andare via come è andata che voto mi dai.
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"Proposta n.3: Tocco d’artista", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia<br>
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"Paginaperta", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia<br>
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"Soggetti di frontiera", Padiglione espositivo, Fortezza da Basso, Firenze<br>
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"Identitad, Differenz", Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz<br>
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"Collection Block", Statens Museurn for Kunst, Kobenhavn<br>
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"Maestri Contemporanei: antologia scelta", centro tornabuoni, Firenze<br>
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"Florentinisches tagebuch", Museo Marino Marini, Firenze<br>
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Fluxus Virus, Schùppenhaurer Galerie, Colonia<br>
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"Discussione. La Teoria dell’arte in Fluxus", Ulisse & Calipso, Napoli<br>
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"Flux-Flag Show", Budapest<br>
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"Sous l’influence de Fluxus", Galerie M. Monreal<br>
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"Collection Block", Museet för Nutidskunst, Kobenhavn<br>
  
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'''1993:'''<br>
  
== Webliografia ==
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"Collection Block", Listasafn Islands, Reykjavìk e Kunstalle Nürnberg, Nürnberg<br>
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"Proposta n.3: Tocco d’artista", Villa Pacchiani Centro di Attività espressive, Santa Croce sull’Arno<br>
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"Il suono rapido delle cose: Cage & Company", Antichi Granai Della Serenissima, Giudecca, Collezione Peggy Guggenhaim, Venezia<br>
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"Il mondo del corpo", Studio Oggetto, Milano<br>
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"In the spirit of Fluxus", Walzer Art Center, Minneapolis, Minnesota e Whitney Museum of American Art, New York e Museum of Contemporary Art, Chicago, Illinois<br>
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"Flux Attitudes", The New Museum of Contemporary Art, New York<br>
  
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'''1994:'''<br>
  
“Ubi Fluxus , Gino di Maggio, Venezia.
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"In the spirit of Fluxus, Wexner Center for the Visual Art", Columbus, Ohio e San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, California e Santa Barbara Museum of Art, Santa Barbara, California<br>
1992:
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"Shape your body:(verso il corpo astratto)", Galleria La Giarina, Verona<br>
, Studio Oggetto, Milano.
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"Giuseppe Chiari. Extra", Houston<br>
, Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia.
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"Giuseppe Chiari. Trattato di musica", Studio Oggetto, Milano<br>
, La Spezia
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"Giuseppe Chiari. La Chitarra", Studio Oggetto, Caserta<br>
, Padiglione espositivo, Fortezza da Basso, Firenze.
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.
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, Statens Museurn for Kunst, Kobenhavn.
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, Museo Marino Marini, Firenze.
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Fluxus Virus, Schùppenhaurer Galerie, Colonia.
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“Discussione. La , Ulisse & Calipso, Napoli.
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'''1995:'''<br>
  
[[Categoria: Chiari Giuseppe]]
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"Maestri Contemporanei: antologia scelta", Tornabuoni arte, Firenze<br>
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"In the spirit of Fluxus", Foundaciò Antoni Tàpies, Barcellona<br>
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"XL Mostra nazionale d’arte contemporanea: disegni del novecento", galleria civica d’arte contemporanea, Termoli<br>
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"Fluxus: una storia veneta", Palazzo Agostinelli, Bassano del Grappa<br>
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"Calligrafie, ovvero la scrittura dipinta", Palazzo Fazio, Capua e Centro d’arte Spaziotempo, Firenze e living Art Gallery, Milano<br>
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'''1996:'''<br>
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"Il fascino dell’oggetto", Dopotutto, Prato<br>
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"Ascoltare l’immagine: l’esperienza del suono negli artisti della Visualità", Palazzo Mediceo, Serravezza<br>
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"Conceptual music: Giuseppe Chiari", Palazzo Rocca e Spazio Multimediale ex Chiesa di San Francesco, Chiavari<br>
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"Giuseppe Chiari. Collage. Opere 1964-1996", Rocca di Umbertide, Centro per l’arte Contemporanea, Umbertide, Perugia<br>
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'''1997:'''<br>
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"Giuseppe Chiari. Pittura Necessaria", Galleria Santo Ficara, Firenze<br>
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"Dadaismo dadaismi: da Duchamp a Warhol 300 capolavori", Galleria d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Forti, Verona<br>
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'''2000:'''<br>
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"Musica et cetera", Palazzo Fabroni, Pistoia<br>
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'''2002:'''<br>
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"Strumenti Musicali", Galleria Vannucci, Pistoia<br>
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'''2003:'''<br>
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Biennale di Ceramica Nell'Arte Comtemporanea (2° Edizione); Diverse sedi, Albisola (Sv)
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Gesti Sul Piano e Oltre; Galleria QAL At, Caltanissetta
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Arte In Italia Negli Anni 70; Polo Umanistico, Erice (Tp)
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'''2004:'''<br>
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Nero su Bianco; Fondazione Achille Marazza, Borgomanero (No)
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La Via Dell'Arte; Chiesa Anglicana, Alassio (Sv)
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Deliberatamente; Rocca Sforzesca, Soncino (Cr)
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From Cage. Echi D'arte; Spazio Danseei, Olgiate Olona (Va)
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Il Disegno Nell'arte Italiana Dal 1945 al 1975; Fondazione Bandera, Busto Arsizio (Va)
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Quattro Progetti Per Quattro Appuntamenti; Base, Firenze (Fi)
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Tra i Segni Del' 900; Atelier Dell'Arco Amoroso, Ancona (An)
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'''2005:'''<br>
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"Le scelte trasgressive” presso la GNAM - GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA di Roma. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna propone un evento inedito di uno dei padri riconosciuti dell’avanguardia artistica italiana: GIUSEPPE CHIARI, una grande istallazione dell’artista fiorentino, dal titolo OMAGGIO A ROMA
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'''2006:'''<br>
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mostra e convegno "Mappe resistenti” presso il Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova.
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'''2007:'''<br>
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mostra "Linguaggi del corpo” presso lo studio Gennai di Pisa.
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mostra "L'arte e' facile, l'arte e' difficile” che trae ispirazione dall'opera del 1978 L'arte e' difficile della serie "Statement", a Verona.
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mostra "Stravolti. Ritratti/Autoritratti” presso la galleria Martano di Torino.
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festival di videoarte "Ferrarainvideo 2007 - The Scientist” presso la Sala Estense di Ferrara.
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mostra "Interrotti transiti” presso la Loggia della mercanzia di Genova.
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mostra "Viaggio nella parola” a La Spezia.
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mostra "Tuttolibri” a Milano.
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'''Cronologia comparata degli eventi Fluxus con l’attività di Chiari dal 1951 al 1964'''<br>
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'''1951-57:'''<br>
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G. Chiari: Do, Intervalli, Studi sulla singola frequenza. Composizioni per pianoforte<br>
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G. Chiari, P. Grossi: Vita Musicale Contemporanea, Associazione culturale, musicale sperimentale<br>
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'''1952:'''<br>
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J. cage: Theatre Piece No.1.<br>
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Black Mountain College, U.S.A.<br>
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Concerted action combining: painting, dance, films, slides,<br> recording, radios, poetry,piano,lecture/with audience<br>
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in the middle/a collaboration by john cage, merce cunningham,<br>
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charles olson robert rauschemberg, m.c. richard, david tudor<br>
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'''1959:'''<br>
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16/10-5/11, AA.VV.: Toward Event (an arrangement)<br>
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New York, Rueben Gallery, U.S.A.: A. Kaprow, 18 Happenings in 6 <br>
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Parts: R. Montague -who speaks and moves, S.Prendergast<br>
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-who moves and plays a musical instrument, L.Samaras<br>
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-Who speaks, plays a game and musical instrument, J.Weinberger<br>
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-who moves and plays a musical instrument, R. Whitman<br>
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-who moves, speaks and plays a game, S.Francis, R.Grooms. D.Higgins,<br>
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L. Johnson, A.Leslie, J. Milder , G.Segal, R. Thompson<br>
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-each of whom paints, the visitors who is it in various chairs-<br>
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'''1960:'''<br>
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14/3, AA.VV.: A concert of New Music<br>
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New York, The Living Theatre, performance by: A. Kaprow (sound piece 1958) G. Brecht (1 card piece for voice 2. candle piece for radios) A. Hansen (bibbes o tao), R. Rauschenberg(telephone music), R. Johnson (A sequence of stuttering records), R. Maxifield (cough music), J. Cage (imaginary Landscape n .5), Mc Dowell(music for a while)<br>
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11/6, AA.VV.: An evening of sound theatre-happenings<br>
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New York, Reuben Gallery, J. Dine (Vaudeville act) A. Kaprow ( intermission piece) R. Whitman (E.G.-) G. Brecht (Gossoon) R. Maxfield (Electronic Music)<br>
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'''1961:'''<br>
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AA.VV.: Performance at Yoko Ono s Studio<br>
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New York, Chamber street ,S. Morris, d. Lindberg, P. Corner, L.M. Young, T. Ichiyanagi, H. Flint, J. Byrd, J. Mac low, R. Maxfield<br>
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25/4- 16/5, AA.VV.: Musiqua antiqua et nova<br>
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New York, AG Gallery: lecure-demonstration festival of electronic music, works by: J Cage, Hirsh, D. Higgins, J.maclow, E. Brown, J. Mc Dowell, D. Johnson, B. Morris, P. Davis, J. Fisher<br>
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1-30/6, AA.VV.: Neo Dada in der Musik<br>
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Kanimerspiele Theater di DusseldorfGeorge Brecht, Nam June Paik Dick Higgins, Sylvano Bussotti, Jackson McLow, George Maciunas, La Monte Young, Wolf Vostell<br>
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'''1962:'''<br>
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23/9, AA.VV.: Fluxus Internationale Festspiele Nuester musik<br>
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Wiesbaden, hoersaal staed, museum. 14 konzerte: D. Higgins, A. Knowles, N.J. Paik,E. Williams, A. Koepcke, W.Vostell, R.Filliou, G. Maciunas<br>
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23/10-8/11, AA.VV.: FESTIVAL OF MISFITS (MISFITS FAIR)<br>
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Londra Gallery One: A. Koepcke, G.Metzger, R. Page, B.Petterson, D. Spoerry, B Vautier<br>
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23-28/11, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS<br>
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Copenhagen, Galerie Kopcke, Kunstbiblioteket, 6 konzerte: G. Maciunas: neodada i musik, teater, digt, kunst -M. Kagel:det instrumentale teater- G. Chiari [[Gesti sul piano]]<br>
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perf. by: E. Williams, J. mac low, W. Vostel, D. Higgins, A.Knowles, G.Maciunas, N.J. Paik, A. Koepcke, R. Filliou<br>
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3-8/12, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS<br>
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Parigi, American students center, poesie, music et antimusique, evenementielle et concrete: R. Filliou, E. Williams, A. Koepcke, T. Schmit, G. Maciunas, D. Higgins, A. Knowles<br>
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G. Chiari : [[Gesti sul piano]], Lettera, Le Corde, Per Arco<br>
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Composizioni per vari strumenti<br>
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G. Chiari, S. Bussotti: [[Musica e Segno]], Galleria Numero, Roma<br>
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'''1963:'''<br>
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28/3, AA.VV.: Fluxus concert<br>
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Oslo, link samaras , kind of stage piece: D. Higgins, A. Knowles, E. Williams, R. Watts, B. Patterson, B. AF Klintberg, Hanson, and other<br>
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1/6, AA.VV.: FLUXUS-FESTIVAL<br>
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Copenhagen piece by E. Andersen, H. Christiansen, D. Higgins, J. Davidsen , A. Koepcke<br>
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23/6, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL<br>
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Amsterdam, Hypokriterion Theatre<br>
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-theatre compositions<br>
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-street compositions, exhibits<br>
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-electronic music by: G. Maciunas, N.J. Paik, T. Schmith, E;<br> Williams, R. Watts, D. Higgins, A. Knowles, D. Spoerry, G.Brecht,<br>
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A. Koepke, G. Ligeti, T. Ishiyanagi, J. Mc low, B. Patterson,<br> L.M.Young, R. Maxifield,<br>
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B. Vautier, J. Cage, W. De Maria, B. Brotzmann, M.Laurens Montw e, W. de Ridder<br>
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21/8, AA.VV.: AvantGarde Festival, New York<br>
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G. Chiari: Teatrino. Composizione per pianoforte e oggetti<br>
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25/7-3/8, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL OF TOTAL ART<br>
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Nizza, hotel Scribe, 1 concert, 7 street events<br>
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pieces by: B. Patterson, R. Watts, B. Vautier, N.J. Paik, D. Spoerri, G. Brecht, G. Maciunas, D. Higgins, L.M.Young<br>
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8/10, AA.VV.: FLUXUS - POESIE ET CETERA (ANTI THEATER)<br>
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Parigi, Museo d arte Moderna, piece by: T. Brown, , P. Keene, D. Higgins, J. Mc Low, G. Maciunas, R. Watts, E. Williams, B. Patterson, A. Hansen, T. Riley, L.M. Young, A. Knowles, S. Morris G. Brecht<br>
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30/10, AA.VV.: ART DU LANGAGE<br>
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Sopt compositions Simultanées: B. Patterson (paper piece), A. Hansen (?), T. Riley (Ear Piece), L.M. Young (Poem for tables, benches e chairs), A. Knowles (Shuffling piece), S. Morris (introductions for dance), G. Brecht (word event)<br>
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AA.VV.: Settimana Internazionale Nuova musica, Palermo,<br>
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G. Chiari, S. Bussotti, Miccini: Gruppo ’70<br>
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'''1964:'''<br>
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11/4-23/5, AA.VV.: FLUXUS CONCERTS<br>
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New York, ay-o/carnegie hall, canal street<br>
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CONCERT No1: performances by: N.M.Paik, G. Brecht, E. Williams, Ch. Shiomi, B. Patterson, T. Kosugi, G. Maciunas, R. Watts, B. Vautier,G. Brecht, A. Knowles<br>
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CONCERT No2: Trace kkkk by R. Watts<br>
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CONCERT No3: piece and performances by: T. Schmit, D. Higgins, E. Williams, B. Vautier<br>
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CONCERT No4: requiem for wagner D. Higgins<br>
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CONCERT No5: piece and performances by , G. Maciunas, G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,T. Schmitd, G. Ligeti<br>
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CONCERT No6: concert A-Yo<br>
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CONCERT No7: piece and performances by: D. Higgins, Ch. Shiomi, G. Brecht, T. Kosugi,L.M. Young<br>
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CONCERT No8: Zen for film N.M.Paik<br>
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CONCERT No9: piece and performances by: G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,J. Jones<br>
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CONCERT No10: sanitas T. Schmit<br>
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CONCERT No11: FLUXUS COLLECTIVE COMPOSITION (MOVING THEATER)<br>
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CONCERT No12: Street composition to be unveiled N.M.Paik<br>
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25/5, AA.VV.: FESTIVAL DE LA LIBRE EXPRESSION<br>
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Parigi, Vernissage de l’exposition<br>
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-Co/invention no1: the spaghetti sandwich (action) By R. Filliou/E. Williams<br>
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-Co/invention no2: the pink ear plug (Ist performance-piece) By R. Filliou/E. Williams<br>
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-Bottled humanism, ferro, gold water (happening)<br>
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-Seance de cinema<br>
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-Re-Fluxus Kiss me B. Vautier+ D. Pommereulle<br>
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-Meat Joy C. Sheemann<br>
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G. Chiari: Don’t Trade Here. Azione Performativa, Galleria<br>
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==Bibliografia:==
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* 1964-1984, AA.VV, ''L’immaginario Ritrovato'', Il Candelaio editore, Certaldo
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* 1970, Chiari Giuseppe, ''Basta non leggere libri e questi non esistono'', Firenze.
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* 1973, Chiari Giuseppe, ''Musica Madre'', Preparo editore, Milano.
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* 1990, Chiari Giuseppe, ''Dubbio sull'armonia'', Hopefulmonster editore, Torino.
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* 1992, Pedrini Enrico, ''Giuseppe Chiari e la teoria dell'arte in Fluxus'', Ulisse & Calipso editore, Roma.
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* 1992, AA.VV, ''I teorici dell’arte'', libro realizzato in occasione della mostra Giuseppe Chiari ''studio Oggetto'', Ulisse & Calipso edizioni mediterranee, Milano
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* 1994, Chiari Giuseppe, ''Musica et cetera'', Dell'ortica editore.
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* 1996, Chiari Giuseppe, ''Note intorno al rapporto con Duchamp'', in ''Nuova meta–parole e immagini''.
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* 1997, Pozzi Gianni (a cura di), ''Pittura Necessaria, una conversazione con Giuseppe Chiari, Santo Ficara editore, Firenze.
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* 1998, Tommaso Tozzi (a cura di), ''Sul problema della parola musica, conferenza di Chiari Giuseppe in occasione
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del seminario Hacker Art all’interno del Hackmeeting ‘98'', CPA Firenze Sud editore, Firenze.
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* 2002, AA.VV, ''Giuseppe Chiari: Strumenti musicali'', Catalogo della mostra, Galleria Vannucci, Pistoia
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* 2002, AA.VV, ''Chiari-Miccini.Pienotti-Ranaldi, Parise editore, Adriano
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* 2003-2004, Monconi Francesco, (Tesi) ''Rumori di Chiari nella poetica Fluxus''.
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* 2004, Balzola Andrea, Monteverdi Anna, ''Le Arti Multimediali Digitali'', Garzanti Libri editore, Milano.
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[[Categoria:scheda]]
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[[Categoria:Chiari Giuseppe]]
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[[Categoria:1926 d.c.]]
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[[Categoria:2007 d.c.]]
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[[Categoria:Firenze]]
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[[Categoria:Italia]]
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[[Categoria:precursori]]
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[[Categoria:fluxus]]
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[[Categoria:performance]]
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[[Categoria:Arte e scienza]]
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[[Categoria:Videoarte]]

Versione attuale delle 00:46, 13 Nov 2012

Chiari Giuseppe

Personaggio o Gruppo:

Chiari Giuseppe

Biografia:

Giuseppe Chiari nasce a Firenze il 26 settembre 1926. Intraprende gli studi di ingegneria contemporaneamente a quelli di pianoforte e composizione, con l’intento di diventare un pianista di musica jazz, manifesta inoltre interesse verso il cinema, le arti visive, l’architettura e la letteratura, interessi che favoriranno lo sviluppo di una attitudine culturale poliedrica sufficiente a non consentire, nell’ambiente culturale fiorentino, una sua immediata identificazione artistica.

Nel 1947 inizia la sua attività musicale, parallelamente a quella di scrittura critica d’arte visiva e di musica e del 1950 sono le sue prime composizioni: "do", "Studi sulla singola frequenza" e "Intervalli". Chiari in questo periodo è affascinato dalla creazione strutturata, analitica e concettuale, da tutto ciò che è invenzione non sentimentale e idealistica. Musicalmente conosce già ampiamente le maggiori istanze musicali del secolo e della dodecafonia ne apprende un aspetto fondamentale: creare le proprie regole logiche per comporre.

Attratto dalle ricerche di John Cage, che erano state portate a Firenze agli inizi degli anni ‘50 da Sylvano Bussotti dopo un suo soggiorno a Parigi, Chiari ha cominciato a interessarsi a ricerche sperimentali di musica visiva e dall’incontro con Pietro Grossi, che si compiace della preparazione matematica di Chiari nella concezione delle sue composizioni e della sua conoscenza delle avanguardie musicali, prende avvio un sodalizio che si concretizza con la costituzione dell’associazione "Vita musicale contemporanea" un punto di incontro e luogo in cui sperimentare le pratiche di combinazione matematica nella concezione musicale. Al gruppo collaboreranno personalità come Sylvano Bussotti, il fisico Giuliano Toraldo di Francia, il filosofo Preti, lo storico Garin e il critico d’arte Migliorini. In quel periodo Chiari comincia a porre l’uomo e il dibattito politico e sociale che lo circonda al centro di ogni possibile attività, inclusa quella artistica. Fondamentale è anche l’esperienza del Dadaismo e di Duchamp.

Nel Periodo tra gli anni ‘50 e ‘60, Chiari si allontanerà dalla "ripetizione sempre uguale" delle opere, proprie di molte esperienze artistiche a lui contemporanee, per attuare una preminenza dell’alterità sull’identità. A partire dagli anni ’60, Chiari, insieme ad altri artisti tra cui Bussotti e Cage, inizia ad addentrarsi nelle componenti grafiche della scrittura musicale, basandosi sulle "parole in libertà" e sulle "parolibere" del futurismo. Inizia a sperimentare partiture in grado di trasformarsi in elaborati diagrammi, composizioni visive non più fatte per essere eseguite e poi ascoltate, bensì per essere guardate e vissute.

L‘arte, secondo Chiari, si mescola al differente, per questo è costantemente variabile così da risultare "viva". La musica invece, è il confronto fra corpi e gesti dichiarando che quando un gesto è compiuto ed un suono suscitato non è più possibile modificarli, sono già accaduti. (Gesti sul piano G. Chiari 1962). Nel 1962 con l’opera "Gesti sul piano" (opera che si basa sull’espressività dei gesti, di articolazioni, combinazioni e figure che rivelano sonorità nelle quali ogni nota prodotta è un elemento autonomo con un suo carattere di identificazione specifico) Chiari aderisce al gruppo internazionale e interdisciplinare Fluxus che in quel periodo si trova a Wiesbaden per progettare un festival organizzato in cinque sezioni geografiche: Stati Uniti, Europa dell’Ovest, Europa dell’Est, Giappone, Canada. Heinz Klaus Metzger, esperto di filosofia e musica nella sezione Europa Ovest, propone il nome di Giuseppe Chiari agli organizzatori. Il gruppo Fluxus e in Italia l’artista Chiari, portano avanti la grande affermazione delle avanguardie storiche di un’arte di ricerca, che si allontana definitivamente dall’arte di tradizione.

Di grande intensità operativa il 1963 è l’anno dell’interesse verso le ricerche sul valore visuale del testo scritto operate dal Gruppo 70 di Firenze, a cui contribuiscono anche Bussotti, Miccini e i pittori Antonio Bueno e Silvio Loffredo , in cui si tenta di coniugare materiali ready-mades estrapolati di peso da rotocalchi vari ma invertiti dal punto di vista del significato mediante l’utilizzo della parola; queste ricerche saranno il fondamento di una nuova corrente sperimentale che assumerà successivamente il nome di "Poesia Visiva". Chiari per queste ricerche utilizza la partitura musicale non solo come base per eseguire un brano sonoro, ma anche come "pittura" da guardare, nella quale le note e la raffigurazione dei gesti per eseguirle, diventano elementi visuali di una composizione grafico-pittorico.

Il 1964 è l’anno in cui Chiari diviene performer delle proprie opere concentrando così nella figura dell’artista e nella sua gestualità l’elemento fondamentale dell’opera d’arte, non più affidata ad un esecutore, dando valore all’autopresentazione, associando il momento autoesibitivo a quello della musica d’azione e della esemplificazione delle diverse operazioni concettuali, tuttavia l’autopresentazione, la gestualità narcisistica, resta la realizzazione della singola opera legata quindi all’interpretazione del brano musicale.

Nel 1968 irrompono in ambito artistico le proposizioni concettuali le cui formulazioni e i cui enunciati condividono in parte la tensione antimerceologica e di sottrazione del prodotto creativo o di lavoro al mercato e ai suoi meccanismi di profitto. Chiari non solo aderisce a suo modo alla nuova coniazione linguistica che condivide per logica e attitudine formale, ma frequenta anche i protagonisti della nuova tendenza: Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Vincenzo Agnetti, Vito Acconci, Jan Wilson, Robert Barry e numerosi altri.

Dal 1969 ha inizio con sistematicità la produzione di statement che ben presto assumono, come negli slogan del maggio francese del 1968, la valenza apodittica di frasi inconfutabili emesse a raffica continua. Questi statements saranno come le foto delle azioni compiute da Chiari e posti in qualità di opere in loro sostituzione e una volta cessato l’atto performativo restano iconograficamente come il fatto testimoniale irreversibile nella memoria, ma dialettico nella ragione di ciascuno. Aspetto non indifferente dell’attività di Chiari e di musicisti come lui è la preoccupazione del proprio mantenimento. Dopo l’attività di critica e di giornalismo, dopo l’impiego redazionale presso la casa editrice La Nuova Italia di Firenze, dopo circa quindici anni di attività compositiva, negli anni ‘70 Chiari smette di comporre ed inizia una intensa attività di concerti, performances e conferenze che lo portano, fra l’altro, a Berlino, Londra, Parigi, Vienna, Milano, Venezia, Roma, New York. Contribuiscono inoltre alla professionalizzazione dell’attività musicale di Chiari sia una serie di richieste provenienti dal mondo politico della sinistra che lo invitano a portare la sua opera in numerose sedi ed è il caso ad esempio di "220 titoli di giornali" performance a base della lettura e analisi del giornale La Nazione, sia con la pubblicazione di vari testi tra cui: nel 1969 presso l’editore Lerici, per espresso invito di Magdalo Mussio, il suo primo libro è "Musica senza contrappunto", al quale è seguito nel 1971 "Senza titolo" un repertorio di slogan presentato alla Galleria Toselli di Milano in occasione di una sua personale, nel 1974 "Musica Madre" un’antologia di frasi e componimenti per l’editore Prearo, nel 1976 esce "Metodo per Suonare", che fra l’altro contiene l’opera del 1969 "Suonare la Città" in cui Chiari analizza e trasforma la città in uno strumento musicale, nel 1994 "Musica et cetera" in cui riflette sulle implicazioni della musica all’interno di un ampio meccanismo culturale, del 1999 infine è "Frasi". Nella maggior parte dei libri di Chiari, oltre al fondamentale significato dei concetti espressi, bisogna sottolineare la particolare impaginazione che fa assumere alle parole, alle frasi un valore grafico-estetico in un linguaggio visivo al pari di linee e colori, tali da considerarli come opere artistiche a vasta tiratura.

Dagli anni ‘80 e ‘90 Chiari ha cominciato ad esaminare mezzi espressivi come i collages, spesso completati con i già citati statement, nei quali non si limita ad incollare fogli di giornale, strisce colorate, adesivi, fogli musicali, semplicemente su fogli di carta, su spartiti musicali o su tavole di legno ma anche su strumenti musicali quali chitarre e violini, ricercando una possibile contaminazione tra visualità e sonorità intrinseca dello strumento anche se spesso è privato della sua funzione primaria. Chiari interagisce con questi oggetti attraverso una processualità di inversione reciproca. Chiari in quest’operazione artistica costituisce una catalogazione che toglie ogni oggetto dal suo contesto per abbandonarlo alla dialettica della negazione e per non restare in un’unica situazione. Immaginando ciò che accade nei diversi mondi possibili, concepisce un intenzione come a-funzione, in modo tale che in ogni mondo possibile si determini un’estensione.

Muore a Firenze nel maggio del 2007.

Sito web:

http://www.giuseppechiari.it/T3/M/

Poetica:

Secondo Chiari tutti possono fare arte basandosi sulla quotidianità di una società di massa e il compito dell’artista è quello di mantenere le intime relazioni tra l’essere umano e l’universo.
La sua poetica si basa su una musica-visiva, creata attraverso partiture che diventano elaborati diagrammi, ovvero composizioni visive non più fatte per essere eseguite e poi ascoltate, bensì per essere guardate e vissute dallo spettatore-fruitore.

Alcune interviste e conversazioni dal 1976 al 2003

Intervista di Helena Kontovà del 1976.

Helena Kontovà: Pensi di essere un artista importante?

Giuseppe Chiari: lo sono un artista. Ma lo hanno deciso gli altri. Nel mio pezzo "La confessione" che ho fatto alla Biennale di Venezia due anni fa io ho descritto giorno per giorno come nei miei rapporti con gli altri il mio ruolo veniva costantemente cambiato. C’era un posto per me, ma questo posto si avvicinava sempre più all’angolo dell’artista. Finchè mi sono ritrovato cambiato da studente a artista. Ma forse oggi non esistono artisti ma solo studenti. Come tu ben sai il futuro è il presente. Il futuro è già realizzato. Noi lo chiamiamo futuro tanto per dargli un nome misterioso. In verità sappiamo bene che il futuro è fra di noi. Tu per esempio sei futuro. Tu mi chiedi anche se mi sento importante. Si. Sono molto importante. Tanto importante che senza di me, io non ho il senso dell’esistenza del mondo. Il mondo esiste senza di me? Ti confesso che non lo so. D’altra parte devo mettere in dubbio anche la tua esistenza. Questo è difficile per me. Ma rimane molto importante esistere per me. Proprio per mettere in certezza l’esistenza dì te, di Giancarlo...Importante fra gli artisti? No.

H.: Sei stato sempre contento con il tuo lavoro artistico?

C.: Si. E’ bello cercare, trovare. E’ bello curiosare. Collezionare. E’ bello anche far vedere. Cedere a chi vede e anche a chi non vede. Non sono stato sempre contento. Chi è sempre contento? E’ impossibile esserlo. Magari uno è scontento perché arriva a Milano di notte tardi non trova una camera e non ha voglia di passare la notte in stazione. E questo è anche lavoro. Il lavoro artistico è bello ma è solo un tratto alcuni piccoli tratti della giornata, della vita. La vita è la strada...

H.: Preferisci passare alla storia più come musicista o come pittore?

C.: Nei libri di storia delle scuole elementari o liceali o universitarie? Nei libri delle elementari mi piacerebbe. In quelli universitari è facile ma in quelli per i ragazzi di sei sette anni -con un piccolo disegno illustrativo che mi raffigura al pianoforte –è difficile. Musicista. Pianista. Anzi lo sono un pianista. Mi sarebbe piaciuto molto essere disegnato mentre suono il pianoforte dà Alex Raymond; che è senz’altro il più grande disegnatore che io conosca. Purtroppo non è più possibile. ma anche da Williamson.

H.: Senti di essere ancora un artista di Fluxus?

C.: Si. Certo. E come si può rispondere di no, dal momento che Fluxus è solo un nome. Fluxus è la cosa più indefinita che conosca. Forse gli uomini che ho visto a Belgrado di notte pulire le strade con una grandissima pompa d’acqua -una pompa grandissima incredibile-forse quegli uomini sono Fluxus. Anzi lo sono senz’altro. Speriamo che in questo momento non stiano dichiarando la mia espulsione...

H.: Pensi che dopo Fluxus gli artisti hanno risposto in maniera nuova alla domanda: che cos’è l’arte? o pensi che non ci sia niente di nuovo dopo Fluxus.

C.: Bisogna fissare una volta per tutte il minuto Fluxus. lo proporrei senza sentire gli inglesi di dichiarare convenzionalmente che il minuto Fluxus è: le ore 7 e 13 minuti primi del 18 gennaio del 1962. Ora dato che siamo alle ore 5 e 20 dell’11 aprile 1978 non ci rimane che decidere a che velocità cambia l’idea di arte. Poniamo per ipotesi che cambi ogni 3 minuti. AI 18 gennaio del 1972 abbiamo già 174.800 cambiamenti. E siamo solo nel 1972. Come vedi Fluxus non è riuscito a fermare il tempo. Abbiamo tentato -come tutti; chi non ci prova -ma non ci siamo riusciti. Ora però noi abbiamo dato per verificata un’altra ipotesi: che l’idea dell’arte cambi insieme al tempo e non cambi continuamente ma a gradi, tanto da poter identificare un grado di cambiamento dopo l’altro. Un’ipotesi veramente complicata. D’altra parte se noi non passiamo quest’ipotesi siamo costretti a passare una di queste due:
1) l’arte è sempre stata e sempre sarà;
oppure: 2) l’arte è sempre in divenire.
La prima ci lascia completamente indifferenti come se l’arte fosse cosa che non può ricevere nessuna interferenza da noi. Qualcosa di altro da noi, sopra o sotto che sia.
La seconda ci chiede un’interferenza continua, ci coinvolge ma senza un minuto di respiro.
L’interferenza è fine a se stessa non ha nessuna possibilità di definire l’arte perché l’arte è dentro l’interferenza stessa, è dentro l’agire...
Dunque siamo costretti a passare a una terza ipotesi che però è sola, rubata alle due estreme. E’ un alternarsi delle due.

H.: pensi di essere più intelligente degli altri.

C.: Non so... di quali altri...

Il diario minimo di un provocatore dell’arte
Intervista di Stefano Milani

(Dopo l’intoduzione generica su Fluxus)[…] Si vede anche Bussotti, per un paio di volte (riferito Flux-festival).
Poi si ritirò. Perché si ritirò?

Non lo so. Ma in Italia si è avuta una storia molto ridotta e il fulcro era la Germania occidentale, penso soprattutto per motivi geografici, anche se poi i partecipanti venivano cercati dappertutto, in Algeria, Australia, Francia, mentre New York era una fucina di idee.

E cosa facevate?

Happening (la parola performance arriverà dagli Usa solo in seguito), perché di fatto "Fluxus" era un movimento di azioni, più che di produzione di oggetti.

Considerando che poi quegli eventi, o "Happening", sono stati immortalati in fotografie, e lo stesso destino è toccato alle partiture musicali, come è avvenuto questo passaggio dall’intervento pubblico all’esposizione nelle gallerie?

E’ avvenuto in sede sociale da parte dei collezionisti.
Moltissimo di "Fluxus" nasceva come copione per un’azione teatrale o per un’opera musicale. Sono stati il collezionismo, la critica, i letterati che, ramenando tutto questo materiale, lo hanno messo in cornice.Dieci anni dopo.

Ma facendo diventare oggetti, beni di mercato, quelle azioni che volevano essere momenti transitori, non siete caduti in grande contraddizione?

Ho capito, è uno sputtanamento, vuoi dire. In parte sì, ma non totalmente. Non era un movimento "duro", intransigente, e non voleva tagliare con nulla, né si permetteva di giudicare il mercato, pur disinteressandosene.

Quindi, a parer tuo, non si può parlare di banale commercializzazione?

No, è un po’ il discorso delle lettere di Gramsci. Valgono parecchio, tra certi collezionisti, sono anch’esse oggetti, tuttavia sarebbe sbagliato dire che il loro valore semantico, politico, letterario, diminuisce perché qualcuno lo compra.

Quanto al mettere in mostra delle partiture, come nel caso tuo e di Cage, come se fossero opere d’arte visiva, come pensi che vengono recepite dagli spettatori?

Non sono opere di arte visiva, restano partiture esposte. Che poi siano graficamente interessanti o meno, sono affari vostri, sono operazioni fatte dalla società, che le infila nella storia dell’arte.

Voi come l’avete presa un’operazione del genere?

Bene e male, sebbene andrebbe chiesto a ogni singolo artista. Noi teniamo alla diffusione per cui, se questa è storia dell’arte, siamo d’accordo purché aiuti a diffondere questo gioco, questo infantilismo. Se poi quella chitarra che strimpella al tocco dell’elastico sta in mostra in questa galleria, se le scritte di "Fluxus" e tutto il resto sono rimasti, allora c’è un perché, ovvero l’arte e il pensiero contemporaneo, l’estetica, avevano di simili interventi provocatori.

Oggi come si muovono i componenti di quello che è stato, o è "Fluxus"?

Siamo un centinaio di persone sparse per il mondo e ci ritroviamo ogni tanto, quando ci propongono manifestazioni, come nell’82 per i vent’anni di "Fluxus". Ma i rapporti sono informali e ognuno fa la sua vita. Quello che ancora ci unisce è un linguaggio artistico frammentario.Perché la nostra epoca, vorrei dire, è fatta di frammenti.

Per un’Arte Didattica
Intervista di Claudio Cerritelli del 1991

CERITELLI: "II giuoco dei dieci nomi" è il titolo di una performance che hai tenuto a Bologna, nella primavera del 1985, a conclusione della mostra personale presso la Galleria Nuova 2000, una esposizione significativa di tuoi materiali radicali (fogli bianchi strappati, scritte, fogli colorati, targhe, partiture ), insomma un repertorio di "Cartein cornice" che rompeva il clima conformista delle mostre di pittura allora dominante. In una serata di metà aprile tu eseguivi una discussione sul "Giuoco dei dieci nomi" documentato in questo libro così originale e atipico , invitavi il pubblico ad esprimere altrettanti nomi in relazione alla tua opinione che era quella di riassumere il mondo nel pensiero di Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso d’ Aquino, Galileo, Cartesio, leibniz, Newton, Kant, Hegel. Dopo questi dati, che è giusto ricordare a distanza di alcuni anni, veniamo ad una riflessione sull’oggi. l’idea di una performance basata sulla risposta del pubblico, sull’azione diretta degli spettatori conseguente ad un preciso invito ad elaborare un tema dato, è una novità oppure può collocarsi all’interno di un atteggiamento costante nella tua ricerca, sia come fatto linguistico sia come meccanismo di coinvolgimento?

CHIARI: Come meccanismo di coinvolgimento lo avevo già adottato sotto forme diverse, per esempio facevo una domanda del tipo: quale è per voi l’artista più grande? Sono sempre formule di inchiesta con uno schema che provoca la reazione del pubblico, è un happening-inchiesta che mi ha sempre interessato esercitare.

CERRITELLI: Mi pare comunque un gesto che non vive isolatamente nella tua complessa poetica linguistica ma può agevolmente ricondursi a quelle idee centrali da te più volte espresse nelle formule "l’arte è facile", "l’arte sarà di tutti", "l’arte è un’azione provvisoria utile nel suo momento di transizione" o ancora "qualsiasi cosa tu faccia qui sopra sarò contento di aver fatto qualcosa insieme a te".

CHIARI: In senso lato questo è vero, ma proprio nel senso che il campo del1’arte è un campo ospitale dove nel nostro secolo si può fare tutto. Ho sempre detto che la disciplina ospitale, il campo rifugio, nell’800 è la poesia mentre nel 900, a ben guardare, è cambiato ed è passato ad essere l’arte. Sotto 1a voce arte avviene ormai di tutto: musica, architettura, politica, oratoria, progettualità, danza, eccetera; ed è un fatto che il concetto di arte riesca reggere tutti questi ospiti…

CERRITELLI: Torniamo al nostro "Giuoco dei dieci nomi", emerge il fatto che la scelta dei personaggi cade sulla figura del filosofo, che valore ha privilegiare il nome di dieci filosofi e proporlo ad un pubblico non specialistico? Logico sarebbe stato indicare dieci nomi di pittori o almeno di personaggi che potessero avere un riferimento al sistema dei comportamenti artistici. Invece hai, spiazzato le attese con un gesto diverso che comunque ha funzionato in una serata che si è rivelata occasione positiva per il numeroso pubblico, al di là della consueta discussione prevedibile, passiva, inerte…

CHIARI: è vero che la serata è riuscita, c’ era moltissima gente, ed è vero che questo dipende dalla tua capacità organizzativa ma anche dal fatto,che la .serata era un po’ diversa dalle altre e non c’era il pubblico delle gallerie, c’erano molti studenti, dei fotografi famosi, insegnanti d’arte! ma non c’era il pubblico delle gallerie che va a vedere i quadri, i dieci nomi sono la mia risposta alla domanda "dovendo scegliete dieci nomi quali scriveresti?" rispondo per primo, alla mia domanda, gli altri sono disposti a farlo con la stessa voglia ed è per questo che la gente partecipa.

CERRITELLI: tuttavia, le risposte della gente attingono liberamente a diversi contesti di riferimento, dai divi del cinema. dai campioni dello sport ai grandi personaggi della storia,. dai celeberrimi scrittori personaggi descritti nella letteratura di tutti i secoli dai pittori ai musicisti , dai filosofi agli uomini politici, perfino a nomi della quotidianeità familiare ed anonima, la sorella, lo zio, la fidanzata, la nonna, l’amico, Ebbene, mentre le risposte del pubblico si organizzano in molteplici ambiti, la tua sequenza di nomi mi pare categorica, univoca e ben determinata ne suggerire un contesto preciso: Quasi teorico, o no?

CHIARI: in effetti: io non ho dato la mia risposta, hai ragione a sottolineare questo aspetto centrale, io ho dato la risposta che per me è quella ufficiale del sistema. La provocazione è proprio questa: se io dovessi rispondere alla stessa domanda fatta da un altro forse non darei questi dieci nomi ma questa mi sembra la risposta che il sistema da ora, Attenzione comunque; i dieci nomi non sono dieci filosofi strettamente parlando, sono dieci personaggi vicini alla, filosofia. Newton e Ga1ileo sono più scienziati, Agostino e Tommaso d’ Aquino sono più teologi. Comunque sia, voglio precisare che non ho dato la mia risposta, ho dato la risposta del "sistema", è come se avessi detto: il sistema ci dà questi dieci nomi,siete d’accordo?

CERRITELLI: A voler analizzare, questi cento fogli elaborati dal pubblico che tipo dì lettura si potrebbe avviare? Le risposte hanno, evidentemente, molteplici significati, tuttavia possono essere intese almeno in una doppia valenza, come indicazioni di contenuti: i nomi in se stessi, e come nella scrittura grafico-visiva che si avvicina ad un esito praticamente estetico del foglio, modificato con la scrittura, con stili, con grafie colorate, cancellature, attraverso una diversificata spazialità delle parole, in alcuni casi con scritte a rovescio e anche dall’altra parte del foglio. Come ritieni che funzionino queste caratteristiche a prima vista?

CHIARI: Direi che funzionano in entrambi i sensi, già il carattere dattilo scritto, vecchio tipo, con cui è stata. presentata la pagina da compilare è una precisa scelta che rivela la mia attenzione verso l’aspetto grafico dell’operazione. Tieni presente che durante la serata li ho quasi costretti a scrivere a mano, senza mezzi meccanici, con l’unica possibilità di esercitare la propria grafia appoggiandosi sul tavolo, sul muro, sulle spalle dell’ altro, e a scrivere con le biro, con i lapis. Io questo lo volevo, quasi come una scrittura viva fatta per la strada che produceva una differenziazione dell’aspetto grafico del contenuto delle risposte, io lo giudico in senso statistico; un contenuto allegro, ironico, non si da peso al problema che ha posto, comunque sono risposte che, si allontanano sensibilmente dal problema dei dieci nomi, andando, verso altri contesti. Tutto sommato la risposta è allegra effimera: scegliamo dieci nomi che ci ricordano cose quotidiane, cose più semplici di quelle che tu ci hai dato è stata una bella serata, ho un ricordo piacevole e mi piace leggerene tracce che sono rimaste…

CERRITELLI: Allora questo "happeing" è stato un particolare ruolo nella tua strategia, può ancora far scaturire una trasformazione del tuo rapporto con il pubblico in futuro, così come si è trasformato nel passato?

CHIARI: Certo, ho fatto diverse cose del genere, già il pezzo della "Discussione" che ho fatto dal 1974 fino alla metà degli anni ottanta, in cui chiedevo domande che producevano altre domande, può considerarsi un "happening-letterarìo" Altri li ho fatti su altri tipi di domande, su come si può reagire a una parola, quindi ho una continuità dì interessi in questo senso; tutte te volte che mi si presenta l’occasione io farò, con qualche altra mossa qualcosa di analogo.

CERRITELLI: Vorrei concludere questo breve dialogo con una questione che riguarda in modo emblematico il "giuoco dei dieci nomi" e che, in qualche misura, lo configura in una generale e persistente teoria linguistica della tua arte. Molti anni fa, in un bel testo sull’idea di musica madre, Tommaso Trini parlava di "arte totale" e di "arte didattica", due strade in cui si biforca il sapere acquisito dalle avanguardie. "Chiari occupa questa forcella -scriveva Trini -e se ci domandiamo chi insegna l’arte didattica vedremo che Chiari la insegna". Ecco, "il giuoco dei dieci nomi" può rientrare nella definizione di arte didattica e con quale specificità?

CHIARI: senz’altro arte didattica, togliendo la presunzione della definizione, e nello stesso tempo è arte totale per il fatto che butta una discussione letteraria in uno spazio di gesti grafici, e penso di essere riuscito a buttarla dentro. t un’affermazione presuntuosa ma tu me l’hai strappata. Nota bene che in quel testo Trini ha detto tutto ciò che si poteva dire di me mettendomi in crisi con tutti gli scrittori successivi e ha detto anche molto di più di quello che si poteva dire su di me. Ha fatto una sorta di sfida nel dire: tu sei questo e tutto questo lo dovrai essere. Tornando a noi, infine, io ci sto nel dire che "il giuoco dei dieci nomi" è stato un momento di arte didattica, è proprio così.


LA STANZA ROSSA
Intervista, Ottobre-Novembre 1993

Suonerebbe un computer?
"L’ho già suonato, è uno strumento che risponde poco e nello stesso tempo è molto difficile romperlo e ha il vizio di semplificare ".
Cosa deve fare l’artista, lo scienziato, il matematico?
"Cosa può fare? ... Stare zitto dicendo che è guerra; ma è provato che malgrado le bombe caschino, il matematico, lo scienziato, l’artista continuano il proprio discorso".

Pittura Necessaria
Intervista di Gianni Pozzi a Firenze nel 1997

(Gianni Pozzi)
Nessuna sorpresa, nessun imbarazzo, neppure (sembra) un po’ di curiosità per le domande che gli potranno essere rivolte: accetta di farsi intervistare come fosse la cosa più naturale del mondo, un’attività quotidiana sulla quale non vale la pena spendere troppe parole. Suggerimenti, raccomandazioni e comprensione sono invece tutti per chi si accinge all’impresa, per l’intervistatore:
"Sì, capisco, farla così in fretta non è facile ma non dovresti avere problemi, il mio lavoro lo conosci bene... no, andrà benissimo, vedrai".
Arriva all’appuntamento e per se, una volta che si è seduto, chiede solo un pezzo di carta e una penna, "per qualche appunto, sai", e si comincia. È un tardo pomeriggio di dicembre nella galleria di Santo Ficara a Firenze e l’unica preoccupazione è che il rumore di fondo, che lì rimbomba, disturbi la registrazione.

GP: Ecco, vedi, ho appena riletto queste cose, anzi no, alcune le ho lette ora per la prima volta (e dalla borsa escono cataloghi e riviste)... C’è il tuo Musica madre del ‘73 con un testo di Trini che ho trovato bellissimo, c’è il recentissimo Musica et cetera, c’è Music is Easy di Villa Romana, il catalogo della mostra a Perugia, che è finita adesso mi pare... e questa intervista di Alessandra Vaccari, su un vecchio numero di Arte In del ‘92 e che mi sembra una delle più complete fra le tue tante interviste...

GC: Sì, fu un lavoro in più riprese…

GP:Io però non voglio fare una cosa del genere, avevo pensato anzi di iniziare proprio così: caro Giuseppe Chiari, ogni volta che qualcuno ti intervista ti costringe a ripercorrere tutta la tua storia, da Fluxus in poi... immagino questo ti annoi (lo dico cercando di farlo sorridere)...

GC:Sì, la risposta naturalmente è sì.

GP:Io lo eviterò, niente passato, solo il presente di questa mostra: del resto l’arte è il differente, non la ripetizione, come tu ribadisci in ogni intervista...

GC:Sì.

GP:Arrivo allora alla prima domanda.

GC:Ti ringrazio.

GP:Questa tua attività odierna, questo allestire mostre, di collages o di veri e propri dipinti, per gallerie, ha un’aria molto istituzionale: una tecnica come da tradizione (la pittura) in spazi assolutamente canonici (le gallerie). Credo di rendermi conto delle ragioni, mi incuriosisce però sapere come la vivi tu... anche in rapporto al tuo passato (che però non volevo nominare)...

GC:Per dire delle cose negative -dato e non dimostrato che il mio compito sia questo- bisogna comunque riferirsi a una situazione, non positiva ma classica... per essere romantici, voglio dire, bisogna rifarsi a qualcosa che altri hanno definito classico... La critica -e l’essere romantici è una critica- funziona solo se c’è una Verità, e la Verità -non voglio fare discorsi troppo grossi, ma sei tu che me li solleciti- a furia di aumentare la propria... maiuscolità, se mi passi il termine, sollecita il proprio rovesciamento...

GP:Nessuna verità da rovesciare qua.

GC:Infatti, ora ci arrivo (pausa, si schiarisce la voce).
Ora, sia ben chiaro che fare una mostra di acquarelli o di collages come faccio io, in una galleria, e per di più in una galleria ben strutturata come questa di Santo Ficara, non è sicuramente un no contro un sì... Santo Ficara non è al centro del Potere, non possiede certo la verità e io non ho nessun bisogno di ribellarmi a lui. È quel gesto però, questa mostra, una mostra come questa, che può dar senso anche a un’altra operazione, contemporanea o successiva... Non so, un pezzo teatrale in un teatro di ricerca come quello di Scandicci, una scritta sul muro, una pubblicazione come Musica et cetera... pratiche insomma non strettamente aderenti all’attività di pittore... È un contraddirsi, ma per contraddirsi bisogna prima avere detto qualcosa, anche di scontato se vuoi.

GP:Vuoi dire che stai facendo una cosa scontata per contraddirla in futuro con qualcosa di intelligente?

GC:[ride] No, naturalmente no..

GP:Mi viene in mente il testo di Trini per la tua Musica madre... Trini scrive che (d’iniziale rivolta si muta presto in progetto rivoluzionario, dove con l’aria di volere tutto distruggere Chiari approda alla costruzione di una alternativa". A questo pensavo: che la tua non è una rivolta, evento breve e isolato, è qualcosa di più ampio, e che traversa molte fasi...

GC: È molto generoso da parte di Trini, ma quell’intervento si riferiva alla musica e a una discussione, per fare un nome molto grande, con John Cage... Era avvenuta a Palermo, alla metà degli anni ‘60 circa, e si discuteva se il termine musica apparteneva alla nostra musica o a quella degli altri... Cage, che aveva un atteggiamento assai snob, disse che se gli altri volevano il termine musica se lo tenessero pure. Io invece, molto più polemico, dicevo che la parola musica è seria e non va ceduta, anzi, andava rubata...

GP:Quel distinguere tra rivolta e rivoluzione, con tutte le fasi di una rivoluzione, si può applicare però all’intera tua attività: non credo che musica, collages o dipinti siano poi troppo lontani tra loro... In un’altra intervista, quella a Alessandra Vaccari, quando lei ti chiedeva della tua attività recente, hai risposto "non è pittura, non credo di essere un pittore per quello che la parola ancora significa. Doveva essere musica all’inizio, lo è ancora...". C’è un filo che unisce questi momenti diversi.

GC:Anche quel discorso con Alessandra Vaccari riguardava la musica, le partiture... Il filo che unisce magari c’è, ma lo si trova dopo e lo trovano più spesso gli altri che non l’autore... No, per arrivare alle mostre e a questa mostra, bisogna fare un altro discorso, un po’ marxista in qualche modo. Ecco, se io fossi stato ricco, un ricco possidente con castelli e tenute, credo mi sarei limitato a comporre musica, con le mie belle partiture avrei ordinato a case editrici di stamparle, magari nella maniera più elegante possibile e nel numero di copie più consono... ne avrei sollecitate delle esecuzioni...Ma mi sarei limitato a questo. Ci sono diversi autori che fanno così, potrei fartene i nomi, e non possono non farlo, non possono agire diversamente, non avrebbe senso... Se invece si parte da altre situazioni finanziarie, medie diciamo, uno inizia facendo quel che vuole fare ma scopre presto che esiste un problema di sopravvivenza... Quando io ho scoperto questo avevo già delle mie partiture semicancellate...

GP:Quando?

GC:Adesso ci arrivo... Avevo già alcune partiture di "musica cancellata" -come sai, da allora, il mio lavoro è stato spesso associato a questa idea. Erano partiture musicali, si suonavano come tali, evitando le cancellature...Capitò allora, ero a Napoli, un signore che chiese quanto costavano: gliene vendetti una. Non era un fatto insolito. Le partiture si comperavano come un documento del musicista, come un originale della sua musica, altri comperavano le chine di Bussotti o gli originali di Cage... Il signore però tornò a farsi vivo ben presto, e ne volle prima altre dieci, poi altre venti e continuò così... Poi vennero fuori alcuni galleristi, qualcuno propose di fare una cartella di quelle partiture... Intuii che la sopravvivenza poteva arrivare da lì, da quella pratica...

GP:Divulgando una parte del tuo lavoro cioè, quella che più si prestava a una diffusione di questo tipo...

GC:Ci sarebbero state anche altre strade. Una casa cinematografica, per esempio, mi offriva di commentare musicalmente i suoi documentari...

GP:Ma tu, in qualche modo, eri già da tempo un pittore.

GC:Sì, io oltre a suonare e a comporre dipingevo anche, avevo dipinto fin da giovanissimo... ma fu quando la musica contemporanea cominciò, e cominciò assai presto, a espellere da se tutti i fenomeni che non offrivano continuità, che mi rivolsi con maggiore assiduità alla pittura... Vale per molti il problema di questo difficile rapporto con la musica contemporanea. Berio o Boulez, per esempio, una volta capito che li avrebbero fatti fuori, artisticamente è ovvio, come già era accaduto per altri, sono, come dire, rientrati nei ranghi, hanno offerto la continuità richiesta.

GP:Sempre in quella intervista a Alessandra Vaccari parli di alcuni tuoi disegni in stile cubista realizzati da studente, al liceo, sui rovesci delle tavole dell’atlante geografico... Scherzi sul fatto che certi mercanti, nel loro insistere alla ricerca di "qualcosa di più vecchio" nel tuo lavoro, sono arrivati fin lì, ma riveli anche di essere un pittore di vecchia data...

GC:È vero, da ragazzino avevo amato molto i cubisti, poi una grande passione fu la pittura informale e l’espressionismo astratto statunitense, Pollock trovavo fosse grandissimo... Comunque, io dipingevo da sempre, era una situazione multidisciplinare, come si diceva una volta. Sostanzialmente penso che si debba affrontare la vita con quel che si sa fare, e io credo di aver sempre avuto un buon rapporto con la pittura... Più di altri, certamente. Sai, in quegli anni a Firenze capitava di incontrarsi con Luzi, Bigongiari, Pignotti, Antonio Bueno, Loffredo e si parlava di pittura... Luzi e Bigongiari avevano i loro cinque-sei artisti che amavano sopra ogni altra cosa e io, con tutta la gentilezza possibile e con il tatto necessario, facevo capire che non condividevo quelle scelte.

GP:Vuoi dire che la pittura era un qualcosa che ti apparteneva? Forse più a te che a loro, nonostante ruoli e apparenze...

GC:Almeno a livello critico sì e non era poco, in un posto come Firenze poi... Sempre all’inizio degli anni ‘70, tanto per dirti quale fosse il livello, la città impazziva per Henry Moore, dal sindaco al vescovo, tutti, e non perché Moore fosse un maestro del purismo che aveva ridotto le forme all’essenziale, no, solo perché era il pittore della regina... Non si parlava d’altro... Ecco, sempre in quello stesso periodo, capitò a Firenze un altro grandissimo scultore, Lipschitz, e fu ignorato da tutti, nella maniera più totale... Mi prese lo sgomento... Questa è la mia città? mi chiedevo sconsolato...

GP:Non credo sia cambiata molto.

GC:Non so, ma questi episodi -un po’ paradossalmente- mi davano una grande coscienza di me, mi stimolavano a non avere complessi di inferiorità nella mia attività di pittore... Naturalmente non sarebbero stati sufficienti, se io non avessi avuto la determinazione di farlo, ma c’erano anche questi...

GP:Il fatto è che esiste un mercato della pittura e non della musica.

GC:Sì, certo, in quegli stessi anni c’erano pittori come Burri, Fontana, ma anche Perilli che avevano grandi riconoscimenti da una attività di uguale linguaggio... Poi, non sono stato tanto io a cercare la pittura quanto la pittura e l’ambiente e il mercato della pittura che hanno cercato me...

GP:Esiste anche, per te almeno, un pubblico diverso? pubblico della musica e un altro della pittura?

GC:Non credo. In parte sono sempre gli stessi, persone che, anche per ragioni esistenziali trovano conforto nell’andare alle mostre, alle dizioni di poesia, alle conferenze. In parte invece c’è l’aspetto professionale della cosa: ai concerti gli studenti del Conservatorio, altrove quelli dell’Accademia. Alle mostre, di specifico c’è questa figura del collezionista che non esiste da altre parti...Caso mai il problema può essere che certi collezionisti vogliono sempre la stessa cosa. Esempio: entrano in galleria, vedono un mio lavoro, degli inchiostri magari, gli piace, stanno per prenderlo, quando gli viene detto che è opera di Chiari. Chiari? -reagiscono- e perché non c’è la musica? no, un Chiari senza musica non va bene... E non lo prendono: andava bene come un pittore qualsiasi, non va bene come Chiari. All’opposto, le opere senza musica si scambiano più facilmente, sono più neutre...

GP:Arriviamo a oggi, fa un curioso effetto vedere che…

GC:Oggi (interrompe lui), il problema di oggi è che io sono storicizzato... una parola che non mi piace, nel senso che sono conosciuto, sono pubblicato, le mie opere sono suonate, sono messo in rapporto ad altri musicisti... mi sento un po’ a partita giocata, non per me: io non ho mai smesso di giocare, è che la storia alle volte offusca la lettura del presente...

GP:Infatti. Quando si parla del tuo lavoro si dedicano pagine intere alla storia e poche righe filiali al presente.. P:anch’io, del resto, che pure avevo premesso di non volermi occupare di storia, sto ricostruendo la tua storia di pittore senza occuparmi di questa mostra...

GC:Parliamone allora. ..Ecco qua, venti chitarre, realizzate tutte con la stessa maschera, con su acquerelli, carte, adesivi, inchiostri e altro ancora (mostra alcune fotocolor).

GP:La prima cosa che mi viene in mente è che si tratta di un’altra operazione ancora, diversa ad esempio dai collages esposti alla Rocca di Umbertide e a Chiavari in questo stesso periodo, un’operazione di segno diversissimo, concettualmente e tecnicamente... La seconda cosa è che mi incuriosisce molto che tu dipinga chitarre: in questo caso sono strumenti musicali che non suonano ma riverberano colore...

GC:Sono sicuro che se tu non mi conoscessi le giudicheresti più severamente... se io facessi una mostra a Brema e un giornalista, di quelli che seguono tutto e non conoscono niente, venisse incaricato della recensione di una mostra così, le giudicherebbe con una severità ben diversa...

GP:Può darsi, ma che vuoI dire? Queste chitarre mi interessano anche perché sono tue, perché le rapporto al tuo lavoro, sono un elemento di lettura in più, non in meno... Non dovrebbe dispiacerti...

GC:Sono abbastanza vanitoso, non mi dispiace. ..Poi, per me la storia è uno dei tanti elementi con i quali giocare, e io infatti gioco con la mia storia: cambio direzione, sterzo, rientro... faccio perdere le tracce... contemporaneamente a questa mostra io esco, tanto per fare qualche esempio, con uno studio di musicologia su Monteverdi, con tre interventi sulla rivista "Il silenzio" di Roma sull’improvvisazione musicale, con un concerto a Bologna a gennaio, una trasmissione per la Rai e... e non so che altro... E quindi un sovrapporsi di cose e un portare avanti tutti insieme i vari aspetti del mio lavoro...

GP:A te piace molto lavorare cosi?

GC:Sì, mi piace, ma non è un divertimento, è un lavoro e io ho sempre in mente il fatto che tutte queste attività devono bilanciarsi, quelle più pubbliche con quelle di minore risonanza, quelle più produttive con altre, meno redditizie, quelle più istituzionali con altre, di diverso segno...

GP:È facile, ma non è un gioco: una frase che ricorre spesso nei tuoi scritti... L’ultimo capitoletto di Musica et cetera è dedicato al gioco, eccolo qua: "...Non si gioca per combattere la noia / il gioco non colma un vuoto. / Cancella il pieno".

GC:Già, è facile ma non è un gioco.

Sul problema della parola musica
Conversazioni sulla parola musica e internet tenuta al c.p.a. di Firenze, Giugno 1998.

Io chiedo, non dico scusa, in anticipo, il mio sistema che ho sempre mantenuto in questi anni e di non rimanere tanto fedele al tema del seminario, ma di leggere i miei ultimissimi appunti. Questo sistema mi funziona, non so perché, ma mentre discuto, chiacchiero, leggo, seguito a lavorare a pensare e a scrivere cose che mi sembrano vivi e interessanti. Una cosa interessante è che io scrivo, ho scritto una decina di libri, o anche di più e da alcuni editori da alcuni redattori, vengo considerato una persona che non sa scrivere, che non sa scrivere un organismo compatto, una serie di capitoli organici, qualche cosa di strutturato, ma che ammassa pensieri, sentenze, riflessioni. I pensieri vanno divisi da spazi, perché non sempre hanno un collegamento. Io non sono d’accordo con questo, non credo all’editing, tutte le volte che ho subito un editing ho finito per ritirare e non stampare, però è anche vero che io penso a singhiozzi. Io sono rimasto colpito ultimamente da un mio appunto che dice: abbiamo amato qualcosa che è la musica, ma che non ci hanno permesso di chiamare musica,ma esiste una cosa che abbiamo amato e che amiamo questo è certo, una cosa che dobbiamo difendere. Ovviamente grosso modo il pensiero è autobiografico anche se io utilizzo il noi come se l’esperienza mia dovesse essere tipica di tanti altri,se queste cose succedono a me probabilmente queste cose succedono anche a non molti, ma anche ad altri. Seconda riflessione. Siamo rimasti attaccati alla musica ( cosa la cosa ) e siamo rimasti attaccati usando la parola. Ora abbiamo la cosa che si allontana dobbiamo cancellare la parola per riprendere contatto con la cosa, è triste, ma dobbiamo farlo, dobbiamo iniziare a parlare solo di suoni. In pratica le considerazioni sono su il senso della parola musica l’utilità della parola musica per riflettere sul fatto che questa parola va invecchiando. Non chiameranno mai musica installazioni sonore, campionature, commenti di firme, sculture sonore, poesia sonora ecc. il giornale verrà sempre escluso, la cronaca verrà sempre esclusa. In altre parole i problema va affrontato, non rimandato, nel senso che il futuro risolverà livellerà le differenze. Io avrò della musica che non sarà tale perché non chiamata musica. Debbo consegnare alla società, ad una parte della società che controlla la parola questo mio materiale e debbo accettare il giudizio di questa società che controlla la parola, ma posso non farlo. Ora è chiaro che il contrasto tra la cosa e la parola si può annullare facendo una cosa molto simile ad un’altra cosa, in pratica non avendo una commissione si può fingere che vi sia una commissione nei tuoi riguardi e si può eseguire questa commissione in questo senso il contrasto tra la cosa e la parola si risolve ma il punto da decidere è se questo non sia un prezzo troppo alto da pagare. Se io avessi potere chiamerei musica questa cosa ma l’ipotesi che io abbia potere è un ipotesi abbastanza surreale dunque io devo accettare che non ho il potere di chiamare musica questa cosa. Rimane però l’inizio il fatto che io ho amato questa cosa, la amo ancora e l’ho amata come musica. In altre parole Io uso la parola musica per parlare di musica ho la parola ma sto attento e mi propongo di analizzare i condizionamenti che la parola mi dà per parlare di musica. Io so cos’è la musica e dubito che la parola musica mi aiuti a parlare di musica. Attenzione che non è un gioco di parole cioè qui la parola è usata alternativamente come parola e come oggetto,come cosa. In parole povere io sto parlando di qualcosa e ho ben chiaro l’oggetto di cui sto parlando, ma la società mi consiglia mi ordina di usare la parola musica e io trovo che la parola mi sciupa, mi deteriora il senso ,l’amore per questo oggetto. Quindi dovrei decidermi a cambiare usare canto danza ritmo suono. Io penso che siamo ad un passaggio abbastanza preciso e penso che dobbiamo deciderci in qualche modo a affrontare questo passaggio. Realizzata una cosa noi siamo abituati perché siamo tutto sommato disciplinati anche se pensiamo di essere indisciplinati, anche se pensiamo di essere disobbedienti, ribelli poi automaticamente siamo disciplinati, noi poi dobbiamo consegnare per disciplina questa cosa alla società. La società controllo se questa cosa è musica e ti manda la risposta che sembra inappellabile. La risposta da oggi in poi è appellabile per la semplice ragione che la società manda troppi no manda troppe risposte negative c’è troppo materiale che risulta indegno di essere chiamato musica e questo troppo li frega. Adesso facciamo un salto perché siamo ad un convegno su internet e su ciò che possono essere gli eventi tecnologici di oggi che io chiamo all’italiana la rete. C’è un contatto con questo problema di rifiutare la parola musica e non la cosa e internet, la rete. Ormai i dibattiti son da per tutto, tutti gli artisti cercano di entrare in contatto con questo mezzo non è mica un torto, magari il mezzo non ci spinge verso il mezzo stesso, ormai la libertà ci permette altre cose, possiamo disimparare a leggere e scrivere, ci sono reazioni diverse. A parte questo l’internet è una nuova stampa, siamo appena all’inizio, ci son tante persone che possono disporre un certo numero di persone se lo possono comprare, c’è una piccolissima minoranza che non ha internet, ma non è questo il fatto è che il fenomeno è aperto , dilaga l’apertura è squarciata ed è senz’altro una nuova stampa, una nuova diffusione. Una diffusione molto più grande della stampa del 1500 ma una diffusione che ha un tot di caratteri della nuova diffusione, l’internet non è un problema di qualità, l’internet è un problema di quantità. Può trasmetter anche milioni di dati di sciocchezze, di cultura pessima, di formule matematiche sbagliate, rimane sempre il fatto che trasmetterà una quantità di informazioni di quante ne poteva trasmettere una biblioteca con schede cartacee. Dunque è una dilatazione, un’alluvione dell’informazione che poi avrà caratteristiche molto diverse per esempio questa informazione non è firmata è aperta io posso a danno e con Tommaso Tozzi che è il mio specialista in internet fare dieci pagine di autobiografia scrivere che Giuseppe Chiari è il più grande musicista vivente e seguitare così per dieci pagine e il Tozzi mi mette tutto dentro. Molti musicisti americani lo fanno tranquillamente, ci sono musicisti di valore e altri che io non so nemmeno chi siano. L’internet è aperta ci puoi buttare dentro tutto ciò che vuoi ed è dunque un abbassamento di cultura è una degradazione, ma la degradazione sono visti in senso positivo, così come la stampa al suo tempo permise di stampare cose che prima rimaneva verbale. Mentre ora su internet troverete di tutto e questo è il nuovo fenomeno. Si tratta di un enorme processo di volgarizzazione, cioè la cultura non va come direbbero alcuni accademici dal volgare, poi al latino, poi raggiunge il greco e poi dal greco ancora meglio l’antico ebraico. La cultura va in senso inverso e ora va da un volgare 1 ad un volgare 2 ad un enorme altro scarto di volgarizzazione che il mezzo internet gli permette, quindi non è una rivoluzione da poco, è una rivoluzione abbastanza grossa che avrà conseguenze lunghe. Però è un volgare sul volgare, è un volgarizzazione ulteriore del volgare ma non rimarrà la stessa lingua è forse di nuovo esperanto. Ho letto che si dice quattro e, mettiamocelo in testa che queste quattro e è già esperanto, non è certamente una semplificazione o una schematizzazione dell’inglese. Prima o poi sempre si dirà quattro e sarà capito da per tutto e la notizia che quattro e voleva dire un giorno forever sarà una notizia dotta, di cultura, ma quelli che useranno dalla mattina alla sera quattro e per dire sempre se ne fregano perché tanto loro hanno la loro coincidenza , nascerà un nuovo volgare e in questo senso nascerà un nuovo gioco dei suoni , e questo nuovo giocare con i suoni non si chiamerà musica, questo lo sento, forse si chiamerà semplicemente s, non lo so, comunque sento arrivare la parola suono da per tutto, installazioni sonore, scultura sonora, evento sonoro, sento arrivare la parola suono e la parola uditivo da per tutto e sento abbandonare sempre di più la parola musicale ecc… Lo fo con una certa tristezza perché insomma la storia per me è stata relegata a questa parola e ho anche litigato con maestri nel fatto se la dovevamo difendere o no, ma comunque forse nel mondo dell’internet apparirà un S e quest’S vorrà dire suono forse quel giorno sarà un bel giorno.
Grazie.

Opere:

da Il Metodo per Suonare

in "L’immaginario Ritrovato"

Esperienza musicale per 70 solisti


Alcuni Statements di Chiari dal 1965 al 1978

SUONARE È FACILE (1965)

STRIMPELLARE (1966)

CANTERELLARE (1966)

LA SOSTANZA DELLA MUSICA NON È L’ARMONIA
LA SOSTANZA DELLA MUSICA È LA VOGLIA DI SUONARE (1968)

LA MUSICA NON È L’ARTE DEI SUONI
LA MUSICA È LA SUCCESSIONE DEI SIGNIFICATI DELLA PAROLA MUSICA (1969)
SUONARE SOLO CON lA VOLONTA’ DI SUONARE (1969)

L’ARTE È FACILE (1972)

TUTTE LE MUSICHE SONO UGUALI (1972)

MUSICA È SUONARE (1973)

L’ARTE NON ESISTE, ESISTE UN RAPPORTO TRA L’ARTE E L’ARTE (1974)

INSIEME (1974)

L’ARTE NON È A A A A A A (1974)

L’ARTE È ABCDEF...(1974)

L’ARTE È FINITA SMETTIAMO TUTTI INSIEME GUTTUSO ANCHE (1975)

NON SO SUONARE NON SO DISEGNARE (1977)

L’ARTE È UNA PICCOLA COSA (1978)

L’ARTISTA È UN DISOCCUPATO RECUPERATO (1978)

L’ARTE SARA’ DI TUTTI E LA PAROLA ARTE NON SARA’ DI NESSUNO (1978)

SE METTETE IL BRACCIO NUDO DENTRO QUESTO SPAZIO DIVERRA’ TRASPARENTE PERCHE’ L’ARIA DENTRO QUESTO SPAZIO E’ STRANA(1980)

SE QUESTA E’ARTE TU SEI PAZZO (?)


Mostre ed interventi di Chiari dal 1962 al 2002

1962:

Gesti sul piano, opera di adesione al movimento Fluxus. Dal 1962 partecipa ai Fluxus Festival europei

Musica e Segno, galleria Numero, Roma
"Vita musicale contemporanea", Firenze
"Fluxus Festival", Wiesbaden

1963:

"Settimana Internazionale Nuova Musica", Palermo
"Concert of the avant-garde", New York

1964:

"Fluxus Festival", New York

1965:

"Fluxus Festival", New York
Institute of Contemporary Arts, Londra
Centre de Musique, Parigi
Museum der XX Jahrhunderts, Vienna
"24 Studen", Galerie Parnass, Wuppertal

1966:

Galerie René Block, Berlino
"Festival de la libre expession", Parigi

1967:

Gruppo "Zaj", Madrid

1968:

Film und Fernsehen Akademie, Berlino

1969:

"Campo urbano", Como

1970:

Galleria Milano, Milano
Galleria Il Centro, Napoli
Film Studio, Roma

1971:

Galleria Toselli, Milano
"Il territorio magico", Centro DI, Firenze
"La musica d’oggi e i suoi problemi", Saloncino del teatro Manzoni, Pistoia

1972:

Modern Art Agency, Napoli
Galleria LP220, Torino
"La Biennale di Venezia", Venezia
"Documenta 5", Kassel

1973:

"Giuseppe Chiari.Cos’è l’arte", Galleria Toselli, Milano
"Giuseppe Chiari", Galerie 11, Parigi
Kunstmuseum Luzern, Luzern
Galerie René Block, Berlino
"An exhibition of Italian art", Belfast
Kunstverein, Hannover
"Giuseppe Chiari. Il Quadrato", Il Cortile, Roma
"Arte Cronaca 1971-73", Vinci

1974:

"An exhibition of Italian art", Dublino
"Contemporanea", Villa Borghese, Roma
"Kunst bleibt Kunst. Projekt 74, Kunsthalle", Colonia
"Fotomedia: die Erfahrungen Italienischer künstler im Umgang mit Foto und Videotape", Museum am Ostwall, Dortmund

1975:

"Americans in Florence: Europeans in Florence, videotapes produced by Art Tapes", Art Tapes 22, Museum of Art, Long Beach, California e Art Tapes 22, Firenze
"Kunstmesse", Basel
Galleria Lucrezia De Domizio, Pescara
"Sehen um Zu Horen", Kunsthalle, Düsseldolf
"A space: A thousand Words", Royal College of Art Gallery, Londra
"Fotomedia: 12 artisti che operano con la fotografia e il videotape", Rotonda di Via Besano, Milano

1976:

"Video-Concert,A.R.C.", Musée d’art moderne de la Ville de Paris, Parigi
Galleria Schema, Firenze
"Attualità Internazionali 1972-76", La Biennale di Venezia, Venezia

1977:

"Discussion as Artform", Departement of Art and Art education at New York University by Annina Nosei Weber, New York
"03 23 03, Premiere Rencontres", internationals d’Art Contemporain, Montrèal
"La performance", Galleria Comunale D’Arte Moderna, Bologna
"Marta & Maria", Spagnoli, Firenze
"L’esperienza-Orientamenti attuali del lavoro artistico", certaldo e Prato

1978:

"La Biennale di Venezia", sezione Italiana Venezia
"Internationales Performance Festival", österreichischer "Kunstverein", Vienna

1979:

"L’art corporel", Cayc, Centre Pompidou, Parigi
"The art of performance", New York University Art Departement Cayc, Palazzo Grassi, Venezia
Centre d’Art Contemporain, Ginera
"Video Concert", Holland Festival, De Appel Foundation, Amsterdam
"Words. L’uso del linguaggio nell’arte delll’ultimo decennio", Museo di Bochum, Bochum e Palazzo Ducale, Genova
"Testuale. Le parole e le immagini", Rotonda di Via Besano, Milano

1980:

"Für Augen und Ohren", Akademie der Kunste und Berliner. Programm DAAD, Berlino
"Performance", Cayc, Centre Beauburg, Parigi
"Umanesimo e Disumanesimo nel’arte Europea 1890-1980", Firenze
"Arte e critica 1980", Galleria d’Arte Moderna, Roma
"Ricerca su Pistoia", Studio La Torre, Pistoia
"Fluxus and Company", Museo St. Georges, Liegi

1981:

"Light-Concert", Antwerpen
"Fluxus Festival", Enteschede
"Spartito preso. La musica da vedere", sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Firenze
"Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980", Roma
"Arte e critica 1981", Galleria d’Arte Moderna, Roma

1982:

"Light-Concert", Kunstverein, Koln
"Performance", Kunstler, Berlino
"Fluxus Festival 1962-1982", Wienbasten
Galleria La Piramide, Firenze

1983:

"Light-Concert", Universidad de Bellas Artes, Madrid
"Piano Concert", Valencia
"Light-Concert", Modern Art Galerie, Vienna
"Music is easy", Salone Villa Romana, Firenze
"Giuseppe Chiari la storia dell’arte", Galleria Primo Piano, Roma
"Ben Vautier-Giuseppe Chiari–Milan Knìzàk", Emicla Galleria d’arte, Gaeta

1984:

"I Diecinomi", Galleria Nuova Duemila, Bologna
"Pezzo per organo", Pieve di S. Piero in Bossolo, Firenze
"Arte, ambiente, scene", La Biennale di Venezia, Venezia

1985:

"Fluxus", Silbermann-Collection, Chicago
"Colore-Immagine", Studio MDA, Statte

1986:

"Giuseppe Chiari. Extra", Galleria Vivita, Firenze
Galleria Milano, Milano
"Piano Concert", Middeburg
"Vecchi e nuovi percorsi dell’arte 1960-1986", scuola media Giovanni da Terrazzano, Greve in Chianti
"Fluxeum", Wiesbaden
"I Exposicao Internacional de Esculturas Efemeras", Fortaleza, Brasile
"Peace-Space Festival", Kunstmuseum, Amburgo
"Danae", Parigi
Riciard De Marco Gallery, Edimburgo

1987:

"Fluxus, Giuseppe Chiari-Ben Vautier", Galleria Chisel, Genova e Accademia di Brera, Milano
"Hommage to Cage", Carl Solway Gallery Chicago
"Chiari", Centro Culturale Belvedere S.Leucio, Caserta
"Concettuale in Italia", Galleria Milano, Milano
"Luoghi della Seconda Avanguardia", Palazzo Ducale, Massa

1988:

"Viva", Studio Rosa Leopardi, Genova
"Piero Manzoni Giuseppe Chiari", Studio Oggetto, Milano
"Vittorio Agnetti Giuseppe Chiari", Cenobio Visualità, Milano
"Pittura d’ambiente, installazioni e scritture", Galleria San Luca, Bologna
"Arte a Palazzo", Palazzo Rocca, Chiavari

1989:

Fluxus Codex, Museum of Modern Art, New York
"Verso L’arte povera", Padiglione d’arte contemporanea, Milano e Elac, Espace Lyonnais, Lyon
"Giuseppe Chiari", Studio Cavalieri, Bologna
"Artistes des Happening et Fluxus. 1958-1988" , Galerie 1990-2000, Parigi
"Far libro: libri e pagine d’artista in italia", casermetta del Forte Belvedere, Firenze
Arca, Castello della Volpaia, Radda in Chianti
"Yuppara: dalla interdisciplinarietà all’interattività", Ospedale psichiatrico, Genova
"Metessi", Lidia Carrieri , Roma

1990:

"Giuseppe Chiari. Partitura per eventi", Sala delle Colonie ex Stalloni, Reggio Emilia e Galleria Severi arte, Bologna
"Proposta n.1: Progetto di strumento musicale", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia
"The readymade boomerang: certain relations in 20th centurt art", Art Gallery of New South Wales, VIII Biennale di Sydney, Sydney. "Ubi Fluxus Ibi Motus", Antichi Granai Della Serenissima, Giudecca, Venezia
"Improvvisazione Libera per 70 Suonatori", Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato
"Laboratorio arte contemporanea bassa Lunigiana", Sala Polivalente, Arcola
"Artefax", Galleria comunale d’arte moderna, Bologna
"Fluxus S.P.Q.R.", Galleria Fontanella Borghese, Roma

1991:

"Ottanta Novanta", Monastero dei Benedettini, Monreale
"Tussen Klank en beelb", Provincial Museum, Hassel
"Scuola d’obbligo", Ex scuola di Marzio, Pescara
"Fluxartisti", La Giarina, Verona
"Ubi Fluxus Ibi Motus", Gino di Maggio, Venezia

1992:

"Giuseppe Chiari", Studio Oggetto, Milano
"Proposta n.3: Tocco d’artista", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia
"Paginaperta", Circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia
"Soggetti di frontiera", Padiglione espositivo, Fortezza da Basso, Firenze
"Identitad, Differenz", Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz
"Collection Block", Statens Museurn for Kunst, Kobenhavn
"Maestri Contemporanei: antologia scelta", centro tornabuoni, Firenze
"Florentinisches tagebuch", Museo Marino Marini, Firenze
Fluxus Virus, Schùppenhaurer Galerie, Colonia
"Discussione. La Teoria dell’arte in Fluxus", Ulisse & Calipso, Napoli
"Flux-Flag Show", Budapest
"Sous l’influence de Fluxus", Galerie M. Monreal
"Collection Block", Museet för Nutidskunst, Kobenhavn

1993:

"Collection Block", Listasafn Islands, Reykjavìk e Kunstalle Nürnberg, Nürnberg
"Proposta n.3: Tocco d’artista", Villa Pacchiani Centro di Attività espressive, Santa Croce sull’Arno
"Il suono rapido delle cose: Cage & Company", Antichi Granai Della Serenissima, Giudecca, Collezione Peggy Guggenhaim, Venezia
"Il mondo del corpo", Studio Oggetto, Milano
"In the spirit of Fluxus", Walzer Art Center, Minneapolis, Minnesota e Whitney Museum of American Art, New York e Museum of Contemporary Art, Chicago, Illinois
"Flux Attitudes", The New Museum of Contemporary Art, New York

1994:

"In the spirit of Fluxus, Wexner Center for the Visual Art", Columbus, Ohio e San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, California e Santa Barbara Museum of Art, Santa Barbara, California
"Shape your body:(verso il corpo astratto)", Galleria La Giarina, Verona
"Giuseppe Chiari. Extra", Houston
"Giuseppe Chiari. Trattato di musica", Studio Oggetto, Milano
"Giuseppe Chiari. La Chitarra", Studio Oggetto, Caserta

1995:

"Maestri Contemporanei: antologia scelta", Tornabuoni arte, Firenze
"In the spirit of Fluxus", Foundaciò Antoni Tàpies, Barcellona
"XL Mostra nazionale d’arte contemporanea: disegni del novecento", galleria civica d’arte contemporanea, Termoli
"Fluxus: una storia veneta", Palazzo Agostinelli, Bassano del Grappa
"Calligrafie, ovvero la scrittura dipinta", Palazzo Fazio, Capua e Centro d’arte Spaziotempo, Firenze e living Art Gallery, Milano

1996:

"Il fascino dell’oggetto", Dopotutto, Prato
"Ascoltare l’immagine: l’esperienza del suono negli artisti della Visualità", Palazzo Mediceo, Serravezza
"Conceptual music: Giuseppe Chiari", Palazzo Rocca e Spazio Multimediale ex Chiesa di San Francesco, Chiavari
"Giuseppe Chiari. Collage. Opere 1964-1996", Rocca di Umbertide, Centro per l’arte Contemporanea, Umbertide, Perugia

1997:

"Giuseppe Chiari. Pittura Necessaria", Galleria Santo Ficara, Firenze
"Dadaismo dadaismi: da Duchamp a Warhol 300 capolavori", Galleria d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Forti, Verona

2000:

"Musica et cetera", Palazzo Fabroni, Pistoia

2002:

"Strumenti Musicali", Galleria Vannucci, Pistoia

2003:
Biennale di Ceramica Nell'Arte Comtemporanea (2° Edizione); Diverse sedi, Albisola (Sv) Gesti Sul Piano e Oltre; Galleria QAL At, Caltanissetta Arte In Italia Negli Anni 70; Polo Umanistico, Erice (Tp)

2004:
Nero su Bianco; Fondazione Achille Marazza, Borgomanero (No) La Via Dell'Arte; Chiesa Anglicana, Alassio (Sv) Deliberatamente; Rocca Sforzesca, Soncino (Cr) From Cage. Echi D'arte; Spazio Danseei, Olgiate Olona (Va) Il Disegno Nell'arte Italiana Dal 1945 al 1975; Fondazione Bandera, Busto Arsizio (Va) Quattro Progetti Per Quattro Appuntamenti; Base, Firenze (Fi) Tra i Segni Del' 900; Atelier Dell'Arco Amoroso, Ancona (An)

2005:
"Le scelte trasgressive” presso la GNAM - GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA di Roma. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna propone un evento inedito di uno dei padri riconosciuti dell’avanguardia artistica italiana: GIUSEPPE CHIARI, una grande istallazione dell’artista fiorentino, dal titolo OMAGGIO A ROMA

2006:

mostra e convegno "Mappe resistenti” presso il Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova.

2007:

mostra "Linguaggi del corpo” presso lo studio Gennai di Pisa.

mostra "L'arte e' facile, l'arte e' difficile” che trae ispirazione dall'opera del 1978 L'arte e' difficile della serie "Statement", a Verona.

mostra "Stravolti. Ritratti/Autoritratti” presso la galleria Martano di Torino.

festival di videoarte "Ferrarainvideo 2007 - The Scientist” presso la Sala Estense di Ferrara.

mostra "Interrotti transiti” presso la Loggia della mercanzia di Genova.

mostra "Viaggio nella parola” a La Spezia.

mostra "Tuttolibri” a Milano.


Cronologia comparata degli eventi Fluxus con l’attività di Chiari dal 1951 al 1964

1951-57:

G. Chiari: Do, Intervalli, Studi sulla singola frequenza. Composizioni per pianoforte

G. Chiari, P. Grossi: Vita Musicale Contemporanea, Associazione culturale, musicale sperimentale

1952:

J. cage: Theatre Piece No.1.
Black Mountain College, U.S.A.
Concerted action combining: painting, dance, films, slides,
recording, radios, poetry,piano,lecture/with audience
in the middle/a collaboration by john cage, merce cunningham,
charles olson robert rauschemberg, m.c. richard, david tudor

1959:

16/10-5/11, AA.VV.: Toward Event (an arrangement)
New York, Rueben Gallery, U.S.A.: A. Kaprow, 18 Happenings in 6
Parts: R. Montague -who speaks and moves, S.Prendergast
-who moves and plays a musical instrument, L.Samaras
-Who speaks, plays a game and musical instrument, J.Weinberger
-who moves and plays a musical instrument, R. Whitman
-who moves, speaks and plays a game, S.Francis, R.Grooms. D.Higgins,
L. Johnson, A.Leslie, J. Milder , G.Segal, R. Thompson
-each of whom paints, the visitors who is it in various chairs-

1960:

14/3, AA.VV.: A concert of New Music
New York, The Living Theatre, performance by: A. Kaprow (sound piece 1958) G. Brecht (1 card piece for voice 2. candle piece for radios) A. Hansen (bibbes o tao), R. Rauschenberg(telephone music), R. Johnson (A sequence of stuttering records), R. Maxifield (cough music), J. Cage (imaginary Landscape n .5), Mc Dowell(music for a while)

11/6, AA.VV.: An evening of sound theatre-happenings
New York, Reuben Gallery, J. Dine (Vaudeville act) A. Kaprow ( intermission piece) R. Whitman (E.G.-) G. Brecht (Gossoon) R. Maxfield (Electronic Music)

1961:

AA.VV.: Performance at Yoko Ono s Studio
New York, Chamber street ,S. Morris, d. Lindberg, P. Corner, L.M. Young, T. Ichiyanagi, H. Flint, J. Byrd, J. Mac low, R. Maxfield

25/4- 16/5, AA.VV.: Musiqua antiqua et nova
New York, AG Gallery: lecure-demonstration festival of electronic music, works by: J Cage, Hirsh, D. Higgins, J.maclow, E. Brown, J. Mc Dowell, D. Johnson, B. Morris, P. Davis, J. Fisher

1-30/6, AA.VV.: Neo Dada in der Musik
Kanimerspiele Theater di DusseldorfGeorge Brecht, Nam June Paik Dick Higgins, Sylvano Bussotti, Jackson McLow, George Maciunas, La Monte Young, Wolf Vostell

1962:

23/9, AA.VV.: Fluxus Internationale Festspiele Nuester musik
Wiesbaden, hoersaal staed, museum. 14 konzerte: D. Higgins, A. Knowles, N.J. Paik,E. Williams, A. Koepcke, W.Vostell, R.Filliou, G. Maciunas

23/10-8/11, AA.VV.: FESTIVAL OF MISFITS (MISFITS FAIR)
Londra Gallery One: A. Koepcke, G.Metzger, R. Page, B.Petterson, D. Spoerry, B Vautier

23-28/11, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS
Copenhagen, Galerie Kopcke, Kunstbiblioteket, 6 konzerte: G. Maciunas: neodada i musik, teater, digt, kunst -M. Kagel:det instrumentale teater- G. Chiari Gesti sul piano
perf. by: E. Williams, J. mac low, W. Vostel, D. Higgins, A.Knowles, G.Maciunas, N.J. Paik, A. Koepcke, R. Filliou

3-8/12, AA.VV.: FESTUM FLUXORUM, FLUXUS
Parigi, American students center, poesie, music et antimusique, evenementielle et concrete: R. Filliou, E. Williams, A. Koepcke, T. Schmit, G. Maciunas, D. Higgins, A. Knowles

G. Chiari : Gesti sul piano, Lettera, Le Corde, Per Arco
Composizioni per vari strumenti

G. Chiari, S. Bussotti: Musica e Segno, Galleria Numero, Roma

1963:

28/3, AA.VV.: Fluxus concert
Oslo, link samaras , kind of stage piece: D. Higgins, A. Knowles, E. Williams, R. Watts, B. Patterson, B. AF Klintberg, Hanson, and other

1/6, AA.VV.: FLUXUS-FESTIVAL
Copenhagen piece by E. Andersen, H. Christiansen, D. Higgins, J. Davidsen , A. Koepcke

23/6, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL
Amsterdam, Hypokriterion Theatre
-theatre compositions
-street compositions, exhibits
-electronic music by: G. Maciunas, N.J. Paik, T. Schmith, E;
Williams, R. Watts, D. Higgins, A. Knowles, D. Spoerry, G.Brecht,
A. Koepke, G. Ligeti, T. Ishiyanagi, J. Mc low, B. Patterson,
L.M.Young, R. Maxifield,
B. Vautier, J. Cage, W. De Maria, B. Brotzmann, M.Laurens Montw e, W. de Ridder

21/8, AA.VV.: AvantGarde Festival, New York

G. Chiari: Teatrino. Composizione per pianoforte e oggetti
25/7-3/8, AA.VV.: FLUXUS FESTIVAL OF TOTAL ART
Nizza, hotel Scribe, 1 concert, 7 street events
pieces by: B. Patterson, R. Watts, B. Vautier, N.J. Paik, D. Spoerri, G. Brecht, G. Maciunas, D. Higgins, L.M.Young

8/10, AA.VV.: FLUXUS - POESIE ET CETERA (ANTI THEATER)
Parigi, Museo d arte Moderna, piece by: T. Brown, , P. Keene, D. Higgins, J. Mc Low, G. Maciunas, R. Watts, E. Williams, B. Patterson, A. Hansen, T. Riley, L.M. Young, A. Knowles, S. Morris G. Brecht

30/10, AA.VV.: ART DU LANGAGE
Sopt compositions Simultanées: B. Patterson (paper piece), A. Hansen (?), T. Riley (Ear Piece), L.M. Young (Poem for tables, benches e chairs), A. Knowles (Shuffling piece), S. Morris (introductions for dance), G. Brecht (word event)

AA.VV.: Settimana Internazionale Nuova musica, Palermo,
G. Chiari, S. Bussotti, Miccini: Gruppo ’70

1964:

11/4-23/5, AA.VV.: FLUXUS CONCERTS
New York, ay-o/carnegie hall, canal street
CONCERT No1: performances by: N.M.Paik, G. Brecht, E. Williams, Ch. Shiomi, B. Patterson, T. Kosugi, G. Maciunas, R. Watts, B. Vautier,G. Brecht, A. Knowles
CONCERT No2: Trace kkkk by R. Watts
CONCERT No3: piece and performances by: T. Schmit, D. Higgins, E. Williams, B. Vautier
CONCERT No4: requiem for wagner D. Higgins
CONCERT No5: piece and performances by , G. Maciunas, G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,T. Schmitd, G. Ligeti
CONCERT No6: concert A-Yo
CONCERT No7: piece and performances by: D. Higgins, Ch. Shiomi, G. Brecht, T. Kosugi,L.M. Young
CONCERT No8: Zen for film N.M.Paik
CONCERT No9: piece and performances by: G. Brecht, T. Schmit, D. Higgins, N.M.Paik,J. Jones
CONCERT No10: sanitas T. Schmit
CONCERT No11: FLUXUS COLLECTIVE COMPOSITION (MOVING THEATER)
CONCERT No12: Street composition to be unveiled N.M.Paik

25/5, AA.VV.: FESTIVAL DE LA LIBRE EXPRESSION
Parigi, Vernissage de l’exposition
-Co/invention no1: the spaghetti sandwich (action) By R. Filliou/E. Williams
-Co/invention no2: the pink ear plug (Ist performance-piece) By R. Filliou/E. Williams
-Bottled humanism, ferro, gold water (happening)
-Seance de cinema
-Re-Fluxus Kiss me B. Vautier+ D. Pommereulle
-Meat Joy C. Sheemann

G. Chiari: Don’t Trade Here. Azione Performativa, Galleria

Bibliografia:

  • 1964-1984, AA.VV, L’immaginario Ritrovato, Il Candelaio editore, Certaldo
  • 1969, Chiari Giuseppe, Musica senza contrappunto, Lerici editore, Roma.
  • 1970, Chiari Giuseppe, Basta non leggere libri e questi non esistono, Firenze.
  • 1971, Chiari Giuseppe, Senza titolo
  • 1973, Chiari Giuseppe, Musica Madre, Preparo editore, Milano.
  • 1974, Chiari Giuseppe, Teatrino, Nuovi Strumenti editore.
  • 1974, Chiari Giuseppe, Arte
  • 1976, Chiari Giuseppe, Il metodo per suonare, Martano editore, Torino.
  • 1983, Chiari Giuseppe, Music is easy, Salone Villa Romana, Firenze.
  • 1983, Tomkins C. Vite d'avanguardia, Costa & Nolan editore, Genova
  • 1987, AA.VV, Chiari, Studio Oggetto editore, Milano
  • 1989, Pedrini Enrico, La macchina quantica e la seconda avanguardia, Studio Oggetto editore, Milano.
  • 1990, Chiari Giuseppe, Improvvisazione libera, Centro arte contemporanea Luigi Pecci, Exit editore, Prato.
  • 1990, AA.VV, Giuseppe Chiari, Echo editore, Reggio Emilia
  • 1990, Bonito Oliva Achille, Ubi Fluxus Ibi Motus, Mazzotta, Milano e La Biennale di Venezia, Venezia.
  • 1990, Chiari Giuseppe, Dubbio sull'armonia, Hopefulmonster editore, Torino.
  • 1991, Chiari Giuseppe, Il Giuoco dei dieci nomi, Temi editore, Firenze.
  • 1992, Pedrini Enrico, Giuseppe Chiari e la teoria dell'arte in Fluxus, Ulisse & Calipso editore, Roma.
  • 1992, AA.VV, I teorici dell’arte, libro realizzato in occasione della mostra Giuseppe Chiari studio Oggetto, Ulisse & Calipso edizioni mediterranee, Milano
  • 1994, Chiari Giuseppe, Musica et cetera, Dell'ortica editore.
  • 1996, Chiari Giuseppe, Note intorno al rapporto con Duchamp, in Nuova meta–parole e immagini.
  • 1997, Pozzi Gianni (a cura di), Pittura Necessaria, una conversazione con Giuseppe Chiari, Santo Ficara editore, Firenze.
  • 1998, Tommaso Tozzi (a cura di), Sul problema della parola musica, conferenza di Chiari Giuseppe in occasione

del seminario Hacker Art all’interno del Hackmeeting ‘98, CPA Firenze Sud editore, Firenze.

  • 2002, AA.VV, Giuseppe Chiari: Strumenti musicali, Catalogo della mostra, Galleria Vannucci, Pistoia
  • 2002, AA.VV, Chiari-Miccini.Pienotti-Ranaldi, Parise editore, Adriano
  • 2003-2004, Monconi Francesco, (Tesi) Rumori di Chiari nella poetica Fluxus.
  • 2004, Balzola Andrea, Monteverdi Anna, Le Arti Multimediali Digitali, Garzanti Libri editore, Milano.
  • 2007, Sbardella Maria Rita, "Musica e segno", Gli Ori editore.

Webliografia: