Eco Umberto

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Personaggio o Gruppo

Eco Umberto


Biografia

Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 Gennaio 1932, prima di compiere 20 anni si trasferisce a Torino per poter frequentare l'università, dove consegue la laurea in estetica nel 1954, con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso D'Aquino. L'argomento della tesi si rivelerà fruttuoso, in quanto l'approfondimento sul mondo medievale gli risulterà utile per la stesura di opere future. Nel 1956 pubblica Il Problema Estetico di San Tommaso che poi amplierà in una seconda edizione del 1970. Suo compagno di studi è il filosofo Gianni Vattimo, con lui allievo del piemontese Luigi Pareyson, che eserciterà una forte influenza sul suo pensiero, con l'opera Estetica del 1954. Qui Pareyson considera l interpretazione come "conoscienza di forme da parte di persone", visione che evidenzia la multiformità del soggetto interpretante e dell'oggetto contemplato. Dal 1954 al 1959 lavora come editore dei programmi culturali della Rai, dopodichè insegna, negli anni sessanta, prima presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, poi, presso la facoltà di Architettura dell'Università di Firenze, infine presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Sempre negli anni sessanta fa parte del Gruppo 63: legato alle condizioni sociali e culturali del boom, il movimento rappresenta in letteratura il fenomeno più fecondo dell'Italia del miracolo economico. Nel 1959 approda alla Casa Editrice Bompiani, come senior editor e vi rimane fino al 1975, quando viene nominato professore di Semiotica all'Università di Bologna, dove la sua presenza alimenta il dibattito culturale in maniera agguerrita e vivace. In seguito, sempre presso l'Università di Bologna dirige l'Istituto di Discipline della Comunicazione dello Spettacolo. Nel corso degli anni settanta e ottanta raccoglie innumerevoli riconoscimenti e titoli onorifici dalle università di tutto il mondo, dove tiene diversi corsi e conferenze. Nel 1980 vince il premio Strega per il romanzo Il nome della rosa che lo consacrerà al grande pubblico. Stupisce che dopo autorevoli saggi degli anni sessanta come: Opera aperta (1962), Diario minimo (1963), Apocalittici e integrati (1964), Le poetiche di Joyce (1965), La struttura assente e La definizione dell arte (1968), Umberto Eco approdi alla forma espressiva del romanzo, ma la scelta è giustificata in quanto avvalora la teoria del filosofo della semiotica che vede appunto il romanzo come disciplina della menzogna, per cui la narrativa diventa a lui congeniale, in quanto è sempre "premeditata bugia". Il nome della rosa è ambientato in quel medioevo caro all'autore già dai tempi dell'Università. Dal 1989 è presidente dell' International Center for Semiotic and Cognitive Studies, mentre dal 1994 è presidente onorario dell' International Association for Semiotic Studies, dove negli anni precedenti è già stato segretario generale e vicepresidente. La sua attività nell'Università di Bologna prosegue con la carica di presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici, dal 1999. Tra le collaborazioni con la Triennale di Milano, l'Unesco, la Fondation Européenne de la Culture, Umberto Eco riesce inoltre a pubblicare negli anni una lunga serie di scritti, come Dalla periferia dell'impero (1977), Il superuomo di massa (1978), Sette anni di desiderio (1983), Il secondo diario minimo (1992) e La bustina di Minerva (1999), per quanto riguarda la saggistica, mentre pubblica Il pendolo di Foucault(1988), L'isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004) per quanto riguarda invece la narrativa. La sua produzione letteraria, le prestigiose cattedre, la costante attività editoriale su vari quotidiani italiani e internazionali, apparizioni televisive e attività interattive come Encyclomedia: una guida enciclopedica multimediale sulla storia della civiltà europea, fanno di Eco l'intellettuale italiano più conosciuto al mondo, uno studioso eclettico con una capacità retorica e discorsiva incredibilmente efficace.

Opere

  • Apocalittici e integrati:

La sua visione precisa del problema della "cultura di massa" porta averificare le possibilità di un rapporto dialettico tra produttori e fruitori, senza l'ottimismo passivo dell'"integrato" nè lo snobistico rifiuto dell'"apocalittico". Nell'articolata analisi sui linguaggi dei mezzi di massa, Eco ne sonda le forme e i valori che esse veicolano, destrutturando il Kitsch e la ridondanza, mettendo a fuoco le dichiarazioni ideologiche e le problematiche estetiche, ponendosi sempre il problema di un'"operazione educativa da intraprendersi per fare veramente del mezzo un veicolo di cultura democratica".

  • La struttura assente

Eco ci pone il problema della crisi dello strutturalismo e i confini della semiotica, mettendo in discussione le degenerazioni "ontologiche" di quello che era considerato un metodo.Nel 1968, quando uscì, il libro pose il problema di una teoria semiologica unificata, in un epoca in cui appena si cominciava a discutere sui limiti ed i fondamenti di tale disciplina.

  • Opera aperta

In questo importante lavoro, l'autore analizza la musica seriale, Joyce, la pittura informale, il nouveau roman e il film dopo Godard e Antonioni, la letteratura sperimentale, la teoria dell'informazione e le sue applicazioni all'estetica ecc. Emerge nell'opera una visione dell'arte conemporanea, vista da diverse angolazioni, come una "metafora epistemologica"...