Gutai: differenze tra le versioni

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Gutai (o anche Gutaj"avanguardia sotto il cielo") <br><br>
 
Gutai (o anche Gutaj"avanguardia sotto il cielo") <br><br>
 
Esponenti principali:<br>
 
Esponenti principali:<br>
I maggiori esponenti del Gutai furono Jiro Yoshihara e Shozo Shimamoto (fondatori del gruppo) ai quali si unirono poi  
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I maggiori esponenti del Gutai furono [[Yoshihara Jiro|Jiro Yoshihara]] e Shozo Shimamoto (fondatori del gruppo) ai quali si unirono poi  
 
successivamente numerosi artisti quali: Kagaku Murakami, Kazuo Shiraga, Atsuko Tanaka, Sadamasa Motonaga, Akira Kanayama, Michio Yoshibara, Toshio Yoshida.<br><br>
 
successivamente numerosi artisti quali: Kagaku Murakami, Kazuo Shiraga, Atsuko Tanaka, Sadamasa Motonaga, Akira Kanayama, Michio Yoshibara, Toshio Yoshida.<br><br>
  
 
==Biografia==
 
==Biografia==
  
'''Luogo:'''
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Osaka, 1954. <br><br>
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Osaka, 1954.  
  
'''Storia:'''
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'''Storia:'''<br>
Nella decade che segue la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone condivide si può dire in tutti i suoi aspetti il
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destino degli sconfitti: il processo di democratizzazione, somministrato a marce forzate sotto lo stretto controllo
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La cultura orientale rimase per molto tempo in disparte rispetto alla scena artistica modiale, fino al Dopoguerra, anni in cui la curiosità per il mondo orientale, Giappone in particolar modo, crebbe. Questo interesse aumentò anche grazie alle opere del Gruppo Gutai, o "avanguardia sotto il cielo" in conseguenza della loro abitudine di allestire mostre all'aperto.
americano, e la ferma repressione di tutti quei movimenti più o meno spontanei che potevano essere in odore di comunismo.
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Fortemente ispirato allo spirito zen, con influenze occidentali dell'informale, il gruppo cerca di recuperare quei valori che furono distrutti dalla seconda guerra mondiale. <br>
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La prima esposizione di Gutai in Giappone segna la diffusione dell’arte modernista nei media e la sua reinterpretazione da parte di artisti fuori dagli Stati Uniti e dall’Europa, esemplificata anche dalla nascita del gruppo neoconcretista in Brasile.
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La loro arte comprende varie "tecniche" quali pittura, il calligrafismo, ma anche performance e azioni, opere teatrali e improvvisazioni che hanno come requisito necessario un forte coinvolgimento del pubblico, ricercano insomma il superamento dell'arte attaverso lo sperimentalismo. <br>
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Queste loro forme espressive anticipano il Fluxus, l'happening, l'azionismo, l'espressionismo americano e l'action painting.
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Arte che cerca di diventare un modo per scoprire l'Io, in cui spirito e materia si fondono insieme. Nelle loro opere spazio, materia e corpo affermano liberamente la propria identità e esistenza, tramite una forza espressiva e drammaticità uniche ma mai casuali.
 
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Il paesaggio, brutalizzato dagli attacchi convenzionali e poi, in maniera eclatante, dalla bomba atomica, denuncia tutte
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L'arte Gutai usa la materia, non la cambia ma la porta in vita, non la falsifica, ma si fonde con lo spirito umano anch se sono opposte. La materia non viene assorbita dallo spirito, lo spirito non forza alla sottomissione la materia. Lasciando la materia così com'è, presentata semplicemente come materia, essa inizierà a "dire qualcosa e parlare".  
quelle irregolarità di sviluppo, quelle accelerazioni ad alta tecnologia e quegli abbandoni parziali e fluttuanti di
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speculazione, sfruttamento e degrado che in seguito diventeranno rapidamente tipici di tutte le aree industrializzate del
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Primo Mondo.
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Con contrasti ancora più marcati e pervasivi che altrove: offerti, tra l'altro, dalle contraddizioni latenti ed esplosive
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innescate dal vertiginoso aumento demografico unito aduna scarsa, immatura e posticcia abitudine al rispetto dell'altro e
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dei diritti umani, nel contesto di un territorio ad altissimo rischio ambientale e sismico.
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Insomma: una situazione straordinaria per le arti belle, che infatti accelerano il terremoto, producendo un corto circuito
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di prassi, pensiero, tradizione e sovversione che ne in Europa ne in America era stato possibile ottenere fino a quel momento.
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In altre parole: in Giappone vengono raccolte le membra sparpagliate del linguaggio artistico che dalla Guerra in avanti si
 
esprimeva soltanto attraverso deflagrazioni ed accensioni estemporanee, nel migliore dei casi, per individualità pulsionali, incapaci di coordinarsi in stile se non a prezzo della perdita della propria eccezionalità soggettiva.
 
In Giappone invece il problema dello stile è aggirato e brillantemente risolto; le membra vengono raccolte e coordinate in
 
un corpo unico che incarna precisamente le esigenze di cui l'arte, l'arte come fatto umano, sapeva farsi carico in quel
 
momento.<br>
 
Questo corpo si chiama Gutai, cioè concreto, materializzato. Pochi dubbi, infatti, potevano restare anche ai più nostalgici, a proposito della sopravvivenza dello spirito o dell'astratto.
 
La sua epoca era stata conclusa da tempo, suggellata da quelli che Goya avrebbe definito i "disastri della guerra" e che
 
continuavano a ripetersi con variazioni sempre nuove, e sempre più atroci, accuratamente predisposte dal mondo intero durante gli intervalli di pace.<br>
 
Di quella condizione che di lì a qualche anno Marcuse avrebbe definito la "logica dell'irrazionale", incommensurabile per
 
spietatezza, l'arte si fa carico attraverso una radicalizzazione del sentire effettuata nelle opere; immediata, urgente,
 
non compromissoria. <br>
 
  
Questo è Gutai, di cui Shozo Shimamoto è uno dei mèmbri più precoci e più attivi. Passata la fase disastrosa del terrore
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I giovani artisti del Gutai raccolti intorno a Jiro Yoshihara furono ispirati dalle fotografie delle opere di Pollock.  
atomico, Yoshihara, il maestro fondatore di Gutai, scende dalla montagna, dove si era ritirato in inevitabile silenzio,  
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Yoshihara era interessato alla performance e al teatro, e il suo ruolo fu importante nella definizione dell’attività del gruppo. Gli artisti del Gutai colsero degli aspetti dell’arte di Pollock che gli occidentali colsero solo 15 anni dopo. Essi cercarono di interpretare alla lettera ciò che diceva Rosenberg, e cioè che la tela espressionista era un’arena per l’azione: Shiraga iniziò a dipingere con i piedi (radicalizzazione dell’orizzontalità), Shimamoto praticava buchi su scherzi di carta dipinta, Murakami lanciava palle intinte nell’inchiostro. Tutti volevano trasformare l’atto artistico in una performance trasgressiva e ludica.  
per tradurre il pensiero in azione coordinando intorno ad essa l'intensa produzione sperimentale dei giovani giapponesi.
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Shimamoto è fra questi. Il suo lavoro, negli anni Cinquanta, fase eroica di Gutai, si caratterizza immediatamente per una
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sovrana insofferenza dei limiti consustanziali allo stile inteso all'occidentale.  
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<br>Il suo stile, che comunque si delinea, prende forma appunto da questa considerazione aperta dell'opera, centro di implosione e concentrazione di istanze sino a quel momento separatissime: come, ad esempio, lo sfregio, lo spazio, il quadro, la
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pietra, la macchina bellica, la pittura, i passi.
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Sarebbe assurdo pensare a Gutai come ad un gruppo di artisti che svolgono separatamente un compitino pittorico, prossimo
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all'informale europeo ed americano, e una deflagrante attività di destabilizzazione scenica a base di eventi che si consumano tanto rapidamente quanto fatalmente compromettono il panorama mondiale delle arti visive, insediandovisi a viva forza, come un cuneo irresistibile.<br>
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No. Pittura e azione sono risultanti dello stesso nucleo propulsivo, dello stesso pensiero sulle cose, che tende a posizionarsi proprio sul cuore pulsante del linguaggio contemporaneo perché non ne rispetta le forme e la buona creanza, le
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priorità e le marginalità, le province e gli imperi.  
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La pittura, quindi, per esempio la pittura di Shozo Shimamoto, nasce non come modalità di espressione di istanze e di impulsi soggettivi, istanze represse e sublimate che dal corpo fisico dell'uomo trapassano al sostiate indifferente e
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onnicomprensivo della tela, ma come atto, anzi fenomeno di materializzazione dei materiali "in sé".
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La pittura è al servizio dei materiali, come l'olio o lo smalto, è la prassi di scoperta e valorizzazione delle loro qualità intrinseche. <br>
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Adottando un simile punto di vista, già intorno alla metà degli anni Cinquanta, Gutai precede, almeno nei lineamenti teorici, artisti come Piero Manzoni e Yves Klein, anche se la sua sintassi resta sostanzialmente apparentata a quella dell'informale.
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D'altra parte, una volta rimosso qualsiasi equivoco di ordine estetico, una volta posto l'accento più sul processo di
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esecuzione dell'opera che sull'oggetto che ne deriva, fatta piazza pulita da ogni chimerico chiacchericcio a proposito
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dell'astrazione ribadendo che le opere Gutai non sono astratte, non appare ancora necessario liberare la superficie anche
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dal colore, anche dalla macchia, anche dalla traccia delle violenze subite ed auspicate, per immergerla semplicemente nel
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vuoto, trasparente ed afasico.<br>
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Non a caso nell'informale europeo, e soprattutto in quello che scimmiotta talentosamente proprio la scrittura e la gestualità giapponese come accadde a Mathieu, Gutai riconosce ed apprezza un certo clima naive, insofferente di forme precostituite e
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pieno di tensione verso l'origine delle cose.
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L'informale, in realtà, questa formula abusata ed incomprensibile, in realtà probabilmente non è naive ma per certi versi è
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sicuramente liberatorio e decongestionante, almeno nell'immediato.
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Con la differenza che la liberazione di certe istanze soggettive e pulsionali caratteristica dell'espressionismo astratto
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tende a risolversi in una fruttifera operazione di mercato, in una banalizzazione del linguaggio e in una chiusura sempre
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più serrata verso la ripetitività più stantia e demoralizzante e solipsistica, a fronte della quale la piazza pulita tanto
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del "vuoto" metafisico Kleiniano quanto del "pieno" ironico e caustico manzoniano appare come una cura necessaria,
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inevitabile e non sufficiente. <br>
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Gutai invece carica l'intervento pittorico di una speciale forza centrifuga che tende a risolvere l'oggetto nell'azione, a
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dilatare il significato e la possibile portata espressiva del materiale ponendolo in relazione con il corpo dell'artista.
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Per questo, in area Gutai, non risulta necessario attraversare un processo di azzeramento che elida l'eccesso soverchiante
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di materia umorale e ben presto priva di alcun senso storico. Non c'è compiacimento. L'opera va intesa non come sublime
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compimento di una ricerca estetica e linguistica ma come testimonianza, profondamente concreta e per così dire vissuta, di
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un accadimento traumatico, portatore e foriero di "altro" esistente: altro da pensare, da toccare e da sentire.
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Conseguentemente l'artista occupa la scomoda ma interessante posizione del testimone, il primo a sorprendersi, ad allarmarsi, a soffrire di quanto viene accadendo sotto ai suoi occhi. L'intervento sulla superficie porta alla creazione di uno spazio
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imprevisto, di fronte al quale ogni preconcetto stilistico appare inaffidabile e limitato.
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Alla luce di queste considerazioni, il gesto automatico va riferito non alla mano o all'inconscio ma alla materia, alla carta, agli smalti. L'artista semplicemente li lascia fare, senza preoccuparsi dell'esito.
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"L'automatismo" ha scritto Yoshihara, "necessariamente sorpassa l'immagine dell'artista". Niente di astratto, quindi, se
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ancora ci fossero dubbi in proposito. <br>
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Una carta lacerata ed accesa di prevaricante energia cromatica e segnica giace senza residui ne rimandi ne riserve accanto
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ad una passerella di assi instabili, traballanti e minacciose che tentano i passi del viandante, costringendolo
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all'attenzione nei confronti di tutto ciò che gli appare normale, e non lo è, minando la sua tranquillità di uomo sicuro
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del proprio cammino nella storia.
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E giace accanto ad una pietra immobile che si comporta come e meglio del pennello o della spatola e spacca bottiglie intere di colore liquido lanciatole contro in un gesto altamente ritualizzato e pieno di consapevoli richiami alle tradizioni
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marziali, a sua volta equivalente del cannone che spara contro tele inermi getti furiosi di colore.
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A tutto questo e molto più, Shozo Shimamoto ha assistito in pochi anni.
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I suoi interventi, i suoi lavori assomigliano tutti ad altrettanti modi di lasciare che le cose si compiano: una delle
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poche armi efficaci per non arrecarsi come un morto su un formulario di successo e non perdere di vista la posizione etica dell'artista in un mondo sempre più conseguente con le proprie recenti e lontane, spaventose premesse.  
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Figura importantissima nel gruppo è quella di Shozo Shimamoto (Giappone, 1928). La sua ricerca di originalità e di autenticità rispetto a tutti i modelli d'arte preesistenti,lo porta a realizzare un numero incredibile di "esperimenti", per ciascuno dei quali ha prodotto dozzine di opere che ha diviso in tre gruppi principali: " le indegne", "le buone", "le preoccupanti" (di cui conserva solo quest'ultime).  Il suo stile prende forma dalla considerazione aperta dell'opera. La pittura è al servizio dei materiali, come l'olio o lo smalto, è la prassi di scoperta e valorizzazione delle loro qualità intrinseche. <br>
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Egli cerca di fare quello che nessuno aveva ancora fatto, produrre un'arte mai esistita e questo lo porterà, insieme agli altri esponenti del gruppo Gutai a dar luogo a delle mostre di pittura informale e sperimentale e a delle esposizioni all'aperto, dove gli artisti realizzano diverse azioni e creano installazioni nello spazio urbano e nei parchi. 
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Altra figura importantissima all'interno del gruppo Gutai è Tanaka Atsuko (Osaka, 1932) la quale inizialmente si unisce al Gruppo Zero. La sua arte è ispirata all'elettricità, elabora e dipinge una sequenza di lampadine e di colori con trama filiforme.
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Il suo lavoro più conosciuto è sicuramente "Electric Dress" del 1956, una specie di burqua fatto con luci al neon e lampadine che indossò in una performance. L'ispirazione le venne guardando l'insegna luminosa di una farmacia. L'opera si accendeva a tratti, dando l'impressione di una figura aliena. Secondo il Gruppo Gutai quest'opera rappresentava la rapida trasformazione e urbanizzazione post guerra in Giappone. Nel 2000 i suoi lavori vennero richieste per numerose esposizioni sia in Giappone (Kyoto, Nagoya, Tokyo..) che all'estero (America, Europa) 
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==Poetica:==
 
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Ma noi pensiamo differentemente, in contrasto con il Dadaismo, i nostri lavori sono il risultato di una ricerca di possibilità per portare
 
Ma noi pensiamo differentemente, in contrasto con il Dadaismo, i nostri lavori sono il risultato di una ricerca di possibilità per portare
 
il materiale in vita. Speriamo sempre che le nostre esibizioni Gutai abbiano sempre uno spirito fresco e che la scoperta di nuova vita aiuterà
 
il materiale in vita. Speriamo sempre che le nostre esibizioni Gutai abbiano sempre uno spirito fresco e che la scoperta di nuova vita aiuterà
i materiali a risorgere."<br><br>
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i materiali a risorgere."<br>
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L'arte Gutai è quindi atto di scoperta dell'Io, in cui lo spirito umano, le sue aspirazioni e la materia si fondono insieme. Non solo la pittura, ma anche
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le azioni eseguite con i vari materiali, oggetti, acqua, fango, colore vengono sublimati dallo spirito che infonde vita alle opere.
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Spazio, materia e corpo affermano la loro identità e la propria esistenza.
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Quello che in assoluto attira il Gruppo Gutai è il materiale per fare arte,  e non accettano le arti passate in quanto, nella loro visione, ricolme di falsità, di significati sbagliati. I materiali, secondo il gruppo Gutai devono rappresentare sè stessi, non prendere nuovi significati e diventare ciò che non sono in realtà. Attribuendo significati diversi ai materiali, gli artisti passati li uccidevano, annientando la loro natura intrinseca. Altro particolare importantissimo nell'arte Gutai è lo 'spirito' dell'opera d'arte che và di pari passo con la materia, uno non assimila l'altro. Se materiali e spirito vengono presentati così come sono, essi comunicano qualcosa, ma se l'artista cerca di conferirgli un significato diverso da quello a loro attribuito per natura, immancabilmente essi vengono annientati.
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L'arte Gutai non è mai improvvisata, comunque, dietro ogni segno c'è uno studio lungo e accurato.
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Dal degrado della guerra essi sono riusciti a creare un'arte unica che ha lasciato il segno nel mondo artistico.
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La prima mostra Gutai si ebbe nel ’55 a Tokyo. Shiraga si rotolò nel fango bagnato ("Sfida contro il fango), Murakami si buttò contro una fila di schermi di carta che rimandavano a quell'icona dell'architettura giapponese che sono le pareti di carta ("Passaggio").
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A partire dal ’57 Gutai montò delle grandiose mostre audiovisive: le principali caratteristiche erano la predilezione per il grottesco e un atteggiamento aggressivo nei confronti del pubblico.
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La seconda mostra (’56) fu un’esposizione come grande parco dei divertimenti: aleggiava un senso di gioco, ma anche un interesse per i nuovi materiali. Un caso esemplare fu "Abito elettrico" di Atsuko Tanaka: lampadine incandescenti e tubi a neon colorati con i quali si avvolse per l’inaugurazione.
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Nel ’58 Gutai fu presentato alla galleria di Martha Jackson di New York e fu un fallimento. In quel periodo ormai gli artisti del gruppo si concentravano sulla pittura, su consiglio del critico francese Michel Tapié. Questa fu la loro rovina.
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Nel ’72 il gruppo si sciolse.
  
 
==Opere:==
 
==Opere:==
[[image:NotWearingDress.jpg]] [[image:Shimamoto.jpg]]
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[[Image:NotWearingDress.jpg|right|frame|]] <br>
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* L’opera è un groviglio di cavi, tubi e bulbi luminosi, coloratissimi, da indossare come il costume di una supereroina manga, di una regina fotonica, di una donna bionica o di tutto un viavai di personaggi che richiamano inconfondibilmente il mondo dei mass-media, da cui Tanaka trasse spunto per quest'opera.
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* Intorno al 1950 Shimamoto creò una serie di lavori bucando la superficie della tela. Questo lavoro non è il risultato di uno studio attento, ma di pura casualità.
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A quel tempo, per risparmiare soldi, Shimamoto usò le pagine di giornale incollate insieme al posto della tela,  ma un giorno ne bucò la superficie per sbaglio.Invece
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di buttar via il lavoro lo mostrò a Jiro Yoshihara che lo apprezzò grandemente. Interessante che in Italia nello stesso periodo Fontana stava producendo la serie di "Tagli" che continuò a studiare per tutta la vita, al contrario di Shimamoto, che abbandonò subito questo stile per dirigersi verso l'action painting.<br><br>
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==Bibliografia:==
 
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Françoise Bonnefoy; Sarah Clément; Isabelle Sauvage; Galerie nationale du jeu de paume (France).  
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* Françoise Bonnefoy; Sarah Clément; Isabelle Sauvage; Galerie nationale du jeu de paume (France).  
 
Gutai (Paris : Galerie nationale du jeu de paume : Réunion des musées nationaux, 1999) ISBN 2908901684 9782908901689
 
Gutai (Paris : Galerie nationale du jeu de paume : Réunion des musées nationaux, 1999) ISBN 2908901684 9782908901689
 
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Alexandra Munroe; Yokohama Bijutsukan.; Solomon R. Guggenheim Museum.; San Francisco Museum of Modern Art.  
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* Alexandra Munroe; Yokohama Bijutsukan.; Solomon R. Guggenheim Museum.; San Francisco Museum of Modern Art.  
 
Japanese art after 1945 : scream against the sky'' [= 戦後日本の前衛美術空へ叫び /](New York : H.N. Abrams, 1994)
 
Japanese art after 1945 : scream against the sky'' [= 戦後日本の前衛美術空へ叫び /](New York : H.N. Abrams, 1994)
 
ISBN 0810935120 9780810935129 [contents include "Nam June Paik -- To challenge the mid-summer sun : the Gutai group"]
 
ISBN 0810935120 9780810935129 [contents include "Nam June Paik -- To challenge the mid-summer sun : the Gutai group"]
 
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Michel Tapié. L'aventure informelle (according to Worldcat "Details" information: "Other Titles: Gutaï.")  
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* Michel Tapié. L'aventure informelle (according to Worldcat "Details" information: "Other Titles: Gutaï.")  
 
(Nishinomiya, Japan, S. Shimamoto, 1957) OCLC 1194658
 
(Nishinomiya, Japan, S. Shimamoto, 1957) OCLC 1194658
 
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Tiampo, Ming. Gutai and Informel Post-war art in Japan and France, 1945--1965. (Worldcat link: [1]) (Dissertation Abstracts International, 65-01A) ISBN 0496660470 9780496660476
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* Tiampo, Ming. Gutai and Informel Post-war art in Japan and France, 1945--1965. (Worldcat link: [1]) (Dissertation Abstracts International, 65-01A) ISBN 0496660470 9780496660476
 
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Jirō Yoshihara; Shōzō Shimamoto; Michel Tapié; Gutai Bijutsu Kyōkai. Gutai [= 具体] (具体美術協会, Nishinomiya-shi : Gutai  
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* Jirō Yoshihara; Shōzō Shimamoto; Michel Tapié; Gutai Bijutsu Kyōkai. Gutai [= 具体] (具体美術協会, Nishinomiya-shi : Gutai  
 
Bijutsu Kyōkai, 1955-1965) [Japanese : Serial Publication : Periodical] OCLC 53194339 [Worldcat "Other titles"  
 
Bijutsu Kyōkai, 1955-1965) [Japanese : Serial Publication : Periodical] OCLC 53194339 [Worldcat "Other titles"  
 
information: Gutai art exhibition, Aventure informelle, International art of a new era, U.S.A., Japan, Europe,  
 
information: Gutai art exhibition, Aventure informelle, International art of a new era, U.S.A., Japan, Europe,  
 
International Sky Festival, Osaka, 1960]
 
International Sky Festival, Osaka, 1960]
 
 
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* H. Foster, R. Krauss, Y. A. Bois, B. H. D. Buchloh. Arte dal 1900. 2006, Zanichelli, Bologna.
  
 
==Webliografia:==
 
==Webliografia:==
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* http://en.wikipedia.org/wiki/Gutai<br>
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* http://www.gospark.it<br>
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* http://mauriziocattelan.altervista.org<br>
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* http://www.arte.go.it/index.html<br>
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* http://www.nipponico.com<br>
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* http://www.livejournal.com/gutaigroup<br><br>
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* http://www.ashiya-web.or.jp/museum/en/103education/nyumon_us/manifest_us.htm (Intero testo del manifesto Gutai in lingua inglese)
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[[categoria:scheda]]
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[[categoria:Gutai]]
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[[categoria:1954 d.c.]]
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[[categoria:Giappone]]
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[[categoria:Precursori]]
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[[categoria:Arte programmata]]

Versione attuale delle 18:44, 28 Apr 2011

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Personaggio o Gruppo:

Gutai (o anche Gutaj"avanguardia sotto il cielo")

Esponenti principali:
I maggiori esponenti del Gutai furono Jiro Yoshihara e Shozo Shimamoto (fondatori del gruppo) ai quali si unirono poi successivamente numerosi artisti quali: Kagaku Murakami, Kazuo Shiraga, Atsuko Tanaka, Sadamasa Motonaga, Akira Kanayama, Michio Yoshibara, Toshio Yoshida.

Biografia

Luogo:
Osaka, 1954.

Storia:

La cultura orientale rimase per molto tempo in disparte rispetto alla scena artistica modiale, fino al Dopoguerra, anni in cui la curiosità per il mondo orientale, Giappone in particolar modo, crebbe. Questo interesse aumentò anche grazie alle opere del Gruppo Gutai, o "avanguardia sotto il cielo" in conseguenza della loro abitudine di allestire mostre all'aperto. Fortemente ispirato allo spirito zen, con influenze occidentali dell'informale, il gruppo cerca di recuperare quei valori che furono distrutti dalla seconda guerra mondiale.

La prima esposizione di Gutai in Giappone segna la diffusione dell’arte modernista nei media e la sua reinterpretazione da parte di artisti fuori dagli Stati Uniti e dall’Europa, esemplificata anche dalla nascita del gruppo neoconcretista in Brasile.

La loro arte comprende varie "tecniche" quali pittura, il calligrafismo, ma anche performance e azioni, opere teatrali e improvvisazioni che hanno come requisito necessario un forte coinvolgimento del pubblico, ricercano insomma il superamento dell'arte attaverso lo sperimentalismo.
Queste loro forme espressive anticipano il Fluxus, l'happening, l'azionismo, l'espressionismo americano e l'action painting. Arte che cerca di diventare un modo per scoprire l'Io, in cui spirito e materia si fondono insieme. Nelle loro opere spazio, materia e corpo affermano liberamente la propria identità e esistenza, tramite una forza espressiva e drammaticità uniche ma mai casuali.
L'arte Gutai usa la materia, non la cambia ma la porta in vita, non la falsifica, ma si fonde con lo spirito umano anch se sono opposte. La materia non viene assorbita dallo spirito, lo spirito non forza alla sottomissione la materia. Lasciando la materia così com'è, presentata semplicemente come materia, essa inizierà a "dire qualcosa e parlare".

I giovani artisti del Gutai raccolti intorno a Jiro Yoshihara furono ispirati dalle fotografie delle opere di Pollock. Yoshihara era interessato alla performance e al teatro, e il suo ruolo fu importante nella definizione dell’attività del gruppo. Gli artisti del Gutai colsero degli aspetti dell’arte di Pollock che gli occidentali colsero solo 15 anni dopo. Essi cercarono di interpretare alla lettera ciò che diceva Rosenberg, e cioè che la tela espressionista era un’arena per l’azione: Shiraga iniziò a dipingere con i piedi (radicalizzazione dell’orizzontalità), Shimamoto praticava buchi su scherzi di carta dipinta, Murakami lanciava palle intinte nell’inchiostro. Tutti volevano trasformare l’atto artistico in una performance trasgressiva e ludica.

Figura importantissima nel gruppo è quella di Shozo Shimamoto (Giappone, 1928). La sua ricerca di originalità e di autenticità rispetto a tutti i modelli d'arte preesistenti,lo porta a realizzare un numero incredibile di "esperimenti", per ciascuno dei quali ha prodotto dozzine di opere che ha diviso in tre gruppi principali: " le indegne", "le buone", "le preoccupanti" (di cui conserva solo quest'ultime). Il suo stile prende forma dalla considerazione aperta dell'opera. La pittura è al servizio dei materiali, come l'olio o lo smalto, è la prassi di scoperta e valorizzazione delle loro qualità intrinseche.
Egli cerca di fare quello che nessuno aveva ancora fatto, produrre un'arte mai esistita e questo lo porterà, insieme agli altri esponenti del gruppo Gutai a dar luogo a delle mostre di pittura informale e sperimentale e a delle esposizioni all'aperto, dove gli artisti realizzano diverse azioni e creano installazioni nello spazio urbano e nei parchi.
Altra figura importantissima all'interno del gruppo Gutai è Tanaka Atsuko (Osaka, 1932) la quale inizialmente si unisce al Gruppo Zero. La sua arte è ispirata all'elettricità, elabora e dipinge una sequenza di lampadine e di colori con trama filiforme. Il suo lavoro più conosciuto è sicuramente "Electric Dress" del 1956, una specie di burqua fatto con luci al neon e lampadine che indossò in una performance. L'ispirazione le venne guardando l'insegna luminosa di una farmacia. L'opera si accendeva a tratti, dando l'impressione di una figura aliena. Secondo il Gruppo Gutai quest'opera rappresentava la rapida trasformazione e urbanizzazione post guerra in Giappone. Nel 2000 i suoi lavori vennero richieste per numerose esposizioni sia in Giappone (Kyoto, Nagoya, Tokyo..) che all'estero (America, Europa)


Poetica:

Yoshihara scrisse il manifesto del gruppo Gutai, che venne pubblicato nel giornale artistico "Geijutsu Shincho" nel 1956. Queste alcune parti del manifesto:
"Con la nostra presente consapevolezza, le arti che abbiamo conosciuto ci appaiono ora false e colme di tremenda finzione. Vogliamo allontanarci da questi oggetti di cui altari, palazzi, saloni e negozi antichi sono pieni. Questi oggetti sono sotto mentite spoglie e i loro materiali come la pittura, pezzi di stoffa, metalli, pietra e marmo sono ricolmi di falsi significati dati dalle mani umane e invece di presentarsi con i loro materiali, prendono l'apparenza di altro. Sotto le spoglie di uno scopo intellettuale, i materiali sono stati completamente uccisi e non possono più comunicarci nulla. Chiudete questi resti nelle loro tombe. L'arte Gutai non cambia i materiali ma li porta in vita. L'arte Gutai non falsifica i materiali. Nell'arte Gutai lo spirito umano e i materiali si combinano tra di loro anche se sono opposti uno all'altro. I materiali non sono assorbiti dallo spirito. Lo spirito non costringe i materiali ad una sottomissione. Se uno lascia i materiali cosi come sono, presentandoli come tali, essi riescono a comunicarci qualcosa. Mantenere in vita i materiali significa tenere lo spirito vivo e innalzare lo spirito significa portare i materiali all'altezza di quest'ultimo.
L'arte è la casa dello spirito, ma mai prima d'ora lo spirito ha creato il materiale. Lo spirito fino ad adesso ha sempre e solo creato qualcosa di spirituale. Certamente lo spirito ha sempre riempito l'arte con vita, ma questa vita morirà non appena cambieranno i tempi Di tutta la magnifica vita esistita nell'arte Rinascimentale, solo pochi resti archeologici ci sono rimasti. Quello che tiene ancora questa vitalità, anche se passiva, è l'arte primitiva o l'arte creata dopo gli Impressionisti. Ma ormai non creano più nessun tipo di profonda emozione in noi, appartengono al passato.
L'arte Gutai dà moltissima importanza a quei passi azzardati che portano verso mondi sconosciuti e inesplorati. Qualche volta, erroneamente e a prima vista, ci possono comparare al Dadaismo, e noi stessi riconosciamo interamente le conquiste Dadaiste. Ma noi pensiamo differentemente, in contrasto con il Dadaismo, i nostri lavori sono il risultato di una ricerca di possibilità per portare il materiale in vita. Speriamo sempre che le nostre esibizioni Gutai abbiano sempre uno spirito fresco e che la scoperta di nuova vita aiuterà i materiali a risorgere."

L'arte Gutai è quindi atto di scoperta dell'Io, in cui lo spirito umano, le sue aspirazioni e la materia si fondono insieme. Non solo la pittura, ma anche le azioni eseguite con i vari materiali, oggetti, acqua, fango, colore vengono sublimati dallo spirito che infonde vita alle opere. Spazio, materia e corpo affermano la loro identità e la propria esistenza. Quello che in assoluto attira il Gruppo Gutai è il materiale per fare arte, e non accettano le arti passate in quanto, nella loro visione, ricolme di falsità, di significati sbagliati. I materiali, secondo il gruppo Gutai devono rappresentare sè stessi, non prendere nuovi significati e diventare ciò che non sono in realtà. Attribuendo significati diversi ai materiali, gli artisti passati li uccidevano, annientando la loro natura intrinseca. Altro particolare importantissimo nell'arte Gutai è lo 'spirito' dell'opera d'arte che và di pari passo con la materia, uno non assimila l'altro. Se materiali e spirito vengono presentati così come sono, essi comunicano qualcosa, ma se l'artista cerca di conferirgli un significato diverso da quello a loro attribuito per natura, immancabilmente essi vengono annientati.

L'arte Gutai non è mai improvvisata, comunque, dietro ogni segno c'è uno studio lungo e accurato. Dal degrado della guerra essi sono riusciti a creare un'arte unica che ha lasciato il segno nel mondo artistico.



Example.jpg==Sito Web==

http://gutai.org/


Mostre:

La prima mostra Gutai si ebbe nel ’55 a Tokyo. Shiraga si rotolò nel fango bagnato ("Sfida contro il fango), Murakami si buttò contro una fila di schermi di carta che rimandavano a quell'icona dell'architettura giapponese che sono le pareti di carta ("Passaggio"). A partire dal ’57 Gutai montò delle grandiose mostre audiovisive: le principali caratteristiche erano la predilezione per il grottesco e un atteggiamento aggressivo nei confronti del pubblico. La seconda mostra (’56) fu un’esposizione come grande parco dei divertimenti: aleggiava un senso di gioco, ma anche un interesse per i nuovi materiali. Un caso esemplare fu "Abito elettrico" di Atsuko Tanaka: lampadine incandescenti e tubi a neon colorati con i quali si avvolse per l’inaugurazione. Nel ’58 Gutai fu presentato alla galleria di Martha Jackson di New York e fu un fallimento. In quel periodo ormai gli artisti del gruppo si concentravano sulla pittura, su consiglio del critico francese Michel Tapié. Questa fu la loro rovina. Nel ’72 il gruppo si sciolse.

Opere:

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  • L’opera è un groviglio di cavi, tubi e bulbi luminosi, coloratissimi, da indossare come il costume di una supereroina manga, di una regina fotonica, di una donna bionica o di tutto un viavai di personaggi che richiamano inconfondibilmente il mondo dei mass-media, da cui Tanaka trasse spunto per quest'opera.














Gutai.JPG
  • Intorno al 1950 Shimamoto creò una serie di lavori bucando la superficie della tela. Questo lavoro non è il risultato di uno studio attento, ma di pura casualità.

A quel tempo, per risparmiare soldi, Shimamoto usò le pagine di giornale incollate insieme al posto della tela, ma un giorno ne bucò la superficie per sbaglio.Invece di buttar via il lavoro lo mostrò a Jiro Yoshihara che lo apprezzò grandemente. Interessante che in Italia nello stesso periodo Fontana stava producendo la serie di "Tagli" che continuò a studiare per tutta la vita, al contrario di Shimamoto, che abbandonò subito questo stile per dirigersi verso l'action painting.



























Bibliografia:

  • Françoise Bonnefoy; Sarah Clément; Isabelle Sauvage; Galerie nationale du jeu de paume (France).

Gutai (Paris : Galerie nationale du jeu de paume : Réunion des musées nationaux, 1999) ISBN 2908901684 9782908901689

  • Alexandra Munroe; Yokohama Bijutsukan.; Solomon R. Guggenheim Museum.; San Francisco Museum of Modern Art.

Japanese art after 1945 : scream against the sky [= 戦後日本の前衛美術空へ叫び /](New York : H.N. Abrams, 1994) ISBN 0810935120 9780810935129 [contents include "Nam June Paik -- To challenge the mid-summer sun : the Gutai group"]

  • Michel Tapié. L'aventure informelle (according to Worldcat "Details" information: "Other Titles: Gutaï.")

(Nishinomiya, Japan, S. Shimamoto, 1957) OCLC 1194658

  • Tiampo, Ming. Gutai and Informel Post-war art in Japan and France, 1945--1965. (Worldcat link: [1]) (Dissertation Abstracts International, 65-01A) ISBN 0496660470 9780496660476


  • Jirō Yoshihara; Shōzō Shimamoto; Michel Tapié; Gutai Bijutsu Kyōkai. Gutai [= 具体] (具体美術協会, Nishinomiya-shi : Gutai

Bijutsu Kyōkai, 1955-1965) [Japanese : Serial Publication : Periodical] OCLC 53194339 [Worldcat "Other titles" information: Gutai art exhibition, Aventure informelle, International art of a new era, U.S.A., Japan, Europe, International Sky Festival, Osaka, 1960]

  • H. Foster, R. Krauss, Y. A. Bois, B. H. D. Buchloh. Arte dal 1900. 2006, Zanichelli, Bologna.

Webliografia: