Movimento del 1968

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Il Sessantotto (o movimento del Sessantotto) è il fenomeno socio-culturale avvenuto nel 1968 nel quale grandi movimenti di massa socialmente eterogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea, attraversarono quasi tutti i Paesi del mondo con la loro forte carica di contestazione sulla corruzione e sui pregiudizi socio-politici. La portata della partecipazione popolare e la sua notorietà, oltre allo svolgersi degli eventi in un tempo relativamente ristretto e intenso, contribuirono ad identificare il movimento col nome dell'anno in cui esso si manifestò (o fu più attivo).
Il Sessantotto è stato un movimento sociale e politico ancora oggi molto controverso: molti sostengono che abbia portato ad un mondo "utopicamente" migliore, mentre altri ritengono che abbia spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale.

IL MOVIMENTO IN FRANCIA

In Francia la protesta assunse toni molto violenti nel maggio del 1968 e parve trasformarsi in rivolta contro lo stato. Essa ebbe origine da un progetto governativo di razionalizzazione delle strutture scolastiche mirante a renderle più rispondenti alle esigenze dell'industria: cosa che significava favorire i settori tecnologicamente più avanzati, facendo pesare l'incremento della produttività sulla classe operaia. Il piano di riforma scolastica prevedeva, al termine degli studi secondari, una severa selezione da effettuarsi attraverso un esame supplementare che avrebbe ridotto considerevolmente il numero degli studenti universitari e consentito l'accesso agli studenti più dotati. In questo modo l'università avrebbe corrisposto meglio alle esigenze di alta qualificazione e specializzazione tecnica previste per i quadri dirigenziali.
L'approvazione di questo piano, chiamato Piano Fouchet, provocò un'immediata risposta da parte delle masse studentesche. Contro lo spirito tecnocratico del Piano Fouchet, gli studenti e i professori progressisti dell'università di Nanterre decisero di scioperare. La protesta si allargò rapidamente e il 22 marzo prese il via il movimento più noto tra quelli sorti nella primavera del 1968. Questo movimento era capeggiato da un giovane anarchico, Daniel Cohn-Bendit, e denunciava l'esistenza di un'unica condizione di oppressione che accomunava studenti e operai.
L'occupazione alla Sorbona da parte degli studenti (2 maggio) rappresentò il momento di rottura, contrassegnato da scontri con la polizia. Il 13 le organizzazioni studentesche proclamarono lo sciopero generale: fu il momento culminante della rivolta ed anche il più pericoloso per lo Stato, perché alla protesta aderirono anche milioni di lavoratori in tutto il paese. La Francia era paralizzata. A questo punto prese in mano la situazione Charles de Gaulle e, forte dell'appoggio dell'esercito e raggiunto un accordo con la Confédération générale du travail (CGT), dichiarò la rivolta "una follia estremistica", sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni dalle quali uscirono vincitori i gollisti.

IL MOVIMENTO IN ITALIA

I primi cortei studenteschi nel '68

L'ingresso del Palazzo della Triennale a Milano nel maggio del '68 La presenza di giovani operai a fianco degli studenti fu la caratteristica anche del Sessantotto italiano, il più intenso e ampio tra tutti quelli dell'Europa occidentale assieme a quello francese. In Italia la contestazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni sessanta, dovuto al fatto che il cosiddetto boom economico aveva giovato perlopiù alla borghesia e non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed economico delle classi meno abbienti.

L'esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli studenti che contestavano i contenuti arretrati e parziali dell'istruzione e rivendicavano l'estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disagiata, i prodromi di quello che diverrà il sessantotto inizieranno a palesarsi nel 1966. La contestazione fu attuata con forme di protesta fino ad allora sconosciute: vennero occupate scuole e università e vennero organizzate manifestazioni che in molti casi portarono scontri con la polizia (si veda la manifestazione per la prima della Scala di Milano nella quale alcuni manifestanti chiesero la collaborazione della stessa polizia che "doveva starsene a proteggere persone simbolo del consumismo").
manifestazione di donne del 1968

Il 24 gennaio 1966 avvenne a Trento la prima occupazione di una università italiana ad opera degli studenti che occuparono la facoltà di Sociologia. L'occupazione sarà ripetuta lo stesso anno in ottobre, protestando contro il piano di studi e lo statuto, che entrambi erano in fase di elaborazione e proponendone stesure alternative. Questa occupazione si concluse a causa dell' alluvione del 1966 che interessò gran parte dell'Italia settentrionale e centrale. Molti studenti si mossero come volontari per portare aiuto nelle aree più colpite, e questo primo movimento ed incontro spontaneo di giovani, provenienti da tutta Italia, contribuì a far sorgere in molti di essi lo spirito di appartenenza ad una classe studentesca prima sconosciuta.
La scintilla iniziale fu determinata da due situazioni di disagio per gli studenti universitari dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della facoltà di Architettura di Torino. Nel primo caso l'università decise di raddoppiare le tasse universitarie mentre a Torino venne deciso il trasferimento alla Mandria, una sede periferica molto disagiata. Il 15 novembre 1967 entrambe le università vennero occupate e subito sgombrate dalla Polizia. I leader iniziali erano Mario Capanna e Pero in Cattolica e Guido Viale a Torino.
Dopo tre giorni 30.000 studenti sfilavano per Milano fino all'arcivescovado e la rivolta si allargò a macchia d'olio. L'atteggiamento repressivo della polizia, sempre presente il "famoso" battaglione Padova della Celere, che intervenne sugli studenti, finì con il costituire il propellente per la diffusione della protesta.
Nel maggio del '68 tutte le università, esclusa la Bocconi, erano occupate; nello stesso mese la contestazione si estese, uscendo dall'ambito universitario, un centinaio di artisti, fra cui Giò Pomodoro, Arnaldo Pomodoro, Ernesto Treccani e Gianni Dova occupano per 15 giorni il Palazzo della Triennale, ove era stata appena inaugurata l'esposizione triennale, chiedendo "la gestione democratica diretta delle istituzioni culturali e dei pubblici luoghi di cultura" [1].

IL MOVIMENTO OPERAIO

Una manifestazione di operai e studenti

Dalla contestazione studentesca che fu inizialmente sottovalutata dai politici e dalla stampa, si passò repentinamente alle lotte dei lavoratori [2]. Le agitazioni presero origine per il rinnovo di molti contratti di lavoro, per l'aumento dei salari uguale per tutti, per la diminuzione dell'orario, per le pensioni, la casa, la salute, i servizi, ecc. Per la prima volta il mondo dei lavoratori e il mondo studentesco fu unito fin dalle prime agitazioni su molte questioni del mondo del lavoro, provocando nel Paese tensioni sempre più radicali e a carattere rivoluzionario, sfiorando in alcuni casi l'insurrezione, visti i proclami, i giornali e i fatti che accadevano in Italia.
La Fiat di Torino, dopo alcuni incidenti in settembre causati da atti di sabotaggio alle catene di montaggio dove furono persino distrutte migliaia di auto, reagì sospendendo 25.000 operai e dopo cinque giorni di inutili mediazioni si sfiorò il dramma. Al grido di "potere operaio" ci fu una mobilitazione generale e il tentativo di occupazione dell'azienda. Ai primi di novembre si processò il padronato dell'azienda. Tre mesi di agitazione misero in crisi l'intera città, con tre mesi senza salario furono paralizzate tutte le attività produttive e commerciali. Nei primi giorni di dicembre la città era vicina al Natale più nero. Nemmeno la guerra aveva angosciato tanto: spente le luci, chiusi i negozi.
Il 21 dicembre con una mediazione furono accolte quasi tutte le richieste dei sindacati e ritornò una calma apparente. Ma gli operai otterranno alla fine dell'anno molti risultati: aumenti salariali, interventi nel sociale, pensioni, diminuzione delle ore lavorative, diritti di assemblea, consigli di fabbrica. E getteranno anche le basi dello Statuto dei lavoratori (siglato poi nel 1970).

LA DESTRA E LA CONTESTAZIONE STUDENTESCA

La polizia che carica degli studenti

Nei primi momenti della contestazione studentesca gli universitari di destra sono tra i capofila del movimento. La battaglia di Valle Giulia all'Università di Roma del 1º marzo 1968 sarà l'ultima azione in cui studenti di sinistra e di destra saranno insieme, perché il 16 marzo successivo con l'assalto alla facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza, voluta dai vertici del MSI timorosi di perdere quella definizione di partito dell'ordine ci sarà la frattura tra [3] Nel momento in cui il Movimento Studentesco diviene così dominato dalla sinistra, nasce da parte degli studenti di destra che non vogliono seguire la linea anti-contestazione degli universitari missini del FUAN, il "Movimento studentesco europeo", particolarmente attivo nelle università di Roma e Messina, che lanciano il Manifesto degli studenti europei. Nel marzo 1969 a Messina guidati di Giovanbattista Davoli, occupano, insieme ai colleghi reggini, il rettorato [4]. Nel 1970 questi studenti saranno tra le barricate nella rivolta di Reggio Calabria.

note

  1. ^ cfr. pag. 67 di Almanacco di Storia illustrata, 1968
  2. ^ "Il movimento (prevalentemente studentesco, ma non solo) del ’68 si era subito saldato con il movimento (prevalentemente operaio, ma non solo) del ’69, all’epoca dei rinnovi contrattuali del cosiddetto “autunno caldo”: dando vita così ad una sorta di “nuovo biennio rosso” che riecheggiava la memoria storica del “biennio rosso” del 1919-20": Marco Boato, La contraddizione degli anni Settanta, in Mondoperaio, n. 6/2014, p. 31.
  3. movimentisti e reazionari. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer Editori, 2006
  4. annipiombo07