Druckrey Timothy

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Druckrey Timothy

- TIMOTHY DRUCKREY – Storia dei Media -



Biografia Timothy Druckrey è un amministratore indipendente, critico e scrittore, si preoccupa di problemi di storia dei Media, fotografia, rappresentazione, e tecnologia. Ha insegnato in un programma per laureati al Centro Internazionale di Fotografia, la Scuola di Arti Visuali e il Centro di Immagini Creative. Lui fa conferenze internazionali circa l'impatto sociale di media digitali e la trasformazione di rappresentazione e comunicazione nell’ambiente interattivo. Egli ha coorganizzato il simposio internazionale delle Ideologie delle Tecnologie al Centro Dia delle Arti (Ha scritto un libro dal titolo: Cultura sull'Orlo - Ideologie di Tecnologia) ha curato le Iterazioni dell'esposizione: L'Immagine Nuova al Centro Internazionale di Fotografia da cui ha redatto il libro. Come un teorico di media contemporanei, ha curato molte esposizioni e ha offerto numerose pubblicazioni, incluso Camerawork di San Francisco, Afterimage e Views. E’ Redattore americano di Ten.8 e Perspektief, è un membro fondatore di MergedMedia (un collettivo per i nuovi media) e co-fondatore di Stampa Critica, pubblicando monografie sui problemi tecnologici e sull’identità nella cultura del postmodern. Egli sta scrivendo attualmente uno studio sulle relazioni tra tecnologia e fotografia: Fotografia, Tecnologia e Rappresentazione (disponibile dall’Università di Manchester), ha compilato Cultura Elettronica, composizioni esatte sull'impatto sociale di tecnologia digitale, e ha lavorato in collaborazione con i curatori delle esposizioni in Austria (Visioni Tecniche), Germania (Fotografia Dopo Fotografia), Gran Bretagna (Diaspora Digitale), Lussemburgo (Telepolis), e Stati Uniti (Interective Media Festival). Sito Web http://www.interport.net/~druckrey /


Pubblicazioni: -T. Druckrey: The Fate of Reason in the Global Network. In: Ars Electronica, Linz 1995, p.151-163 -Gretchen Bender e Timothy Druckrey, ed., Culture on the Brink: Ideologies of Tecnology (Seattle: Bay, 1994) -T. Druckrey: “Netopos:... Notopos: Bodies of knowledge‿. In: Medien.Kunst.Passagen, 3/94: Nonlocated Online, p.9-12


3.3.1 – Assunti teorici - Crash, Crisis. Containment, and Cyberia. Il passaggio del Telecommunications Act del 1996, le confische dei dati dagli accusatori a Monaco di Baviera, le regolamentazioni potenti per internet date dal governo cinese, riverbereranno attraverso la rete del sistema più potente nella storia delle civiltà delle comunicazioni. Loro rappresenteranno l'incorporazione della rete come il sistema circolatorio per lo sviluppo economico e il pubblico internazionale. Sul problema della “deregolamentazione‿ di competizione, la lingua e le immagini fanno si che esso chiarisca che la rete ha possibilità profonde per l’immediata comunicazione e che la reimplementazione di tattiche di guerra fredda di “tolleranza repressiva‿ in termini di comando, controlli e comunicazione sono un’operazione più insidiosa. Davvero, la fine del millennio ha portato un ordine abbagliante di risposte reazionarie che variano dal crollo della letteratura, cinema, media, e tecnologia col tentativo di re-legittimare i modelli autoritari di politica sparsa in un genere di modernità telefobica che sta in allerta per la correttezza democratica e liberale di piccole seccature come il “v-chip‿, “Surfwatch‿, e sistemi di sorveglianza “guardiani‿ che scrutano le e-mail e il tessuto delle comunicazioni. Congiungendo le assunzioni utopistiche circa l'era dell’'essere digitale' e la 'città dei bits' con le politiche di comunicazione tecnologica, l'ideale liberale del cyber-paradiso, il collegamento di calcolo e biologia , le iniziative imperialistiche infrastrutturali di service providers e le complessità della presumibile rete “autonoma‿ sono rivelate. In questa miscela emergono (come per sorveglianza come per ricerca), etiche di virtualità ambiguamente modellati sul discorso come nella teoria dell'atto, e un spazio sociale velato nel quale il potere così come è onnipresente così è invisibile. Lo sviluppo multinazionale vide emergere i media negli anni ‘60. Le tecnologie informatiche erano la base di una trasformazione sociale nella quale i media sparsi spaziarono apparentemente attraverso il ' villaggio' globale. Gli effetti della dispersione di informazioni, potere, politica coerente, ricerca militare e sviluppo in cybertecnologie ha condotto ad un caos rinnovato nel quale il virtuale soppianta l’illusione e lo spiegamento di tecnologie è mascherato come una rivoluzione delle comunicazioni. Il crescendo di tecnologie, ansie, ed eccessi della decade passata, ha aperto le chiuse di tutto, da ruminazione calcolata a illusione disperata. Si tenterà di collegare le seduzioni di cultura del crollo con la crisi elettronica che emerge con la dispersione, disconoscimento, la scomparsa della sfera pubblica, il tutto è contenuto in un sistema profondamente regolato nel quale consenso, rappresentazione, e politica sono abbandonati felicemente in favore di tele-presenza e falsa ubiquità. - FUTURES La storia di 'arte' dei media non è limitata alla descrizione di uno specifico 'media' - l'elettricità, lo sviluppo del telegrafo, l'incisione del suono, il pre-cinema e l'introduzione del cinema, il lancio della radio, il lancio della televisione, la comparsa del video, la riverberazione del computer o la crescita delle reti. Pensare a questa storia come una mera archeologia dell'apparato collegato con nozioni progressive di sofisticazione tecnica evitando l’equilibrio puntuale e la sociale complessità che forma l'evoluzione di sistemi comunicativi. Per pensare alla storia di arte dei media senza radicarsi, come Friedrich Kittler direbbe, nelle reti delle dissertazioni di periodi precedenti, sarebbe scambiare il presente come una conseguenza logica, sarebbe come fare una sottostima del disordine. Ancora, la storia eccentrica delle arti dei media, attende un trattamento comprensivo che non può evitare alcuni suoi resoconti legittimi anche se eccentrici. Kittler scrive: Noi dobbiamo poter passare alle nuove generazioni se non come un lascito di questi tempi, come una sorta di messaggio in una bottiglia, la tecnologia del computer così come la intendeva la prima generazione piuttosto che un rilevamento di eventi, la storia dei media richiede l'investigazione delle scene nelle quali emergono lo sviluppo o i fallimenti. Poiché ' i media' sono stati estesamente concettulizzati fra imperativi tecnici, e particolarmente come un aspetto di modernità (come è concepito convenzionalmente), o, più recentemente, di post-modernismo (col suo interesse onnipresente in informazioni) galvanizza degli equivoci che concernono i suoi effetti e che echeggiano attraverso i confini sociali delimitati da qualsiasi media specifico (o sua performance). E’ impossibile fare una storia tecnologica decretandone il ruolo nella storia filosofica e presupporre che ‘la tecnologia governa il mondo’; come ' la ragione governa il mondo. '… Il collegamento causale tra una tecnologia e una cultura è né automatica né unilaterale. La sfera contemporanea di ' arte' dei media è avvolta nelle sole relazioni e in una serie larga di storie, tecnologie, e pratiche artistiche. Spesso collegato a tecnologie specifiche (arte fotografica, arte cinematografica, arte del suono, arte del video, net-art, arte genetica, arte del software…) il campo è a rischio nel delineare micro-storie o specialità limitate così distinte, è come se fossero sradicate dalle più grandi implicite storie in cui sono inserite. Sebbene è conveniente tracciare lo sviluppo di ' arte' dei media in relazione alle particolari tecnologie (e software più specifici), un approccio più ragionato sta evolvendo come un'archeologia dei media che tenta di capire le fasi storiche in cui le tecnologie (largamente definite) hanno coinciso con trasformazioni sociali e artistiche e rendersi conto degli effetti che hanno avuto sulle pratiche contemporanee. Rimembrare queste fasi e articolarle fra termini più larghi rende necessario la rielaborazione di pratiche dei media in sfere dove linearità, integrazione, uniformità o pradicabilità sono abbandonate in favore di un genere di ricognizione storica, in territori nei quale una rilettura delle testimonianze indica possibilità o differenti letture che possono essere reintegrate in un lignaggio come migliori o peggiori, articolati successi oppure fallimenti ignorati o trascurati o ancora intricate invenzioni che accaddero fuori dai prevedibili centri di innovazione Quando si guarda indietro, in un'archeologia frammentata e moltiplicata si districa una matassa di influenze e pratiche che si muovono indietro in secoli di cultura e storia. Non si procede sull'assunzione di una prassi aderente alla produzione artistica attraverso i media in cui il presente si espande, e similmente si tenta di non omogeneizzare o universalizzare lo storico sviluppo dei media. Pensare più lontano oltre le linee tracciate da altri, per esempio tentare di pensare e scrivere hetero-logicamente sulla ricchezza tecnica, estetica e teoretica precedente allo sviluppo di manufatti di articolazione dei media. Questo concetto di ricostruzione e " la concezione di possibili sviluppi futuri‿ viaggiano insieme. Contro il trend enormemente crescente verso l’universalizzazione e standardizzazione di espressione estetica, particolarmente nel telematico che si espande con la rete, le uniche strategie e tattiche che saranno di aiuto sono quelli che fortificheranno forme locali di espressione e differenziazione di azione artistica che creeranno energia eterogenea di vigorosa eseguendo una battuta di rimando con individui e intenzioni specifiche, operazioni che vanno oltre i limiti che noi chiamiamo mediatizzazione. Il ' viaggiare insieme' di storie è una metafora precisa per la ' cultura' contemporanea dei media con le sue mescolanze di tecnologie vecchie e nuove, la sua miscela senza giunzioni di contenuti, il suo fascino coi contorni tra corpi e sistemi, la sua funzione di resoconto, il suo abbandono di singolarità, la sua franchezza, il suo imporre e riconcettualizzare il pubblico, il suo riguardo per l'immaginazione di un infantilismo pubblico da ' utente-amichevole ', la sua buona volontà di contraddire l’efficienza, la sua assimilazione e usurpazione di competenza, e ultimamente le sue investigazioni delle tracce integrate di storie che rimangono vitali nel richiamare il significato innegabile di media, che piomba in una riformulazione della perpetualità monolitica di necessità moderna o progresso tecnico. Le forme di espressioni attualmente in voga per descrivere l’arte dei media, il virtuale,' l’immersive', esperienza robotica , hypermedia… si allontanano troppo spesso da traiettorie storiche distinte. Invece, loro provocano una dissertazione nella quale è più urgente capire e meno costituire una pratica in cui la persuasività, sottigliezza, intensità, fragilità, pensosità, sfida, festosità anche marginalità è riferito fondamentalmente a un mondo contemporaneo alimentato meno da coesione che da incessante trasformazione. Guardare, per esempio alle ultime decadi di ' arte' dei media come fasi crescenti dell'evoluzione tecnica, sarebbe risolvere molte delle opere di molte generazioni di artisti che hanno condotto sul suo uso come un modo di investigare ed estendere la stabilità di sistemi di rappresentazione, le specificità di soggettività, l'interrelazione tra sistemi comunicativi e sistemi sociali, riconsiderare i collegamenti intricati tra preoccupazioni locali e globali, investigare le possibilità di comunità senza gerarchie. Le molte storie di media fungono da perni sui quali le pratiche dei media contemporanei vengono supportate. L'efficacia della rete, l'esperienza spaziale, le strategie non-lineari di hypermedia sono nuovi media, come i vecchi media emersero in forme elettroniche. Queste storie si riferiscono direttamente alla cultura dei media corrente e possono dimostrare alcuni dei suoi problemi centrali, virtualità, reti… alcuni esempi servirebbero per semplificare sistemi dei media e istituzioni che si sono già evoluti e che sono conficcate profondamente nel concettualizzare esperienze, rappresentazioni, pratiche artistiche, televisione, video, suono, cibernetica, software, telecomunicazioni, cinema, internet, sintesi di sistemi estetici, maturati da tecnologie elettroniche del dopoguerra che girano intorno al transistor, teoria delle informazioni, la struttura delle reti.. Piuttosto che cullati in compiacimento, il nuovi ' media' furono mobilitati in forme straordinarie, 'appropriati' nel servizio di una generazione che testimonia una modernità dello sgretolamento e un'età delle informazioni. Estesamente ignorata nelle storie d’arte del XX secolo, la modernità del telefobico rivelò la sua resistenza a tecnologie di comunicazioni che fracassarono il suo esteticismo ermetico. Il recupero di questa storia del complesso sta emergendo lentamente in un rivalutazione degli imperativi tecnici dell'arte del XX secolo dopo la rapida espansione di cosiddetti nuovi 'media' negli anni ‘90. Sebbene profondamente radicati nell’estetica del dopoguerra, i collegamenti e le reciprocità tra arte del mainstream e la sua relazione riflessiva in modo crescente nei mass-media, sembrano come una croce tra una novità interposta e un vago tentativo di legittimare i nuovi 'media' come ' un’avanguardia ' vitale. L'ideologia della rete rappresenta il consolidamento di un impero dei media nelle relazioni pubbliche delle multinazionali (il Sillabario controllato da Disney, CBS di Westinghouse, CNN che unisce con TimeWarner, NBC come MSNBC Gannett che tiene monopoli nei media della stampa, associazioni tra Sprint e Deutsche Telekom, AT&T e MCI e la Telecom britannica) ed avrà degli effetti profondi sul futuro delle comunicazioni. Associazioni tra tecnologia sociale e il mondo di arte istituzionale si stanno formando per creare la base per la creatività in modo sempre più computerizzato (Deutsche Telekom e Enel col Guggenheim per esempio). I problemi complessi per il futuro dell’arte elettronica vengono da installazioni e media interattivi che sono distanziati in modo crescente da media della rete, teoria della rete e arte in rete. E’ chiaro che la traiettoria dello sviluppo di così molti media è rivolta verso l'uso di reti che aggirano le macchinazioni di entrambi gli appoggi istituzionali ( produzione e processo dell'esposizione). Così molte delle supposizioni di ricevimento sono state sotto scrutinio dalla comunità critica della decade passata, e la crisi del museo non sembra una sorpresa. Parallelamente, la decostruzione delle ideologie di museologia è stata prodotta da una serie di tecnologie che minano e distanziano non solo la resistenza dei curatori e il mondo critico o nell’assimilare la storia di arte elettronica, si deve trovare un modo ragionato per esibire questi lavori o aprire un dialogo fra teoria di arte, sviluppare una lingua critica e confrontarli. Internet può completare le forme esistenti di critica di arte, presentazione dei curatori, e interpretazione. Il giudizio estetico di alcuni esperti che consigliarono una dignità artistica, può essere esteso per permettere forme nuove di risposta. Questo genere di fallacia pervade certamente e soprattutto il materiale del web, mentre è importante dire che mettere in dubbio la legittimità di alcuni esperti è una possibilità per l’arte sul web. Dire che tutto ciò che c’è su Internet è vero è un errore più complesso, e tutti, troppo frequentemente identificano completamente Internet come sinonimo di web. Nonostante decadi di sviluppo, la comparsa di arte elettronica è, troppo spesso, concepita come un fenomeno di soli alcuni anni fa, la sua traiettoria è collegata erroneamente col Macintosh, Photoshop, hypertext, il CD-ROM, il world wide web, o più recentemente, con Silicon Graphics che impiega un secondo per rendere 30 cornici di higt-resolution, higt-tech, simulazione. La risposta sorprendentemente lenta da parte di musei, gallerie, e teorici a questa migrazione dalle arti dei media (che richiedono equipaggiamenti pesanti e bilanci tecnici enormi), a media interattivi, ha lasciato uno spazio vuoto nella storia di arte elettronica che sarà quasi impossibile migliorare. Senza troppa considerazione dello sviluppo di media alternativi, l’arte elettronica cosiddetta, frequentemente è concepita come la conseguenza logica di video ed installatione arte. Scienza dei media, politica dei media, storia dei media, e arte dei media sono emerse dal maturare del potenziale di tecnologie di visualizzazione scientifica, statistica, comunicazione, e calcolo. Le scienze artificiali collegate con la tecnologia hanno reinventato un ruolo di rappresentazione attraverso il virtuale in ogni campo. Questa ‘valanga’ ha lasciato poche opportunità per una riflessione che si preoccupa degli effetti culturali dei media elettronici. Così come gli spettacoli di illusione trionfarono nella generazione della televisione, i nuovi media stabiliscono il ' trionfo dell'artificiale' con il significato di una crisi più profonda nella stabilità di rappresentazione. Questo ' trionfo' ha cambiato più nella forma che nella rappresentazione. Certamente, l'instabilità di informazioni, le sue fonti, le affinità con gli eventi del mondo, la sua dispersione attraverso un presumibile database planetario, suggerisce che i problemi di affidabilità presentano una nuova serie di problemi per il suo pubblico. Si aggiunga a questo la crescita esponenziale di Internet e i suoi molti elementi hyped, Usenet, Bitnet, e il www. Piuttosto che l'interfaccia dell'uomo-computer, la spinta della ricerca è bio o neuro-informatica, la costituzione di identità non in termini della relazione tra macchina e persona ma del concepire la tecnologia fra la formazione di idee e di significati. La virtualizzazione del corpo è stata soppiantata dal modello della connessione nella quale informazioni e apprensione non si incontrano più nel villaggio globale ma nel ' global brain' dove la comunicazione e il mezzo sono divenuti indistinguibili. - Una questione riguardo alla Tecnologia dei Media. La storia della teoria dei media è stata originariamente radicata in tentativi di legittimare il potenziale degli effetti come significato della radicale ' possibilità' di rappresentazione. Questo privilegio della forma, o, nelle ' arti dei media', la realizzazione di forma come effetto, crea problemi fastidiosi che si differenziano tra comunicazione ed espressione. Queste ' differenze' emergono nel tempo e di nuovo nello sviluppo di teorie di interattività e nella cosiddetta ' net.art ' a causa della reciprocità intricata evidente in un ' arte di scambi, una teoria di media non può incorniciare adeguatamente i problemi senza un ricordo di rappresentazione in termini della sua funzione trasformata, la sua relazione del cambiamento con visibilità, ' la sua riformulazione di ricevimento, la sua comprensione della ' meccanizzazione del ritratto del mondo ' o la sua concettualizzazione di una filosofia piuttosto che una teoria di comunicazione. L’immagine digitale e tecnologica del computer sono arrivate a permeare la nostra esperienza quotidiana. Dalle immagini grafiche nelle macchine delle banche ai film di Hollywood sono inondati di effetti speciali higt-tech, da visualizzazione scientifica e avanzata a assistenti digitali e personali, l'immagine elettronica ha cambiato il modo di percepire la nostra cultura e di ricevere le sue informazioni. Una tecnologia che è usata nella nostra cultura come un attrezzo per la comunicazione, documentazione e creatività, come se fosse messa ad angolo retto nel centro delle nostre vite. Semplicemente determinato, il computer è dappertutto e ha un impatto su quasi tutto. La ' rivoluzione' generata dal passaggio dall’analogico ai media digitali non è avvenuto con una teoria estetica e unificata. Piuttosto, gli effetti che hanno accumulano i media elettronici hanno trasformato e hanno disperso molte delle nostre assunzioni circa la creazione di arte e la sua relazione con comunicazione, tecnologia, media, distribuzione, e temporalità. Animazione del computer, video/sound/imaging digitale, libri elettronici, hypermedia, interactivity il cyberspace, termini di un discorso nuovo con l’elettronica per essere integrato con un cambiamento della dissertazione estetica nella conseguenza di teorie critiche di rappresentazione ed esperienza del postmoderno. La fusione di tecnologia e arte pone delle domande chiave riguardo al modo nel quale le esperienze letterarie saranno articolate. Nel cinema, nel divertimento, e nelle arti, la tecnologia è divenuta la forza guida che accelera la comparsa di quello che noi chiameremmo ‘telesthetics’. Le ramificazioni di questa accelerazione sono difficili da stimare. Nessuna trasformazione culturale è accaduta senza una tecnologia corrispondente. Reti, sistemi competenti, intelligenza artificiale, immersione, interactività, biogenetica, ecc., sono le forme nelle quali molte delle pratiche creative del futuro saranno indubbiamente sviluppate. Lo sviluppo dei media digitali, reti, e forme tecnologiche saranno la base per la comunicazione sociale. E, se lo sviluppo della tecnologia riesce nel creare un sistema digitale e universale di scambio (come sembra probabile), si dovrebbe fare una critica di comunicazione e sarebbe necessaria, si darebbe conto del significato culturale di tecnologia in termini dei significati che esso forma esteticamente e politicamente. Molte sfide chiave fronteggiano lo sviluppo di tecnologie digitali: adeguatamente dare conto alle storie del cambiamento di tecnologia in termini della sua relazione con la teoria culturale e l’esperienza; creare un foro critico per delucidare la forma di questi scambi; integrare problemi sociali e estetici nel discorso della tecnologia; sviluppare iniziative per l'appoggio di produzioni indipendenti; trovare e identificare mezzi di distribuzione per progetti creativi; e contestualizzare la lunga storia e le profonde conseguenze di arte elettronica. Emergendo da media digitali, c'è un genere di trasformazione di molte tradizioni: fotomontaggio, narrativa, temporalità, ricordo o dilazione dei problemi che circondano la semplice costituzione dell'immagine semiotica, e una preoccupazione col ' lo spazio temporale ' dell’elettronica. Riguardo ai media elettronici, una serie nuova di problemi si sta sviluppando che non invoca soltanto problemi formali di associazione, ma anche di azione reciproca (o collisione) di testo, immagini, e suoni in strati spaziali e temporali; il flusso di associazioni emerge come un resoconto temporale e frammentato, lavori che fanno parte dei media dinamici, fanno crollare molti dei limiti tra testo, suono e immagini, e situa l'utente nel mezzo tra assimilazione e reazione. Gli effetti di questo devono suggerire un campo caratterizzato da transizione e non da decisione nella quale l’esperienza cammina con passo malfermo tra presenza dell'epistemico e contingenza temporale. Quello che sembra così interessante circa i lavori, confrontando i modelli lineari o relativistici è che il processo creativo diviene un sistema reciproco piuttosto che avere il significato di dominio narrativo. L'azione reciproca tra storia, memoria, narrativa e dissertazione pone domande essenziali circa il significato di media elettronici. Un recente libro di Regis Debray, Manifesti dei Media, delineò una struttura larga per caratterizzare il significato sociale di media: Logosphere, Graphosphere, Videosphere ciascuno corrispondendo a un diverso ' regime' rappresentato come ' dopo avere scritto ', ' dopo avere stampato ' e ' dopo l'audiovisual'. E mentre ci sono problemi in caratterizzazioni così storiche, Debray identifica problemi culturali e significativi riguardo all'immagine. “Così‿, egli scrive, “l'immagine artificiale sarebbe passata attraverso tre maniere diverse di essere: la presenza (il santo presente attraverso la sua effigie); la rappresentazione; e la simulazione (nel senso scientifico), mentre la figura è percepita esercitando la sua funzione intermedia da tre prospettive successive, incluso il soprannaturale, il naturale, e il virtuale‿. Questo genere di modello riflessivo si adatta con quello che Debray ammette come le opere di mediologia piuttosto che storicismo. Il contorno serve a suggerire che la virtualizzazione dell'immagine ha una storia radicata nel simbolico anche se Debray non dà conto delle tecnologie che formano queste immagini né l'incontro con l'impatto dell'epistemological di rappresentazione. I problemi elevati alla relazione tra lo sviluppo di tecnologia e l'immaginazione pongono sfide assordanti alle tradizioni di cultura. È chiaro che teorie dei sistemi di comunicazione, intelligenza artificiale, biologia sintetica, identità del cyborg, collettività virtuale, o democrazia elettronica, non basterà pienamente a spiegare il significato di cultura elettronica, e nemmeno di arte elettronica. Le teorie di comunicazione avranno bisogno, invece, di essere riconfigurate in termini di interattività, dispersione, e rappresentazione tecnologica. Zelantemente promosse, queste tecnologie sembrano offrire rimedi per le culture sradicate di modernità e confrontate col ritorno di stabilità di affiliazione politica e collaborazione digressiva. - Prefazione alla scienza dell'interfaccia. Interfaccia è uno di quegli ermetici concetti che “rifiutano‿ di essere definiti precisamente. Nelle scienze del computer e nella robotica è in voga parlare di interfacce, specialmente di uomo-macchina-interfacce. Ognuno ha un'intuizione chiara di quello che si vuol dire con interfaccia in questo contesto. La tastiera o il monitor di un computer, per esempio sono le interfacce che trasformano stati diversi o rappresentazioni. Parti di software possono essere chiamate anche, comunque, interfaccia. Si consideri, per esempio, un'interfaccia che permette una comunicazione tra due o più programmi scritti in lingue diverse. In contrasto al caso dell’hardware, secondo cui l'interfaccia non può essere localizzata dovunque. È piuttosto la funzionalità che c’è dietro che ci permette di parlare di interfaccia. In un primo approccio noi possiamo dire che il concetto di un'interfaccia deve fare trasformazioni di stati e/o delle rappresentazioni di comunicazione tra parti di un sistema composto. Questo dipende estremamente dalla scala alla quale il sistema è visto. Come un semplice esempio si consideri un monitor del computer. Questa è una cascata di interfacce che trasforma stati elettro-magnetici interni via data-buses, oscilloscopi, materiale fluorescente, ecc., a stati elettro-magnetici nel range visuale della lunghezza d’onda. Un purista può scrivere un’equazione differenziale della cosa intera su un livello microscopico dove la nozione di un'interfaccia sembra divenire piuttosto arbitraria. Sembra, che la nozione ‘dotato d'intuito’ di un'interfaccia è risieduta sull’(umana) scala di apprensione. In un certo senso, è un concetto relativistico. Nelle naturali scienze, finora la nozione di un'interfaccia riguardo ad apprensione umana è stata ampliamente ignorata o evitata.