Intervista con Michael Samyn di Alex Galloway

Tratto da EduEDA
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Un sogno diventato realtà
intervista con Michael Samyn di Alex Galloway

Il seguente dialogo nasce spontaneamente da una recente corrispondenza via e-mail con Michael Samyn di entropy8zuper.org (una collaborazione con Auriea Harvey). Noi abbiamo fatto conoscenza dopo che Michael mi ha inviato il suo nuovo pezzo per la pagina di Rhizome Splash. Io ho iniziato con una confessione...

Alex Galloway: mi piace davvero il tuo lavoro...
Michael Samyn: grazie. Ci sembra strano essere apprezzati da qualcuno di Rhizome. Noi abbiamo sempre sentito che Rhizome è interessato ad un tipo di Arte totalmente diversa, sai, il tipo di arte che “sembra�? concettuale ed usa soltanto il codice come elemento estetico e non è mai inerente a qualcosa che non sia se stessa.
Alex Galloway: già, tu hai probabilmente ragione su ciò;) ...ma soprattutto per omissione, giacché io penso che molti dei primi lavori di net.art non avevano scelta, se non di essere o formalisti (Jodi) o concettuali (Heath Bunting)... Ciò era dovuto principalmente alle restrizioni della banda, ma quella fase potrebbe ora essere sorpassata...
Poi la gente arrivò e iniziò a lavorare in flash and java, ma essi non avevano realmente una visione artistica... volevano giusto giocare con la tecnologia… sai, l’effetto "pointcast". Il tuo lavoro è potente perché ha qualcosa della prima net.art, veramente immersiva, come la visione di un lungometraggio. E’ emozionalmente immersiva… non proprio visivamente..
Michael Samyn: a me piace credere che ci debba essere una maturazione del nuovo medium. All’inizio le persone non sapevano cosa fare con tutte queste nuove possibilità. Una parte di loro impose ad esso i vecchi concetti dei media (di qui le parole 'browser', 'page', 'bookmark', ecc, che ancora causano un sacco di confusione) e un’altra parte, che noi ora conosciamo come net.artisti, rese più moderne quelle cose tradizionali: decostruì il medium e lavorò su di esso (dipinto su dipinto). Soltanto una piccola parte cercò realmente di essere creativo e di fare qualcosa di nuovo. Io non ho mai cercato di fare arte in primo luogo. Per me, i media interattivi erano come un sogno diventato realtà. Finalmente potevamo fare un perfetto mix di intrattenimento e arte senza dover essere ironici su ciò. D’altra parte, penso che le scelte che Jodi e Bunting fecero fossero scelte consapevoli ed essi probabilmente avrebbero fatto esattamente la stessa cosa perfino se avessero avuto strumenti e bande illimitati.
Alex Galloway: sì, sono d’accordo.. un punto da aggiungere è che l’essenza della net.art è il suo farsi... L’idea della specificità dei siti web potrebbe essere importante ora. Cioè, siccome noi possiamo fare cose nuove sul web – e queste cose sono buone (più democrazia, una miglior convergenza di creatività ed esperienza, rottura del dualismo autore/fruitore, ecc) – è ora nostra responsabilità accentuare queste cose che sono specifiche della net.art. Così uno degli obiettivi della net.art dovrebbe essere precisamente *non* rendere il suo contenuto come quello dei vecchi media (la trappola del shoveware). Io vedo che un sacco di net.art, capace di riflettere su se stessa, è desiderosa di sottrarsi alle trappole dei vecchi media artistici. …Queste due ultime sequenze erano un po’ incoerenti, ma penso che tu capisca cosa intendevo …
Michael Samyn: tu dici “più democrazia�?, la democrazia non è necessariamente una buona cosa. Se ci fosse troppa democrazia, l’arte verrebbe abolita. Hm,.. forse questo sarebbe una buona cosa :) Io penso che queste cose fossero già vere per i media precedenti e lo diventano sempre più con il passare del tempo. Ciò che mi impressiona è che molte teorie artistiche postmoderne, che sembravano magiche ed abbaglianti quando erano applicate ai media tradizionali, diventino molto reali (iper-reali ;)) quando sono applicate al medium della rete.
Alex Galloway: sì, io ho sempre pensato che tutte quelle teorie francesi fossero un po’ bizzarre… perché mai nessuno realmente aveva “decentrato i soggetti�? e “dissertato sui networks�? e “fatto come i rizomi�? per esaminare la prima mano (o almeno erano molto primitivi e intangibili), quelle categorie erano il loro modo di resistere al dominio, ma oggi, i cyborg e le simulazioni e i rizomi sono normali come respirare … da un lato è molto eccitante perché noi possiamo leggere Deleuze e avere una reale cosa da paragonare ad esso, Internet. Ma d’altro lato … essere rizomatico non è più fare resistenza, proprio perché (concedimi un momento di teoria ora) i potenti networks sono diventati essi stessi rizomatici! Io penso che la chiave sia in “come�? uno usa un network e cosa uno soprattutto vuole ottenere. Se tu sei time/warner è una cosa, se tu sei rhizome.org è un’altra.
Michael Samyn: Hm. Io penso che McLuhan dicesse che il contenuto dei nuovi media è formato sempre dai vecchi media come tali, non è il contenuto dei vecchi media. La prima televisione era pressappoco il teatro, ecc. In quel senso i nuovi media comincerebbero sempre come meta-media, come media dell’informazione, poiché dicono qualcosa sul medium precedente. Ci vuole un po’ di tempo perché i media sviluppino il loro proprio specifico formato e inizino a trattare con il contenuto. La cosa divertente è che mi sembra che quel “contenuto maturo�? sia sempre lo stesso per ciascun medium. La maturità di un medium è giudicata dalla sua potenza nell’immergere lo spettatore in un altro mondo e ogni medium deve trovare il suo proprio modo di ottenere ciò, procedendo per prove ed errori. Per lungo tempo la pittura ad olio, per esempio, pensava che la rappresentazione accurata (trompe l’oeuil) fosse il modo per fare ciò, una scelta troppo ovvia, in retrospettiva.
Alex Galloway: esattamente, il contenuto dei nuovi media sono i media precedenti.., ma non sempre “pressappoco�? i media precedenti. Così i CD contengono le onde sonore, i film contengono le fotografie, le e-mail contengono il testo fatto con un word processor, che contiene a sua volta un testo dattiloscritto, che contiene un testo, che contiene delle parole e così via… Ora ciò che rende la net.art interessante (la prima varietà concettuale della net.art, cioè) è come essa se ne infischi di questo impulso ed invece renda l’arte “pressappoco�? Internet stesso e non pressappoco i media precedenti. Vedi, io penso che il punto di vista di McLuhan sia che i nuovi media sono sempre conservatori in un certo senso. Essi non vogliono realmente fare qualcosa di nuovo. Questa è la ragione per cui spesso dico che il più grande sforzo della net.art è provare la sua autonomia.
Michael Samyn: non sono d’accordo che la tipica net.art sia pressappoco Internet. Questo fa confusione. Io penso, cioè, che, al contrario di ogni altro medium che lo ha preceduto, Internet sia tutti i media insieme: a un tempo la tela e la galleria, la rivista di arte e il circolo degli artisti ove si incontrano gli amici, la biblioteca, una fonte di divertimento e di ricerca. Quel che si fa su Internet è per lo più un assortimento di pratiche fra le quali anche l'arte. Per dirla altrimenti, la net-art in definitiva non è mai semplicemente arte. L'art.net concerne ciò che concerne Internet e non l'Internet medesimo. Quella net.art troppo tipica che ama giocare con l’estetica dei codici, dei virus e degli errori di computer non mi dice nulla di più su Internet della mia posta elettronica.
Alex Galloway: tornando al tuo lavoro, dimmi qualcosa su questo “mix perfetto�? di cui parlavi sopra. Mi piace la tua attitudine “nessuna barriera�? alla creatività. Come il tuo mix di javascript, dhtml, flash ti aiuta a fare ciò?
Michael Samyn: uso Javascript, Dhtml, Flash proprio perché sono ciò che abbiamo momentaneamente a disposizione. Io so che alcune persone possono pensare che usare queste tecnologie (insieme) sia high-tech e sia “darci un taglio�?, ma personalmente penso che questo sia un modo molto primitivo di cercare di fare ciò che voglio fare. Ma il medium è ancora molto giovane ed io sto crescendo insieme con la tecnologia. Se avessi a disposizione la tecnologia perfetta ora, probabilmente non sarei in alcun modo pronto per essa. Io voglio fare ambienti che siano immersivi. Il mio medium preferito è il libro, voglio fare dei siti web che siano belli come un libro di novelle. Se non fosse per Hollywood, il film potrebbe essere stato il mio medium preferito. Una parte di me crede che l’interattività e la pseudo-intelligenza dei computer che i nuovi media hanno introdotto siano eccellenti strumenti per ottenere un livello di immersione più alto di quello che era possibile con gli strumenti precedenti. Auriea potrebbe non essere d’accordo con me su ciò. Ma per me l’arte è uno strumento che voglio usare per fare miglior spettacolo. L’arte non è il fine, lo è lo spettacolo. E l’arte è un modo per raggiungere quel fine: uno spettacolo migliore.
Alex Galloway: sì, sì. Sono d’accordo. Sebbene “spettacolo�? sia proprio una brutta parola. Di questi tempi significa commedie e brutti film. Ma capisco a cosa vuoi arrivare. Penso che il modo in cui io mi esprimerei sarebbe: la rivoluzione dovrebbe essere divertente. La gente non dovrebbe avere bisogno di un cucchiaio di zucchero quando vuole mandare giù una cultura vera e significativa. – diciamocelo, un film di Godard non è così divertente come vedere Matrix.
Michael Samyn: forse “piacevole�? sarebbe una parola migliore di divertente. E forse un film di Godard ci dà più piacere che non Matrix. Naturalmente entrambi sono scialbi a paragone dei registi che sanno fondere arte e divertimento, come Almodovar, Hartley, Greenaway, Lynch, ecc.
Alex Galloway: quali tipi di barriere (per mancanza di una parola migliore) stai buttando giù?… la prima barriera penso sia quella emozionale tra l’utente ed il contenuto. Questo sembra essere un problema per molta net.art.
Michael Samyn: preferisco pensare al nostro lavoro come a una costruzione di ponti piuttosto che a una distruzione di barriere. Nella mia esperienza non ci sono molte barriere da buttare giù, probabilmente perché questo è un nuovo medium, la maggior parte della gente sembra essere molto desiderosa di “sospendere la sua incredulità�? e sembra essere molto aperta alle nuove esperienze. Ciò che noi “artisti�? dobbiamo imparare ora, è come usare la buona volontà della gente. Dobbiamo trovare una forma (o un formato) che possa comunicare e per fare ciò abbiamo bisogno di imparare di più su questo medium. Ci vuole tempo. (E probabilmente quando avremo finito di imparare, esso sarà già commercializzato e pertanto perduto. Come è successo con la televisione). Se noi cerchiamo di distruggere ogni cosa, è probabile che si rafforzi il conservatorismo degli amanti e dei critici d’arte che sembra abbiano la lista delle proprietà che un lavoro artistico deve possedere per essere considerato “buono�?. Il nostro lavoro suscita reazioni estreme: qualcuno pensa che sia all’antica e semplicistico, altri pensano che sia totalmente surreale e “magico. Entrambi hanno ragione, suppongo…) :) Un’altra cosa che possiamo cercare di distruggere è la tendenza a distruggere ogni cosa. I vecchi media hanno realizzato molto e noi non dobbiamo gettare quella conoscenza, ma usarla a nostro vantaggio.
Alex Galloway: il tuo lavoro è realmente narrativo… è per questo che ho menzionato il rapporto con i lungometraggi. La maggior parte della net.art narrativa è del tipo “qui è una storia così, così�?… ovvero, è l’ipertesto che non mi piace affatto. Questo dipende dalle tecniche formali. Puoi spiegarmi alcune delle tecniche formali che tu usi per intensificare la narrazione e l’immersione?
Michael Samyn: la mia più grande scoperta è stata la linearità. In tutta la confusione e l’eccitazione per i nuovi media e per l’ipertesto, mi ci sono voluti anni per scoprire che uno dei migliori modi per affascinare un visitatore è la linearità. E mentre io faccio narrazione, in effetti essa non è il fine vero del mio lavoro. Forse l’effetto narrativo è il risultato dell’utilizzo della linearità e non viceversa. O forse la narrazione è un altro mezzo e non il fine. D’altra parte, Auriea ed io sembriamo essere piuttosto esibizionisti e sembriamo avere bisogno di raccontare alla gente cose della nostra vita che per la maggior parte delle persone non dovrebbero essere rese pubbliche. Un’altra tecnica è la limitazione della libertà. Se diamo all’utente troppo potere interattivo, ciò lo staccherà dalla sua esperienza. Troppi bottoni da cliccare lo distrarranno. Infine, ma non meno importante, la grafica. Entropy8 era un sito web tecnicamente molto semplice, ma una delle principali ragioni per cui esercitava fascino su molte persone era il fatto che mostrava il procedimento in atto.
Alex Galloway: in termini di tecniche formali, sto pensando in modo specifico alla parte in skinonskinonskin dove l’utente deve digitare una frase cinque volte (esattamente non ricordo) prima di potere andare alla pagina successiva…
Michael Samyn: era dieci volte “ti amo�?, “ho bisogno di te�? o “ti voglio�?, dipendeva da quale fiore era stato cliccato nella schermata precedente. La principale ragione di questo modo di procedere era che Auriea ed io volevamo che l’utente facesse ciò che noi avevamo fatto nello stesso tempo. :)
Alex Galloway: tu utilizzi anche forme di html in pochissimi casi, sia per comunicare significato che per dirigere l’utente nel richiedergli di fare qualcosa (premi un bottone), cosa che lo rende complice – come con il bottone “un bisogno fisico di meraviglia e poesia�? in entropy8zuper.org. Naturalmente tu non hai inventato quella tecnica, ma ….
Michael Samyn: lasciami dire che noi volevamo creare la bellezza con gli elementi primitivi che la tecnologia ci offriva. Entrambi, come i tipici artisti di rete “pixel ammiccante�?, abusiamo di questa tecnologia che non è stata creata per noi né per le nostre necessità. Ma piuttosto che esporre l’assurdità e la deformità della tecnologia, noi cerchiamo di utilizzarla per fare qualcosa di poetico e bello, cosa che è molto più adatta alle cose umane che alle macchine.