Minimal art

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Movimento artistico statunitense (detto anche Minimalismo), caratterizzato dalla predilezione per forme estremamente semplici e composizioni geometriche. Nato alla fine degli anni Cinquanta, si sviluppò durante i successivi due decenni anche fuori dagli Stati Uniti. Benché inizialmente trovasse espressione nella pittura, fu con la scultura che il minimalismo raggiunse gli esiti più significativi.

Questo movimento è conosciuto anche attraverso l'accezione di "Strutture Primarie" ed integra, in un percorso nato dalla negazione, le simbologie lessicali della Pop Art e della Op Art. Della prima conserva ed esaspera le sproporzioni della superficie, mentre della seconda recupera l'analisi geometrica, pur dedicando maggiore attenzione al risultato formale. Quasi sempre sono sculture essenziali nelle sagome e nei colori, più determinate al turbamento sensibile dello spazio circostante che ad isolarsi nella propria identità, circoscrivendo lo spazio tematico ad una sintesi svolta tra architettura, pittura ed ambienti, coinvolgendo l'osservatore nell'opera stessa. Spazio, allora, come ubicazione di un elemento tra gli altri; geometria come rapporto tra gli insiemi; ordine come rapporto di regole in spiegazione ai parametri di equilibrio, simmetria e proporzione stabiliti intorno agli oggetti. Tra i pionieri del Minimalismo, troviamo gli americani Tony Smith, Bob Morris, Dan Flavin. Gli inglesi Anthony Caro, William Tucker, Philip King, Richard Smith, invece, sono i rappresentanti del nuovo impulso creativo. Anche in Italia questa cornice espressiva trova tra i suoi esponenti con Rodolfo Aricò, Maurizio Mochetti, Gianfranco Pardi, Renato Barisani e Nicola Carrino.