Schwartz Lillian

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Titolo

Schwartz Lillian


Biografia

Lillian Schwartz è conosciuta per il suo lavoro pionieristico nell’uso del computer per l’arte generata al computer e per l’analisi dell’arte effettuata con il computer, includendo grafiche, film, video, animazione, effetti speciali, Realtà Virtuale e Multimedia. Il suo lavoro era riconosciuto per il successo estetico ed era il primo prodotto con questo mezzo per essere acquisito dal Museum of Modern Art. I suoi contributi nell’avviare un nuovo campo di ricerca nelle arti, nell’analisi dell’arte, e nel campo della realtà virtuale è stato recentemente premiato con il Computer-World Smithsonian Awards. Schwartz ha cominciato la sua carriera nella computer art quando la sua scultura cinetica, Proxima Centauri, fu selezionata dal Museum of Modern Art per la Machine Exhibition del 1968. Poi espanse la sua area di lavoro al computer quando divenne consulente dell’AT&T Bell Laboratories, dell’IBM Research Laboratori e dei Bell Labs. Da sola e con la cooperazione di ingegneri, scienziati, fisici, psicologi sviluppò nuove tecniche per l’uso del computer per film e animazioni. Oltre a stabilire la computer art come un campo vitale di sforzi, Schwartz contribuisce all’area scientifica come il visivo, la percezione del colore ed il suono. I suoi sforzi personali hanno condotto all’utilizzo del computer nella filosofia dell’arte, molto rilevante è lo studio delle opere di artisti come Picasso e Matisse per investigare il loro processo creativo. I suoi studi in questo campo si concentrano soprattutto sul Rinascimento Italiano e sugli affreschi; ne sono esempio la ricostruzione tridimensionale del Refettorio di Santa Maria delle Grazie per studiare la costruzione prospettica dell’Ultima Cena di Leonardo, e più recentemente, un modello dell’inclinazione della Torre di Pisa per aiutare la sua conservazione cercando di comprenderne la struttura, i quali si sono dimostrati di valore inestimabile per gli storici d’arte ed i restauratori. L’istruzione della Schwartz cominciò immediatamente dopo la 2° Guerra Mondiale quando studiò pittura cinese con Tshiro in Giappone. Durante gli anni seguenti studiò belle arti con professionisti come Giannini, Kearns, e Joe Jones. È una autodidatta per quanto riguarda il girare un film, il computer e la programmazione. Schwartz è stata vicino alla comunità accademica essendo stata un membro in visita al Computer Science Department all’University del Maryland; professoressa aggiunta al Kean College, al Rutger’s University Visual Arts Department, alla School of Arts and Sciences al Psycology Department; e adesso è membro dell’International Guidance Panel e della Graduate Faculty of School of Visual Arts, NYC. È stata anche artista in residenza al Channel 13, WNET. Il lavoro della Schwartz è stato molto richiesto sia dai musei che dai festivals. Per esempio, i suoi film sono stati mostrati ed hanno vinto premi alla Biennale di Venezia, Zagreb, Cannes, The National Academy of Television Arts and Sciences, Emmy. Le sue opere sono state esibite e sono possedute da musei quali Museum of Modern Art, The Metropolitan Museum of Art, il Whitney Museum of American Art, il Moderna Museet (Stoccolma), Centre Beauborg (Parigi), Stedlijk Museum of Art (Amsterdam), ed il Grand Palais Museum (Parigi). Schwartz ha avuto anche numerosi riconoscimenti come la Laurea Honoris Causa dal Kean College, New Jersey. Più di recente ha ricevuto il Computerworld Smithsonian Awards in tre diverse categorie: per l’applicazione del computer come un mezzo d’arte, il suo lavoro pionieristico nella Realtà Virtuale e per i suoi contributi nella redazione di speciali tecniche nei Media Arts e Entertainment. È stata soggetto di numerosi articoli, libri, notiziari e documentari. Lei è un membro del The Workd Academy of Art & Science.

Sito web


Poetica

Schwartz afferma: “Con tale mezzo noi possiamo esporre, nelle sue parti costituenti, immagini che possiedono simultaneamente un certo numero di dimensioni….Per occuparsi di tale mezzo trovo necessario rompere queste specifiche dimensioni”… e prosegue … “Gli artisti devono esprimere il proprio carattere creativo con la tecnologia della loro era per trovare il loro livello storico ed individuale”. E’ stato il nudo di Leo Harmon e Kenneth Knowlton processato al computer ed esposto alla mostra della MACHINE al Museum of Modern Art nel 1968 che per primo ha attratto Lilian Schwartz verso l’arte digitale. La Schwartz partecipò alla mostra, incontrò Harmon e tramite lui fu invitata ai Bell Labs dove ha potuto collaborate con scienziati del computer, psicologi delle percezioni visive e colori, ingegneri dell’hardware, compositori di musica elettronica. Per Knowlton ed Harmon, la Schwartz rappresentò una nuova risorsa che permise di migliorare le tecniche dei loro procedimenti per la creazione di immagini. La Schwartz a sua volta ha trovato nel computer un mezzo superbo per la sua arte. Nel 1983 alla Schwartz fu commissionato di progettare un poster per l’apertura, nel 1984, del rinnovato Museum of Modern Art. L’intenzione del museo era di dimostrare il suo riconoscimento del computer come un eccitante nuovo mezzo di espressione artistica. La Schwartz digitalizzò molte fotografie di pitture, sculture, disegni, stampe e fotografie della collezione del museo. Una volta che questi oggetti erano immagazzinati nella memoria del computer all’IBM Thomas J. Watson Resarch Center, dove stava lavorando al progetto, fu in grado di modificare le loro proporzioni, di usarle come sovrapposizioni trasparenti, e di combinarle con le espressioni architettoniche della nuova facciata del museo e con inusuali dipinti in prospettiva degli interni. Creò un collage senza cuciture, possibile solo attraverso il computer. Presto, il desiderio d’animare alcune delle sue opere grafiche, con l’assistenza di Kenneth C. Knowlton, condussero Lillian Schwartz ad intraprendere un lavoro pionieristico nel campo dei film al computer. La sua prima composizione, Pixillation (1970), era una combinazione di animazione al computer e frames fatti a mano, era composta da molte serie di modelli astratti accompagnati dal suono elettronico sintetizzato. Il ritmo dell’immagine era così rapido e la colorazione così intensa che spesso dovette inserire frames neri per dare agli occhi dell’osservatore una pausa. Ha usato il computer come strumento per l’analisi dei lavori di artisti come Matisse e Picasso. Lo studio ed il paragone di elementi strutturali e composizionali giocano un ruolo fondamentale nel lavoro di questa artista come dimostra la sua famosa immagine Monna/Leo del 1987.


Opere

  • Proxima Centauri, 1968
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È uno dei sette pezzi scelti per rappresentare la tecnologia contemporanea nello show Machine tenutosi al Museum of Modern Art. Come si avvicina lo spettatore, la cupola traslucente emette un bagliore rosso e lentamente affonda in un’apertura circolare nella base nera. Quando il globo riemerge, arde in blu. Una serie di modelli astratti e computer-generati è proiettata sulla superficie della cupola sotto la quale un serbatoio rettangolare ripieno di acqua si muove su e giù continuamente ogni trenta secondi, causando il vibrare delle immagini e rendendo la cupola una specie di massa molle, gelatinosa. Lo scienziato premio Nobel Arno Penzias aggiunse nell’opera con microprocessori. Prima, si attivava quando l’osservatore avanzava in prossimità della piastra rivelatrice; ora risponde ad onde sonore.












  • Pixillation, 1963
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Frame dall’animazione Pixillation. Programmato con il BEFLIX scritto da Knowlton.


















  • After Picasso, 1986
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Picasso è stato in questo perioso l’inspirazione del lavoro della Schwartz, ha “dipinto” su un Symbolics computer system una serie di immaginative ricreazioni, dei suoi dipinti. Una delle capacità più eccitanti del sistema Symbolics è la sua capacità di combinare sia le due che le tre dimensioni. In questa immagine, per esempio il sopracciglio della figura femminile, messa di profilo sulla destra, è stato prima modellato e poi migliorato con la pittura. La Schwartz era perciò capace di creare caratteristiche fisionomiche con tutte le qualità volumetriche.








  • It Is I (Mona-Leo), 1987
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Mentre stava abbinando immagini sullo schermo del computer, la Schwartz fu stupita dalle somiglianze fisionomiche tra un autoritratto di Leonardo ed il suo famoso dipinto la Gioconda. La somiglianza impressionante diede luogo alla sua conclusione controversa che la vera identità della donna misteriosa è l’artista stesso. Anche se le sue esplorazioni illustrate sono condotte da una inspirazione puramente composizionale, ha mostrato che la ricerca visuale sul computer può diventare una parte integrante del processo storico dell’arte.












Bibliografia

  • Cynthia Goodman (1987), Digital Visions Computers and Art, New York, Harry N. Abrams.
  • Cristiane Paul (2000), Digital Art, Singapore, Thames & Hudson.


Webliografia