Thenot Jean-Paul

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Jean-Paul Thenot

Biografia:

Jean-Paul Thénot (1943-….) ha sviluppato, a partire dagli anni Sessanta, una pratica artistica articolata sulla comunicazione. Cofondatore del Collectif d’Art Sociologique nel 1974 (Hervé Fischer, Fred Forest, Jean - Paul Thenot) ha partecipato a rassegne internazionali in musei, gallerie e spazi istituzionali. Ha rappresentato la Francia alla XXXVII Biennale di Venezia. Psicoterapeuta e dottore in psicologia clinica, ha messo a punto un metodo terapeutico utilizzando video; ha pubblicato vari articoli e opere tra cui: Vidéothérapie: l’image qui fait renaître (1989); Les sorciers face à la science: le paranormal, fait et preuves (2004) e Cent Lectures de Marcel Duchamp (2006) Jean-Pierre Giovannelli_Una poetica dell’essere (2006).

Sito web:

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Poetica:

Manifestes de l'art sociologique et de l'Esthetique de la communication

Thenot indica nell’arte sociologica uno schema di riferimento storico importante e invita a riconsiderarlo nel presente.

Opere:

  • Jean-Pierre Giovannelli_Una poetica dell’essere (2006)

Tra le maggiori dell'epoca contemporanea, come l'ha definita Paul Virilio, l'opera di Jean-Pierre Giovanelli ha destato in Francia grande attenzione tra critici e filosofi per la capacità di coniugare le differenti istanze che si muovono nel panorama dell'arte contemporanea (Land art, Virtual Art, installazioni, ecc.) e elementi di riflessione filosofica e psicoanalitica (da Baudrillard a Lacan). È a questa singolare iunctura di arte e filosofia che Jean-Paul Thenot dedica il suo saggio, focalizzando la sua attenzione sul tema dell'Essere quale nota fondamentale della partitura artistica di Giovanelli: un Essere inteso non come concetto astratto e generalissimo ma come materialità, e più precisamente come archetipo degli elementi naturali che formano il cosmo: acqua, aria, fuoco, terra.

Un libro di 140 pagine su un artista la cui pratica solitaria, sia sul terreno dell’arte sociologica che su quello dell’estetica della comunicazione, fino alle opere attuali, non si è mai separata dall’essenza dell’individuo, motivo per cui ha destato l’interesse, tra gli altri, di Frank Popper, René Berger, Mario Costa, del compianto Pierre Restany. L’artista contemporaneo sembra essere in via di sparizione. Frequentando i rituali delle fiere internazionali e delle grandi mostre, identificarne la figura in un preciso soggetto diventa, di giorno in giorno, più problematico. Perché? Perché l’artista contemporaneo è stato sostituito dall’artista che opera secondo parametri contemporanei - risponde John Rajchman - filosofo che insegna teoria, storia e critica d’arte alla Columbia University di New York, traduttore dei più attenti di Deleuze. Le opere sono state sostituite, nel processo artistico, da dispositivi e procedure che funzionano come opere. Questa pratica non si rapporta più ad una pretesa ispirazione, ma ad un problema di senso. Dov’è riscontrabile nell’arte d’oggi - prosegue - quel fondamento ontologico del senso e della visione che si avvertiva in tanta arte pre-mediatica? Se l’opera d’arte si formalizza all’interno di un pensiero che trova la sua modalità comunicativa attraverso l’aisthesis e il pathos, il problema diventa quello di una nozione di materialità che non si riduca alla smaterializzazione dell’opera tout court, ma che pre-esista, in qualche modo, alle distinzioni tra materia e immateriale, tra reale e virtuale, tra natura e artificio. Di fronte alla presa di posizione dei nuovi media nel contesto allargato della cultura e specifico della comunicazione artistica, da più parti ci si comincia ad interrogare sul futuro di un’arte che prescinda da un aspetto informatico-circolatorio di stereotipi visivi di immediato riconoscimento, riconquistando auspicabilmente modalità estetiche del pensiero. Ma l’aisthesis è la percezione e non l’estetismo del pensiero moderno, osserva Hervé Fischer, già esponente del Collectif d’Art Sociologique e ora critico, pensatore e scrittore. Ecco dov’è la questione! È qui – risponde Rajchman - che si pone nuovamente la questione del materiale e della nozione di materialità. Forse perché dobbiamo finalmente mettere da parte un’intera ideologia immaterialista, emersa dopo la guerra, relativamente al lavoro e alle merci dell’era informatica, connessa a una fantasmagoria immaginativa delle nuove tecnologie. L’opera di Jean-Pierre Giovanelli, tra le maggiori dell’epoca contemporanea – interviene Paul Virilio - è sempre Sostanziale, le è impossibile essere Virtuale, ecco la virtù che vieta a questo artista le delizie del simulacro, questo spiritismo di un’arte contemporanea ormai del disastro del progresso. Le sue installazioni non sono opere concettuali, come la nostra epoca non cessa di ripetere, ma semplicemente inerziali, in quanto iscritte in una resistenza dei materiali che sta ai volumi e alla massa come la resistenza elettrica sta all’energia. Contrariamente all’artista contemporaneo, che, operando alla liberazione del caos, pretende librarsi al di sopra delle leggi del visibile, come l’angelo sterminatore, Giovanelli non cessa di installare che un’unica attrazione…giusto quella della persistenza di uno spazio d’apparizione e sparizione del sensibile. Persistenza che si oppone alla pulsione scopica, o più esattamente telescopica, di un immaginario strumentale, che ormai ha la pretesa di soppiantare in Situ l’arte del vedere De Visu. Davanti allo schermo del monitor - scrive Virilio - tutto arriva senza essere partito... dal faccia a faccia con la televisione si passa all'interfaccia con la guerra-schiaccia-bottone, cui assistiamo come mosche dietro un vetro, pesci contro la parete trasparente dell'acquario...chiamati all'omicidio del voyeurismo terrorista. Inutile sperare nel contatto, il tatto è scomparso a favore di un impatto mediatico più sconvolgente dei missili...L'appuntamento con i videogame nelle sale in rete corrisponde al ritrovarsi nelle fumerie d'oppio, al farsi un buco... C'è il pericolo che giochi troppo ripetitivi diventino mondi paralleli, sorta di Cybercontinenti dove i giocatori, in particolare gli adolescenti, si esilino...ma Jean-Pierre Giovanelli, che come architetto controlla l'unità di tempo e di luogo, realizza installazioni che non cedono alla deportazione virtuale. Gli elementi su cui lavora l'artista sono, provocatoriamente, di forte impatto sensoriale e psico-fisico. L’arte classica è indubbiamente un’arte di rappresentazione – interloquisce Jean Baudrillard nel dialogo con Giovanelli - la rappresentazione è legata alla realtà, il reale è ciò che è rappresentato e che è rappresentabile, ma, in qualche modo, l’arte è al di là del rappresentabile, apre una scena altra rispetto al reale ed è, al tempo stesso, la sua negazione. La scena della rappresentazione è quella di segni convenzionali che significano qualche cosa, ma l’arte non fa altro che significare, dunque c’è una presenza altra rispetto al segno. L’arte è il remoto luogo inaugurale della rappresentazione, la oltrepassa…Io dico che è troppo tardi per la rappresentazione, perché dopo tutto si è nella cultura, o incultura, del tempo reale, del virtuale, dell’istantaneità delle cose, di qualche cosa che non concede tempo alla rappresentazione. Perché ci sia rappresentazione occorre un rinculo nel tempo, un sistema di rappresentazione, di valori, ed è a quel punto che qualcosa oltrepassa la rappresentazione. A quel punto non basta che ci siano delle immagini perché vi sia rappresentazione e direi altrettanto per l’arte. L’arte contemporanea non rappresenta più nulla, da lungo tempo il reale come suo referente è sparito. Che sia sparito anche il reale stesso? (a cura di Viana Conti)

“Trovare nuove modalità di superamento e uscita dalla triste reclusione nel tema della morte dell’arte”: questo il compito che John Rajchman, docente di teoria e critica delle arti alla Columbia University, assegna agli artisti del XXI secolo. Un varco difficile da individuare, se è vero che – come sostiene lo studioso americano – a partire da Hegel si è radicata in un simile orizzonte una linea di pensiero che ancor oggi si esprime nelle attitudini malinconiche di critici ed artisti oltre che di pensatori come Paul Virilio e Jean Baudrillard. Proprio in questa prospettiva risulta importante il contributo che Jean-Pierre Giovanelli, “esponente di quella corrente teorica che cerca approcci materialisti per reinventare aisthesis ed estetica”, è venuto elaborando a partire dai primi anni ’70 e che Jean-Paul Thenot ricostruisce nel volume “Jean-Pierre Giovanelli: una poetica dell’essere”, pubblicato – a cura di Viana Conti - dall’editrice genovese Il Melangolo, a rimarcare il legame particolare stabilito dall’artista con la nostra città dove ha ripetutamente esposto il suo lavoro. Se nelle prime esperienze, legate alle impostazioni dell’Art Sociologique, Giovanelli si volgeva ad investigare gli aspetti del sistema artistico e culturale (ad esempio con “Nous sommes tous des écrivains», azione svolta nel 1978 proprio con Jean-Paul Thénot al Festival Internazionale del Libro di Nizza, nella quale i visitatori avevano la possibilità di trasformarsi in autori) in seguito l’attenzione dell’artista si concentra, sempre problematicamente, sulle nuove tecnologie e sugli spazi virtuali ch’esse dischiudono. E’ con l’“Intervention sur le dialogue” (1985) - tenuto alla Galerie d’Art Contemporain di Nizza, nel quale i dialoghi di due diversi personaggi con l’artista, ripresi in video, venivano rimontati come un dialogo diretto fra i due interlocutori – che Giovanelli inaugura questo nuovo filone accostandosi alle tesi dell’“Estetica della comunicazione”, il movimento fondato l’anno prima da Mario Costa e Fred Forest, mantenendo tuttavia una distanza critica dal versante più interessato a saggiare le implicazioni artistiche dei nuovi dispositivi per dedicarsi ad approfondire «l'aspetto poetico che si trova, forse, all'interfaccia fra la realtà ed il virtuale» cui valgono di fermento «i tratti ricorrenti della nostra cultura e la nostra memoria genetica». In questa direzione riveste un particolare significato “IO”, l’installazione realizzata nel 1996 a Genova, da Leonardi V-idea. Incentrata sulle immagini emesse da due schermi - il primo sovrastato ed il secondo nascosto da una roccia - su cui scorrevano rispettivamente le immagini dei cerchi concentrici prodotti dalla caduta d'una goccia d'acqua, e riflessa da uno specchio d'olio nero, una bocca che recitava i testi del TAO sull'essere, quest'opera ribaltava la spersonalizzata logica binaria 0.1., che riflessa specularmente si converte in una figura dell'IO, in uno spazio interiore che, come l’onda originata dalla goccia, di continuo si espande e si riforma. Analogamente “Conflictus” (Galerie des Ponchettes, Nizza, 2001) disegnava nell’ambiente rabbuiato e cosparso di sabbia uno spazio di meditazione, segnato dall’assenza dell’uomo, “in conflitto con la sua costituzione fisica e spirituale, con l’altro, individuo o massa, e soprattutto, con la natura e la sua rappresentazione”, simboleggiata da una sedia vuota posta di fronte ad un schermo su cui scorrono immagini d’un panorama marino. “Il conflitto genera la coscienza”, recitava la scritta mobile che attraversava l’installazione da ultimo evocata. Una coscienza che per l’artista non è semplice acquisizione intellettuale ma una forma complessa di consapevolezza che coinvolge la sfera sensoriale e gli archetipi celati nel nostro inconscio. “Le installazioni di Jean-Pierre Giovanelli hanno una profondità insospettata. L’apporto della loro significazione travalicano spesso le immagini che mostrano e non mostrano, le parole che dicono e non dicono” conclude Thenot. “La poesia, d’altronde non continua a parlare al di là di ciò che dice?”. (di Sandro Ricaldone)

  • Cent lectures de Marcel Duchamp : Ce sont les regardeurs qui font les tableaux

Proposer à un public de cent personnes, étranger pour la plupart à l'art, la lecture de certaines œuvres de Marcel Duchamp permet-il de mesurer l'écart entre ces œuvres et le texte ou le titre qui les soutient, les transforme, les souligne ou les mystifie? Bien sûr, chaque regardeur s'approprie images et textes pour les faire siens. Et la lecture d'une image est aussi une façon de se lire soi-même: par le regard se révèlent les affects et le mental du regardeur; on pourrait parler d'inconscient optique, toute vision étant prise dans les manques à combler et les mécanismes du désir. Dans une perspective sociocritique, Jean-Paul Thenot a voulu faire lire Marcel Duchamp avec la même distance que celui-ci attendait de lui-même et des autres ; il aboutit à un constat, non sur la viabilité du discours de Marcel Duchamp, mais sur la manière dont est reçue, globalement, son œuvre. Soit Marcel Duchamp comme lieu de projection ou révélateur optique…

  • Les Sorciers face à la science

Si può prevedere il futuro? Guarire a distanza? Comunicare con gli spiriti? Le percezioni a distanza, la telepatia o la psicocinesi sono compatibili con le leggi scientifiche? O non sono che le illusioni destinate agli ingenui, come affermano Giorgio Charpak e Henri Broch? I fenomeni detti paranormali hanno sempre suscitato delle opinioni contraddittorie, frutto dell'infatuazione più sconsiderata al diniego o ai tabù più assoluti. Dopo un richiamo delle posizioni storiche ed ideologiche dall'antichità, alla luce di esperienze rigorose e di dati scientifici, la Stregoneria davanti alla scienza espone i nuovi concetti della fisica quantistica che sottendono tutta la nostra scienza attuale e porta i germi di un'immensa rivoluzione culturale; mettendo in questione i modi tradizionali di pensare, aprono una comprensione nuova della coscienza e del suo funzionamento, puntando alle analogie tra la materia e gli spiriti. Scopriamo allora che numerosi fenomeni, paranormali per il senso comune, trovano delle risposte, anche se sollevano nuove problematiche. Allo stesso modo di altri fisici, tra cui: Brian Josephson, Davide Bohm, Jean Charon, Retto Dutheil, Bernard di Espagnat o Olivier Costa di Beauregard, Jean-Paul Thenot mostra che questi fenomeni esistono, che sono spiegabili e non hanno niente di assurdo né di irrazionale. Thenot scrive in un linguaggio chiaro ed accessibile, ma senza rinunciare al rigore né alla precisione. Questo bilancio critico, che rinvia schiena a schiena gli scettici abituali e gli sfruttatori di sensazionalismo, diventerà uno strumento di riferimento per tutti quelli, neofiti o ricercatori, che vogliono conoscere e comprendere questo invisibile che sembra superare il nostro intelletto.

  • Vidéothérapie

Bibliografia:

Titolo: Jean-Pierre Giovanelli – Una poetica dell’essere Autore: Jean-Paul Thenot prefazione di Paul Virilio postfazione di John Rajchman A cura di Viana Conti Traduzione di Viana Conti Editore: il melangolo, 2006 Collana: Opuscula ISBN: 88-7018-611-3 Pagine: 144, 19,5x11,5 cm. Prezzo: Euro 18,00

Titolo: Cent lectures de Marcel Duchamp : Ce sont les regardeurs qui font les tableaux Autore: Jean-Paul Thenot Pagine: 143 Editeur : Yellow Now (3 avril 2006) Collection : Cote arts Langue : Français ISBN-10: 2873401990 ISBN-13: 978-2873401993

Titolo: Les Sorciers face à la science Autore: Jean-Paul Thenot Pagine: 600 Editeur : Editions du Rocher (11 mars 2004) Collection : Sciences Humaines Langue : Français ISBN-10: 2268049922 ISBN-13: 978-2268049922

Titolo: Vidéothérapie Autore: Jean-Paul Thenot Pagine: 190 Editeur : Greco (1989) Collection : Praticiens Langue : Français ISBN-10: 2739600062 ISBN-13: 978-2739600065

Webliografia: