Orlan

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Orlan

Biografia

1947: Orlan nasce il 30 maggio a Saint-Etienne in Francia 1964: Inizia le sue prime performances 1978: La sua prima performance chirurgica 1982: Fonda Art-Accès, la prima rivista d'arte contemporanea e di creazione presente su Minitel, la rete telematica francese presente su scala nazionale 1983: Viene incaricata dal Ministère de la Culture di preparare un rapporto sull'Arte-Performance 1984: Insegna all'Ecole Nationale des Beaux-Arts de Dijon 1998: Prepara (in collaborazione con Pierre Zovilé) delle fotografie con il computer e alcune installazioni video interattive a partire dalle trasformazioni del corpo presso i Maya e gli Olmechi. Orlan è assurta a notorietà internazionale grazie ad alcune performance estreme, esibizioni che hanno collocato l'artista francese fra i protagonisti (se non all'avanguardia) di quella che viene definita arte post-organica o post-umana. Per capire la le punte estreme a cui il discorso estetico di Orlan è andato incontro basta sfogliare la voce dedicata a lei apparsa nel Dizionario del teatro e dello spettacolo pubblicato da Baldini e Castoldi, in cui il suo lavoro viene così sintetizzato: "Orlan sta attuando su se stessa una metamorfosi fisica e di identità tra le più radicali e controverse nel panorama artistico contemporaneo. Artista ormai nota in tutto il mondo, le sue performance sono ormai sostenute anche dal Ministero francese della Cultura e da quello degli Affari Esteri.


Opere

"Mesurages": Orlan, trascinandosi per terra, prende nota delle lunghezze di strade e spazi, confrontando l'importanza dei personaggi a cui sono dedicate in base a quanti "orlan" esse misurano. Orlan usa il suo fisico come unità di misura per indagare la realtà urbana che la circonda.

"Dejeuner Sur L'Herbe": Nel famoso dipinto di Manet, gli uomini vengono oggettivati: è il loro corpo nudo ad essere esposto agli sguardi femminili. Orlan in questa fase della sua carriera artistica riprende i temi classici riproducendo in una serie di scene alcuni capolavori dell'arte ribaltandone il punto di vista strettamente maschile.

"Bacio Dell'Artista": Al pubblico veniva chiesto di operare una scelta tra il vizio e la virtù, tra due stereotipi ricorrenti di donna: scegliere se infilare una moneta da cinque franchi in un busto nudo femminile su cui poggiava il volto della performer, vederla cadere attraverso un esofago trasparente fino al triangolo pubico e ricavarne così un bacio con la lingua oppure di fare un'offerta alla statua di Sainte Orlan, in cartapesta, e accendere un cero. L'opera, che costerà all'artista l'allontanamento dall'Accademia di Belle Arti di Lione, è un esempio di come tutte le strutture preordinate della società passino sotto l'occhio distruttrice di Orlan.

"Studio Documentario: Testa Di Medusa": Partendo dall'affermazione freudiana secondo cui "alla vista della vulva anche il diavolo scappa" la vagina di Orlan veniva mostrata ingrandita, coi peli dipinti di blu, nel periodo del ciclo mestruale mentre una telecamera riprendeva le teste degli spettatori per trasmetterle su uno schermo. Anche in quest'opera c'è la ricerca di una nuova immagine della donna, libera dall'omologante punto di vista maschile, libera dai preconcetti cattolico-bigotti.

"Image/Nouvelles Images" "La Reincarnation de Sainte Orlan": L'artista riprogramma il proprio apparire al di là dello scorrere del tempo: il suo corpo non è succube delle modificazioni che il passaggio degli anni impone ma diventa libero di scegliere la propria metamorfosi: "...Questa performance ha due titoli: il primo è La Réincarnation de Sainte Orlan e allude al personaggio che si era creato poco a poco indossando le immagini religiose di madonne, vergini e sante. Il secondo titolo è Image/nouvelles images, strizza l'occhio a dei e dee induiste che cambiano apparenza per fare nuovi lavori, nuovi exploit. Si tratta per me di cambiare referente, di passare dall'iconografia religiosa giudaico-cristiana alla mitologia greca, cosa che farò dopo tutti questi interventi..."

"Quinta operazione – Operation Reussie 1991" Si tratta della prima grande mutazione dell'artista: riattraversando l'iconismo artistico classico, Orlan fa ricorso alla chirurgia estetica, investita da una funzione demiurgica, in un progetto di ridefinizione facciale archetipica. Psiche, Venere, Diana, Europa, MonnaLisa, sono le immagini femminili scelte da Orlan non certo perchè rappresentazioni schematiche dei canoni di bellezza, ma per una affinità con le storie a loro associate, per la carica culturale molto potente che possiedono e per il forte ordine simbolico che ricoprono nel prisma femminile. Una volta ibridate nell'immagine finale, le iconografie vengono annullate e l'idea di una identità multipla può moltiplicarsi all'infinito: Orlan focalizza il suo processo metamorfico sul volto per esorcizzare le regole di simmetria e volumi che danno luogo ai canoni estetici e al tempo stesso riduce le distanze tra essere e apparire. In questo rito metamorfico i dettagli stilistici assumono grande importanza: i chirurghi compiono l'operazione indossando "camici" disegnati da Paco Rabanne, Franck Sorbier, Issey Miyake, Lan Vu, la sala operatoria diventa una sorta di teatro della crudeltà dove tutto il procedimento tecnico-chirurgico viene ripreso attraverso filmati , video, fotografie, disegni che verranno mostrati nella seconda parte della performance e tutta l'azione è stata costruita dall'artista attorno al testo psicanalitico di Eugenie Lemoine-Luccioni "La Robe" che dice: "...La pelle inganna...Nella vita si ha solo la propria pelle...c'e un errore nelle relazioni umane perchè uno non è mai ciò che ha...Ho una pelle d'angelo ma sono una iena, ho una pelle di coccodrillo ma sono un cucciolo, una pelle nera ma sono bianco, una pelle da donna ma sono un uomo; non ho mai la pelle di ciò che sono.Non ci sono eccezioni alla regola perchè non sono mai ciò che ho..."

"Sesta Operazione – 1992": I resti, gli scarti della manipolazione dei tessuti del viso vengono conservati in teche appositamente realizzate sui cui vetri infrangibili vengono incisi in ogni lingua brani del testo di Michel Serres da cui Orlan ha preso spunto per l'operazione.I reliquiari contengono ciascuno venti grammi di carne immersa in liquido per la conservazione: in questo modo l'artista mette in pratica le teorie di Serres sull'ultima possibilità di espressione rimasta all'uomo e la carne è vista, non più solo dal punto di vista medico-scientifico, ma come parte di sè. C'è l'idea di moltiplicare i propri resti fino alla fine , di operazione in operazione, fino a quando non ci sarà più nulla da estrarre. Di questa performance, vengono anche esposte le sconvolgenti fotografie del viso lacero e tumefatto dell'artista che tendono a impressionare la percezione visuale e sfidano i meccanismi psichici alimentando disturbo e oscenità.

"Settima Operazione – Omnipresence 1993": Nell'operazione svoltasi a New York, il progetto chirurgico prevedeva l'innesto, sul viso di Orlan, di due protesi destinate al rialzo degli zigomi: per volontà dell'artista le due protasi sono state poste sui lati della fronte. Quelle che Orlan si fa impiantare, sono due protuberanze che azzerano ogni stereotipo di bellezza desiderabile e assumono sembianze inquietanti oltrepassando qualsiasi pratica artistica e affermando la propria esistenza: sono una doppia sfida , verso il naturale e verso l'affermazione dell'artificiale massificato proposto dalla società dello spettacolo. Quella di Orlan è una sfida che propone l'individuo nella sua molteplicità , che ricorda l'alienazione di ogni forma di diversità, che suggerisce l'affermazione di una inedita corporeità, una diversa e liberatoria condizione esistenziale , che tenta di sottrarre il corpo alla deriva della sua stessa carne e dall'inevitabile sfacelo della sua dimensione organica e che alla degradazione dei corpi viventi sostituisce l'interessante e seducente prospettiva di un corpo autoprodotto. Altra caratteristica fondamentale dell'opera, è quella da cui ne deriva il nome e cioè il principio di onnipresenza sulla quale si basa: eseguita a New York il 21 Novembre 1993, trasmessa in tempo reale, via satellite, era visibile contemporaneamente a New York, a Parigi, a Torornto e via internet in più siti connessi con la sala operatoria newyorkese. Il collegamento via satellite e internet rendevano possibile l'interazione con gli spettatori che potevano seguire direttamente l'operazione e fare domande in tempo reale. Nella fase preparatoria l'artista viene ripresa con il viso ancora rilassato, i capelli tinti di blu e nero. Su un tavolo arancione, in una stanza completamente verde, Orlan legge i fax che arrivavano da tutto il mondo e ci sono interpreti che traducono dal francese all'inglese e per i non udenti. L'operazione inizia con l'anestesia e a Orlan, distesa su un letto, viene infilato sotto il cuoio capelluto un lungo ago e il chirurgo seleziona , scartando lateralmente, la carne dall'attaccatura dei capelli: le immagini documentano l'intera sequenza operativa e via satellite arrivano domande cui l'artista poteva rispondere essendo sotto effetto di anestesia locale. Ciò a cui viene sottoposto lo spettatore, la vista del corpo aperto, della carne lacerata, è ciò a cui esso è già stato abituato dai media, con la differenza sostanziale che l'artista è viva e cosciente di quello che accade sul suo corpo. Successivamente le immagini del decorso post-operatorio della performer vengono messe in mostra alla galleria Gering: l'esposizione si compone di quaranta dittici, uno per ogni giorno di convalescenza e di un'immagine finale ottenuta col morphing.Una parte del dittico portava la fotografia del volto di Orlan durante la convalescenza , all'inizio gonfia e fasciata e successivamente colorata in blu, giallo, rosso.

Musei

Bibliografia

- Bernard Blistene, Buci-Gluscksmann Christine, Cros Caroline, Durand Regis, Heartney Eleanor, Le Bon Laurent, Obrist Hans-Ulrich, Rehberg Vivian, Zugazagoita Julian, (2004), Orlan, Flammarion, Parigi

- Bernard Blistene, Buci-Gluscksmann Christine, Guardiola Juan, Guinot Olga, Zugazagoita Julian, (2002), Orlan 1964-2001, Artium, Salamanca

- Baquè Dominique, Bartelik Marek and Orlan, (2001), Orlan, Refiguration Self-hybridations, Al Dante, Parigi

- Becce Sonia, Jacoby Roberto and Francois Serge, (1999), Orlan – Omnipresence, L'alliance, Buenos Aires

- Alfano Miglietti Francesca, (1996), Orlan, Virus Productions, Milano


Sito web

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Poetica

Orlan, performer radicale francese,mutante contemporanea,impernia il suo faticosissimo lavoro sul concetto di corpo, identità e su quali relazioni, nella sua epoca, ci debbano essere tra il corpo e le nuove tecnologie. "...Non appena si parla di nuove tecnologie immediatamente ci si rende conto che l’essere umano e il corpo sono parte integrante di questo processo. E’ per questo che il corpo sta tornando prepotentemente alla ribalta sulla scena artistica. Per quel che mi riguarda, in tutto ciò che faccio da quando ho iniziato il mio lavoro di artista ho sempre ripensato al corpo, in particolare a quello femminile, e comunque, in generale, al corpo e alla sua funzione all’interno della società di oggi. E ho sempre lavorato in vario modo con il mio corpo e la mia immagine..." Agli inizi della sua attività, l'artista si era battuta contro la mercificazione del corpo femminile e nella sua ottica artistica rientravano tematiche strettamente femministe: dalle immagini della vagina dipinta in blu, rosso e giallo all'uso dei suoi stessi peli pubici incollati per ricoprire copie di famosi quadri del Louvre raffiguranti bellezze glabre, al muoversi per le strade con il proprio nudo stampato sull'abito, l'artista mostra il suo corpo per combattere l'imposizione della bellezza femminile ad opera e consumo del maschio. Nella seconda fase della sua carriera artistica sviluppa una destrutturazione fisica dei canoni estetici imperanti: attraverso il suo corpo, sangue ,muscoli Orlan trasforma radicalmente la performance contemporanea creando un archetipo di corpo in divenire inedito e unico. Il suo progetto globale è quello di innestarsi in un processo metamorfico identitario. La performance inventata da Orlan ha in realtà a che vedere con la biopolitica del corpo postmoderno, con la ricostruzione del sé ,con la complessità delle diversità,con il cyberfemminismo, con la rifigurazione del corpo postumano, con la schizofrenia del potere mediatico esercitato sulla pelle femminile, con le strategie biotecnologiche di ricostruzione corporea: "...Normalmente vengo considerata un’artista che rappresenta i criteri estetici standard della nostra società, benché i due bernoccoli che mi sono fatta impiantare artificialmente sulla fronte diano vita, al contrario, a una specie di lotta furibonda con i nostri attuali canoni estetici e parlino di un nuovo corpo, del corpo mutante..." Nelle opere di Orlan sono presenti reliquie, lacerazioni al volto, sacrifici di sangue, elementi, come abbiamo visto in precedenza, gia adottati dagli artisti della body art degli anni '70(Gina pane, Swarzkogler, Brus...ecc)ma hanno un valore completamente differente. A differenza della Body Art, che prevede la sofferenza come parte indispensabile dell' utilizzo artistico del proprio corpo, la Carnal Art di Orlan propone il ricorso alle metodiche di chirurgia più avanzate per l' ottenimento del risultato in assenza quasi totale di rischi e dolore: l'artista si taglia il viso per attuare una sorta di separazione tra il viscerale e l'umano, tra spazio interiore ed esterno rendendo il corpo, un corpo-mondo. "...Io posso vedere il mio corpo aperto senza soffrire ...posso guardarmi fino al fondo delle viscere...ed è in questo sguardo nelle profondità dei nostri vecchi corpi che la contemporaneità è leggibile. L'arte carnale è dunque una sfigurazione e una rifigurazione, una sorta di Narciso che non si perde nel suo riflesso. Io faccio un lavoro classico, un autoritrarmi che si inscrive nella carne. L'arte carnale non ricerca il dolore nè lo desidera come risorsa di purificazione, nè lo concepisce come redenzione...abbiamo ormai le peridurali, gli anestetici locali e molti analgesici..." Il ruolo della chirurgia estetica è quindi determinante per la realizzazione dell' opera artistica, poichè spetta al chirurgo la realizzazione delle modifiche di forma prefigurate dall' artista. Oltre a questo, Orlan ricorre alla chirurgia plastica perchè ha la volontà politica di colmare l'abisso tra apparenza ed esistenza. Il corpo che le operazioni dell'artista inventano, non è quello controllato dal mercato, dalle logiche capitalistiche che propongono ed impongono canoni stereotipati, modelli e artifici prefabbricati per creare e sollecitare una domanda al mercato ma è un corpo anticonformista, nel senso di antitetico, antibello ed antiestetico nelle accezioni categoriche tradizionali. "...Io ho sempre lavorato sul mio corpo come se fosse una materia da plasmare come io desideravo. Questo processo è estremamente difficile perché c’è sempre una tale pressione sul corpo femminile che mal si sopporta il fatto che le donne siano libere nel rapporto con il proprio corpo e ne facciano ciò che vogliono. Perciò io considero veramente il mio corpo come espressione della mia libertà. In realtà, quel che mi interessa non è il risultato finale, mi interessa che il mio corpo sia diventato un luogo di dibattito pubblico. Del resto non faccio mai un’esibizione che non sia collegata a una conferenza programmata in quello stesso momento poiché è assolutamente indispensabile dar vita a una riflessione con il pubblico proprio nell’atto della performance..." La sala operatoria diventa il suo laboratorio, l'artista non subisce mai passivamente le operazioni ma le trasforma in attimi creativi: legge testi, usa il suo sangue per disegnare, dirige sia le riprese dei filmati che i movimenti degli stessi medici. Nelle sue numerose operazioni chirurgiche troviamo da un lato la violazione delle paure latenti nell'immaginario comune che il sovvertimento della natura suscita, dall'altro il fascino della manipolazione dell'ordine naturale delle cose oltre l'estetica, ricreando la propria immagine secondo un sentire e dei canoni di bellezza conseguentemente personali. Accetare se stessi come impone la religione e la psicoanalisi non è più un fondamento valido e in un'epoca in cui l'apparire viene modificato per necessità come per capriccio il corpo deve seguire la tecnologia e non farsi trascinare da essa: "...Attraverso la mia arte vorrei dire al mio pubblico: "Provate a fare quel che vi piace del vostro corpo nel modo che più vi aggrada, cercando di liberarvi di tutti i diktat che vi vengono imposti, sia dalla pubblicità che dalla moda, dai giornali, dal cinema, dai film." Io dico "fate il contrario di ciò che vi viene imposto", il mio è un invito a deformattarsi..." In conclusione Orlan non ringiovanisce nè migliora il suo apparire , i passi che compie sono verso un'affermazione dell'artificiale che è autoespressione. Ogni performance è un passo che segue il precedente verso una trasformazione globale della propria identità, al punto che pare più consequenziale che estremo l'ultimo passo che la porterà a ricostruire anche la propria identità giuridica cambiando nome e cognome, forzando le ultime resistenze legali alla possibilità di una rinascita integrale.


Webliografia

- http://www.film-orlan-carnal-art.com/Orlan.html

- http://www.stanford.edu/class/history34q/readings/Orlan/Orlan.html

- http://www.wiu.edu/users/gjr100/orlan.htm

- http://www.photone.ch/zankov/NBU/materials/orlan/

- http://www.arkineos.it/rivista/corparc/orlafoto.html